mercoledì 10 marzo 2021

COME UN FIORE DEL DESERTO

 

COME UN FIORE DEL DESERTO



 

E’ strano svegliarsi in pieno deserto, come un viandante solitario che non riconosce il mondo intorno a sé.

I piedi nudi affondano nella sabbia bollente, le caviglie sono circondate da un brulicare di granelli gialli che sembrano parlare. Eppure non sento il caldo che sale dal basso mentre un piede davanti all’altro cerco di capire perché mi ritrovo in questo posto. La lunga tunica bianca e il copricapo avvolto intorno ai capelli e al viso mi fanno sembrare una zingara del deserto. Il sole mi acceca e devo tenere gli occhi semichiusi, sento le rughe intorno agli occhi che paiono graffiare, e quelle che contornano le labbra anelano ad un goccio di acqua fresca.

Non porto niente con me, nemmeno un paio di sandali o una borraccia. L’infinito del deserto è l’unica cosa che vedo, che mi circonda.

L’immensità che mi avvolge mi fa capire il valore del silenzio, qui tutto tace, tutto è immobile, perfino la sabbia che sollevo con i miei piedi si riposiziona in pochi secondi.

E’ qui che troverò Dio? E’ qui che capirò il senso della mia esistenza? E’ qui che avrò gli insegnamenti che mi servono per vivere in pace con il mondo e con me stessa?

Quante domande fioriscono nel mio cuore, mentre le mie labbra sorridono nascoste sotto il velo.

Mi siedo e aspetto, non so nemmeno io cosa o chi. Gli occhi si chiudono mentre il sole, implacabile fa scorrere sulla schiena e sotto il seno pesanti gocce di sudore che mi rubano l’acqua che mi tiene viva.

Sono sola nel niente, indifesa e in balia di quello che Dio vorrà. Se sono arrivata fino a qui ci deve essere un motivo, ci credo. E aspetto.

Niente dipende da me, nemmeno la mia vita. Nel mondo dove vivo, e dove tutti vivono stanno accadendo troppe cose. Mentre le palpebre si fanno pesanti sento il cuore rallentare. Forse è arrivata la mia fine, e non c’è nessuno a tenermi la mano.

Come si fa a non trovare piacere nell’abbandonarsi all’oblio? Poi mi accorgo delle grida d’aiuto di gente disperata, del male che affligge l’umanità e che ho toccato con mano. Vedo la morte vicina e ne sento l’odore, gente che si spegne, giovani esasperati o spenti e genitori senza forze. Sento e vedo che la luce che tiene acceso il mondo si sta spegnendo. E’ troppo radicato il dolore, la rabbia, la delusione, la paura che tiene imprigionato il cuore e l’Anima, mentre la mente cade e cede alla voglia di lasciarsi andare.

Riapro gli occhi, sono ancora qui, seduta nel mezzo del niente e sento le lacrime che mi bagnano il viso. Ho sentito il dolore del mondo, ho visto la luce che si spegne e chiedo a Dio, a quello che ha creato tutto questo, e mi rivolgo a Lui, che non ha niente a che fare con le religioni terribili e nefaste che hanno contribuito a buona parte del disastro che c’è.

Non è giusto tutto questo. E’ il mio pensiero che vola in alto.

Bisogna ritrovare la sorgente della nostra esistenza, abbeverarci e riprendere in mano i nostri destini. Lo dobbiamo a noi stessi, alle generazioni future, dobbiamo rialzarci e dare vita alla rinascita.

Mi alzo e riprendo il cammino, da qualche parte dovrò pur arrivare. Passo sopra basse dune mentre il sole cerca di trovare riparo e la mia ombra si allunga davanti a me. Mi fermo ad osservarla, unica compagnia in questo viaggio che ha il sapore del sale. L’ombra sembra avere vita propria come un ologramma che arriva da lontano e che mi vuole parlare.

E’ un periodo duro quello che l’umanità sta passando. Non c’è possibilità di scavalcarlo, bisogna passarci nel mezzo e come un fiore del deserto troverà la forza di spaccare la crosta per mostrare la sua bellezza e la sua volontà di vivere.

Non so da dove arrivano queste parole, continuo a camminare e poi, lì davanti a me lo vedo, un bellissimo fiore del deserto che col suo esempio, senza parole mi mostra la strada che ognuno di noi deve fare.

Ci vuole forza, volontà e perseveranza, e soprattutto non bisogna arrendersi mai, come io ho scavato nel terreno per ritrovare la luce, così può fare tutta l’umanità, e il deserto fiorirà profumando l’aria e sorridendo al sole cocente.

Ora capisco il motivo per cui sono arrivata qui. Mi spoglio di ogni pensiero triste e lascio la zavorra sulla sabbia e lentamente sprofonda. Osservo il fiore con occhi nuovi e non mi accorgo più nemmeno della fatica che ho fatto.

Anch’io mi sento come il fiore del deserto, tutti siamo come i fiori del deserto, siamo lì pronti a mostrare la nostra bellezza e la nostra forza come esempio per tutta l’Umanità.


racconto scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

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