SOGNO, INCUBO O
REALTA’?
Mi ritrovo
in questo posto e ancora non mi capacito di come sia successo. Fino a qualche
settimana fa abitavo nella mia bella casa, costruita con tanti sacrifici, con
mio marito e il mio cane. Certo la situazione era di quelle pesanti: il virus,
il vaccino e un’oppressione dei media e dei politici da sfiancare anche un bue
in piena salute.
Le
vaccinazioni forzate, prima consigliate e poi tenacemente volute avevano
prodotto la quasi totalità delle persone vaccinate. Resistevano, come me alcune
decine di migliaia di persone che non si volevano arrendere. Avevamo rinunciato
a tutto, o quasi pur di mantenere il nostro equilibrio di esseri umani, poi…
Iniziò
togliendoci la possibilità di frequentare tutto ciò che era sempre stato accessibile,
senza tessera non potevamo uscire dal nostro comune, e la spesa solo una volta
ogni quindici giorni, accompagnati da personale preposto, spesso gli stessi
vicini di casa o persone comuni insignite di un potere che malvagiamente
usavano su di noi.
Mentre in
tutto il mondo la gente moriva nonostante il vaccino nessuno si preoccupava di
questo ma di noi, miserabili ignoranti che preferivano l’auto segregazione
nelle proprie case e con i propri cari.
Poi non
bastò più nemmeno questo. Arrivarono all’alba. Una camionetta con dieci uomini
in divisa che non avevo mai visto. Mio marito ed io stavamo ancora dormendo e
fummo svegliati dall’abbaiare del cane. Sfondarono la porta e, per prima cosa
spararono al cane per poi salire le scale e venire a prenderci. Ci diedero
dieci minuti per vestirci e prendere quello che riuscivano a prendere in quel
breve lasso di tempo.
Ci spinsero
sulla camionetta e, silenziosi come erano arrivati se ne andarono portandoci
con loro.
Non so
quanto tempo viaggiammo, tenevo le mani strette in quelle di mio marito, ci
parlavamo con gli occhi. Avevamo sempre sostenuto che niente poteva farci del
male fino a quando saremmo stati insieme, ma avevamo davvero paura. Ripensando
al mio cane a terra in un bagno di sangue non riuscii a trattenere le lacrime.
Non dovevo farmi vedere impaurita e, coraggiosamente mi asciugai gli occhi e
ripresi il controllo.
Era pieno
giorno quando arrivammo in questo posto. Quando ci fecero scendere il sole ci
ferì gli occhi e fummo spinti verso una costruzione diversa dalle altre. Ancora
non ero riuscita a guardarmi intorno.
Ci fecero
sedere davanti ad un tavolo con sopra dei documenti e, dopo pochi minuti entrò
un uomo in divisa e si sedette davanti a noi. Aprì una cartella e ci lesse un
documento che, vado a memoria diceva così: “Voi, nome e cognome nostri, avendo
rifiutato di obbedire ad un ordine diretto e avendo ignorato tutti i solleciti
bonari per il vaccino dovete subire la pena comminata.” Ci presentò dei
documenti per il passaggio di proprietà della nostra casa, erano già pronti per
la nostra firma, la password per il conto bancario era facoltativa, l’avrebbero
comunque avuta anche senza il nostro aiuto. Avevamo perso ogni bene materiale e
la nostra libertà, non possedevamo più niente. Dovemmo obbedire quando due
uomini estrassero la pistola e ci fecero scegliere se firmare o morire subito.
Noi non
dicemmo una sola parola. Ci fecero alzare e ci portarono dove siamo ora. Ci
viviamo da tre settimane. E’ un campo di, come lo chiamano loro? Un villaggio
per dementi, così lo chiamano. Ci sono vari piccoli alloggi, tutti uguali, un
tavolo, due sedie, un letto e un piccolo mobile. Non possiamo fare niente,
niente di niente, siamo qui ad aspettare che la morte ci liberi da questa
prigionia. Certo possiamo uscire e sgranchirci le gambe, possiamo anche parlare
con gli altri, ma le giornate sono davvero lunghe da passare in ozio. Non
abbiamo notizie di quello che avviene fuori dal recinto di filo spinato, siamo
prigionieri nel nostro stesso Paese, quello che con tanto lavoro abbiamo
contribuito a rendere grande, per poi vederlo sprofondare nell’abisso. Chissà
dove sono i miei cari, dove li avranno portati, se sono ancora vivi. Sono
queste le cose che mi fanno stare male, il non sapere cosa stia succedendo e
non avere notizie dei miei parenti e amici.
Sono seduta
con mio marito e assaporo il dolce calore dell’ultimo sole autunnale, è il
2022, e tutto è arrivato come una valanga che squarcia una diga.
“Davvero non
puoi fare niente?” Mi chiede mio marito. So cosa intende. “Stanotte ci provo.”
Gli rispondo. C’è un grande silenzio qui, nessuno si fida di nessuno, invece
dovremmo essere più solidali. Ogni giorno entra una ambulanza e si ferma per un
paio d’ore, e chi vuole farsi iniettare il siero lo può fare e poi tornare al di
là del filo spinato. Ce ne sono stati parecchi che si sono arresi, e mi chiedo
cosa faranno una volta di là senza un posto dove andare, senza niente per
sopravvivere.
“Ci hai mai
pensato, tesoro ad arrenderti?” Mi chiede di nuovo mio marito. “Proprio no!”
Rispondo categorica. Mi stringe le mani, sa che non cederò e lui sarà al mio
fianco fino alla fine, per mantenere quel giuramento che ci siamo fatti tanti
anni prima “Ci ameremo per sempre e un
giorno ancora.”
Il sole
tramonta e stria di rosso il cielo che ha mantenuto la sua bellezza. Dobbiamo
ritirarci nel nostro alloggio, la porta non sarà chiusa, non lo è mai stata e
nessuno, in queste tre settimane ha mai tentato di fuggire.
“Ci proverai
stanotte, amore?” Mi richiede bisbigliando. Sappiamo benissimo di essere spiati
anche dentro al bagno. E gli faccio cenno di sì con la testa.
Il buio è
sopraggiunto presto, fuori non c’è la luna. Dal piccolo oblò sul soffitto
riesco a intravedere alcune lontane stelle tremolanti. Mando una silenziosa
preghiera a chi, lassù mi può aiutare e mi immergo in un sonno profondo. Non so
quanto tempo rimango così profondamente addormentata e poi, poi ci riesco e
faccio quello che mi ha chiesto mio marito.
La mia
essenza eterica si alza dal corpo fisico e rimane per qualche istante a
guardare il corpo adagiato sul piccolo letto con espressione serena. Mio marito
è seduto in un angolo, per non disturbare il mio viaggio astrale. Nessuno può
vedermi e nessuno può fermarmi. Dio come sono leggera! Come uno spettro fatto
di niente esco e mi innalzo nella notte scura e piena di suoni. Entro in
un’altra dimensione e qui, tutto mi appare.
Il Pianeta è
avvolto da un vortice di fumo grigio e maleodorante. Solo la natura non ha
smesso di essere se stessa. “Volo” e cerco di capire e incontro altre entità
identiche a me, abbiamo una cosa in comune: uno sguardo esterrefatto. Possiamo
comunicare telepaticamente ma non ne abbiamo bisogno. Abbiamo già capito, se
siamo in questa dimensione è proprio perché conosciamo quello che stiamo
vedendo, e lo conosciamo da diverso tempo.
Ci sono
altre costruzione uguali a quella dove sta il mio corpo fisico, su tutto il
Pianeta, il che significa che siamo in tanti a non aver ceduto.
Si avvicina
una ragazza e mi prende per mano.
Siamo due fantasmi fatti di niente che viaggiano insieme.
Veleggiamo
insieme e, se in questa dimensione potessimo piangere avremmo già inondato di
lacrime la Terra intera.
E sono qui,
a vedere quello che sta succedendo oltre il filo spinato.
Enormi
costruzioni adibite a forni crematori per disfarsi dei milioni di morti. Le
fiamme accolgono dieci cadaveri alla volta, li bruciano e con un raggio laser
pensato apposta distruggono anche l’ultima briciola di cenere. Nemmeno il fumo
esce dai camini di non troppa antica memoria.
Rivedo la
mia vita precedente, quando anch’io sono uscita come fumo dal camino di un
campo di rieducazione ed ora sono qui, ancora una volta ad osservare la stessa
cosa. Qualcuno lo scrisse che l’uomo non avrebbe mai imparato a vivere senza
ammazzare, ma io so che non è così. Non sono gli uomini che sono cattivi, solo
alcuni esseri che sembrano umani lo sono, ma non hanno l’Anima, non hanno
Coscienza, si sono venduti al vero tiranno, a chi ha creato tutto questo per il
solo fatto di divertirsi a farlo perché lo poteva fare. Sono gli stessi che
hanno manipolato il Pianeta fin da tempi antichi, razze venute da altri
universi, sconfitte e schiacciate e indotte a vagare nel multiverso, ma poi
hanno trovato questo posto e si sono vendicati.
Nessun
essere umano avrebbe mai fatto del male a così tanti suoi fratelli, ma su
questo bellissimo Pianeta sono arrivati loro, e hanno deciso di divertirsi. Su
questo non posso dirvi altro, non tutti sono pronti per conoscere.
La mia
compagna mi accarezza, sente il mio dolore che è anche il suo. Veleggiamo verso
il mare che desidero vedere da anni ma non mi va di arrivarci. Mi fermo e mi
metto di fronte a lei. Ci guardiamo negli occhi e ci capiamo. La storia non
finisce in questo modo, alla fine tutto cambierà, e chi ha saputo resistere e
lottare capirà.
Devo
rientrare in fretta nel mio corpo, non so quanto tempo sia trascorso, sento il
dolce respiro di mio marito e capisco che devo fare in fretta. Un cenno del
capo e mi separo dalla mia compagna. Se non fosse per l’amore immenso che provo
per mio marito me ne starei qui e non tornerei più, ma ho una promessa da
mantenere ed io mantengo sempre le promesse.
Vedo il mio
corpo disteso sul letto e con estrema grazia ci rientro. Ho la fronte che
scotta ma fra poco mi passerà.
“Come sta
andando là fuori, amore mio?” Mi chiede con gli occhi stanchi. “Tutto come ti
ho detto tanti anni fa, si sta preparando un mondo nuovo, un mondo per pochi,
ma non è ancora l’ora.”
Chiudo gli
occhi e cerco di riposare, la giornata sarà uguale a tutte le altre. E’ ora di
uscire, le regole vanno rispettate ma io comincio a sorridere a tutti quelli
che incontro, da tanto troppo tempo non lo facciamo. Metto in atto la mia
telepatia e mando messaggi nella loro mente. Abbiamo tutto il tempo per
distruggere il male che ci circonda, nessuno può tenerci prigionieri se la
nostra Anima è libera, e noi l’Anima l’abbiamo.
racconto scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
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