venerdì 18 gennaio 2019

AGHATA



AGHATA

P. TRENTASETTE






Il castello del principe non era particolarmente distante. Ci vollero quattro giorni a cavallo per raggiungerlo. I quattro lord che accompagnavano sir Cortan, mano a mano che si avvicinavano ai loro territori deviavano per tornare a casa, soltanto uno, lord Pourtel lo avrebbe accompagnato fino alla sua destinazione.
Si profilò la sagoma in lontananza, con le sue torrette e i merli che si distinguevano nonostante la pioggia stesse crescendo di intensità. Erano fradici quando entrarono nella principesca dimora e lasciarono i cavalli. Furono condotti nel salone dove trovarono un fuoco caldo e abiti asciutti, finalmente poterono mangiare e bere in attesa di ricevere l’invito del consigliere del principe. In quel periodo sua altezza era assente.
Sir Cortan era stanco, teso e non vedeva l’ora di portare a termine quel compito ingrato per poter rivedere Aghata, soltanto lei gli interessava.
 Lord Pourtel lo salutò, doveva raggiungere il suo palazzo, il suo compito era terminato.
Un servo accompagnò sir Cortan al suo alloggio, una stanza con un letto e uno spogliatoio. A lui non serviva molto, venne istruito sull’orario dei pasti che avrebbe consumato in solitudine a meno che ricevesse altri inviti. Lo stesso servo rimaneva a sua disposizione per aiutarlo ad orientarsi nei primi giorni. Era solo primo pomeriggio, uggioso e grigio. Si tolse le vesti, si diede una ripulita e finalmente potè indossare abiti più consoni ai suoi gusti. Ed ora? Cosa avrebbe dovuto fare? Si stava innervosendo, non era abituato a rimanere inattivo. Si sdraiò sul letto con la mano sul cuore ad ascoltare il battito della donna che amava, per fortuna si addormentò pensando a lei.
Nel palazzo di lord Aram le cose erano ben diverse. Lady Lucy aveva problemi a mantenere la sua autorità, era una donna e come tale ne risentiva. Aumentava punizioni e norme ma capiva che qualcosa le stava sfuggendo. Era con i suoi due capitani nella sua stanza privata.
Cosa sta succedendo in casa mia? Siete i miei più fidati consiglieri e non riuscite a tenere tutto sotto controllo! I due uomini, ormai avvezzi ai suoi sbalzi d’umore aspettavano che si calmasse. Sir Forsal fu il primo a parlare. Non possiamo costringere i contadini e i pastori a lavorare più di quanto fanno, se non finiscono il raccolto rimarranno senza cibo per l’inverno, visto che abbiamo requisito loro quasi tutto. Si prevede un inverno rigido, con ghiaccio e neve non possiamo farli morire di fame e di freddo.
La donna lo fulminò con lo sguardo. Nemmeno qui vogliamo morire di freddo e di fame!
I tre presenti erano i pochi, oltre a pochissime altre persone ad essere a conoscenza della presenza di Aghata. Alla fanciulla era stata riservata una piccola ala del palazzo, due guardie erano sempre alla porta e veniva servita direttamente dalla governante. A parte la libertà non le mancava niente. Aveva anche un gatto che le faceva compagnia, lo aveva chiamato Ghiro perché dormiva sempre. Le sue finestre davano su un piccolo spiazzo che confinava con un folto bosco. Anche il sole non batteva mai sui vetri di quella stanza. Aghata si sedeva spesso su una panca del piccolo corridoio con Ghiro sulle gambe e passava ore a guardare fuori, gli stessi alberi che cominciavano a perdere le foglie, la pioggia che ogni giorno sarebbe arrivata, poi la neve, poi… il suo sguardo si intristì. Quanto tempo avrebbe passato lì dentro? Quando sarebbe arrivato sir Cortan? Era sicura che sarebbe arrivato, sapeva bene che lei era solo l’esca per attirarlo lì. Per questo non le facevano mancare niente, nemmeno lady Lucy voleva incorrere nelle ire di sir Cortan se solo le fosse capitato qualcosa. Non lo avrebbe ammesso nemmeno col diavolo ma, fino a che non avesse visto il suo nemico penzolare da una forca non sarebbe stata tranquilla. Lo sapeva anche Aghata. La fanciulla sospirò, era solo questione di tempo, ma non poteva sapere di quanto tempo.
Settembre era sempre stato un mese di grande lavoro per i contadini e i pastori, chi si intendeva di consuetudini aveva previsto un inverno molto rigido. Aveva già cominciato a piovere spesso e nei campi il rimanente dei raccolti stava marcendo, dovevano affrettarsi, ogni uomo, donna, bambino lavorava alacremente per approvvigionarsi il più possibile.
A palazzo giunse un messaggero dei lord chiedendo di lord Aram. Fu accolto da lady Lucy.
Devo consegnare un messaggio a lord Aram. Disse il nuovo arrivato.
Può consegnarlo a me. Gli sorrise la lady.
Ho ordini tassativi di consegnarlo direttamente nelle mani del lord. Insistette quello.
La donna si stava innervosendo ma mantenne il solito contegno. Temo dovrà aspettare che lord Aram si svegli, ultimamente la sua salute lascia un po’ a desiderare. Si rifocilli mentre vado a controllare. Fece un lieve cenno col capo e uscì.
Entrò come una furia nella camera di suo marito. L’uomo era seduto con una pila di cuscini dietro la schiena. Da alcuni giorni non gli dava la dose di veleno, aveva bisogno che fosse parzialmente lucido per motivi che ancora non aveva rivelato a nessuno, ed era stata una fortuna visto l’arrivo del messaggero.
Fece uscire la serva e si avvicinò al letto. Gli accarezzò la guancia provando ribrezzo che tenne ben nascosto. I lord hanno mandato un messaggero, deve consegnare la pergamena nelle tue mani, posso farlo salire? Lord Aram non aveva la mente lucida ma non avrebbe dato problemi. Lo accompagno da te, amore mio!
Il messaggero consegnò a lord Aram il rotolo col sigillo del consiglio dei lord. Lady Lucy tratteneva a stento l’impazienza, voleva conoscerne il contenuto ma quello sembrava aspettare risposta.
Mio marito deve riposare e lei deve riprendere il viaggio. Gli disse accompagnandolo fuori. Aspettò che col suo cavallo uscisse dal portone e corse di sopra per scoprire cosa conteneva il messaggio.

illustrazione di Donatella Casiraghi  - Diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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