AGHATA
P. TRENTA
Sir Cortan
si rimise sdraiato, le forze ancora non era tornate e la febbre lo aveva
indebolito ancora di più, il viaggio che doveva intraprendere era lungo e
faticoso ma il solo pensiero di avere al suo fianco la fanciulla gli aveva
alleggerito il cuore.
Era
cosciente che in qualsiasi momento lord Sirus poteva pretendere il pagamento
del suo debito e, da uomo onesto e di parola quale lui era sapeva che non
avrebbe esitato a rispondere alla chiamata.
Chiuse gli
occhi e cercò di riposare, si portò la mano sul petto nella speranza di sentire
ancora l’altro cuore, un gesto che sarebbe diventato un’abitudine senza che lui
nemmeno se ne rendesse conto.
Anche Ester
riposava sulla poltrona, pur non sapendo cosa le avrebbe riservato il futuro
era felice di andarsene da lì, e soprattutto era felice che anche la ragazza
andasse con loro. Sorrise in silenzio: quanto le sarebbe piaciuto vedere la
faccia di lady Lucy alla notizia che miss Aghata se ne era andata con sir
Cortan. La stanchezza ebbe il sopravvento anche su di lei e si addormentò.
L’alba non
era ancora sorta quando bussarono alla porta. Entrarono tre soldati della
scorta di lord Sirus e chiesero di prepararsi per la partenza. Tutto era pronto,
non c’erano molte cose da prendere, ogni arma, ogni oggetto apparteneva al
palazzo e loro dovevano andarsene quasi con niente. La luna, con il suo piccolo
spicchio circondato di stelle li aspettava per accompagnarli per un pezzo di
strada.
Sir Cortan,
sorretto da un soldato fu aiutato a salire sul carro. A cassetta sedeva la
fanciulla e vi prese posto anche Ester. I soldati li affiancarono e li
scortarono per un pezzo di strada.
Pranzarono
con quello che trovarono in una cesta, i soldati salutarono e tornarono
indietro, ora dovevano proseguire da soli.
Le due donne
non si erano ancora scambiate nemmeno una parola.
Sir Cortan
osservava la fanciulla ma il suo viso era la solita maschera di serenità, che
lui più che vedere poteva intuire e si chiese come avesse fatto a sopportare
tutto quello che le era successo e come lord Sirus l’avesse sottratta alle mani
di lady Lucy.
Al calare
delle tenebre si accamparono mangiando un pasto frugale, si accomodarono sul
carro e il mattino dopo ripresero il viaggio. Arrivarono a destinazione che la
sera era calata da un pezzo e l’umidità aveva bagnato le loro vesti.
Il villaggio
era silenzioso ma loro erano stati uditi. Il capo clan uscì dalla sua casupola
e andò loro incontro. Lesse il messaggio che gli fu consegnato e li accompagnò
nella loro dimora. Accampatevi per quanto
potete, domattina verrò con alcuni uomini ad aiutarvi a sistemare, non eravate
attesi ma siete i benvenuti. Lanciò uno sguardo furtivo all’uomo che aveva
una benda attorno alla testa ma non fece una parola.
Io tre erano
talmente stanchi del viaggio che presero alcune coperte e si sistemarono sotto
il piccolo portico vicino al recinto dove alcune pecore e capre stavano
dormento.
I tre nuovi
arrivati si erano svegliati al levar del sole, il gallo aveva già cantato la
sua sveglia e gli animali nel recinto reclamavano attenzione. Cinque uomini e
tre donne arrivarono carichi di suppellettili, di cibo e di vestiti.
Ben arrivati. Io sono Arthur il capo
di questo insediamento, siamo qui per darvi una mano, la casa è disabitata da
tempo. Fecero le
presentazioni e senza altri indugi iniziarono i lavori, nessuno si risparmiava,
soltanto sir Cortan rimaneva seduto ascoltando tutti i rumori intorno a lui.
Arthur gli
si sedette al fianco. Ho ricevuto ordine
di avere buona cura di voi e di aiutarvi ad inserirvi nella comunità,
soprattutto dobbiamo fare in modo che lei torni quanto prima in forze, perché
dovrà riuscire di nuovo a usare questa. E gli consegnò una nuova e
fiammeggiante spada. Chieda ciò di cui ha
bisogno e noi faremo di tutto per soddisfarla. Sir Cortan passava la mano
dall’elsa alla lama sentendo quanto era splendida quell’arma. La ringrazio, sono in debito anche con tutti
voi, non so quante vite mi ci vorranno per ripagare tutti quelli che mi stanno
aiutando, farò ogni sforzo per riprendermi al più presto e per rendermi utile.
Si abbassò la benda ma riuscì a vedere soltanto i contorni del viso e della
barba dell’uomo che aveva di fronte. Mi
riprenderò, giuro che non lascerò niente di intentato. Si rimise la benda e
si alzò appoggiandosi alla spada puntata in terra ma dovette risedersi subito
perché le forze, più che aumentate sembravano diminuite.
Mangiarono
tutti insieme e dopo alcune ore tutto era sistemato. Ester prese il braccio del
suo padrone e lo accompagnò dentro casa. Mio
signore, abbiamo una bella casa, degli animali e un piccolo pezzo di terra, un
pozzo con l’acqua e siamo vivi e lontani dai lord. Possiamo ricominciare una
nuova vita.
Sir Cortan
si guardava intorno, si tolse la benda ora che c’era poca luce. La nuova vita inizierà quando io sarò
tornato quello di prima, per il momento sono solo un peso per voi. Dov’è miss
Aghata?
La ragazza
si era ritirata nel suo angolo, vi aveva sistemato un pagliericcio e una tenda
a separare quello spazio dal resto della stanza. Sono qui, sir Cortan.
L’uomo volse
il viso verso il suono della voce. Domani
mi racconterai come è potuto succedere che lord Sirus ti abbia strappata a lady
Lucy. Ora riposiamo, ne abbiamo tutti bisogno.
Ester lo
accompagnò al suo giaciglio e raggiunse il suo piccolo angolo, domani sarebbe
stato un altro giorno, un nuovo inizio di un futuro che non poteva dirsi certo
e luminoso per nessuno.
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