AGHATA
P. TRENTASEI
La
stanchezza ebbe la meglio sui pensieri e sir Cortan si addormentò di colpo.
La luce di
un settembre ancora caldo entrò dalle finestre e un raggio di sole gli si posò
sugli occhi. Li tenne chiusi, non voleva rischiare, si alzò, raggiunse i
soldati per consumare la colazione con loro.
Non aveva
idea di cosa avrebbe dovuto fare, così iniziò ad allenarsi insieme agli altri.
Grondava sudore quando un servo lo raggiunse dicendogli che lord Sirus lo
aspettava per il pranzo.
Fece in
fretta e raggiunse il suo ospite. Fu sorpreso di vedere altri quattro lord
seduti a tavola. Salutò e prese posto di fianco al padrone di casa.
Questi sono i lord che presiedono le
riunioni più importanti, io non ne faccio parte ma ho l’onore di conoscerli
tutti e di avere il loro rispetto, così come loro hanno la mia lealtà. Signori
questi è sir Cortan, bandito dal territorio di lord Aram ed esiliato dopo aver
perso la sfida con sir Mortenn, sfida alla quale ero presente e che posso
assicurare essere truccata. Lord Sirus aspettò che si presentassero. Ho parlato loro della situazione di lord Aram e lady Lucy e di come la
situazione non sia più sotto controllo. Disse parlando a sir Cortan. Il consiglio qui presente non desidera che
la situazione degeneri ma non vuole nemmeno avviare un’azione troppo
appariscente contro di loro, sarebbe troppo inopportuno per quello che
rappresentano, capisce quello che voglio dire, sir Cortan? L’altro
ascoltava attentamente annuendo. Ora
veniamo al dunque, questo è il momento in cui vengo a riscuotere il mio
credito. Sir Cortan era in apprensione ma faceva di tutto per non darlo a
vedere, ancora non aveva capito dove volesse parare e questo lo rendeva
inquieto, sapeva che aveva un debito enorme da risarcire e sperava di essere in
grado di pagarlo senza troppa sofferenza, cominciava a credere che gli
avrebbero chiesto un grosso sacrificio.
Nella stanza
era calato il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su sir Cortan.
Il consiglio vuole che lei diventi il
lord che sostituirà lord Aram. Sir Cortan non capiva, quello che gli veniva chiesto era
impossibile, lui era un semplice pastore che aveva la stoffa del soldato, non
aveva i requisiti necessari e soprattutto non faceva parte di quelli che
potevano ricoprire quel ruolo. Ritrovò la voce. Io non capisco, conoscete molto bene le mie origini e che non potrei
mai essere riconosciuto come lord proprio di niente. Ancora frastornato
guardava quegli uomini silenziosi che lo osservavano.
Conosciamo molto bene tutti i dettagli,
e il consiglio ha trovato la soluzione. Gli rispose lord Sirus.
Si alzò il
più anziano. Sir Cortan, questo regno ha
bisogno di gente onesta e leale non di aguzzini che discreditano le nostre
leggi e le nostre usanze, nonché i nostri amati regnanti. Lei raggiungerà il
castello del principe, verrà istruito, so che sa leggere, affronterà sfide ed
esami molto difficili e, alla fine, se il principe sarà soddisfatto la nominerà
lord Cortan. Erano tutti in attesa della sua risposta. Sir Cortan non
riusciva a capacitarsi di quanto gli veniva chiesto.
E miss Aghata? Che ne sarà di lei nel
frattempo? Quanto dovrò stare lontano? E se venissero a conoscenza del piano
cosa potranno farle?
Diede voce a parecchi dubbi che aveva. Non era a lui che pensava ma alla
ragazza che aveva scoperto di amare da poco e che le era stata tolta in modo
atroce. Avrebbe preferito una disfida in campo di battaglia e non tutte quelle
sottigliezze che non gli si confacevano.
Ci vorranno almeno sei mesi, se tutto
procede come dovrebbe all’inizio della prossima primavere tutto potrà essere
concluso, naturalmente la decisione finale spetta solo al principe. Aggiunse.
Sei mesi
lontano da Aghata, non riusciva a sopportarlo. Si portò la mano al cuore e
risentì gli altri battiti, tranquilli e dolci come sempre.
La voce di
lord Sirus interruppe i suoi pensieri. Io
ho garantito per lei, sir Cortan. Gli ricordò di nuovo il suo debito.
La cicatrice
cominciò a fargli male, la tensione gli contorceva ogni nervo. Avrebbe voluto
rifiutare e tornare nella casupola a fare il pastore con Aghata, non gli
importava di diventare lord o di comandare un vasto territorio, non gli era mai
passato nella mente. Stringeva i pugni e lottava contro se stesso, contro la
sua coscienza, contro i suoi stessi princìpi. Era un uomo onesto e leale, uso a
pagare i suoi debiti, sarebbe morto da tempo senza l’intervento di lord Sirus e
non avrebbe potuto conoscere l’amore. Quello che gli veniva chiesto era un
grosso sacrificio ma sapeva che non si poteva sottrarre. Avrò miss Aghata al mio fianco quando tornerò? Che sia lord o meno non
mi importa, ma di lei sì!
Ha la nostra parola, sir Cortan. A
miss Aghata non verrà fatto alcun male e riceverà sue notizie da parte di uno
dei nostri uomini. Rimarcò
l’anziano del gruppo.
Va bene, ma non più di sei mesi o io
me ne andrò! Guardava
negli occhi lord Sirus e gli trasmetteva un muto messaggio, quella era la sua
parola, sei mesi della propria vita lontano dalla donna che amava per fare un
lavoro che non aveva mai desiderato e tutto questo per pagare il debito che
aveva nei suoi confronti, era più di quanto valesse il debito. Lord Sirus
abbassò il capo in segno di assenso, si erano capiti.
Partiremo domattina. Ora può
ritirarsi, sir Cortan.
L’uomo
salutò tutti e uscì con la morte nel cuore, non era certamente quello che si
aspettava di trovare al palazzo di lord Sirus. Cominciò a contare i giorni che
lo separavano dalla sua donna fin da quel preciso momento.
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