AGHATA
P. TRENTASETTE
Il castello
del principe non era particolarmente distante. Ci vollero quattro giorni a
cavallo per raggiungerlo. I quattro lord che accompagnavano sir Cortan, mano a
mano che si avvicinavano ai loro territori deviavano per tornare a casa,
soltanto uno, lord Pourtel lo avrebbe accompagnato fino alla sua destinazione.
Si profilò
la sagoma in lontananza, con le sue torrette e i merli che si distinguevano
nonostante la pioggia stesse crescendo di intensità. Erano fradici quando
entrarono nella principesca dimora e lasciarono i cavalli. Furono condotti nel
salone dove trovarono un fuoco caldo e abiti asciutti, finalmente poterono
mangiare e bere in attesa di ricevere l’invito del consigliere del principe. In
quel periodo sua altezza era assente.
Sir Cortan era
stanco, teso e non vedeva l’ora di portare a termine quel compito ingrato per
poter rivedere Aghata, soltanto lei gli interessava.
Lord Pourtel lo salutò, doveva raggiungere il
suo palazzo, il suo compito era terminato.
Un servo
accompagnò sir Cortan al suo alloggio, una stanza con un letto e uno
spogliatoio. A lui non serviva molto, venne istruito sull’orario dei pasti che
avrebbe consumato in solitudine a meno che ricevesse altri inviti. Lo stesso
servo rimaneva a sua disposizione per aiutarlo ad orientarsi nei primi giorni.
Era solo primo pomeriggio, uggioso e grigio. Si tolse le vesti, si diede una
ripulita e finalmente potè indossare abiti più consoni ai suoi gusti. Ed ora?
Cosa avrebbe dovuto fare? Si stava innervosendo, non era abituato a rimanere
inattivo. Si sdraiò sul letto con la mano sul cuore ad ascoltare il battito
della donna che amava, per fortuna si addormentò pensando a lei.
Nel palazzo
di lord Aram le cose erano ben diverse. Lady Lucy aveva problemi a mantenere la
sua autorità, era una donna e come tale ne risentiva. Aumentava punizioni e
norme ma capiva che qualcosa le stava sfuggendo. Era con i suoi due capitani
nella sua stanza privata.
Cosa sta succedendo in casa mia?
Siete i miei più fidati consiglieri e non riuscite a tenere tutto sotto
controllo! I due
uomini, ormai avvezzi ai suoi sbalzi d’umore aspettavano che si calmasse. Sir
Forsal fu il primo a parlare. Non
possiamo costringere i contadini e i pastori a lavorare più di quanto fanno, se
non finiscono il raccolto rimarranno senza cibo per l’inverno, visto che
abbiamo requisito loro quasi tutto. Si prevede un inverno rigido, con ghiaccio
e neve non possiamo farli morire di fame e di freddo.
La donna lo
fulminò con lo sguardo. Nemmeno qui
vogliamo morire di freddo e di fame!
I tre
presenti erano i pochi, oltre a pochissime altre persone ad essere a conoscenza
della presenza di Aghata. Alla fanciulla era stata riservata una piccola ala
del palazzo, due guardie erano sempre alla porta e veniva servita direttamente
dalla governante. A parte la libertà non le mancava niente. Aveva anche un
gatto che le faceva compagnia, lo aveva chiamato Ghiro perché dormiva sempre.
Le sue finestre davano su un piccolo spiazzo che confinava con un folto bosco.
Anche il sole non batteva mai sui vetri di quella stanza. Aghata si sedeva
spesso su una panca del piccolo corridoio con Ghiro sulle gambe e passava ore a
guardare fuori, gli stessi alberi che cominciavano a perdere le foglie, la
pioggia che ogni giorno sarebbe arrivata, poi la neve, poi… il suo sguardo si
intristì. Quanto tempo avrebbe passato lì dentro? Quando sarebbe arrivato sir
Cortan? Era sicura che sarebbe arrivato, sapeva bene che lei era solo l’esca
per attirarlo lì. Per questo non le facevano mancare niente, nemmeno lady Lucy
voleva incorrere nelle ire di sir Cortan se solo le fosse capitato qualcosa.
Non lo avrebbe ammesso nemmeno col diavolo ma, fino a che non avesse visto il
suo nemico penzolare da una forca non sarebbe stata tranquilla. Lo sapeva anche
Aghata. La fanciulla sospirò, era solo questione di tempo, ma non poteva sapere
di quanto tempo.
Settembre
era sempre stato un mese di grande lavoro per i contadini e i pastori, chi si
intendeva di consuetudini aveva previsto un inverno molto rigido. Aveva già
cominciato a piovere spesso e nei campi il rimanente dei raccolti stava
marcendo, dovevano affrettarsi, ogni uomo, donna, bambino lavorava alacremente
per approvvigionarsi il più possibile.
A palazzo
giunse un messaggero dei lord chiedendo di lord Aram. Fu accolto da lady Lucy.
Devo consegnare un messaggio a lord
Aram. Disse il nuovo
arrivato.
Può consegnarlo a me. Gli sorrise la lady.
Ho ordini tassativi di consegnarlo
direttamente nelle mani del lord. Insistette quello.
La donna si
stava innervosendo ma mantenne il solito contegno. Temo dovrà aspettare che lord Aram si svegli, ultimamente la sua salute
lascia un po’ a desiderare. Si rifocilli mentre vado a controllare. Fece un
lieve cenno col capo e uscì.
Entrò come
una furia nella camera di suo marito. L’uomo era seduto con una pila di cuscini
dietro la schiena. Da alcuni giorni non gli dava la dose di veleno, aveva
bisogno che fosse parzialmente lucido per motivi che ancora non aveva rivelato
a nessuno, ed era stata una fortuna visto l’arrivo del messaggero.
Fece uscire
la serva e si avvicinò al letto. Gli accarezzò la guancia provando ribrezzo che
tenne ben nascosto. I lord hanno mandato
un messaggero, deve consegnare la pergamena nelle tue mani, posso farlo salire?
Lord Aram non aveva la mente lucida ma non avrebbe dato problemi. Lo accompagno da te, amore mio!
Il
messaggero consegnò a lord Aram il rotolo col sigillo del consiglio dei lord.
Lady Lucy tratteneva a stento l’impazienza, voleva conoscerne il contenuto ma
quello sembrava aspettare risposta.
Mio marito deve riposare e lei deve
riprendere il viaggio. Gli disse accompagnandolo fuori. Aspettò che col suo cavallo uscisse dal
portone e corse di sopra per scoprire cosa conteneva il messaggio.
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