giovedì 11 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentasette



Lo gnomo era sudato e si asciugò la fronte col suo fazzoletto variopinto. Conosceva bene la strega e aveva capito che qualcosa bolliva nel pentolone della sua mente.

Si avvicinò e Moliniana con un gesto della mano creò una bolla che li isolava da tutto il resto. “Cosa ti frulla in testa, regina delle streghe?” Le chiese. “Le pagine del libro degli incantesimi continuano a riempirsi, io li leggo ogni giorno nella speranza di trovare qualcosa che possa aiutare la nostra ragazza, e forse c’è una possibilità!” Gli occhi le si illuminarono mentre i pensieri passavano dall’una all’altro. “E’ un rischio, un rischio per noi, perché dovremmo portare qui il re, e tu sai che questo è proibito.” Gli disse. “Perché dovremmo portare qui il re?” Volle sapere lo gnomo. “Il veleno che ha usato Kloriana entra in tutto il corpo ma non nell’anima, e lì c’è ancora tutta la sua vita, tutti i ricordi, tutto di tutto e c’è la possibilità che una forte emozione possa far emergere tutto quanto, tutto tranne i suoi poteri, quelli non potrà più averli, in compenso sarà una donna come tutte le altre. A questo serve il re, a risvegliare la sua anima. Lei lo ha amato e lui la sta cercando ovunque e tu sai quanto sia immensa la forza dell’amore.” Gli disse emozionata. Lo gnomo rimase in silenzio. “E se non succedesse niente di tutto questo?” Le chiese. “Almeno avremo tentato!” Gli rispose. “E cosa diranno quelli lassù se un altro essere umano oltrepassa il nostro portale?” Le chiese preoccupato. “Per questo te ne ho parlato, perché il rischio sarà solo tuo e mio, rischiamo di essere cacciati dal nostro mondo se non avremo successo. Tu sei pronto a rischiare?” Gli chiese.

Era davvero enorme il rischio, essere cacciati dal loro mondo li avrebbe condannati all’infelicità. In quel momento la punta di una lancia fece scoppiare la bolla. Il piccolo elfo si mise davanti ai due. “Fatelo subito!” Ordinò perentorio. Mai nessun elfo si era spinto così avanti, ma lui era stato l’ombra della ragazza da sempre, sia dentro che fuori il portale. “Fatelo, o sarò io a cacciarvi da qui!” Disse perentorio.

“La perderai, sai se lei ritroverà la memoria?” Gli disse la strega.

“Io non la perderò mai!” Le rispose l’elfo.

Non era stato poi così difficile decidere, tutti volevano il bene di Misha ma nessuno, tranne loro tre sarebbero stati messi al corrente della situazione.

A palazzo era stato organizzato un grande ballo. Il re aveva deciso di conoscere alcune ragazze nobili e adatte a diventare la regina. Lo faceva controvoglia, il suo cuore non poteva appartenere ad altri che alla ragazza che lo aveva salvato, ma i suoi doveri gli imponevano anche degli obblighi.

Il grande evento si sarebbe svolto a metà maggio, per la festa delle rose, e tutti i preparativi erano in corso.

Era seduto solo nella sala dei troni quando la porta si aprì e il capitano lo salutò con un inchino.

“Ho un messaggio per lei, sire.” Gli disse porgendogli un foglio.

“L’hai trovata!” Gli disse alzandosi emozionato dopo averlo letto.

“No sire, loro hanno trovato me. E’ disposto a seguire le istruzioni?” Gli rispose.

“E me lo chiedi?” Aveva lo sguardo splendente come non gli era mai capitato, il re, e il cuore che batteva veloce.

“Allora si faccia trovare pronto a mezzanotte, io l’accompagnerò fin dove mi sarà permesso. Nessun altro deve sapere o non se ne fa niente.” Gli ricordò il capitano.

“Non dubitare, mi troverai pronto.” E uscì dal salone senza voltarsi.

Con un sorriso compiaciuto anche il capitano se ne andò.

L’aria di metà aprile si era addolcita, ma di notte era ancora molto frizzante. Il re e il capitano, completamente avvolti in scuri mantelli avevano lasciato le mura del palazzo ed erano usciti.

Una luna che sembrava incantata teneva compagnia a miliardi di stelle che danzavano spensierate. I due uomini avevano seguito le istruzioni e attendevano nel posto stabilito. Gli uccelli notturni facevano da padroni e i loro richiami tenevano viva la notte.

Nessuno dei due si accorse che due gnomi e due elfi li avevano circondati.

Boris si fece avanti. “Benvenuti. E’ disposto, sire a ubbidire alle nostre richieste?” Gli chiese per esserne certo.

“Avete la mia parola.” Rispose senza esitazione il re.

“Si inginocchi, per favore.” E il re si inginocchiò. Lo gnomo gli mise in testa un cappuccio e, con un saluto al capitano si allontanarono per raggiungere il portale.

Torna con lei. Fu il pensiero del capitano mentre ritornava al suo alloggio.

Al palazzo era stato tutto predisposto per giustificare l’assenza del re e nessuno avrebbe avuto da dire. Il problema più grosso era stato convincere le sue guardie personali a non accompagnarlo, ma alla fine avevano dovuto cedere.

Il gruppo camminava silenzioso e il re era tenuto per mano da uno gnomo.

Era quasi l’alba quando arrivarono all’entrata del portale, e si fermarono.

“Sire, può ancora decidere di non continuare ma, se supera questo portale non potrà più tornare indietro.” Gli disse Boris.

“Sono pronto.” Gli rispose soltanto.

Il re nemmeno si accorse di essere entrato in un mondo a tutti gli umani sconosciuto. Solo quando Boris gli tolse il cappuccio e gli occhi si abituarono alla luce si rese conto di dove si trovava.

Davanti a lui Moliniana gli fece un inchino. “Benvenuto, sire. Mi segua per favore.” E lo precedette.

Il re aveva occhi spalancati su una luce limpida come non aveva mai visto, sui fiori, i colori, le farfalle. Ai bordi del sentiero fate e elfi lo osservavano, ora tutti sapevano il motivo della sua venuta.

Fu accompagnato nel villaggio delle streghe. Moliniana, Valeio capo dei folletti, Salena regina delle fate, Solidea regina delle ninfe e Boris erano tutti presenti in rappresentanza ognuno del proprio Popolo.

Erano tutti seduti in cerchio attorno al re. Lo osservavano, entravano nei suoi pensieri, nella sua mente, nella sua Anima, volevano essere sicuri che fosse proprio come era stato loro descritto.

Ad un gesto di Moliniana un piccolo vortice prese forma e li condusse dove in quel momenti stava Misha.

La ragazza, come faceva spesso era ai bordi dello stagno e si specchiava nell’acqua cheta per imprimersi il viso che vedeva. Era difficile per lei non riconoscersi, per questo si osservava spesso, ed ogni volta era come se si vedesse per la prima volta. Una inquietudine la pervadeva, si sentiva straniera, spaesata, ma poi bastava che le ali di una farfalla variopinta le sfiorasse una mano che tornava ad essere serena e felice di stare lì.

Tutto questo vedevano quelli nella casupola di Moliniana. Il re allungò una mano come per toccarla, aveva gli occhi lucidi. Lo aveva desiderato per così tanto tempo ed ora, finalmente era lì.

Il vortice si sciolse.

Il silenzio si protrasse per alcuni minuti. Tutti osservavano il re.

“E’proprio lei.” Sussurrò.

“No, sire, non è più la stessa. E gli raccontarono tutta la storia e di come speravano che la sua presenza potesse risvegliare i ricordi che Misha teneva bloccati nell’Anima.

“Cosa devo fare?” Chiese.

“Le vada incontro, come se la vedesse per la prima volta. Sia molto gentile, discreto. Le parli senza essere ossessivo o la farà spaventare. Racconti qualcosa che avete fatto insieme come se fosse una favola, trovi la porta che apre la sua anima o avremo fatto tutto questo per niente. Non avverrà subito, non sappiamo nemmeno se succederà. Le diamo due settimane del suo tempo, poi la riaccompagneremo fuori e non sentirà più parlare né di noi è di Misha. A proposito la chiami Michelle.”

Fuori, l’elfo dalla lancia appuntita aspettava il re per accompagnarlo da Misha. Non disse una parola al re, ma li avrebbe tenuti d’occhio, pronto ad intervenire se ce ne fosse stato bisogno.

Raggiunsero il sentiero che conduceva allo stagno e l’elfo sparì.

Il re era emozionato, quella ragazza gli era entrata nel cuore ancora la prima volta che l’aveva vista e, scoprire ora quello che aveva fatto per lui e per il suo popolo lo rendeva fiero, era la donna giusta per essere regina al fianco del re.

Si avvicinò lentamente e lei lo sentì. Alzò lo sguardo e gli sorrise. Nessun pensiero le passò nella mente. Il re si sedette accanto a lei cercando di mantenere un contegno regale, mentre avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte a sé.

Rimase in silenzio ad osservarla per parecchio tempo. Misha era assorta nel suo mondo e disegnava sull’acqua figure che subito sparivano.

Il re le si avvicinò. “Vuoi insegnare anche a me a disegnare sull’acqua?” Le chiese gentilmente, aveva la voce che gli tremava.

Lei fece cenno di sì. Gli prese la mano e, tenendola fra la sua iniziò a disegnare fiori nell’acqua verde.

“Mi chiamo William, tu hai un nome?” Le chiese con un sorriso.

“Michelle.” Disse soltanto. Aveva di nuovo imparato a parlare.

 

“Vuoi fare una passeggiata con me?” Chiese il re.

Lei si alzò e con un sorriso lo prese per mano.

“E’ un bellissimo posto, questo. Devi essere felice di stare qui.” Iniziò il discorso l’uomo.

“Sì, è bellissimo. Ci sto bene ma a volte non lo riconosco. Così come non riconosco il mio viso, ogni mattina è come se tutto fosse nuovo.” Gli rispose.

“Non sei felice qui?” Continuò il re.

“Cos’è essere felice?” Gli rispose.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

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