AGHATA
P. TRENTANOVE
Le voci
dell’arrivo dei delegati del principe si erano diffuse rapidamente. Le stanze
erano state preparate e le cameriere da destinare al loro servizio erano state
scelte dalla governante con estrema attenzione.
Arrivarono a
palazzo il venti settembre sotto un acquazzone terribile. Erano in quattro,
come si aspettavano, e vennero fatti subito accomodare nei loro alloggi.
Avrebbero
cenato con i lord per metterli al corrente di quello che intendevano fare per
poi iniziare subito il loro compito.
La cena era
solo per loro sei. Lord Aram era piuttosto stralunato ma riusciva a mantenersi
eretto e a fare qualche discorso, lady Lucy interveniva spesso e faceva molto
bene la parte della moglie devota e preoccupata.
Domani inizieremo il nostro lavoro,
mentre il delegato più anziano andrà a controllare i registri dal vostro
scrivano, noi controlleremo il palazzo, ultimamente si sono verificati dei
crolli in vari palazzi e il principe non vuole che si ripeta, per questo siamo
qui. Dopo andremo anche in altri luoghi. Vi dico questo perché non voglio che
pensiate che sarete gli unici ad essere sotto osservazione. Ora ci ritiriamo e
vi ringraziamo per l’ottima accoglienza, anche le stanze che ci avete riservato
sono di nostro gradimento, ne terremo conto nel nostro resoconto finale. Salutarono di nuovo e se ne andarono.
Lord Aram si
rivolse a sua moglie. Mia cara, perché
sono qui? La donna lo guardò e addolcì lo sguardo. Fanno solo dei controlli, non ti devi dare pena, se ne andranno presto,
lo sai bene che abbiamo tutto a posto. Chiamò la cameriera e lo fece
accompagnare nelle sue stanze.
Lei rimase
seduta a pensare. Non aveva creduto nemmeno ad una parola di quello che avevano
detto quegli uomini, la sua frustrazione cresceva ogni giorno di più, sapeva
che non poteva esporsi con la delegazione, erano mandati dal principe ed erano
intoccabili, doveva fare in modo che se ne andassero al più presto. Ma cosa
volevano veramente? Cosa cercavano? Qualcuno aveva parlato con i lord? Il suo
sospetto si ingigantiva e avrebbe voluto frustare qualcuno per farlo parlare e
lo avrebbe fatto, oh se lo avrebbe fatto! Non appena quelli se ne fossero
andati. Si ricompose, doveva fare buon viso e lo avrebbe fatto, nessuno poteva
distoglierla da quello che voleva, nessuno!
Al castello
del principe sir Cortan non riusciva ad adattarsi. Non capiva cosa volessero da
lui, aveva il sospetto che lo volessero lontano dal territorio di lord Aram e
nient’altro. Passava le giornate parlando con persone sconosciute di vari
argomenti. Era ricorrente che gli chiedessero cosa pensasse di varie situazioni,
come si sarebbe comportato in talune circostanze, come avrebbe deciso varie
dispute, si sentiva ogni giorno sotto esame. L’unico beneficio era che il tempo
trascorreva e i sei mesi sarebbero finiti. Era trattato come un ospite di
riguardo, non gli mancava nulla ma gli mancava tutto. Quando si sdraiava la sua
mano correva al petto ad ascoltare il battito dell’altro cuore e, finchè lo
avesse sentito battere sereno lui avrebbe mantenuto la parola e continuato il
suo compito.
Aveva
chiesto di potersi allenare per mantenersi in forma anche fisicamente, tutte
quelle chiacchiere lo stordivano, lui era un uomo d’azione e sapeva bene che
non era fatto per sottili giochi di potere, anche se fino a quel momento
nessuno gli aveva chiesto di fare o dire qualcosa che non fosse quello che lui
voleva.
C’erano
molte belle fanciulle e, come succedeva nel palazzo di lord Aram anche qui
c’erano vari amoreggiamenti, qualcuna aveva provato a farsi avanti, a fargli
capire la disponibilità ma lui aveva sempre rifiutato con garbo, nessuna
avrebbe preso nemmeno per un istante il posto di Aghata, la sua dolce ragazza.
Ogni volta che la pensava la sua cicatrice gli doleva, avrebbe voluto sentire
le sue labbra mentre baciavano quel segno che tanto lo aveva condizionato, si
chiedeva spesso cosa amasse di lui quella splendida fanciulla, forse lei vedeva
qualcosa che lui non riusciva a trovare, ma non gli importava, gli importava
solo che la primavera arrivasse in fretta per andare a riprendersela.
Venne
raggiunto da un paggio del principe. Sir
Cortan, Sua Altezza domani parte per la residenza invernale per alcune
settimane e chiede la sua compagnia, si faccia trovare pronto.
Mentre sir
Cortan, senza nemmeno rendersene conto imparava dettagli che fino a quel
momento lo avevano solo sfiorato Aghata trascorreva il suo tempo in solitudine.
Sara era
stata felice di rivederla, avrebbe voluto chiederle di lei ma la governante era
stata categorica: nessuna di loro doveva fare amicizia con Aghata, per questo
passavano poco tempo insieme e la serva era felice di vedere che la sua amica
stava bene.
Aghata
passava il suo tempo nella stanza delle cameriere personali della lady, non
faceva null’altro che stare seduta, questo la intristiva ma non poteva farci
niente. Nessuna osava fare domande, tutte avevano visto come la loro padrona si
era incattivita negli ultimi tempi e non avevano nessuna intenzione di
incorrere nella sua ira che ben conoscevano.
I delegati
del principe avevano iniziato i loro compiti. Erano lì già da dieci giorni e,
tranne che formali saluti ai padroni di casa non si mischiavano con nessuno.
Lady Lucy aveva provato velatamente a conquistare la loro fiducia o interrogare
qualcuno già sentito da loro, ma aveva trovato un muro di omertà.
Mantenere la
calma, per lady Lucy diventava sempre più difficile.
illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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