lunedì 1 aprile 2019

ESTERINA


ESTERINA

P. VENTOTTO






“Hai proprio dei bei bambini, e Alberto ti vuole molto bene, sei fortunata Esterina, hai tutto quello che hai sempre desiderato, il tuo uomo, i tuoi figli e i tuoi possedimenti, ti auguro di goderteli il più a lungo possibile, te lo meriti. Ti chiedo anche di perdonarmi, lo so che sarà molto difficile farlo, ma saprò aspettare. Adesso che ho capito i miei errori, sono disposta a ricominciare da capo con Gustavo, spero solo di avere la tua tenacia, la tua forza di carattere e di riuscire a costruire qualcosa di buono anche per me.”

Un ultimo saluto e se ne va. Nessun contatto fisico fra di noi, sarebbe stato troppo.

Rimango seduta e ripenso a quello che è appena successo. Ci sono state molte sorprese: mia madre innamorata, mia madre che prende in braccio i miei figli, l’atto di pentimento che non avrei mai osato aspettare, la richiesta sincera del mio perdono e, soprattutto i suoi occhi, il suo sguardo che hanno perso quell’aria severa e cattiva che ho sempre conosciuto.

Tutto questo mi fa molto pensare e, con il cuore leggero esco sotto il sole a giocare con i miei figli.

Alberto mi guarda senza farmi domande, verrà il momento di parlarne, per ora mi godo questa magnifica giornata: gioco con Lorenzo e Teresa e mi sento colma di tanta felicità

Non passa giorno che non ripensi alla richiesta di mia madre. Alberto entra nello studio, si siede di fronte a me e mi chiede: “Allora, mia bellissima Esterina, cosa hai deciso? Lo so che hai già preso la decisione, e penso anche di saperla, ma voglio sentirla da te.”

Lo guardo e gli sorrido; il mio cuore balla ogni volta che i miei occhi incontrano i suoi, sono ancora così innamorata che a volte mi sembra di ritornare la ragazzina in riva al fiume.

“Hai ragione. Ho deciso. Ho deciso nel momento stesso in cui ho visto mia madre con i miei figli in braccio. Non ho esitazioni. Noi stiamo già bene così come siamo, non abbiamo bisogno di aumentare le nostre proprietà. Ho deciso di lasciarle tutto quello che ha ereditato. Mi accompagnerai dal notaio e firmerò la rinuncia in suo favore. Sarà il mio regalo di nozze con l’augurio sincero che impari a vivere nell’amore. Sarebbe crudele farle vivere la nostra stessa situazione oppure ridurla in povertà. Noi sappiamo bene cosa significa essere emarginati e rifiutati e non voglio che si ripeta anche per loro. E’ un dono d’amore per la sua vita d’amore, alla luce del sole e con tutti i sacramenti cristiani come desidera, e come, anch’io desidero per noi. Che almeno per lei possa avverarsi.”

Alberto mi sorride, lui mi conosce bene e aveva già capito le mie intenzioni.

“Sai Esterina, spero che i nostri figli prendano da te il tuo carattere e la tua generosità. Sono sincero, io al tuo posto, non so come mi sarei comportato. Sei una donna meravigliosa e ogni giorno mi accorgo di quanto fortunato sono stato ad avere il tuo amore.”

La nostra vita non cambia, mi accontento di quello che ho e, in questa bellissima primavera del 1929, mia madre si sposa.

Da quando il notaio le ha comunicato la mia decisione è venuta più volte qui al cascinale, soprattutto per stare con i suoi nipotini. Loro l’adorano e lei, da buona nonna, li sta viziando scandalosamente. Non la riconosco, con me non ha mai avuto gesti affettuosi, tutt’altro, ma con loro si è come trasformata. Saranno i suoi paggetti durante la cerimonia. Noi aspetteremo fuori dalla chiesa, ma siamo invitati ai festeggiamenti.

Albina non è voluta essere presente, non vuole nemmeno vedere i suoi nipoti e credo non cambierà idea finchè vivrà.

Come è strana la vita: mia madre che è diventata una vera nonna e Albina che è sempre stata così materna non ne vuole sapere.

Gustavo mi ha ringraziato con poche parole, ma è stato lui l’artefice del miracolo e gli devo molto, più di quello che ho donato loro.
 Desidero tanto poter essere una vera famiglia, e loro stanno capendo i nostri disagi, di più non posso desiderare, già questo è un grande miracolo.


10 marzo 1939. CARO DIARIO. Quanto tempo è passato. Lo scorrere della vita mi ha talmente impegnata che non ho più scritto nessuna pagina. Eppure, le pagine meravigliose che hanno composto la mia vita sono talmente tante e le ho sapute godere fino in fondo.
I miei figli sono cresciuti sani e intelligenti. Teresa ha appena compiuto 13 anni ed è una bellezza. Quelle sue lentiggini, quel suo sorriso mi riportano costantemente indietro nel tempo, ai giorni della mia giovinezza. Mi somiglia molto, nel fisico e nel carattere: è cocciuta, intransigente ma sa farsi amare da tutti. Ho già visto alcuni ragazzi che le ronzano intorno. Non posso farci niente, li attira come api il miele. Sono anche sicura che sa farsi rispettare, ha sani principi e, l’educazione e l’esempio della sua famiglia le hanno trasmesso buona educazione. Lorenzo non si è smentito, fin da piccolo era serio e intelligente e, crescendo ha mantenuto queste caratteristiche. Segue suo padre nella conduzione della proprietà, ma il suo sogno è di andare a Roma, è un fervente ammiratore di Mussolini, della sua politica e dei suoi ideali. Io, spero decida di rimanere con noi, ma ormai è un uomo ed io rispetterò le sue decisioni. Mariuccia non è riuscita ad avere bambini ma è rimasta la mia più grande amica. Abitiamo ancora nello stesso cascinale e ci vogliamo sempre molto bene. E’ stata l’unica, nel corso di tutta la mia vita a non abbandonarmi mai: è una donna straordinaria e sarebbe stata una madre perfetta.
Mia madre ha continuato a frequentarci ed abbiamo ritrovato, grazie a Lorenzo e Teresa, quell’affiatamento e quella serenità che ci ha permesso di ritrovare il rispetto reciproco.
Albina è morta da un paio d’anni e non ha mai cambiato parere: non ha voluto conoscere i suoi nipoti né rivedere suo figlio, e non sa cosa si è persa.
Anche i figli di Elena sono cresciuti e conoscono la verità, Elena li ha messi al corrente e, insieme, sono venuti a ringraziarmi e a portarci il loro rispetto. Confesso che in quell’occasione non ho saputo trattenere le lacrime, è stato un gesto di grande generosità da parte loro ed Elena mi ha abbracciata con affetto. E’ a lei che devo tutto quello che di più prezioso posseggo, non posso dimenticarlo.
Alberto ed io non abbiamo mai potuto vivere come avremmo voluto, fuori dal cascinale, per tutti, eravamo e siamo dei peccatori. Non è servito il trascorrere del tempo, la nostra onestà e la nostra generosità a far cambiare parere alla gente. Oramai siamo rassegnati, in questa società non c’è posto per quelli come noi.
Ho lasciato per ultimo, di proposito, la notizia più brutta: ci sono, ancora una volta, voci di una guerra imminente.
Io, ancora oggi, non capisco perché un essere umano debba uccidere un suo simile. Ho già tanto sofferto, tutto il mondo ha già tanto sofferto nella guerra finita da pochi anni, perché bisogna ricominciare? Allora c’era il re e decise per le armi, oggi c’è Mussolini che dovrà decidere e non ho molte speranze che la ragionevolezza e la pace possano avere il sopravvento.
Per questo, caro diario, termino oggi il mio racconto. Non voglio, non posso raccontare ancora di un’altra guerra sapendo mio figlio al fronte e in battaglia. Voglio essere ricordata come la ragazza che ha difeso il suo amore con tutta la sua volontà, voglio essere ricordata come la donna che ha saputo affrontare la sua situazione di vita con coraggio e rettitudine.
Caro Diario, voglio essere ricordata come “la bellissima Esterina innamorata” e non come una donna piena di dolore e paura per colpa della guerra.
Il mio racconto finisce qui, oggi: 10 marzo 1939, la mia vita, la vita di tutto il mondo la metto nelle mani di Dio.

                                                          Esterina                                                           



immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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