martedì 15 gennaio 2019

AGHATA


AGHATA

P. TRENTAQUATTRO






I giorni successivi furono di intensa passione, di allenamento e di una felicità che tutti avevano notato. Ester era felice, finalmente vedeva il suo padrone sorridente, sciogliersi nei sentimenti. Due settimane volarono come sospese fra cielo e terra, i due innamorati vivevano di vita propria. Perfino gli occhi dell’uomo miglioravano più in fretta.
Erano a tavola, per colazione. Ester aveva forti dolori e non poteva muoversi dal suo giaciglio. Sir Cortan aveva un allenamento con la spada con alcuni giovani del villaggio, una dimostrazione della sua abilità. Aghata lasciò che l’uomo uscisse e controllò Ester. Non stai ancora bene, vado io oggi insieme alle altre donne a raccogliere le patate e un po’ di legna. Ci vediamo stasera. Salutò la donna, prese la sacca con il cibo e corse per raggiungere le altre donne.
Le giornate avevano cominciato ad accorciarsi. Sir Cortan rientrò col sorriso sulle labbra e quando vide quel forestiero seduto, istintivamente sguainò la spada.
Chi è lei? Che ci fa in casa mia? Lo sguardo truce dell’uomo metteva paura.
Sono sir Gottard, uomo di fiducia di lord Sirus, inviato da lui per la vostra sicurezza e per comunicargli i vostri progressi. Si sieda sir Cortan, le devo parlare.
Lo sguardo del padrone di casa saettava in ogni direzione. Dov’era Aghata? Non era mai successo di non trovarla in casa.
Quello che le devo dire non le piacerà, mi deve promettere che rimarrà calmo. Gli disse il nuovo venuto.
Queste parole agitarono ancora di più sir Cortan che aspettava di conoscere quello che l’altro aveva da dirgli.
Questa mattina hanno rapito miss Aghata. Non fece in tempo a finire la frase che sir Cortan scatto in piedi facendo cadere la sedia. Nell’altra stanza l’urlo di Ester rimbombò fra le pareti. Sguainò la spada e la puntò alla gola del mal capitato. E me lo dice ora? E lei sarebbe stato mandato per la nostra sicurezza? Io l’ammazzo subito!
Ester comparve zoppicando. Lo lasci parlare, padrone.
E’ proprio per la sua sicurezza che non gliel’ho detto. Non succederà niente a miss Aghata, è lei che vogliono. Sapevano che li avrebbe inseguiti ed erano pronti ad arrestarla per portarla a palazzo, finchè lei non verrà consegnato miss Aghata non corre pericoli. Sir Gottard ansimava, non era facile parlare con la lama alla gola.
Lady Lucy? Bisbigliò guardando negli occhi l’uomo che aveva sotto tiro. E quello fece di sì con la testa.
Lo sapevo che non si sarebbe arresa, cosa vuole ora da me? Sono lontano dal suo territorio e non posso nuocerle in nessun modo. Che odio ha nel cuore quella maledetta donna? Così dicendo portò la sua mano al cuore.
Le cose non vanno molto bene a palazzo, lord Aram non si alza dal letto da tempo e lady Lucy dirige ogni cosa aiutata dal capitano Mortenn e dal capo delle sue guardie del corpo, sir Forsal. C’è un malcontento generale e i soldati rimpiangono il loro vecchio capitano. Lady Lucy ha il terrore che lei possa arrivare a palazzo e stravolgere quelli che sono i suoi piani. Lord Sirus sa ogni cosa ma non può ancora procedere, non fino a quando lei non si sarà ripreso del tutto. Gli disse il suo ospite.
Io sono pronto, rivoglio la mia donna, non mi serve altro! Urlò sir Cortan.
Lord Sirus le manda a dire che presto verrà a chiedere il pagamento del suo debito e che per il momento non si deve muovere da qui, per quello che succede a palazzo ci pensa lui e le garantisce che niente di male succederà a miss Aghata. Gli confermò.
Voi non conoscete la perfidia di quella donna, è capace di tutto pur di ottenere quello che vuole e non ha cuore. Ancora una volta la sua mano si posò sul petto.
Anche voi non conoscete lord Sirus, se vi fa una promessa è perché la può mantenere. Ora io devo tornare a riferire ogni cosa, più rimango qui e più tempo miss Aghata passerà nelle mani di lady Lucy ma non posso andarmene se lei non mi promette che rimarrà qui ad aspettare il mio ritorno o un altro messaggero di lord Sirus. Devo avere la sua parola, so che mi posso fidare. Disse a bassa voce.
Il cuore di sir Cortan era lacerato dal dolore, la cicatrice gli doleva come mai gli era capitato, le sue mani tenevano l’elsa della spada e avrebbe affrontato tutto l’esercito di quella donna. Gli dia la sua parola, padrone o non la rivedremo più! Si intromise Ester.
Con una fatica immensa rinfoderò la spada e fissò negli occhi l’uomo che aveva davanti. Ha la mia parola, sir Gottard ma non la mia pazienza. Non intendo aspettare a lungo.
Allora posso mettermi in viaggio. Le assicuro che andrà tutto bene. E uscì volando prima che l’altro ci ripensasse.
Gli zoccoli del cavallo a galoppo si persero nella sera. Sir Cortan ed Ester rimasero in silenzio, senza la fanciulla quella casa aveva perso la sua anima.
Tornerà, padrone, tornerà. Ma nel cuore di entrambi il dubbio aveva lasciato il segno.

illustrazione di Donatella Casiraghi - diritti e proprietà di Milena Ziletti

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