AGHATA
P. VENTISEI
I lavori al
palazzo fervevano, tutto doveva essere pronto come i padroni avevano ordinato.
Nessuno dei servi si era risparmiato e chi li comandava ancora meno, ben consci
che la loro posizione dipendeva da come riuscivano a soddisfare le richieste
dei lord.
La guardia
avvisò che in lontananza si vedeva polvere, i padroni stavano tornando. Sir
Cortan salì in groppa al suo cavallo e con alcuni dei suoi soldati andò loro
incontro. I suoi pensieri erano foschi, sapeva che il suo destino si sarebbe
rivelato entro pochi giorni, non era per niente tranquillo.
Raggiunse e
salutò lord Sirus e gli altri, li affiancò con i suoi uomini e li scortò a
palazzo. Avevano visi stanchi, soltanto lord Sirus fischiettava mentre
entravano dal grande portone. I soldati di palazzo e della scorta personale del
lord raggiunsero le stalle e andarono a rifocillarsi.
Lord Aram e
lady Lucy fecero gli onori di casa all’ospite. Non sfuggì alla donna la
presenza del suo capo scorta e lo raggiunse appena ne ebbe l’occasione. Sir
Forsal la mise al corrente degli avvenimenti ma lei non mostrò nessuna reazione
e lo congedò. Era stanca, quel viaggio l’aveva logorata più di quello che dava
a vedere, soprattutto le osservazioni di lord Sirus erano state molto ambigue e
si prestavano a varie interpretazioni, soltanto quello stolto di suo marito non
riusciva a capire quello che insinuava il loro superiore. Si immerse nella sua
vasca da bagno e chiamò la governante. Voglio
che quella ragazzina riprenda servizio come mia cameriera personale e che serva
al tavolo dei padroni, stasera ci sarà un banchetto e la voglio là! La
governante fece un inchino e si avviò all’alloggio di sir Cortan. Bussò e le
aprì proprio Aghata. Deve venire con me,
la padrona la rivuole al suo servizio. La fanciulla non fece resistenza. Sono pronta.
Il grande
salone era pronto per il banchetto di benvenuto. I tavoli erano stati disposti
secondo le regole. Una pedana rialzata per i lord di palazzo e per l’ospite,
poi a scalare gli altri a seconda della gerarchia. I capitani e i vice capitani
erano di fianco al tavolo dei lord, erano tutti presenti, aspettavano l’arrivo
dei padroni. Il primo ad arrivare fu lord Sirus e prese posto al centro, alla
sua destra si sarebbe seduto lord Aram e a sinistra lady Lucy. Osservava quegli
uomini e il cuore gli si gonfiava di orgoglio, sapeva che erano fidati e leali,
tranne qualcuno. Si alzò in piedi e alzò il calice. Tutti gli astanti fecero lo
stesso. Levo il calice alla vostra
salute, alla vostra lealtà e al vostro coraggio. Brindiamo insieme. E tutti
risposero. Arrivarono i padroni del palazzo, non era mai successo che si
brindasse in loro assenza ma fecero buon viso, dovevano trattare il loro ospite
con tutti i riguardi, se tutto andava bene per un anno intero non ne avrebbero
più sentito parlare, e tante cose succedono in un anno.
Le portate
cominciarono ad arrivare. Per primi furono serviti i lord e poi a seguire gli
altri. Aghata svolgeva il suo compito con la massima cura, era stata scelta per
servire i tre padroni. Nulla sfuggiva allo sguardo della lady, anche le
occhiate che lord Sirus lanciava alla ragazzina.
Fu un
banchetto lungo e il menestrello si stava preparando per intrattenere i
padroni. Lady Lucy si alzò e ottenne il silenzio. Si volse verso lord Sirus. Abbiamo aspettato la sua presenza, lord
Sirus per dar seguito alla sfida che sir Mortenn ha lanciato a sir Cortan per
avere il comando dei soldati. Ci saranno tre disfide e chi vincerà sarà il
capitano. Volete alzarvi in piedi, duellanti? I due uomini si alzarono e si
avvicinarono al tavolo dei lord. Ecco gli
uomini che si sfideranno, domani potranno allenarsi così da essere pronti per
la gara. I due fecero un inchino e ritornarono al loro posto.
Fra i
soldati presenti c’era malumore, nessuno di loro capiva il motivo della sfida
ma quelle erano le regole ed erano sempre state rispettate.
Era molto
tardi quando tutti si ritirarono, nessuno osava lasciare il tavolo prima dei
lord. I tre lasciarono il loro posto e anche gli altri poterono ritirarsi. Lady
Lucy chiamò Aghata. Tu ragazzina ora ti
dai una ripulita e raggiungi lord Sirus nel suo alloggio. Comportati bene o
finirai di nuovo nel pozzo. La donna alzò lo sguardo e si avvide che sir
Cortan aveva sentito ogni parola, gli sorrise e se ne andò con Aghata.
Il capitano
raggiunse il suo alloggio. Ester se n’era già andata e si ritrovò da solo. Dopo
quei giorni passati in compagnia della fanciulla la solitudine gli pesava, per
la prima volta scopriva la solitudine e quanto potesse essere greve. Guardò il
fuoco, dove la ragazzina aveva dormito nelle notti precedenti ma non c’era
altro che un tappeto vecchio e la cesta della legna. Era stanco, preoccupato ma
non riusciva a dormire. Uno strano malessere gli dilaniava il cuore, il
pensiero andava a quello che stava succedendo nella camera di lord Sirus e non
lo lasciava dormire. Non si mise nemmeno a letto, rimase tutta la notte sulla
poltrona davanti al fuoco a guardare le braci che si spegnevano. Il cuore gli
doleva più della cicatrice e stringeva i pugni come a voler colpire qualcuno,
si sentiva impotente, aveva voluto proteggere la fanciulla e così facendo
l’aveva spinta nelle fauci del lupo. Era colpa sua, ancora una volta per colpa
della sua viltà una ragazza stava soffrendo. Si maledisse per non poter
intervenire.
L’alba non
era ancora spuntata ma lui già si stava allenando con la spada, doveva smaltire
il dolore, la rabbia e aveva bisogno di sfogarsi. Ester lo raggiunse per dirgli
che la colazione era pronta. La fanciulla
è tornata, sta bene, mio signore. Anche sua sorella stava bene ma quello
che aveva sopportato era stato disumano.
Scagliò il
pugnale contro la sagoma di legno e lo conficcò proprio in mezzo al petto,
pensando di colpire quella maledetta donna e porre fine al suo dolore. E poi,
cosa avrebbe fatto poi? Se lo chiese ma la risposta ancora non gli veniva.
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