giovedì 10 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTA






Sir Cortan si rimise sdraiato, le forze ancora non era tornate e la febbre lo aveva indebolito ancora di più, il viaggio che doveva intraprendere era lungo e faticoso ma il solo pensiero di avere al suo fianco la fanciulla gli aveva alleggerito il cuore.
Era cosciente che in qualsiasi momento lord Sirus poteva pretendere il pagamento del suo debito e, da uomo onesto e di parola quale lui era sapeva che non avrebbe esitato a rispondere alla chiamata.
Chiuse gli occhi e cercò di riposare, si portò la mano sul petto nella speranza di sentire ancora l’altro cuore, un gesto che sarebbe diventato un’abitudine senza che lui nemmeno se ne rendesse conto.
Anche Ester riposava sulla poltrona, pur non sapendo cosa le avrebbe riservato il futuro era felice di andarsene da lì, e soprattutto era felice che anche la ragazza andasse con loro. Sorrise in silenzio: quanto le sarebbe piaciuto vedere la faccia di lady Lucy alla notizia che miss Aghata se ne era andata con sir Cortan. La stanchezza ebbe il sopravvento anche su di lei e si addormentò.
L’alba non era ancora sorta quando bussarono alla porta. Entrarono tre soldati della scorta di lord Sirus e chiesero di prepararsi per la partenza. Tutto era pronto, non c’erano molte cose da prendere, ogni arma, ogni oggetto apparteneva al palazzo e loro dovevano andarsene quasi con niente. La luna, con il suo piccolo spicchio circondato di stelle li aspettava per accompagnarli per un pezzo di strada.
Sir Cortan, sorretto da un soldato fu aiutato a salire sul carro. A cassetta sedeva la fanciulla e vi prese posto anche Ester. I soldati li affiancarono e li scortarono per un pezzo di strada.
Pranzarono con quello che trovarono in una cesta, i soldati salutarono e tornarono indietro, ora dovevano proseguire da soli.
Le due donne non si erano ancora scambiate nemmeno una parola.
Sir Cortan osservava la fanciulla ma il suo viso era la solita maschera di serenità, che lui più che vedere poteva intuire e si chiese come avesse fatto a sopportare tutto quello che le era successo e come lord Sirus l’avesse sottratta alle mani di lady Lucy.
Al calare delle tenebre si accamparono mangiando un pasto frugale, si accomodarono sul carro e il mattino dopo ripresero il viaggio. Arrivarono a destinazione che la sera era calata da un pezzo e l’umidità aveva bagnato le loro vesti.
Il villaggio era silenzioso ma loro erano stati uditi. Il capo clan uscì dalla sua casupola e andò loro incontro. Lesse il messaggio che gli fu consegnato e li accompagnò nella loro dimora. Accampatevi per quanto potete, domattina verrò con alcuni uomini ad aiutarvi a sistemare, non eravate attesi ma siete i benvenuti. Lanciò uno sguardo furtivo all’uomo che aveva una benda attorno alla testa ma non fece una parola.
Io tre erano talmente stanchi del viaggio che presero alcune coperte e si sistemarono sotto il piccolo portico vicino al recinto dove alcune pecore e capre stavano dormento.
I tre nuovi arrivati si erano svegliati al levar del sole, il gallo aveva già cantato la sua sveglia e gli animali nel recinto reclamavano attenzione. Cinque uomini e tre donne arrivarono carichi di suppellettili, di cibo e di vestiti.
Ben arrivati. Io sono Arthur il capo di questo insediamento, siamo qui per darvi una mano, la casa è disabitata da tempo. Fecero le presentazioni e senza altri indugi iniziarono i lavori, nessuno si risparmiava, soltanto sir Cortan rimaneva seduto ascoltando tutti i rumori intorno a lui.
Arthur gli si sedette al fianco. Ho ricevuto ordine di avere buona cura di voi e di aiutarvi ad inserirvi nella comunità, soprattutto dobbiamo fare in modo che lei torni quanto prima in forze, perché dovrà riuscire di nuovo a usare questa. E gli consegnò una nuova e fiammeggiante spada. Chieda ciò di cui ha bisogno e noi faremo di tutto per soddisfarla. Sir Cortan passava la mano dall’elsa alla lama sentendo quanto era splendida quell’arma. La ringrazio, sono in debito anche con tutti voi, non so quante vite mi ci vorranno per ripagare tutti quelli che mi stanno aiutando, farò ogni sforzo per riprendermi al più presto e per rendermi utile. Si abbassò la benda ma riuscì a vedere soltanto i contorni del viso e della barba dell’uomo che aveva di fronte. Mi riprenderò, giuro che non lascerò niente di intentato. Si rimise la benda e si alzò appoggiandosi alla spada puntata in terra ma dovette risedersi subito perché le forze, più che aumentate sembravano diminuite.
Mangiarono tutti insieme e dopo alcune ore tutto era sistemato. Ester prese il braccio del suo padrone e lo accompagnò dentro casa. Mio signore, abbiamo una bella casa, degli animali e un piccolo pezzo di terra, un pozzo con l’acqua e siamo vivi e lontani dai lord. Possiamo ricominciare una nuova vita.
Sir Cortan si guardava intorno, si tolse la benda ora che c’era poca luce. La nuova vita inizierà quando io sarò tornato quello di prima, per il momento sono solo un peso per voi. Dov’è miss Aghata?
La ragazza si era ritirata nel suo angolo, vi aveva sistemato un pagliericcio e una tenda a separare quello spazio dal resto della stanza. Sono qui, sir Cortan.
L’uomo volse il viso verso il suono della voce. Domani mi racconterai come è potuto succedere che lord Sirus ti abbia strappata a lady Lucy. Ora riposiamo, ne abbiamo tutti bisogno.
Ester lo accompagnò al suo giaciglio e raggiunse il suo piccolo angolo, domani sarebbe stato un altro giorno, un nuovo inizio di un futuro che non poteva dirsi certo e luminoso per nessuno.

illustrazione di Donatella CAsiraghi - diritti e proprietà riservai di Milena Ziletti

Nessun commento:

Posta un commento