AGHATA
P. TRENTAQUATTRO
I giorni
successivi furono di intensa passione, di allenamento e di una felicità che
tutti avevano notato. Ester era felice, finalmente vedeva il suo padrone
sorridente, sciogliersi nei sentimenti. Due settimane volarono come sospese fra
cielo e terra, i due innamorati vivevano di vita propria. Perfino gli occhi
dell’uomo miglioravano più in fretta.
Erano a
tavola, per colazione. Ester aveva forti dolori e non poteva muoversi dal suo
giaciglio. Sir Cortan aveva un allenamento con la spada con alcuni giovani del
villaggio, una dimostrazione della sua abilità. Aghata lasciò che l’uomo
uscisse e controllò Ester. Non stai
ancora bene, vado io oggi insieme alle altre donne a raccogliere le patate e un
po’ di legna. Ci vediamo stasera. Salutò la donna, prese la sacca con il
cibo e corse per raggiungere le altre donne.
Le giornate
avevano cominciato ad accorciarsi. Sir Cortan rientrò col sorriso sulle labbra
e quando vide quel forestiero seduto, istintivamente sguainò la spada.
Chi è lei? Che ci fa in casa mia? Lo sguardo truce dell’uomo metteva
paura.
Sono sir Gottard, uomo di fiducia di
lord Sirus, inviato da lui per la vostra sicurezza e per comunicargli i vostri
progressi. Si sieda sir Cortan, le devo parlare.
Lo sguardo
del padrone di casa saettava in ogni direzione. Dov’era Aghata? Non era mai
successo di non trovarla in casa.
Quello che le devo dire non le
piacerà, mi deve promettere che rimarrà calmo. Gli disse il nuovo venuto.
Queste
parole agitarono ancora di più sir Cortan che aspettava di conoscere quello che
l’altro aveva da dirgli.
Questa mattina hanno rapito miss
Aghata. Non fece in
tempo a finire la frase che sir Cortan scatto in piedi facendo cadere la sedia.
Nell’altra stanza l’urlo di Ester rimbombò fra le pareti. Sguainò la spada e la
puntò alla gola del mal capitato. E me lo
dice ora? E lei sarebbe stato mandato per la nostra sicurezza? Io l’ammazzo
subito!
Ester
comparve zoppicando. Lo lasci parlare,
padrone.
E’ proprio per la sua sicurezza che
non gliel’ho detto. Non succederà niente a miss Aghata, è lei che vogliono.
Sapevano che li avrebbe inseguiti ed erano pronti ad arrestarla per portarla a
palazzo, finchè lei non verrà consegnato miss Aghata non corre pericoli. Sir Gottard ansimava, non era facile
parlare con la lama alla gola.
Lady Lucy? Bisbigliò guardando negli occhi
l’uomo che aveva sotto tiro. E quello fece di sì con la testa.
Lo sapevo che non si sarebbe arresa,
cosa vuole ora da me? Sono lontano dal suo territorio e non posso nuocerle in
nessun modo. Che odio ha nel cuore quella maledetta donna? Così dicendo portò la sua mano al
cuore.
Le cose non vanno molto bene a
palazzo, lord Aram non si alza dal letto da tempo e lady Lucy dirige ogni cosa
aiutata dal capitano Mortenn e dal capo delle sue guardie del corpo, sir
Forsal. C’è un malcontento generale e i soldati rimpiangono il loro vecchio
capitano. Lady Lucy ha il terrore che lei possa arrivare a palazzo e
stravolgere quelli che sono i suoi piani. Lord Sirus sa ogni cosa ma non può
ancora procedere, non fino a quando lei non si sarà ripreso del tutto. Gli disse il suo ospite.
Io sono pronto, rivoglio la mia
donna, non mi serve altro! Urlò sir Cortan.
Lord Sirus le manda a dire che presto
verrà a chiedere il pagamento del suo debito e che per il momento non si deve
muovere da qui, per quello che succede a palazzo ci pensa lui e le garantisce
che niente di male succederà a miss Aghata. Gli confermò.
Voi non conoscete la perfidia di
quella donna, è capace di tutto pur di ottenere quello che vuole e non ha
cuore. Ancora una
volta la sua mano si posò sul petto.
Anche voi non conoscete lord Sirus,
se vi fa una promessa è perché la può mantenere. Ora io devo tornare a riferire
ogni cosa, più rimango qui e più tempo miss Aghata passerà nelle mani di lady
Lucy ma non posso andarmene se lei non mi promette che rimarrà qui ad aspettare
il mio ritorno o un altro messaggero di lord Sirus. Devo avere la sua parola,
so che mi posso fidare. Disse a bassa voce.
Il cuore di
sir Cortan era lacerato dal dolore, la cicatrice gli doleva come mai gli era capitato,
le sue mani tenevano l’elsa della spada e avrebbe affrontato tutto l’esercito
di quella donna. Gli dia la sua parola,
padrone o non la rivedremo più! Si intromise Ester.
Con una
fatica immensa rinfoderò la spada e fissò negli occhi l’uomo che aveva davanti.
Ha la mia parola, sir Gottard ma non la
mia pazienza. Non intendo aspettare a lungo.
Allora posso mettermi in viaggio. Le
assicuro che andrà tutto bene. E uscì volando prima che l’altro ci ripensasse.
Gli zoccoli
del cavallo a galoppo si persero nella sera. Sir Cortan ed Ester rimasero in
silenzio, senza la fanciulla quella casa aveva perso la sua anima.
Tornerà, padrone, tornerà. Ma nel cuore di entrambi il dubbio
aveva lasciato il segno.
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