COME UN FIORE DEL
DESERTO
E’ strano
svegliarsi in pieno deserto, come un viandante solitario che non riconosce il
mondo intorno a sé.
I piedi nudi
affondano nella sabbia bollente, le caviglie sono circondate da un brulicare di
granelli gialli che sembrano parlare. Eppure non sento il caldo che sale dal
basso mentre un piede davanti all’altro cerco di capire perché mi ritrovo in
questo posto. La lunga tunica bianca e il copricapo avvolto intorno ai capelli
e al viso mi fanno sembrare una zingara del deserto. Il sole mi acceca e devo
tenere gli occhi semichiusi, sento le rughe intorno agli occhi che paiono
graffiare, e quelle che contornano le labbra anelano ad un goccio di acqua
fresca.
Non porto
niente con me, nemmeno un paio di sandali o una borraccia. L’infinito del
deserto è l’unica cosa che vedo, che mi circonda.
L’immensità
che mi avvolge mi fa capire il valore del silenzio, qui tutto tace, tutto è
immobile, perfino la sabbia che sollevo con i miei piedi si riposiziona in
pochi secondi.
E’ qui che
troverò Dio? E’ qui che capirò il senso della mia esistenza? E’ qui che avrò
gli insegnamenti che mi servono per vivere in pace con il mondo e con me
stessa?
Quante
domande fioriscono nel mio cuore, mentre le mie labbra sorridono nascoste sotto
il velo.
Mi siedo e
aspetto, non so nemmeno io cosa o chi. Gli occhi si chiudono mentre il sole,
implacabile fa scorrere sulla schiena e sotto il seno pesanti gocce di sudore
che mi rubano l’acqua che mi tiene viva.
Sono sola
nel niente, indifesa e in balia di quello che Dio vorrà. Se sono arrivata fino
a qui ci deve essere un motivo, ci credo. E aspetto.
Niente
dipende da me, nemmeno la mia vita. Nel mondo dove vivo, e dove tutti vivono
stanno accadendo troppe cose. Mentre le palpebre si fanno pesanti sento il cuore
rallentare. Forse è arrivata la mia fine, e non c’è nessuno a tenermi la mano.
Come si fa a
non trovare piacere nell’abbandonarsi all’oblio? Poi mi accorgo delle grida
d’aiuto di gente disperata, del male che affligge l’umanità e che ho toccato
con mano. Vedo la morte vicina e ne sento l’odore, gente che si spegne, giovani
esasperati o spenti e genitori senza forze. Sento e vedo che la luce che tiene
acceso il mondo si sta spegnendo. E’ troppo radicato il dolore, la rabbia, la
delusione, la paura che tiene imprigionato il cuore e l’Anima, mentre la mente
cade e cede alla voglia di lasciarsi andare.
Riapro gli
occhi, sono ancora qui, seduta nel mezzo del niente e sento le lacrime che mi
bagnano il viso. Ho sentito il dolore del mondo, ho visto la luce che si spegne
e chiedo a Dio, a quello che ha creato tutto questo, e mi rivolgo a Lui, che
non ha niente a che fare con le religioni terribili e nefaste che hanno
contribuito a buona parte del disastro che c’è.
Non è giusto tutto questo. E’ il mio pensiero che vola in alto.
Bisogna
ritrovare la sorgente della nostra esistenza, abbeverarci e riprendere in mano
i nostri destini. Lo dobbiamo a noi stessi, alle generazioni future, dobbiamo
rialzarci e dare vita alla rinascita.
Mi alzo e
riprendo il cammino, da qualche parte dovrò pur arrivare. Passo sopra basse
dune mentre il sole cerca di trovare riparo e la mia ombra si allunga davanti a
me. Mi fermo ad osservarla, unica compagnia in questo viaggio che ha il sapore
del sale. L’ombra sembra avere vita propria come un ologramma che arriva da
lontano e che mi vuole parlare.
E’ un periodo duro quello che
l’umanità sta passando. Non c’è possibilità di scavalcarlo, bisogna passarci
nel mezzo e come un fiore del deserto troverà la forza di spaccare la crosta
per mostrare la sua bellezza e la sua volontà di vivere.
Non so da
dove arrivano queste parole, continuo a camminare e poi, lì davanti a me lo
vedo, un bellissimo fiore del deserto che col suo esempio, senza parole mi
mostra la strada che ognuno di noi deve fare.
Ci vuole forza, volontà e
perseveranza, e soprattutto non bisogna arrendersi mai, come io ho scavato nel
terreno per ritrovare la luce, così può fare tutta l’umanità, e il deserto
fiorirà profumando l’aria e sorridendo al sole cocente.
Ora capisco
il motivo per cui sono arrivata qui. Mi spoglio di ogni pensiero triste e
lascio la zavorra sulla sabbia e lentamente sprofonda. Osservo il fiore con
occhi nuovi e non mi accorgo più nemmeno della fatica che ho fatto.
Anch’io mi
sento come il fiore del deserto, tutti siamo come i fiori del deserto, siamo lì
pronti a mostrare la nostra bellezza e la nostra forza come esempio per tutta
l’Umanità.
racconto scritto da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
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