mercoledì 3 febbraio 2021

MISHA

 MISHA

parte trentuno



Arrivarono alle porte della città che il buio era calato da un pezzo. Varcarono la piccola porta e attraversarono vie buie e silenziose.

“Qui dobbiamo separarci, vorrei accompagnarti fino a casa ma devo rientrare.” Le bisbigliò all’orecchio.

“Ci so arrivare da sola, principe.” Gli rispose.

L’uomo le teneva entrambe le mani e non smetteva di guardare quei meravigliosi occhi blu. Fu un attimo e l’attirò a sé, le abbassò la sciarpa posò le sue labbra su quelle di lei. Fu un bacio dolce, tenero in un abbraccio che conteneva l’arcobaleno. La stringeva e sentiva il suo cuore che danzava in mezzo ai colori dell’arcobaleno. Stava per dirle qualcosa ma lei gli mise un dito sulle sue labbra. Si rialzò la sciarpa e sparì nei vicoli bui.

Misha entrò in casa e si avvicinò al camino. Era quasi congelata e Kara la stava aspettando. Tom dormiva tranquillo. Lei osservò quel viso che aveva ripreso colore da quando era con lei e sentì un moto d’amore verso quel bambino che si era salvato, per niente al mondo lo avrebbe messo in pericolo.

Si spogliò e aspettò che il suo corpo si riscaldasse prima di sedersi a tavola con una tazza fumante di latte. Era notte fonda.

“Vieni, ragazza medicina, ho tenuto in caldo l’acqua e la tinozza è pronta, devi riscaldarti e poi dormire, ci sono io qui, riposati.” Le disse Kara.

Il giorno era già sorto da parecchio quando Misha si svegliò e raggiunse Tom e Kara al tavolo. Le fiamme del camino rendevano quel piccolo nido un’oasi di benessere.

Non si accorsero che qualcuno aveva infilato un foglio da sotto la porta, Tom lo raccolse e lo consegnò a Misha.

Aspettò che il tavolo fosse liberato dalle ciotole e distese il foglio di carta. Una strana e intricata mappa era stata disegnata con alcuni appunti. L’elfo aveva aperto un varco e segnalato i punti più pericolosi, non sarebbe stato agevole arrivare fino alla cava profonda, dove aveva la residenza Kloriana che sorvegliava i depositi dell’oro di Verzel. Moliniana aveva aggiunto molti consigli e istruzioni e la esortava ad essere prudente ma senza aspettare troppo. In quel posto c’erano ancora dei bambini che si potevano salvare prima di distruggere tutto.

Misha sospirò, doveva informare il principe? Non voleva mettere in pericolo la sua vita, il regno aveva bisogno di lui non appena le cose si fossero messe a posto. Cosa doveva fare? Come poteva salvare i bambini e poi togliere i poteri alla strega? Aveva il volto segnato dalla preoccupazione. Quello che si accingeva a fare era molto pericoloso e lei era disposta a sacrificare la sua stessa vita, ma occorreva che qualcuno portasse via i bambini, questo non poteva farlo da sola, proprio non poteva.

Si coprì col suo mantello e uscì di corsa. Ormai sapeva come raggiungere l’esterno delle mura senza essere vista e si appostò al solito tronco in attesa dell’elfo.

Non attese a lungo e non fu sorpresa di vedere che fu Boris, il capo degli gnomi ad arrivare per primo. Dopotutto erano i peggiori nemici di Kloriana.

“Mi aspettavi, ragazzina?” Le chiese.

“Ho bisogno del vostro aiuto per portare via i bambini ancora prigionieri. Non sarà agevole attraversare quell’intrico di rovi e uscire dalle mura, ma è quello che bisogna fare.” Gli disse.

“Tu non ti preoccupare di questo, abbiamo già studiato un piano. I miei gnomi e alcuni folletti verranno con noi e, appena fuori dalle mura ci saranno le fate e le streghe ad aspettarci e a prendersi cura dei bambini e portarli al sicuro. Sai bene che né le fate né le streghe possono oltrepassare la linea di quel confine finché quella maledetta strega non viene privata dei poteri del libro. Devi essere tu a fare questo e, appena lo avrai fatto noi correremo da te veloci come fulmini. So che Moliniana ti ha istruita bene ma ti confesso che nutro una grande preoccupazione per te, ragazza medicina.” Le disse.

Rimasero a lungo a studiare i dettagli del piano, era già buio quando Misha rientrò, ora aveva almeno un’idea di come iniziare, poi, tutto il resto era nelle mani del destino. Era contenta che il principe ne rimanesse fuori, era lui quello che doveva riportare la pace e la serenità a tutto il regno, non poteva rischiare la sua incolumità.

Kara l’accolse in silenzio. Sapeva che qualcosa di grande doveva succedere e lei era disposta a rimanere al fianco di quella ragazzina, di qualunque cosa si trattasse.

Anche Tom era consapevole che qualcosa era nell’aria. Le si avvicinò e le posò la manina sulla sua. “Hai bisogno di me, Misha?” Le chiese con sguardo pieno d’amore. Lei gli sorrise. “Ho bisogno che tu sia coraggioso e che sia pronto ad aiutare gli altri bambini appena saranno liberati. Tu li conosci e dovrai aiutarli a seguire gli gnomi e i folletti, saranno spaventati e il tuo compito è tenerli tranquilli. Sei pronto?” Gli rispose. Gli occhi del bambino brillavano dalla felicità, l’abbracciò e le chiese “quando?” “Tieniti pronto già da domani, qualcuno ti avviserà quando avranno bisogno di te.” Gli rispose.

Il pomeriggio si trascinava lento, Misha aspettava il buio prima di uscire. Aveva preparato abiti pesanti, qualche medicinale e nient’altro. Avrebbe voluto rivedere il principe ma sapeva che non poteva e che, probabilmente non lo avrebbe rivisto più. Ripensò al dolcissimo bacio che si erano scambiati e che, probabilmente sarebbe stato l’unico della sua breve vita. Scacciò la tristezza e si preparò.

Era pronta per uscire, avrebbe voluto salutare Kara e Tom ma preferì non farlo. Raccolse la sua sacca e si meravigliò di vedere Tom pronto per uscire.

“Cosa stai facendo, Tom?” Gli chiese meravigliata.

“Vengo con te, non puoi farcela da sola. Io conosco il posto, so dove si trovano i magazzini dell’oro di Verzel, e soprattutto dove sono i bambini e chi li sorveglia. Tu non conosci le donne di pezza e di cosa sono capaci. Senza il mio aiuto non puoi farcela.” Le rispose.

Misha non avrebbe voluto esporlo a nessun pericolo ma era consapevole che il bambino aveva ragione. Non conosceva niente di quel posto se non quello che aveva letto sulla mappa e nella mente del piccolo, era peggio che essere al buio, e Tom poteva essere la sua fiammella.

“Va bene, vieni con me, ma mi devi promettere che non correrai rischi inutili e che uscirai insieme ai bambini senza voltarti indietro e senza aspettarmi. Io ho un altro compito e lo posso svolgere solo se so che siete tutti in salvo. Mi hai capito bene? Promettilo!” Gli disse.

Tom la rassicurò e, dopo aver dato un ultimo sguardo a quella casa e un saluto a Kara, uscirono nella notte gelida di metà gennaio.

Raggiunsero in fretta una piccola squadra di gnomi con Boris al comando. Non si aspettavano che ci fosse anche il bambino ma non dissero niente. L’elfo con la lancia appuntita chiudeva la fila, erano otto gnomi, la ragazza medicina, il bambino e l’elfo che aveva sempre sorvegliato la ragazza.

Camminarono senza fermarsi per diverse ore e si accamparono al limite della zona in attesa che il sole si alzasse nel cielo.

Misha ripensava a quando, pochi giorni prima era stata lì col principe, chissà cosa gli avrebbe riservato il futuro, sarebbe stato un grande re.

Boris si avvicinò alla ragazza. “C’è bisogno anche di lui?” Chiese accennando a Tom.

“E’ l’unico che conosce quel posto, vi aiuterà coi bambini e dovrà uscire con voi, tienilo d’occhio, non voglio che torni indietro per me, quello che devo fare lo devo fare da sola.” Gli rispose.

Il gruppo si era rifocillato ed era ora di andare. L’elfo passò davanti a tutti e fece loro strada.

Attraversarono quel breve tratto esposto prima di raggiungere l’intrico di rovi e piante. Misha sentiva la presenza di Moliniana e delle fate ma non le vedeva, era confortante sapere che erano lì.

L’elfo ricordava bene il tragitto. Un sentiero visibile solo a lui. Spine e radici, rami e bisce e versi di animali sconosciuti facevano rabbrividire. Misha lo seguiva e si chiedeva da dove entrassero i carri coi bambini, doveva per forza esserci un sentiero più agevole, doveva scoprirlo per far uscire i bambini una volta liberati. Non sapeva in che condizioni fossero, se potevano camminare o meno. Ci avrebbe pensato una volta oltrepassato quella selva maleodorante e piena d’insidie.

Gli gnomi usavano coltelli e clave per allontanare animali e volatili e nessuno fiatava, era assolutamente indispensabile non fare nessun rumore. Avanzavano lenti e con difficoltà, Tom non si era lamentato nemmeno per un minuto.

L’elfo si fermò e bloccò tutti gli altri. Li raggiunse. “Da qui in poi è tutto più difficoltoso, ci sono alcuni animali selvatici che bramano il sangue a guardia dell’ultimo tratto. Io li ho visti l’altra volta, li ho osservati ed ho potuto scoprire il loro punto debole. Chi di voi è il più bravo a lanciare il pugnale?” Volle sapere.

“Tutti noi.” Gli rispose Boris.

“Meglio così, sono grossi uccelli grigi, hanno un becco appuntito che è la loro arma micidiale, insieme agli artigli. L’altra volta ne ho contati cinque e credo che abbiano un udito molto sviluppato. Ci voleranno sopra non appena si accorgeranno di noi e dovrete essere veloci a lanciare il vostro pugnale e colpire l’unico occhio che hanno. Cadranno al suolo ma saranno ancora pericolosi, dovrete tagliare le loro gole in fretta o loro taglieranno le vostre con i loro artigli.” Li informò.

Boris chiamò a sé quattro gnomi e li istruì su quello che dovevano fare, diede ordini anche agli altri e raccomandò a Misha e Tom di rimanere nascosti insieme all’elfo.

Il capo degli gnomi prese la testa del gruppo, tutti avevano ben saldi il loro appuntito pugnale. Con cautela avanzarono e non fecero in tempo a fare che pochi passi che i cinque volatili si alzarono in volo, li avevano sentiti.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato

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