sabato 12 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTADUE







Lady Lucy stava perdendo la calma, sapeva di dover essere attenta a tutto quello che faceva, una sola mossa falsa poteva costarle molto cara. Il gioco che stava giocando era molto pericoloso e lei non voleva correre rischi. Prese una piccola chiave che teneva nascosta e aprì l’anta di uno scomparto segreto. Piccole fiale erano disposte in varie file, ne sarebbe bastata una per porre fine alla vita di suo marito ma non poteva correre troppo, doveva avere pazienza, ma sembrava che lord Aram avesse una resistenza superiore a quella che lei aveva creduto. Accarezzò alcune fiale e si soffermò su una in particolare, l’uomo che gliele aveva preparate era stato molto chiaro su come usarle e sugli effetti che avevano. Da giorni somministrava a suo marito una piccola dose di un intruglio che doveva farlo impazzire ma ancora non era successo. In un lampo decise, prese la fialetta, chiuse lo scomparto segreto e raggiunse le stanze di suo marito.
Le guardie alla porta la lasciarono passare. Entrò senza bussare. Lord Aram era completamente nudo e guardava due ragazze che amoreggiavano fra loro. La donna notò subito la mancanza di erezione del marito, il veleno stava facendo effetto. Si sedette accanto a lui a godersi lo spettacolo. Preparò due boccali di vino e fece uscire le ragazze. I due brindarono e per la prima volta dopo tanto tempo passarono la notte nello stesso letto. Lord Aram si addormentò subito e lady Lucy aspettò che il sole si levasse per vedere cosa sarebbe successo.
Sia a palazzo che nel villaggio di pastori il tempo sembrava fluire a volte veloce e a volte lento.
Era passato un mese da quando i tre erano arrivati e sir Cortan si stava riprendendo in fretta. Ora riusciva ad allenarsi ogni giorno, e ogni giorno si sforzava sempre di più. I suoi muscoli brillavano di sudore sotto il sole di fine luglio e la spada nelle sue mani sembrava danzare. Ma i suoi occhi non erano migliorati.
Aghata si soffermò ad osservarlo. Il viso concentrato pur con la benda che gli ricopriva gli occhi, le gambe, il torace e le braccia mostravano muscoli sodi e allenati. La ragazza sospirò, doveva trovare il modo perché tornasse a vedere. Fece un movimento brusco e l’uomo si accorse della sua presenza. Si asciugò il sudore e la raggiunse. Lei gli offrì dell’acqua. Il mio fisico si è ripreso bene e sta migliorando ogni giorno, ma per gli occhi non so cosa fare. Disse quasi fra sé l’uomo. Aghata si alzò dal piccolo masso e lo fece sedere, mise il suo corpo davanti al sole che stava calando per proteggerlo e gli levò la benda. Prima di toglierla gli chiese si fida di me, sir Cortan? L’uomo le prese la mano e la poggiò sul suo cuore, non servivano parole. Chiuda gli occhi. Gli tolse la benda. L’oscurità stava calando ma il tramonto infuocato dava una luce splendida. Ora li apra, lentamente e li tenga fissi su di me. Il cuore dell’uomo batteva veloce, fece quanto richiesto e fissò i suoi occhi negli occhi verdi della ragazza. Il suo cuore perse diversi battiti davanti a tanta bellezza, ogni giorno e ogni singolo momento pensava a quei magnifici occhi, alla paura di non poterli rivedere ed ora erano lì, spalancati davanti a lui. Riesce a vedermi? Gli chiese sorridendo. Alcune lacrime bagnarono gli occhi dell’uomo, anche se la luce non era potente era sufficiente per fargli sentire bruciore. La vedo benissimo, miss Aghata.
La ragazza continuava a sorridere. Io credo che i suoi occhi si debbano abituare poco a poco alla luce, le sue pupille sono state ferite dal veleno ed ho paura che a tenerli sempre riparati la situazione peggiori. Da oggi inizieremo a togliere la benda nelle ore più adatte, useremo bende più leggere e impacchi che ci preparerà la guaritrice del villaggio. Ora che il suo corpo sta bene possiamo curare gli occhi. Venga entriamo che la cena è pronta, Ester sarà felice di vederla senza benda.
Stavano tutti dormendo. Aghata si alzò dal suo giaciglio e senza far rumore uscì nella notte. Un uomo teneva le redini del cavallo e aspettava a debita distanza. La ragazza lo raggiunse, parlò con lui per alcuni minuti e, nel silenzio della notte ognuno riprese la propria strada.
Iniziò alle prime luci dell’alba la riabilitazione della vista di sir Cortan.
Il piano di lady Lucy proseguiva e ne era molto fiera. Una volta tolto di mezzo suo marito il potere sarebbe passato a lei, sapeva di doversi risposare, una donna non poteva governare senza un uomo accanto. Sir Forsal sarebbe stato facile da manovrare e se fossero sorti dei problemi avrebbe richiesto una fiala anche per lui, per renderlo più docile e mansueto. Niente poteva mettersi dimezzo fra lei e il suo piano, a parte il possibile ritorno di quel maledetto sir Cortan, ancora troppo amato. Le sue spie le avevano riportato che i soldati non gradivano i comandi del nuovo capitano e che rimpiangevano quello vecchio. Se fosse tornato non avrebbe avuto difficoltà a riprendersi il comando, soprattutto se avesse rilanciato la sfida e l’avesse vinta. Questo pensiero la angustiava, doveva trovare il modo di toglierlo di mezzo definitivamente. Ora sapeva dove si trovava ma là non aveva autorità, doveva trovare il modo di attirarlo sul suo territorio, arrestarlo e impiccarlo. Doveva farlo se voleva che il suo piano andasse a buon fine. Suo marito ormai non connetteva più e il capitano Mortenn si stava distruggendo con le sue stesse mani e lei non riusciva a governarlo come aveva creduto. Aveva due problemi da risolvere, ma il più impellente era togliere di mezzo sir Cortan. Un piano andava formandosi nella sua mente. Sorridendo raggiunse la sala da pranzo, suo marito che la guardava con occhi spiritati, quasi non la riconoscesse. Lo salutò e lo baciò sulla guancia. Era di buon umore lady Lucy, aveva trovato la sua soluzione.


 illustrazione dei Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento