venerdì 11 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTUNO





Il giorno nuovo iniziò col canto del gallo. Ester e Aghata erano già sveglie e si diedero da fare, dovevano imparare a muoversi in quel piccolo spazio. Vado a mungere le capre. Disse Ester e li lascò soli.
Ci furono lunghi minuti di silenzio mentre sir Cortan mangiava la sua zuppa, non portava la benda sugli occhi dove non c’era tanta luce. I suoi lineamenti erano tesi e la cicatrice sbiancava ancora di più mentre i pensieri affollavano la sua mente. La fanciulla notava ogni cosa, aspettava che lui si decidesse a parlare. Da tempo aveva capito che era di carattere chiuso e silenzioso, doveva cambiare almeno u po’ ora che che la situazione era ben diversa da prima.
Aghata iniziò a togliere le ciotole. La mano dell’uomo le afferrò il polso. Siediti qui vicino a me, voglio vedere il tuo viso. Le disse sottovoce. La fanciulla rimise sul tavolo le ciotole e si sedette di fianco a lui. Non può ancora vedere, sir Cortan, quello che i suoi occhi e il suo viso hanno assorbito ha bisogno di tempo per essere smaltito. Fece un attimo di pausa e poi continuò. C’è anche la possibilità che non migliori, o addirittura peggiori, bisognerebbe sapere cosa è stato usato per trovare qualcosa che lo contrasti. Una smorfia contrasse il viso dell’uomo e la cicatrice ricominciò a fargli male, anche lui lo aveva pensato ma lo aveva subito cancellato dai suoi pensieri. Io guarirò, miss Aghata, ho un compito da assolvere anche se ancora non lo conosco. Lord Sirus mi ha chiesto di farmi trovare pronto appena lui avrà bisogno di me. Io sono in debito con lui e gli ho dato la mia parola. Rimase un attimo col fiato sospeso, poi si decise. Come ha fatto a liberarla? La ragazza sorrise e lui intravide nell’ombra il suo bel viso. Mi ha detto tante cose nelle notti che abbiamo passato insieme, è un uomo onesto e retto con un grande senso del dovere e di lealtà, e questo mi ricorda anche qualcun altro. Abbiamo parlato di lei, gli ho parlato della situazione che c’è a palazzo e in tutto il territorio, lui mi ha detto che era al corrente di ogni cosa, non poteva intervenire fino a che qualcuno non si fosse fatto avanti e, fin’ora non l’ha mai fatto nessuno…tranne me. Sir Cortan aspettava di sentire il seguito ma la fanciulla rimaneva in silenzio. Come ha fatto a liberarla dai lord? Lei sapeva che non avrebbe mollato, ma era conscia che non poteva ancora dirgli tutto, non era il momento. Ha riscattato il mio debito, ha fatto valere la sua autorità, ha minacciato apertamente i lord. In poche parole se li è fatti nemici ma lui non li teme.
Sir Cortan era pensieroso. Era vero che lui gli aveva chiesto la fanciulla ma ora aveva il sospetto che anche senza richiesta l’avrebbe trovata a cassetta sul carro. Era sicuro che lord Sirus avesse dei piani che lo riguardavano, ma quello che non capiva era cosa centrasse la ragazza. Tutto qui, miss Aghata? La ragazza gli prese la mano e la posò sul suo cuore, per un attimo i loro cuori si scambiarono. Presto capiremo.
Gli rimise la benda e lo accompagnò all’aperto, luglio era appena iniziato e bisognava godere dei bei giorni di sole, così rari in quel posto. Lo fece accomodare su un masso mentre lei raggiungeva Ester.
Molti pensieri frullavano nella testa di ognuno di loro, soltanto il tempo avrebbe dato delle risposte.
I giorni successivi furono pressochè uguali, il cibo sano l’aria aperta e la serenità che si respirava in quella piccola casa iniziarono ad avere i primi benefici sul corpo dell’uomo.
Ora camminava da solo con il cane dei vicini che gli saltellava intorno. Gli occhi ancora non rispondevano alle cure delle donne ma le forze iniziavano a ritornare, presto avrebbe ricominciato ad allenarsi con la spada. Al pensiero della spada e del duello che aveva perso sentì una stretta al cuore. Avrebbe dato dieci anni di vita per conoscere i piani di lady Lucy. Nessuna notizia arrivava fin lì e lui teneva per sé i suoi dubbi e le sue domande, doveva ritornare l’uomo che era stato e aspettare di sapere cosa lord Sirus gli avrebbe chiesto. Aveva il sospetto che la fanciulla conoscesse più di quanto gli aveva detto ma per il momento non avrebbe insistito. Sentiva la sua presenza ovunque e se stava lontana troppo a lungo gli sembrava di faticare a respirare. Allontanò quei pensieri e riprese a camminare, la benda non l’aveva ancora tolta e questo lo innervosiva parecchio.
A palazzo alcune cose erano cambiate. Erano passate tre settimane e il nuovo capitano era ben diverso dall’uomo che aveva sostituito. C’era più lassismo, i soldati erano malcontenti e le punizioni avevano cominciato a fioccare. Nelle gabbie dei sotterranei c’erano già tre uomini e una donna e il personale di ogni grado rumoreggiava parecchio per questa situazione senza avere il coraggio di protestare.
La tresca fra lady Lucy e sir Forsal andava avanti con sommo piacere di entrambi. Erano sdraiati sul letto di lei, in pieno pomeriggio assolato, le pesanti tende coprivano le finestre ma il caldo entrava lo stesso e loro erano sudati. Bevevano un boccale di vino, sdraiati sul letto con la schiena poggiata ai cuscini.
Quanto ancora dovrò aspettare? Le disse l’uomo. Lei gli sorrise. Ancora qualche settimana, lascia che mio marito continui così e si suiciderà da solo.
Era la festa di metà estate e la tradizione voleva che ci fosse un grande banchetto all’aperto, i lunghi tavoli erano pronti, la carne arrostiva sulla brace, le botti di vino erano state aperte. I lord presero posto al centro e due lunghe tavolavate si snodavano ai lati. Il viso di lord Aram era truce, il capitano lo raggiunse e si sedette accanto al suo padrone. Lady Lucy sorrideva a tutti, fino a quel momento tutto era andato a meraviglia, con la perseveranza e con la pazienza stava cominciando a vedere il traguardo.
Lord Aram beveva troppo in quei giorni, qualcosa lo angustiava. Si rivolse a sua moglie seduta accanto a lui. Era piuttosto alticcio e la sua voce fu udita da tutti i presenti. Voglio che torni sir Cortan! Tu mi devi aiutare, gli daremo la grazia e riprenderà il suo posto.
Calò il silenzio, la rabbia stringeva le viscere a sir Mortenn. Lady Lucy prese la mano di suo marito, lo guardò negli occhi e lo fulminò con lo sguardo. Mai! gli rispose a labbra strette.
I servi continuarono a servire portate di carne e di vino, tutti erano allegri tranne i commensali a capo delle tavole.


Illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti



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