AGHATA
P. TRENTUNO
Il giorno
nuovo iniziò col canto del gallo. Ester e Aghata erano già sveglie e si diedero
da fare, dovevano imparare a muoversi in quel piccolo spazio. Vado a mungere le capre. Disse Ester e
li lascò soli.
Ci furono
lunghi minuti di silenzio mentre sir Cortan mangiava la sua zuppa, non portava
la benda sugli occhi dove non c’era tanta luce. I suoi lineamenti erano tesi e
la cicatrice sbiancava ancora di più mentre i pensieri affollavano la sua
mente. La fanciulla notava ogni cosa, aspettava che lui si decidesse a parlare.
Da tempo aveva capito che era di carattere chiuso e silenzioso, doveva cambiare
almeno u po’ ora che che la situazione era ben diversa da prima.
Aghata
iniziò a togliere le ciotole. La mano dell’uomo le afferrò il polso. Siediti qui vicino a me, voglio vedere il
tuo viso. Le disse sottovoce. La fanciulla rimise sul tavolo le ciotole e
si sedette di fianco a lui. Non può
ancora vedere, sir Cortan, quello che i suoi occhi e il suo viso hanno assorbito
ha bisogno di tempo per essere smaltito. Fece un attimo di pausa e poi
continuò. C’è anche la possibilità che
non migliori, o addirittura peggiori, bisognerebbe sapere cosa è stato usato
per trovare qualcosa che lo contrasti. Una smorfia contrasse il viso
dell’uomo e la cicatrice ricominciò a fargli male, anche lui lo aveva pensato
ma lo aveva subito cancellato dai suoi pensieri. Io guarirò, miss Aghata, ho un compito da assolvere anche se ancora non
lo conosco. Lord Sirus mi ha chiesto di farmi trovare pronto appena lui avrà
bisogno di me. Io sono in debito con lui e gli ho dato la mia parola. Rimase
un attimo col fiato sospeso, poi si decise. Come
ha fatto a liberarla? La ragazza sorrise e lui intravide nell’ombra il suo
bel viso. Mi ha detto tante cose nelle
notti che abbiamo passato insieme, è un uomo onesto e retto con un grande senso
del dovere e di lealtà, e questo mi ricorda anche qualcun altro. Abbiamo
parlato di lei, gli ho parlato della situazione che c’è a palazzo e in tutto il
territorio, lui mi ha detto che era al corrente di ogni cosa, non poteva
intervenire fino a che qualcuno non si fosse fatto avanti e, fin’ora non l’ha
mai fatto nessuno…tranne me. Sir Cortan aspettava di sentire il seguito ma
la fanciulla rimaneva in silenzio. Come ha
fatto a liberarla dai lord? Lei sapeva che non avrebbe mollato, ma era
conscia che non poteva ancora dirgli tutto, non era il momento. Ha riscattato il mio debito, ha fatto valere
la sua autorità, ha minacciato apertamente i lord. In poche parole se li è
fatti nemici ma lui non li teme.
Sir Cortan
era pensieroso. Era vero che lui gli aveva chiesto la fanciulla ma ora aveva il
sospetto che anche senza richiesta l’avrebbe trovata a cassetta sul carro. Era
sicuro che lord Sirus avesse dei piani che lo riguardavano, ma quello che non
capiva era cosa centrasse la ragazza. Tutto
qui, miss Aghata? La ragazza gli prese la mano e la posò sul suo cuore, per
un attimo i loro cuori si scambiarono. Presto
capiremo.
Gli rimise
la benda e lo accompagnò all’aperto, luglio era appena iniziato e bisognava
godere dei bei giorni di sole, così rari in quel posto. Lo fece accomodare su
un masso mentre lei raggiungeva Ester.
Molti
pensieri frullavano nella testa di ognuno di loro, soltanto il tempo avrebbe
dato delle risposte.
I giorni
successivi furono pressochè uguali, il cibo sano l’aria aperta e la serenità
che si respirava in quella piccola casa iniziarono ad avere i primi benefici
sul corpo dell’uomo.
Ora
camminava da solo con il cane dei vicini che gli saltellava intorno. Gli occhi
ancora non rispondevano alle cure delle donne ma le forze iniziavano a
ritornare, presto avrebbe ricominciato ad allenarsi con la spada. Al pensiero
della spada e del duello che aveva perso sentì una stretta al cuore. Avrebbe
dato dieci anni di vita per conoscere i piani di lady Lucy. Nessuna notizia
arrivava fin lì e lui teneva per sé i suoi dubbi e le sue domande, doveva
ritornare l’uomo che era stato e aspettare di sapere cosa lord Sirus gli
avrebbe chiesto. Aveva il sospetto che la fanciulla conoscesse più di quanto
gli aveva detto ma per il momento non avrebbe insistito. Sentiva la sua
presenza ovunque e se stava lontana troppo a lungo gli sembrava di faticare a
respirare. Allontanò quei pensieri e riprese a camminare, la benda non l’aveva
ancora tolta e questo lo innervosiva parecchio.
A palazzo
alcune cose erano cambiate. Erano passate tre settimane e il nuovo capitano era
ben diverso dall’uomo che aveva sostituito. C’era più lassismo, i soldati erano
malcontenti e le punizioni avevano cominciato a fioccare. Nelle gabbie dei
sotterranei c’erano già tre uomini e una donna e il personale di ogni grado
rumoreggiava parecchio per questa situazione senza avere il coraggio di
protestare.
La tresca
fra lady Lucy e sir Forsal andava avanti con sommo piacere di entrambi. Erano
sdraiati sul letto di lei, in pieno pomeriggio assolato, le pesanti tende
coprivano le finestre ma il caldo entrava lo stesso e loro erano sudati.
Bevevano un boccale di vino, sdraiati sul letto con la schiena poggiata ai
cuscini.
Quanto ancora dovrò aspettare? Le disse l’uomo. Lei gli sorrise. Ancora qualche settimana, lascia che mio
marito continui così e si suiciderà da solo.
Era la festa
di metà estate e la tradizione voleva che ci fosse un grande banchetto
all’aperto, i lunghi tavoli erano pronti, la carne arrostiva sulla brace, le
botti di vino erano state aperte. I lord presero posto al centro e due lunghe
tavolavate si snodavano ai lati. Il viso di lord Aram era truce, il capitano lo
raggiunse e si sedette accanto al suo padrone. Lady Lucy sorrideva a tutti,
fino a quel momento tutto era andato a meraviglia, con la perseveranza e con la
pazienza stava cominciando a vedere il traguardo.
Lord Aram
beveva troppo in quei giorni, qualcosa lo angustiava. Si rivolse a sua moglie
seduta accanto a lui. Era piuttosto alticcio e la sua voce fu udita da tutti i
presenti. Voglio che torni sir Cortan! Tu
mi devi aiutare, gli daremo la grazia e riprenderà il suo posto.
Calò il
silenzio, la rabbia stringeva le viscere a sir Mortenn. Lady Lucy prese la mano
di suo marito, lo guardò negli occhi e lo fulminò con lo sguardo. Mai! gli rispose a labbra strette.
I servi
continuarono a servire portate di carne e di vino, tutti erano allegri tranne i
commensali a capo delle tavole.
Illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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