ESTERINA
P. VENTOTTO
“Hai
proprio dei bei bambini, e Alberto ti vuole molto bene, sei fortunata Esterina,
hai tutto quello che hai sempre desiderato, il tuo uomo, i tuoi figli e i tuoi
possedimenti, ti auguro di goderteli il più a lungo possibile, te lo meriti. Ti
chiedo anche di perdonarmi, lo so che sarà molto difficile farlo, ma saprò
aspettare. Adesso che ho capito i miei errori, sono disposta a ricominciare da
capo con Gustavo, spero solo di avere la tua tenacia, la tua forza di carattere
e di riuscire a costruire qualcosa di buono anche per me.”
Un ultimo saluto e se ne va. Nessun contatto
fisico fra di noi, sarebbe stato troppo.
Rimango seduta e ripenso a quello che è appena
successo. Ci sono state molte sorprese: mia madre innamorata, mia madre che
prende in braccio i miei figli, l’atto di pentimento che non avrei mai osato
aspettare, la richiesta sincera del mio perdono e, soprattutto i suoi occhi, il
suo sguardo che hanno perso quell’aria severa e cattiva che ho sempre
conosciuto.
Tutto questo mi fa molto pensare e, con il cuore
leggero esco sotto il sole a giocare con i miei figli.
Alberto mi guarda senza farmi domande, verrà il
momento di parlarne, per ora mi godo questa magnifica giornata: gioco con
Lorenzo e Teresa e mi sento colma di tanta felicità
Non passa giorno che non ripensi alla richiesta
di mia madre. Alberto entra nello studio, si siede di fronte a me e mi chiede: “Allora, mia bellissima Esterina, cosa hai
deciso? Lo so che hai già preso la decisione, e penso anche di saperla, ma
voglio sentirla da te.”
Lo guardo e gli sorrido; il mio cuore balla ogni
volta che i miei occhi incontrano i suoi, sono ancora così innamorata che a
volte mi sembra di ritornare la ragazzina in riva al fiume.
“Hai
ragione. Ho deciso. Ho deciso nel momento stesso in cui ho visto mia madre con
i miei figli in braccio. Non ho esitazioni. Noi stiamo già bene così come
siamo, non abbiamo bisogno di aumentare le nostre proprietà. Ho deciso di
lasciarle tutto quello che ha ereditato. Mi accompagnerai dal notaio e firmerò
la rinuncia in suo favore. Sarà il mio regalo di nozze con l’augurio sincero
che impari a vivere nell’amore. Sarebbe crudele farle vivere la nostra stessa
situazione oppure ridurla in povertà. Noi sappiamo bene cosa significa essere
emarginati e rifiutati e non voglio che si ripeta anche per loro. E’ un dono
d’amore per la sua vita d’amore, alla luce del sole e con tutti i sacramenti
cristiani come desidera, e come, anch’io desidero per noi. Che almeno per lei
possa avverarsi.”
Alberto mi sorride, lui mi conosce bene e aveva
già capito le mie intenzioni.
“Sai Esterina,
spero che i nostri figli prendano da te il tuo carattere e la tua generosità.
Sono sincero, io al tuo posto, non so come mi sarei comportato. Sei una donna
meravigliosa e ogni giorno mi accorgo di quanto fortunato sono stato ad avere
il tuo amore.”
La nostra vita non cambia, mi accontento di
quello che ho e, in questa bellissima primavera del 1929, mia madre si sposa.
Da quando il notaio le ha comunicato la mia
decisione è venuta più volte qui al cascinale, soprattutto per stare con i suoi
nipotini. Loro l’adorano e lei, da buona nonna, li sta viziando
scandalosamente. Non la riconosco, con me non ha mai avuto gesti affettuosi,
tutt’altro, ma con loro si è come trasformata. Saranno i suoi paggetti durante
la cerimonia. Noi aspetteremo fuori dalla chiesa, ma siamo invitati ai
festeggiamenti.
Albina non è voluta essere presente, non vuole
nemmeno vedere i suoi nipoti e credo non cambierà idea finchè vivrà.
Come è strana la vita: mia madre che è diventata
una vera nonna e Albina che è sempre stata così materna non ne vuole sapere.
Gustavo mi ha ringraziato con poche parole, ma è
stato lui l’artefice del miracolo e gli devo molto, più di quello che ho donato
loro.
Desidero
tanto poter essere una vera famiglia, e loro stanno capendo i nostri disagi, di
più non posso desiderare, già questo è un grande miracolo.
10 marzo
1939. CARO DIARIO. Quanto tempo è passato. Lo scorrere della vita mi ha
talmente impegnata che non ho più scritto nessuna pagina. Eppure, le pagine
meravigliose che hanno composto la mia vita sono talmente tante e le ho sapute
godere fino in fondo.
I miei
figli sono cresciuti sani e intelligenti. Teresa ha appena compiuto 13 anni ed
è una bellezza. Quelle sue lentiggini, quel suo sorriso mi riportano
costantemente indietro nel tempo, ai giorni della mia giovinezza. Mi somiglia
molto, nel fisico e nel carattere: è cocciuta, intransigente ma sa farsi amare
da tutti. Ho già visto alcuni ragazzi che le ronzano intorno. Non posso farci
niente, li attira come api il miele. Sono anche sicura che sa farsi rispettare,
ha sani principi e, l’educazione e l’esempio della sua famiglia le hanno
trasmesso buona educazione. Lorenzo non si è smentito, fin da piccolo era serio
e intelligente e, crescendo ha mantenuto queste caratteristiche. Segue suo
padre nella conduzione della proprietà, ma il suo sogno è di andare a Roma, è
un fervente ammiratore di Mussolini, della sua politica e dei suoi ideali. Io,
spero decida di rimanere con noi, ma ormai è un uomo ed io rispetterò le sue
decisioni. Mariuccia non è riuscita ad avere bambini ma è rimasta la mia più
grande amica. Abitiamo ancora nello stesso cascinale e ci vogliamo sempre molto
bene. E’ stata l’unica, nel corso di tutta la mia vita a non abbandonarmi mai:
è una donna straordinaria e sarebbe stata una madre perfetta.
Mia madre
ha continuato a frequentarci ed abbiamo ritrovato, grazie a Lorenzo e Teresa,
quell’affiatamento e quella serenità che ci ha permesso di ritrovare il
rispetto reciproco.
Albina è
morta da un paio d’anni e non ha mai cambiato parere: non ha voluto conoscere i
suoi nipoti né rivedere suo figlio, e non sa cosa si è persa.
Anche i
figli di Elena sono cresciuti e conoscono la verità, Elena li ha messi al
corrente e, insieme, sono venuti a ringraziarmi e a portarci il loro rispetto.
Confesso che in quell’occasione non ho saputo trattenere le lacrime, è stato un
gesto di grande generosità da parte loro ed Elena mi ha abbracciata con
affetto. E’ a lei che devo tutto quello che di più prezioso posseggo, non posso
dimenticarlo.
Alberto ed
io non abbiamo mai potuto vivere come avremmo voluto, fuori dal cascinale, per
tutti, eravamo e siamo dei peccatori. Non è servito il trascorrere del tempo,
la nostra onestà e la nostra generosità a far cambiare parere alla gente.
Oramai siamo rassegnati, in questa società non c’è posto per quelli come noi.
Ho
lasciato per ultimo, di proposito, la notizia più brutta: ci sono, ancora una
volta, voci di una guerra imminente.
Io, ancora
oggi, non capisco perché un essere umano debba uccidere un suo simile. Ho già tanto
sofferto, tutto il mondo ha già tanto sofferto nella guerra finita da pochi
anni, perché bisogna ricominciare? Allora c’era il re e decise per le armi,
oggi c’è Mussolini che dovrà decidere e non ho molte speranze che la
ragionevolezza e la pace possano avere il sopravvento.
Per
questo, caro diario, termino oggi il mio racconto. Non voglio, non posso
raccontare ancora di un’altra guerra sapendo mio figlio al fronte e in
battaglia. Voglio essere ricordata come la ragazza che ha difeso il suo amore
con tutta la sua volontà, voglio essere ricordata come la donna che ha saputo
affrontare la sua situazione di vita con coraggio e rettitudine.
Caro
Diario, voglio essere ricordata come “la bellissima Esterina innamorata” e non
come una donna piena di dolore e paura per colpa della guerra.
Il mio
racconto finisce qui, oggi: 10 marzo 1939, la mia vita, la vita di tutto il
mondo la metto nelle mani di Dio.
Esterina
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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