MISHA
parte trentacinque
Boris rimase
a lungo ad osservare quel viso così dolce e così bianco. I suoi bellissimi
capelli viola erano ancora stupendi. Dio come gli sarebbe piaciuto vedere
ancora i suoi splendidi occhi blu e il suo sorriso. Sentiva montare tanta
rabbia dentro di sé ma non avrebbe perso la speranza. Tornerò ogni giorno, ragazza medicina, e tu tornerai da noi. Poi
uscì.
Nei villaggi
i bambini erano accuditi con amore. Alcuni avevano ritrovato le loro vere
famiglie, altri erano stato semplicemente accolti in famiglie che li avrebbero
amati ed allevati come figli propri. E la felicità invadeva tutti, sapendo che
nessun carro sarebbe mai più venuto a sottrarre i bambini ai loro genitori.
A palazzo
reale pareva che niente fosse cambiato, eppure c’era qualcosa che turbava il
falso re e la principessa.
L’elfo dalla
lancia appuntita aveva recapitato un messaggio al capitano delle guardie ed era
stato informato di tutto. Kara era tornata dalla sua famiglia con tanta
tristezza nel cuore sapendo che non avrebbe mai più rivisto la ragazza
medicina. Ora toccava a lei portare avanti il lavoro che le aveva insegnato.
Per la gente comune niente era cambiato, ma a palazzo le cose sarebbero presto
mutate.
Il capitano
aveva informato di tutto il principe ereditario, ora dovevano fare un piano per
rimettere a posto le cose.
“Manda a
chiamare mio fratello, digli che devo parlargli.” Ordinò il principe al
capitano.
Il falso re
si fece attendere per alcuni giorni. Aveva spettato invano la presenza di
Kloriana. Si sentiva agitato e aveva bisogno di lei e della sua magia. Anche
sua sorella l’aveva cercata ma non ne aveva trovata traccia. Loro non sapevano
cosa pensare. Decisero che sarebbero andati insieme alla prigione, compreso il
piccolo John.
Scortati
dalle guardie personali del re raggiunsero la prigione e il capitano li
accompagnò dal loro fratello. Si meravigliarono vedendo che le sbarre erano
aperte. Il principe ereditario fece entrare suo fratello e si sedettero intorno
al piccolo tavolo.
“Volevi
parlarmi, fratello bastardo?” Chiese il re.
Il principe
ereditario sorrise. “Lo sai molto bene che sono bastardo quanto te. Conosco la
verità, tutta la verità.” Gli disse mentre sua sorella rimaneva fuori dalla
cella col figlioletto.
Aspettò
qualche secondo aspettando la sua reazione. “Ho paura che non avrai l’oro che
ti ha promesso la tua amica Kloriana, è svanito. Tornato nella sua sede
naturale, nella profondità della terra, e lei lo ha seguito. Sei nudo ora,
fratello, e vulnerabile.” Gli disse senza mai alterare il tono della voce.
“Nostro padre
ci ha sempre insegnato che il bene del nostro Popolo è importante e viene prima
di qualsiasi altra cosa. Mi dispiace che tu te lo sia dimenticato, che ti sia
fatto irretire da una strega malvagia. Come hai potuto uccidere nostro padre?
Come hai potuto?” Gli chiese alzando lo sguardo su sua sorella.
Era chiaro
che erano stati complici, ora entrambi sapevano che lui sapeva.
Il falso re
si alzò per uscire dalla cella ma le guardie che lo avevano accompagnato gli
impedirono di farlo. Rialzò il mento e con occhi fiammeggianti si rivolse a
loro. “Avete giurato di proteggermi e di obbedirmi, cosa state facendo?” Chiese
rabbioso.
“Noi siamo
le guardie giurate del re, e il vero re è William.” Dissero inginocchiandosi
tutti davanti al prigioniero.
“Non lo sono
ancora re, ma lo sarò molto presto, dopo l’incoronazione ufficiale. Ti cedo il
mio posto, da ora in avanti sarai tu ad abitare questa cella, e prega che le
guardie ti trattino bene, avrai quello che otterrai col tuo comportamento,
lascio al capitano la gestione della tua carcerazione. Ora io vado dove è il
mio posto.” Disse uscendo dalla cella che venne immediatamente richiusa.
“Perché
punisci solo me e non anche nostra sorella?” Urlò mentre quelli si
allontanavano.
“Per lei ho
altri progetti, te li farò conoscere, fratello.” E uscì circondato dalle sue
guardie fidate.
Fuori l’aria
era fredda e un leggero nevischio imbrattava il sentiero che portava al palazzo
reale. William respirò a pieni polmoni quell’aria pura che tanto gli era
mancata. Sua sorella lo precedeva tenendo per mano suo figlio, non aveva ancora
detto una parola.
Entrarono
dalla porta principale e tutte le guardie e i soldati presenti erano in
posizione per salutare il loro re. William si commosse e non riuscì che a
ringraziare con un cenno della testa.
“Vai nelle
tue stanze e rimanici.” Disse a sua sorella. “Ti chiamerò appena sarò pronto.”
E alcune guardie la scortarono.
Non era più
abituato da tempo agli agi. Approfittò subito di un bagno caldo e abiti puliti.
Il barbiere gli sistemò barba e capelli, finalmente aveva l’aspetto di un re,
anche se dentro di lui lo era sempre stato, niente avrebbe potuto togliergli la
dignità insita di un vero uomo.
La notizia
del ritorno del vero principe e la reclusione dell’altro si era diffusa a
palazzo velocemente e, presto tutti lo avrebbero saputo.
Era seduto
sul trono che gli spettava in attesa che sua sorella si presentasse. Erano
passati pochi giorni da quando era tornato e lei era sempre stata confinata col
figlio.
“Volevi
vedermi, fratello?” Gli chiese con un inchino.
“Sì.”
Rispose.
Lasciò
passare qualche minuto prima di riprendere.
“Mi sono
sempre chiesto come hai potuto farmi questo. Lo so che sei colpevole più di
Charles e che stavi solo aspettando il momento giusto per mettere tuo figlio
sul trono e prendere il potere. Il potere! Ne vale davvero la pena?” Le chiese.
La donna
rimaneva in silenzio.
“Come hai
potuto uccidere nostro padre? Come fai a vivere con questa colpa sulla
coscienza? Hai un figlio, e se un giorno facesse lo stesso a te?” Continuò.
Mary ebbe un
moto di spavento a quelle parole. Ma ancora non disse una parola.
“Ti ho
chiamata per informarti della mia decisione. Domani partirai per il confine
nord del nostro regno insieme a tuo figlio. Ci sono villaggi di pastori e
contadini e tu farai parte di quella comunità. Vivrai di quello che riuscirai
ad ottenere col lavoro che dovrai fare, sarai sempre controllata e tuo figlio
tornerà a palazzo quando lo chiamerò. Lui non ha colpa delle tue azioni ma è
giusto che impari da subito che chi commette malefatte come le tue debba
pagare. Il tuo bagaglio è già pronto. Ho redatto l’atto che ti priva del titolo
di principessa e dei privilegi legati al tuo titolo per alto tradimento. Ora
sei una donna come tutte le altre e vivrai di ciò che riuscirai ad ottenere col
tuo lavoro, senza nessun privilegio. Spero che la gente di quel posto lontano
non ti riconosca, almeno lo spero. Partirai domattina all’alba. Fa in modo che
il tuo comportamento non mi obblighi ad avere tue notizie e che non ti debba
rivedere o non sarò così magnanimo.” La informò. “Ringrazia tuo figlio se non
ti tolgo del tutto la libertà!”
Mary non
disse una parola e le guardie la scortarono nelle sue stanze.
Williams
sapeva di essere stato duro con sua sorella, ma quello che aveva fatto al regno
non meritava perdono. Ripensò a suo padre, a quanto lo aveva amato, anche
quando lo aveva disconosciuto non aveva mai smesso di portarlo nel cuore. Ora
sapeva che non aveva colpe.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato
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