lunedì 22 marzo 2021

QUANDO ADAM SCONFISSE LE TENEBRE

 

QUANDO ADAM SCONFISSE LE TENEBRE



 

Quando Adam nacque, il mondo era impazzito da un po’.

Già era stata un’odissea poter portare a termine la gravidanza nascondendola a tutti, ed ora che il piccolo era nato, il pericolo era ancora maggiore.

Nessuna donna poteva concepire nel metodo che era sempre stato naturale, da anni non era permesso, e i bambini venivano al mondo clonati da cellule perfette e controllati fino a che fossero pronti, e alcuni venivano scartati come scarpe vecchie.

I suoi genitori lo nascondevano da due anni, era un bravo bambino e viveva fin dalla nascita in un freddo scantinato lontano dal centro abitato. Mamma e papà erano contadini che si spaccavano la schiena su terra dura e arida, non era facile far nascere le piantine che davano da mangiare a tutta la comunità.

Erano la comunità degli sfollati, di persone che si erano ribellate al sistema e che erano state circoscritte in un ampio terreno recintato con filo spinato. Ne era un migliaio circa, e diventavano sempre più vecchi e stanchi. Dovevano procurarsi da soli cibo, abiti e tutto quello che serviva. Fra di loro c’erano medici, e lavoratori di varie discipline. Erano una comunità molto unita e faticavano ogni giorno per conquistarsi un altro giorno di vita. Nessuno voleva arrendersi. Ogni settimana passavano gli inviati dei reggenti del nuovo mondo instaurato e chiedevano se qualcuno volesse ritornare di là dal recinto. Succedeva poche volte che qualcuno si arrendesse e nessuno sapeva che fine facessero.

Erano in pochi a sapere della nascita di Adam, e quei pochi facevano di tutto per aiutare lui e la sua famiglia.

Il giorno che Adam nacque fu un giorno particolare. Nel cielo un grande arcobaleno aveva colorato tutte le nuvole. Qualcuno diceva che era un segno, un portale che si apriva per portare di là le persone che stavano morendo.

Il predicatore della comunità li teneva uniti e convincendoli che le cose sarebbero cambiate, che la vita non era solo quello che loro stavano subendo, ma che presto sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato i loro destini.

Era determinante infondere speranza. Quei visi rugosi, quelle spalle curve e piegate dal duro lavoro stavano lottando per sopravvivere nell’attesa di qualcosa che, nel loro subconscio sapevano che non esisteva. Eppure ascoltavano il loro predicatore che li arringava con messaggi di ottimismo e di attesa.

Adam quel giorno compiva due anni e non aveva mai visto la luce del sole, non aveva mai respirato all’aria aperta e giocava come fanno tutti i bambini con le poche cose che aveva.

Il predicatore aveva intorno a sé tutta la comunità. Nel cielo ricomparve quel grande arcobaleno, le nuvole si colorarono di tutti i colori dell’iride e un vento leggero portava piccoli globi trasparenti che volteggiavano sopra di loro.

Il vento soffiava dolcemente e faceva danzare quei globi che si coloravano dei colori dell’arcobaleno, sembrava che la leggenda che accompagnava da sempre la comparsa del magnifico arco colorato si stesse materializzando. Era la terza volta in tre anni che succedeva la stessa cosa, era ora di capire di cosa si trattasse ma, nemmeno il predicatore aveva la risposta giusta.

La folla era in silenzio, estasiata da quello che vedeva e ancora maggiore fu la loro sorpresa quando videro un bambino arrivare in mezzo a loro.

Tutti pensarono che fosse stato portato dall’arcobaleno, il piccolo camminava a piedi nudi e sorrideva guardandosi intorno.

Adam vedeva per la prima volta la luce del sole, vedeva l’arcobaleno e allungava le piccole braccia come volesse toccarlo.

Nessuno si mosse. Nessuno parlò.

Il piccolo era estasiato da quello che vedeva, e per la prima volta sentì la carezza del vento sulle braccia e sul viso.

Poi successe una cosa del tutto inaspettata. Proprio al centro del grande arco ci fu un lampo e l’arcobaleno di spezzò piombando a terra ai piedi di Adam.

Si erano formati due arcobaleni e questo fu visto anche fuori dal recinto.

Arrivarono veloci due camionette con le guardie per verificare cosa stesse succedendo. Avevano le loro armi spianate pronte a sparare se ci fosse stato pericolo.

Adam era proprio nel mezzo dei due arcobaleni e le guardie rimasero impietrite, nessuno immaginava che potesse essere nato un bambino. L’unica cosa che proveniva da fuori dal campo era l’acqua potabile, e conteneva quello che serviva per rendere sterile quella comunità che doveva lentamente scomparire.

Il bambino sorrise ai nuovi arrivati. Raccolse una manciata di colori nella sua piccola mano e la donò ai soldati.

Erano soldati addestrati e modificati per non ascoltare l’anima, per non pensare e per non provare sentimenti, ma qualcosa penetrò nella loro mente ipnotizzata e fu come se si svegliassero da un lungo sonno.

Deposero le armi e raggiunsero la folla che li accolse in silenzio e si unirono a loro.

Tutto il campo fu immerso nella luce colorata dell’arcobaleno che soltanto loro riuscivano a vedere e a trarne tutta l’energia di cui avevano bisogno.

Arrivarono altre camionette con altri soldati ed ognuno abbandonò le armi per unirsi alla comunità.

Il governo era infuriato, non poteva accettare che un branco di mentecatti potesse ledere la sua autorità. Il capo di tutto il mondo decise di inviare vari droni e bombardare quel luogo che da sempre lo aveva irritato.

Mancavano pochi  minuti all’arrivo dei piccoli velivoli carichi di veleno e di missili quando l’arcobaleno, già spezzato in due si spezzò in varie parti e la comunità iniziò ad arrampicarsi in fretta. Fu questione di attimi e il portale si chiuse lasciando il campo vuoto mentre veleno e bombe cadevano rendendo invivibile l’intera area.

Fu la fine per il mondo impazzito. I fumi e le radiazioni continuavano a riprodursi e, in pochi giorni tutto fu morte, nessuno si era salvato.

La Terra era deserta e quelli che si erano salvati si ritrovarono in un posto che non conoscevano. Un mondo diverso, un mondo sconosciuto, un mondo che li attendeva da tempo.

“Il mondo che verrà” era lì, proprio per loro che non si erano arresi, per loro che avevano lottato a costo di grandi sacrifici, un nuovo mondo aperto dall’Anima pura di un bambino che aveva portato con sé la scintilla che era servita per rinascere.

Meravigliati si accorsero di non essere soli, una moltitudine di gente di ogni provenienza sorrideva mentre li accoglieva.

Non ci fu bisogno di dire niente. Tutto era pronto da tempo. Era per chi ci aveva sempre creduto, per chi non aveva mai abbandonato l’Anima e l’Amore.

Lì non esistevano le tenebre, soltanto luce.

racconto di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati  - immagine dal web

 

 

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