MISHA
parte trentuno
Arrivarono
alle porte della città che il buio era calato da un pezzo. Varcarono la piccola
porta e attraversarono vie buie e silenziose.
“Qui
dobbiamo separarci, vorrei accompagnarti fino a casa ma devo rientrare.” Le
bisbigliò all’orecchio.
“Ci so
arrivare da sola, principe.” Gli rispose.
L’uomo le
teneva entrambe le mani e non smetteva di guardare quei meravigliosi occhi blu.
Fu un attimo e l’attirò a sé, le abbassò la sciarpa posò le sue labbra su
quelle di lei. Fu un bacio dolce, tenero in un abbraccio che conteneva
l’arcobaleno. La stringeva e sentiva il suo cuore che danzava in mezzo ai
colori dell’arcobaleno. Stava per dirle qualcosa ma lei gli mise un dito sulle
sue labbra. Si rialzò la sciarpa e sparì nei vicoli bui.
Misha entrò
in casa e si avvicinò al camino. Era quasi congelata e Kara la stava
aspettando. Tom dormiva tranquillo. Lei osservò quel viso che aveva ripreso
colore da quando era con lei e sentì un moto d’amore verso quel bambino che si
era salvato, per niente al mondo lo avrebbe messo in pericolo.
Si spogliò e
aspettò che il suo corpo si riscaldasse prima di sedersi a tavola con una tazza
fumante di latte. Era notte fonda.
“Vieni,
ragazza medicina, ho tenuto in caldo l’acqua e la tinozza è pronta, devi
riscaldarti e poi dormire, ci sono io qui, riposati.” Le disse Kara.
Il giorno
era già sorto da parecchio quando Misha si svegliò e raggiunse Tom e Kara al
tavolo. Le fiamme del camino rendevano quel piccolo nido un’oasi di benessere.
Non si
accorsero che qualcuno aveva infilato un foglio da sotto la porta, Tom lo
raccolse e lo consegnò a Misha.
Aspettò che
il tavolo fosse liberato dalle ciotole e distese il foglio di carta. Una strana
e intricata mappa era stata disegnata con alcuni appunti. L’elfo aveva aperto
un varco e segnalato i punti più pericolosi, non sarebbe stato agevole arrivare
fino alla cava profonda, dove aveva la residenza Kloriana che sorvegliava i depositi
dell’oro di Verzel. Moliniana aveva aggiunto molti consigli e istruzioni e la
esortava ad essere prudente ma senza aspettare troppo. In quel posto c’erano
ancora dei bambini che si potevano salvare prima di distruggere tutto.
Misha
sospirò, doveva informare il principe? Non voleva mettere in pericolo la sua
vita, il regno aveva bisogno di lui non appena le cose si fossero messe a
posto. Cosa doveva fare? Come poteva salvare i bambini e poi togliere i poteri
alla strega? Aveva il volto segnato dalla preoccupazione. Quello che si
accingeva a fare era molto pericoloso e lei era disposta a sacrificare la sua
stessa vita, ma occorreva che qualcuno portasse via i bambini, questo non
poteva farlo da sola, proprio non poteva.
Si coprì col
suo mantello e uscì di corsa. Ormai sapeva come raggiungere l’esterno delle
mura senza essere vista e si appostò al solito tronco in attesa dell’elfo.
Non attese a
lungo e non fu sorpresa di vedere che fu Boris, il capo degli gnomi ad arrivare
per primo. Dopotutto erano i peggiori nemici di Kloriana.
“Mi
aspettavi, ragazzina?” Le chiese.
“Ho bisogno
del vostro aiuto per portare via i bambini ancora prigionieri. Non sarà agevole
attraversare quell’intrico di rovi e uscire dalle mura, ma è quello che bisogna
fare.” Gli disse.
“Tu non ti
preoccupare di questo, abbiamo già studiato un piano. I miei gnomi e alcuni
folletti verranno con noi e, appena fuori dalle mura ci saranno le fate e le
streghe ad aspettarci e a prendersi cura dei bambini e portarli al sicuro. Sai
bene che né le fate né le streghe possono oltrepassare la linea di quel confine
finché quella maledetta strega non viene privata dei poteri del libro. Devi
essere tu a fare questo e, appena lo avrai fatto noi correremo da te veloci
come fulmini. So che Moliniana ti ha istruita bene ma ti confesso che nutro una
grande preoccupazione per te, ragazza medicina.” Le disse.
Rimasero a
lungo a studiare i dettagli del piano, era già buio quando Misha rientrò, ora
aveva almeno un’idea di come iniziare, poi, tutto il resto era nelle mani del
destino. Era contenta che il principe ne rimanesse fuori, era lui quello che
doveva riportare la pace e la serenità a tutto il regno, non poteva rischiare
la sua incolumità.
Kara
l’accolse in silenzio. Sapeva che qualcosa di grande doveva succedere e lei era
disposta a rimanere al fianco di quella ragazzina, di qualunque cosa si
trattasse.
Anche Tom
era consapevole che qualcosa era nell’aria. Le si avvicinò e le posò la manina
sulla sua. “Hai bisogno di me, Misha?” Le chiese con sguardo pieno d’amore. Lei
gli sorrise. “Ho bisogno che tu sia coraggioso e che sia pronto ad aiutare gli
altri bambini appena saranno liberati. Tu li conosci e dovrai aiutarli a
seguire gli gnomi e i folletti, saranno spaventati e il tuo compito è tenerli
tranquilli. Sei pronto?” Gli rispose. Gli occhi del bambino brillavano dalla
felicità, l’abbracciò e le chiese “quando?” “Tieniti pronto già da domani,
qualcuno ti avviserà quando avranno bisogno di te.” Gli rispose.
Il
pomeriggio si trascinava lento, Misha aspettava il buio prima di uscire. Aveva
preparato abiti pesanti, qualche medicinale e nient’altro. Avrebbe voluto
rivedere il principe ma sapeva che non poteva e che, probabilmente non lo
avrebbe rivisto più. Ripensò al dolcissimo bacio che si erano scambiati e che, probabilmente
sarebbe stato l’unico della sua breve vita. Scacciò la tristezza e si preparò.
Era pronta
per uscire, avrebbe voluto salutare Kara e Tom ma preferì non farlo. Raccolse
la sua sacca e si meravigliò di vedere Tom pronto per uscire.
“Cosa stai
facendo, Tom?” Gli chiese meravigliata.
“Vengo con
te, non puoi farcela da sola. Io conosco il posto, so dove si trovano i
magazzini dell’oro di Verzel, e soprattutto dove sono i bambini e chi li
sorveglia. Tu non conosci le donne di pezza e di cosa sono capaci. Senza il mio
aiuto non puoi farcela.” Le rispose.
Misha non
avrebbe voluto esporlo a nessun pericolo ma era consapevole che il bambino
aveva ragione. Non conosceva niente di quel posto se non quello che aveva letto
sulla mappa e nella mente del piccolo, era peggio che essere al buio, e Tom
poteva essere la sua fiammella.
“Va bene,
vieni con me, ma mi devi promettere che non correrai rischi inutili e che
uscirai insieme ai bambini senza voltarti indietro e senza aspettarmi. Io ho un
altro compito e lo posso svolgere solo se so che siete tutti in salvo. Mi hai
capito bene? Promettilo!” Gli disse.
Tom la
rassicurò e, dopo aver dato un ultimo sguardo a quella casa e un saluto a Kara,
uscirono nella notte gelida di metà gennaio.
Raggiunsero
in fretta una piccola squadra di gnomi con Boris al comando. Non si aspettavano
che ci fosse anche il bambino ma non dissero niente. L’elfo con la lancia
appuntita chiudeva la fila, erano otto gnomi, la ragazza medicina, il bambino e
l’elfo che aveva sempre sorvegliato la ragazza.
Camminarono
senza fermarsi per diverse ore e si accamparono al limite della zona in attesa
che il sole si alzasse nel cielo.
Misha
ripensava a quando, pochi giorni prima era stata lì col principe, chissà cosa
gli avrebbe riservato il futuro, sarebbe stato un grande re.
Boris si
avvicinò alla ragazza. “C’è bisogno anche di lui?” Chiese accennando a Tom.
“E’ l’unico
che conosce quel posto, vi aiuterà coi bambini e dovrà uscire con voi, tienilo
d’occhio, non voglio che torni indietro per me, quello che devo fare lo devo
fare da sola.” Gli rispose.
Il gruppo si
era rifocillato ed era ora di andare. L’elfo passò davanti a tutti e fece loro
strada.
Attraversarono
quel breve tratto esposto prima di raggiungere l’intrico di rovi e piante.
Misha sentiva la presenza di Moliniana e delle fate ma non le vedeva, era
confortante sapere che erano lì.
L’elfo
ricordava bene il tragitto. Un sentiero visibile solo a lui. Spine e radici,
rami e bisce e versi di animali sconosciuti facevano rabbrividire. Misha lo
seguiva e si chiedeva da dove entrassero i carri coi bambini, doveva per forza
esserci un sentiero più agevole, doveva scoprirlo per far uscire i bambini una
volta liberati. Non sapeva in che condizioni fossero, se potevano camminare o
meno. Ci avrebbe pensato una volta oltrepassato quella selva maleodorante e
piena d’insidie.
Gli gnomi
usavano coltelli e clave per allontanare animali e volatili e nessuno fiatava,
era assolutamente indispensabile non fare nessun rumore. Avanzavano lenti e con
difficoltà, Tom non si era lamentato nemmeno per un minuto.
L’elfo si
fermò e bloccò tutti gli altri. Li raggiunse. “Da qui in poi è tutto più
difficoltoso, ci sono alcuni animali selvatici che bramano il sangue a guardia
dell’ultimo tratto. Io li ho visti l’altra volta, li ho osservati ed ho potuto
scoprire il loro punto debole. Chi di voi è il più bravo a lanciare il
pugnale?” Volle sapere.
“Tutti noi.”
Gli rispose Boris.
“Meglio
così, sono grossi uccelli grigi, hanno un becco appuntito che è la loro arma
micidiale, insieme agli artigli. L’altra volta ne ho contati cinque e credo che
abbiano un udito molto sviluppato. Ci voleranno sopra non appena si
accorgeranno di noi e dovrete essere veloci a lanciare il vostro pugnale e
colpire l’unico occhio che hanno. Cadranno al suolo ma saranno ancora
pericolosi, dovrete tagliare le loro gole in fretta o loro taglieranno le
vostre con i loro artigli.” Li informò.
Boris chiamò
a sé quattro gnomi e li istruì su quello che dovevano fare, diede ordini anche agli
altri e raccomandò a Misha e Tom di rimanere nascosti insieme all’elfo.
Il capo
degli gnomi prese la testa del gruppo, tutti avevano ben saldi il loro
appuntito pugnale. Con cautela avanzarono e non fecero in tempo a fare che
pochi passi che i cinque volatili si alzarono in volo, li avevano sentiti.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di Elfi, fate e mondo incantato
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