martedì 2 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trenta



L’uomo alzò la piccola torcia e le osservò gli occhi, unica parte del corpo che non era coperta. “Per te non sono il principe, sono William quando siamo da soli. Siamo amici e complici e fra amici ci si comporta così. Ora procediamo, non abbiamo molto tempo.” Le disse sciogliendosi dall’abbraccio e stringendole la mano.

Ripresero il cammino ed era quasi l’alba, un’alba gelida e nebbiosa quando raggiunsero il confine della zona che cercavano.

Si fermarono ad una certa distanza per osservare, la nebbia era densa e non potevano vedere quello che si celava oltre pochi passi.

“Cosa facciamo, ora?” Chiese la ragazza.

“Aspettiamo che sorga il giorno e speriamo che la nebbia si diradi. Vieni, aspetteremo in quella piccola grotta ma non potremo accendere nessun fuoco, potremo mangiare qualcosa e riposarci. Abbiamo fatto parecchia strada.” Le rispose trascinandola in quel piccolo riparo.

Si sedettero, erano stanchi, soprattutto tesi, i loro corpi si scaldavano a vicenda in attesa che il sole, per quanto distante e freddo, facesse il suo ingresso nel nuovo giorno.

Non riuscirono che ad inghiottire qualche pezzo di pane, non era agevole fare qualsiasi cosa con le mani intirizzite.

“Principe, com’è potuto uscire dalla prigione?” Gli chiese.

“Ho ancora amici fidati, il capitano sta rischiando la propria vita per questo, e devo rientrare al più presto, o sarà lui ad assaporare la sala delle torture.”

La nebbia si stava diradando e presto avrebbero potuto osservare quello che li circondava.

“Principe, è al corrente di quello che succede in quel posto? Dell’immenso dolore che negli anni è stato causato alle famiglie del suo regno?” Volle sapere.

Davanti allo sguardo incredulo del compagno, Misha gli prese la mano, con l’altra gli scoprì il capo e puntò il dito proprio al centro della fronte, premendo dolcemente.

Ci vollero solo pochi minuti per mettere al corrente il principe di tutto quello che lei stessa conosceva di quella storia. L’espressione del viso dell’uomo si faceva mano a mano più dura, sapeva che il suo allontanamento era frutto di un imbroglio ed ora ne conosceva i dettagli.

“Hanno usato mio padre e poi lo hanno ucciso. La brama di potere e di denaro ha distrutto i valori di mio fratello e di mia sorella. Come hanno potuto?” Sospirò con tanto dolore.

“Principe, non avrebbero potuto se Kloriana non avesse usato i suoi poteri. Cerchi di non essere impietoso nei loro confronti, non avevano molte possibilità di fare diversamente.” Aggiunse.

“Tu non li conosci come li conosco io! Il male che hanno fatto a mio padre, alla mia fidanzata, al mio popolo dovrà essere vendicato. Dopo tutto io sono quello più fortunato, sono ancora vivo ma il dolore che hanno causato a tanta brava gente dovrà essere vendicato.” Disse convinto.

Misha sapeva che lui aveva ragione, ma non sarebbero arrivati a niente se prima non si liberavano di quella strega malefica, tolta di mezzo lei tutto sarebbe stato facile.

Un debole sole aveva asciugato quasi del tutto la nebbia. Una leggera foschia, umida e fredda avvolgeva quel vasto territorio senza però nascondere niente alla vista dei due.

“Dobbiamo fare un passo alla volta, principe. Pensiamo a quello che serve adesso. Da qui al limite di quell’intrico di alberi e rovi non c’è niente che ci possa riparare. Io non mi posso spingere fino al limite o quella percepirà la mia presenza. Dovrà andare lei, io la seguirò e rimarrò in contatto con la sua mente.” Gli spiegò.

“Tu non andrai da nessuna parte.” Si intromise il piccolo elfo con la lancia appuntita. La sua apparizione aveva fatto fare un salto dalla sorpresa ai due che non si erano accorti di lui. “Questo è compito di un elfo esperto, ed io lo sono, aspettate qui e state riparati, non vi siete accorti di quanto movimento ci sia.” Si assicurò che avessero capito e, senza indugio sparì alla loro vista.

Non avevano altro da fare che aspettare, e non era semplice rimanere fermi in attesa. Si sedettero rimanendo in ascolto anche del più piccolo rumore.

“Mi vuoi parlare di te, ragazza medicina?” Le chiese gentilmente il principe.

Lei gli sorrise. “Perché non mi parla di lei, principe?”

“Conosci tu più di me sul mio conto, vorrei sentire la tua storia dalla tua voce, mi hai mostrato immagini, ora mi farebbe piacere ascoltare”. Le rispose con un sorriso.

Misha doveva decidere se fidarsi del tutto, quello che gli avrebbe raccontato lo conoscevano solo i diretti interessati. Chiuse gli occhi e cercò di assorbire l’energia che quell’uomo emanava. Era un’energia gialla come l’oro e calda come il sole, fresca come la brezza di primavera.

“Ho superato l’esame, ragazza medicina?” Le chiese ridendo.

“Io sono una di quei bambini che, per fortuna è scampata a quell’inferno …” Cominciò a raccontare. Non tralasciò niente e l’uomo non la interruppe mai.

Era passato parecchio tempo e l’elfo non era ancora tornato. I due compagni non riuscivano più a rimanere fermi, avevano bisogno di muoversi, il sole pallido era alto nel cielo.

Ora fra loro non esistevano più segreti. Erano immersi nel silenzio quando l’elfo ritornò. Era fradicio e sporco in ogni parte del corpo, la sua lancia aveva la punta imbrattata di sangue ma i suoi occhi sorridevano.

“Potete tornare indietro. Avrai presto notizie, ragazza medicina.” E sparì.

I due non se lo fecero ripetere due volte e ripresero la strada del ritorno.

Romanzo di Milena Ziletti- diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

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