AGHATA
P. TRENTADUE
Lady Lucy
stava perdendo la calma, sapeva di dover essere attenta a tutto quello che
faceva, una sola mossa falsa poteva costarle molto cara. Il gioco che stava
giocando era molto pericoloso e lei non voleva correre rischi. Prese una
piccola chiave che teneva nascosta e aprì l’anta di uno scomparto segreto.
Piccole fiale erano disposte in varie file, ne sarebbe bastata una per porre
fine alla vita di suo marito ma non poteva correre troppo, doveva avere
pazienza, ma sembrava che lord Aram avesse una resistenza superiore a quella
che lei aveva creduto. Accarezzò alcune fiale e si soffermò su una in
particolare, l’uomo che gliele aveva preparate era stato molto chiaro su come
usarle e sugli effetti che avevano. Da giorni somministrava a suo marito una
piccola dose di un intruglio che doveva farlo impazzire ma ancora non era
successo. In un lampo decise, prese la fialetta, chiuse lo scomparto segreto e
raggiunse le stanze di suo marito.
Le guardie
alla porta la lasciarono passare. Entrò senza bussare. Lord Aram era
completamente nudo e guardava due ragazze che amoreggiavano fra loro. La donna
notò subito la mancanza di erezione del marito, il veleno stava facendo
effetto. Si sedette accanto a lui a godersi lo spettacolo. Preparò due boccali
di vino e fece uscire le ragazze. I due brindarono e per la prima volta dopo
tanto tempo passarono la notte nello stesso letto. Lord Aram si addormentò
subito e lady Lucy aspettò che il sole si levasse per vedere cosa sarebbe
successo.
Sia a
palazzo che nel villaggio di pastori il tempo sembrava fluire a volte veloce e
a volte lento.
Era passato
un mese da quando i tre erano arrivati e sir Cortan si stava riprendendo in
fretta. Ora riusciva ad allenarsi ogni giorno, e ogni giorno si sforzava sempre
di più. I suoi muscoli brillavano di sudore sotto il sole di fine luglio e la
spada nelle sue mani sembrava danzare. Ma i suoi occhi non erano migliorati.
Aghata si
soffermò ad osservarlo. Il viso concentrato pur con la benda che gli ricopriva
gli occhi, le gambe, il torace e le braccia mostravano muscoli sodi e allenati.
La ragazza sospirò, doveva trovare il modo perché tornasse a vedere. Fece un
movimento brusco e l’uomo si accorse della sua presenza. Si asciugò il sudore e
la raggiunse. Lei gli offrì dell’acqua. Il
mio fisico si è ripreso bene e sta migliorando ogni giorno, ma per gli occhi
non so cosa fare. Disse quasi fra sé l’uomo. Aghata si alzò dal piccolo
masso e lo fece sedere, mise il suo corpo davanti al sole che stava calando per
proteggerlo e gli levò la benda. Prima di toglierla gli chiese si fida di me, sir Cortan? L’uomo le
prese la mano e la poggiò sul suo cuore, non servivano parole. Chiuda gli occhi. Gli tolse la benda.
L’oscurità stava calando ma il tramonto infuocato dava una luce splendida. Ora li apra, lentamente e li tenga fissi su
di me. Il cuore dell’uomo batteva veloce, fece quanto richiesto e fissò i
suoi occhi negli occhi verdi della ragazza. Il suo cuore perse diversi battiti
davanti a tanta bellezza, ogni giorno e ogni singolo momento pensava a quei
magnifici occhi, alla paura di non poterli rivedere ed ora erano lì, spalancati
davanti a lui. Riesce a vedermi? Gli
chiese sorridendo. Alcune lacrime bagnarono gli occhi dell’uomo, anche se la
luce non era potente era sufficiente per fargli sentire bruciore. La vedo benissimo, miss Aghata.
La ragazza
continuava a sorridere. Io credo che i
suoi occhi si debbano abituare poco a poco alla luce, le sue pupille sono state
ferite dal veleno ed ho paura che a tenerli sempre riparati la situazione
peggiori. Da oggi inizieremo a togliere la benda nelle ore più adatte, useremo
bende più leggere e impacchi che ci preparerà la guaritrice del villaggio. Ora
che il suo corpo sta bene possiamo curare gli occhi. Venga entriamo che la cena
è pronta, Ester sarà felice di vederla senza benda.
Stavano
tutti dormendo. Aghata si alzò dal suo giaciglio e senza far rumore uscì nella
notte. Un uomo teneva le redini del cavallo e aspettava a debita distanza. La
ragazza lo raggiunse, parlò con lui per alcuni minuti e, nel silenzio della notte
ognuno riprese la propria strada.
Iniziò alle
prime luci dell’alba la riabilitazione della vista di sir Cortan.
Il piano di
lady Lucy proseguiva e ne era molto fiera. Una volta tolto di mezzo suo marito
il potere sarebbe passato a lei, sapeva di doversi risposare, una donna non
poteva governare senza un uomo accanto. Sir Forsal sarebbe stato facile da
manovrare e se fossero sorti dei problemi avrebbe richiesto una fiala anche per
lui, per renderlo più docile e mansueto. Niente poteva mettersi dimezzo fra lei
e il suo piano, a parte il possibile ritorno di quel maledetto sir Cortan,
ancora troppo amato. Le sue spie le avevano riportato che i soldati non
gradivano i comandi del nuovo capitano e che rimpiangevano quello vecchio. Se
fosse tornato non avrebbe avuto difficoltà a riprendersi il comando,
soprattutto se avesse rilanciato la sfida e l’avesse vinta. Questo pensiero la
angustiava, doveva trovare il modo di toglierlo di mezzo definitivamente. Ora
sapeva dove si trovava ma là non aveva autorità, doveva trovare il modo di
attirarlo sul suo territorio, arrestarlo e impiccarlo. Doveva farlo se voleva
che il suo piano andasse a buon fine. Suo marito ormai non connetteva più e il
capitano Mortenn si stava distruggendo con le sue stesse mani e lei non riusciva
a governarlo come aveva creduto. Aveva due problemi da risolvere, ma il più
impellente era togliere di mezzo sir Cortan. Un piano andava formandosi nella
sua mente. Sorridendo raggiunse la sala da pranzo, suo marito che la guardava
con occhi spiritati, quasi non la riconoscesse. Lo salutò e lo baciò sulla
guancia. Era di buon umore lady Lucy, aveva trovato la sua soluzione.
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