VISIONE.
Catene che
stringono polsi e caviglie.
Umanità
trascinata come pecore nel gregge.
Sosta al buio,
al silenzio e al nulla
Mentre intorno
solo una voce si alza.
Ti entra in
testa, ti manipola, ti attrae,
ti aggredisce
e ti incolpa
ogni volta che
ti opponi.
Catene sempre
più strette e bocche cucite
Tutto intorno
silenzio e buio hanno schizzi perforanti.
Senti il
belato di un grande gregge senza cuore,
ti lasci
andare fra quei velli morbidi e caldi.
Le catene si
spezzano e il respiro ritorna
Apri gli occhi
e ti senti annientato dal niente.
Urla
agghiaccianti ti escono dagli occhi,
la voce non
esiste, nessuno sa esprimersi.
Pensieri
fugaci ed emozioni contorte,
ricordi che
illuminano sprazzi di memorie incomprese.
Solo il
respiro che manca e ti affoga
Mentre il
belato si imprime nella mente.
Non resisti in
questo mondo artificioso,
niente ti fa sentire
chi sei e sei stato.
Ci vuole coraggio,
forza e pensieri
Per scappare da
quel posto dove tutti, in apparenza stanno bene.
Un balzo e un urlo
per trovare la forza,
scappare, lottare
e ritornare se stessi.
C’è un pezzo di
mondo pieno di colori
Dove la gente ancora
si ritrova e sorride.
Parole e non urla
ti accolgono
Insieme a carezze
ed emozioni mai perse.
Abbandonare il
gregge, caldo e pacifico
Tornare ad essere
persone comuni.
Qui si fatica,
si lavora, si soffre
Ma niente è più
grande di saper condividere.
Le pecore belano
e sono felici
La loro è mente
soggiogata da effetti speciali.
Chi è libero deve
capire
Che non trova niente
di facile da affrontare.
Sembra impossibile
ascoltare i belati
Mentre di qui solo
un fuoco che brucia.
Fiamme che esplodono
nei cuori dei pazzi
Che preferiscono
essere come foglie nel vento
Morire nel fango
e non perdere il senno
Mentre il belato
si perde in distanza.
Vivere senza terrore
e paura di morire
Mentre il mattatoio
comincia a lavorare
Pecore belanti
e agnelli sacrificati
Ma ormai è tardi,
non eravate ammalati.
testo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - foto dal web
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