AGHATA
P. VENTIQUATTRO
Silenzioso
ma veloce attraversò tutto il parco dirigendosi verso un lembo di terra piena
di sterpaglie. Si fermò a riprendere fiato prima di giungere sul posto e si
fermò dietro un albero per osservare. Era buio, soltanto le stelle e un piccolo
spicchio di luna non bastavano a rischiarare ma, poco distante un piccolo fuoco
era acceso e potè vedere due uomini seduti che bevevano. Cautamente e senza far
rumore si avvicinò, voleva ascoltare quello che dicevano ma parlavano di
facezie e di donne. Doveva decidere cosa fare. Dopo tutto era il capitano delle
guardie, il braccio destro di lord Aram e quelli erano due uomini sul suolo
sotto la sua giurisdizione. Si mise con la schiena eretta, portò la mano
all’elsa della spada e li raggiunse.
Quelli
fecero un salto dallo spavento, non aspettavano il cambio fino al mattino dopo.
Cosa ci fate qui? Chiese con cipiglio
severo, intanto li osservava cercando di anticiparne le mosse. Siamo a guardia del pozzo, non sappiamo
altro, ci pagano per stare qui. Risposero un po’ intimiditi. A chi state facendo la guardia? Il
capitano faticava a mantenere il sangue freddo. Non lo sappiamo, probabilmente un criminale, altrimenti non lo
avrebbero messo in quel buco che non viene usato da anni. Rispose uno di
loro. E chi vi paga? La sua voce
sembrava provenire da una caverna e quelli cominciavano a impaurirsi. Si
guardarono in faccia non sapendo cosa fare, ma quello era il braccio destro del
lord e loro non volevano avere guai. Ci
paga sir Forsal. Ora il capitano aveva la certezza che lady Lucy era
l’artefice di tutto.
Quello era
il “pozzo dei pazzi”, così chiamato perché molto anticamente venivano
scaraventati i pazzi del territorio quando commettevano qualcosa di grave, era
poi stato usato per gettare ancora vivi i più grandi criminali o quelli che
tali venivano dichiarati. Non osava pensare a cosa poteva provare la ragazza in
fondo a quel buco nero. Si rivolse ai due. Ora
mi calerete nel pozzo e se solo farete una mossa falsa verrete voi stessi
scaraventati vivi, vi passerò la prigioniera e la farete risalire poi farete
risalire me, state attenti perché ho dato ordini precisi se non mi vedono
tornare! Mentì il capitano.
I due uomini
attaccarono la cesta alla carrucola e cominciarono a farlo scendere.
Era
terribile quello che provava e si chiese se la ragazza fosse ancora viva, tre
giorni passati in quel posto potevano essere letali. Gli parve un tempo
interminabile prima di toccare il fondo, la torcia che aveva portato con sé
faticava a rimanere accesa. Non c’era molto spazio e vide subito la fanciulla
accasciata con la schiena contro le pietre ricoperte di muschio, sembrava
morta. Senza mai lasciare la corda le si avvicinò.
Miss Aghata, si svegli, apra gli
occhi. E gentilmente
la scuoteva. La ragazza si svegliò come da un sonno pesante e lui capì che era
stata drogata. Sir Cortan è venuto, mi ha
sentita, i nostri cuori si sono scambiati. Riuscì a dire prima di ricadere
nel suo sonno innaturale. A fatica in quello stretto spazio la sistemò nella
cesta e diede ordine per la risalita. Passarono pochi minuti e anche lui fu
pronto a raggiungere l’aria aperta. Si rivolse ai due uomini. Voi continuate a fare quello per cui siete
pagati e se dite una sola parola di quello che è successo passerete sul filo
della mia spada. Raggiunse la ragazza, la prese fra le braccia e facendo
più attenzione che poteva raggiunse il suo alloggio.
Ester lo
stava aspettando. L’ha trovata! Ma in che
condizioni è? La donna era spaventata alla vista della ragazza. E’ stata drogata e fatta scendere nel pozzo
dei pazzi, bisogna proprio essere pazzi per fare una cosa del genere, scoprirò
quello che sta facendo quella donna, sicuro che lo scoprirò e farà la fine che
si merita. Ora occupiamoci di lei, nessuno deve sapere che si trova qui. La
cameriera cercò di ripulire il viso di Aghata, non poteva andare a prendere
acqua a quell’ora, fece quanto poteva e la fanciulla continuava a dormire.
Sir Cortan
guardava fuori dalla finestra e stringeva i pugni, la cicatrice gli doleva e
ultimamente succedeva troppo spesso, ancora pochi giorni e i lord sarebbero
tornati e ci sarebbe stata la sua sfida, era sicuro che lady Lucy aveva tramato
contro di lui ma non sapeva cosa. Si rivolse ad Ester. Butta via tutto quello che c’è qui da bere e da mangiare e da oggi fino
alla sfida mangerò solo quello che mi porterai dal tuo piatto o mangerò con i
miei soldati, non voglio correre il rischio di essere drogato prima
dell’incontro, dovrai essere molto attenta e non lasciare mai questa stanza se
io non sono presente, il mio alloggio non deve mai rimanere sguarnito. Ester
capiva molto bene il pericolo che stavano correndo.
Il fuoco era
acceso e la ragazza dormiva sul tappeto vicino alle fiamme. Il suo viso era
disteso e sembrava quasi sorridere nella serenità di quel momento. Sir Cortan
la osservava e si portò la mano al petto a ricordo di quello che aveva provato
e di quello che lei gli aveva detto i
nostri cuori si sono scambiati. Cosa voleva dire? Cosa gli stava facendo
quella ragazza? Cos’era che provava ogni volta che la vedeva o la pensava?
Perché ci teneva tanto a lei? la voce di Ester lo riscosse. E’ molto bella, vero padrone? Sarebbe una
moglie ideale per lei. L’uomo la guardò sorpreso. Era la seconda persona
quella notte che gli suggeriva di prenderla in moglie, ma lui non aveva mai
pensato ad avere una moglie, a giacere con una donna, e se non fosse stato un
vero uomo? L’amore fa miracoli. Gli
disse la cameriera. Questa fanciulla fa
miracoli. Rimarcò di nuovo guardando il suo padrone. Sir Cortan la guardava
senza capire ma il suo cuore parlava già per lui.
Si coricò
cercando di ascoltare il respiro della ragazza. Cosa ne sarebbe stato di lei?
Cosa ne sarebbe stato di lui? Non riuscì ad addormentarsi e rimase con gli
occhi aperti e la mano sul petto ad ascoltare i battiti del suo cuore.
illustrazione di Donatella Casiraghi - Diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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