QUANDO ADAM
SCONFISSE LE TENEBRE
Quando Adam
nacque, il mondo era impazzito da un po’.
Già era
stata un’odissea poter portare a termine la gravidanza nascondendola a tutti,
ed ora che il piccolo era nato, il pericolo era ancora maggiore.
Nessuna
donna poteva concepire nel metodo che era sempre stato naturale, da anni non
era permesso, e i bambini venivano al mondo clonati da cellule perfette e
controllati fino a che fossero pronti, e alcuni venivano scartati come scarpe
vecchie.
I suoi
genitori lo nascondevano da due anni, era un bravo bambino e viveva fin dalla
nascita in un freddo scantinato lontano dal centro abitato. Mamma e papà erano
contadini che si spaccavano la schiena su terra dura e arida, non era facile
far nascere le piantine che davano da mangiare a tutta la comunità.
Erano la
comunità degli sfollati, di persone
che si erano ribellate al sistema e che erano state circoscritte in un ampio
terreno recintato con filo spinato. Ne era un migliaio circa, e diventavano
sempre più vecchi e stanchi. Dovevano procurarsi da soli cibo, abiti e tutto
quello che serviva. Fra di loro c’erano medici, e lavoratori di varie
discipline. Erano una comunità molto unita e faticavano ogni giorno per
conquistarsi un altro giorno di vita. Nessuno voleva arrendersi. Ogni settimana
passavano gli inviati dei reggenti del nuovo mondo instaurato e chiedevano se
qualcuno volesse ritornare di là dal recinto. Succedeva poche volte che
qualcuno si arrendesse e nessuno sapeva che fine facessero.
Erano in
pochi a sapere della nascita di Adam, e quei pochi facevano di tutto per
aiutare lui e la sua famiglia.
Il giorno
che Adam nacque fu un giorno particolare. Nel cielo un grande arcobaleno aveva
colorato tutte le nuvole. Qualcuno diceva che era un segno, un portale che si
apriva per portare di là le persone che stavano morendo.
Il
predicatore della comunità li teneva uniti e convincendoli che le cose
sarebbero cambiate, che la vita non era solo quello che loro stavano subendo,
ma che presto sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato i loro destini.
Era
determinante infondere speranza. Quei visi rugosi, quelle spalle curve e
piegate dal duro lavoro stavano lottando per sopravvivere nell’attesa di
qualcosa che, nel loro subconscio sapevano che non esisteva. Eppure ascoltavano
il loro predicatore che li arringava con messaggi di ottimismo e di attesa.
Adam quel
giorno compiva due anni e non aveva mai visto la luce del sole, non aveva mai
respirato all’aria aperta e giocava come fanno tutti i bambini con le poche
cose che aveva.
Il predicatore
aveva intorno a sé tutta la comunità. Nel cielo ricomparve quel grande
arcobaleno, le nuvole si colorarono di tutti i colori dell’iride e un vento
leggero portava piccoli globi trasparenti che volteggiavano sopra di loro.
Il vento
soffiava dolcemente e faceva danzare quei globi che si coloravano dei colori
dell’arcobaleno, sembrava che la leggenda che accompagnava da sempre la
comparsa del magnifico arco colorato si stesse materializzando. Era la terza
volta in tre anni che succedeva la stessa cosa, era ora di capire di cosa si
trattasse ma, nemmeno il predicatore aveva la risposta giusta.
La folla era
in silenzio, estasiata da quello che vedeva e ancora maggiore fu la loro
sorpresa quando videro un bambino arrivare in mezzo a loro.
Tutti pensarono
che fosse stato portato dall’arcobaleno, il piccolo camminava a piedi nudi e
sorrideva guardandosi intorno.
Adam vedeva
per la prima volta la luce del sole, vedeva l’arcobaleno e allungava le piccole
braccia come volesse toccarlo.
Nessuno si
mosse. Nessuno parlò.
Il piccolo
era estasiato da quello che vedeva, e per la prima volta sentì la carezza del
vento sulle braccia e sul viso.
Poi successe
una cosa del tutto inaspettata. Proprio al centro del grande arco ci fu un
lampo e l’arcobaleno di spezzò piombando a terra ai piedi di Adam.
Si erano
formati due arcobaleni e questo fu visto anche fuori dal recinto.
Arrivarono
veloci due camionette con le guardie per verificare cosa stesse succedendo.
Avevano le loro armi spianate pronte a sparare se ci fosse stato pericolo.
Adam era
proprio nel mezzo dei due arcobaleni e le guardie rimasero impietrite, nessuno
immaginava che potesse essere nato un bambino. L’unica cosa che proveniva da
fuori dal campo era l’acqua potabile, e conteneva quello che serviva per rendere
sterile quella comunità che doveva lentamente scomparire.
Il bambino
sorrise ai nuovi arrivati. Raccolse una manciata di colori nella sua piccola
mano e la donò ai soldati.
Erano
soldati addestrati e modificati per non ascoltare l’anima, per non pensare e
per non provare sentimenti, ma qualcosa penetrò nella loro mente ipnotizzata e
fu come se si svegliassero da un lungo sonno.
Deposero le
armi e raggiunsero la folla che li accolse in silenzio e si unirono a loro.
Tutto il
campo fu immerso nella luce colorata dell’arcobaleno che soltanto loro
riuscivano a vedere e a trarne tutta l’energia di cui avevano bisogno.
Arrivarono
altre camionette con altri soldati ed ognuno abbandonò le armi per unirsi alla
comunità.
Il governo
era infuriato, non poteva accettare che un branco di mentecatti potesse ledere
la sua autorità. Il capo di tutto il mondo decise di inviare vari droni e
bombardare quel luogo che da sempre lo aveva irritato.
Mancavano
pochi minuti all’arrivo dei piccoli
velivoli carichi di veleno e di missili quando l’arcobaleno, già spezzato in
due si spezzò in varie parti e la comunità iniziò ad arrampicarsi in fretta. Fu
questione di attimi e il portale si chiuse lasciando il campo vuoto mentre
veleno e bombe cadevano rendendo invivibile l’intera area.
Fu la fine
per il mondo impazzito. I fumi e le radiazioni continuavano a riprodursi e, in
pochi giorni tutto fu morte, nessuno si era salvato.
La Terra era
deserta e quelli che si erano salvati si ritrovarono in un posto che non
conoscevano. Un mondo diverso, un mondo sconosciuto, un mondo che li attendeva
da tempo.
“Il mondo
che verrà” era lì, proprio per loro che non si erano arresi, per loro che
avevano lottato a costo di grandi sacrifici, un nuovo mondo aperto dall’Anima
pura di un bambino che aveva portato con sé la scintilla che era servita per
rinascere.
Meravigliati
si accorsero di non essere soli, una moltitudine di gente di ogni provenienza
sorrideva mentre li accoglieva.
Non ci fu
bisogno di dire niente. Tutto era pronto da tempo. Era per chi ci aveva sempre
creduto, per chi non aveva mai abbandonato l’Anima e l’Amore.
Lì non
esistevano le tenebre, soltanto luce.
racconto di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
Nessun commento:
Posta un commento