giovedì 30 agosto 2018

ADRIANA


ADRIANA 
PARTE TERZA


Ha 46 anni Adriana, ma se ne sente addosso un centinaio. Sa che non può abbandonarsi all’apatia, che c’è una bimba da crescere, che dovrà rimboccarsi le maniche ancora più di prima, che da sola dovrà fare di tutto per Mariangela e spera, davvero spera, che almeno Agnese le dia una mano.

“Mariangela ha mangiato e dorme. Ora mangiamo qualcosa anche noi. Poi rimarrò con te per qualche giorno, mi farà bene stare in compagnia, a casa sono sempre così sola!”
“Grazie Agnese, ci avevo proprio sperato.”


Quei primi giorni sono scanditi dagli orari della pappa, dal bagnetto, e dai pianti di Mariangela, anche se piange davvero poco: è una bimba meravigliosa. Adriana ne è innamorata e Agnese la sente come sua, avranno un bel da fare per non viziarla troppo, Mariangela non ha più la sua mamma, ma in compenso ha due nonne che stravedono per lei.

Cominciano la loro semplice vita e convivenza: i lavori di ogni giorno, il lavoro di sarta, le visite al cimitero e Agnese che si è praticamente trasferita da loro. Vivono bene insieme e amano Mariangela in modo totale.

I primi tre mesi passano all’insegna della normalità per quella nuova famiglia. Mariangela cresce bene e sana e si comincia a capire a chi somiglia. E’ il ritratto sputato di suo padre: peluria bionda chiara sulla testa e occhioni azzurri come un lago di montagna.
Adriana è preoccupata, ci saranno altre chiacchiere, altri pettegolezzi. Se almeno fosse somigliata a Sofia, così scura di capelli e di carnagione, tutto sarebbe stato più semplice.

Agnese non ha mai fatto domande, non ha mai chiesto spiegazioni, ma è giunto il momento di metterla al corrente, deve essere preparata alla prossima ondata di chiacchiere.

Adriana non entra nei particolari, ma le racconta di Helmut e dell’amore fra quei due giovani. Di come il ragazzo non sappia niente di Mariangela, e in più, lei non sa nemmeno come si chiama e dove abita, non lo può rintracciare e metterlo al corrente, ma ha una speranza, anzi una certezza: Helmut tornerà, lo ha promesso, e potrà prendere Mariangela con sé.

E’ settembre e Mariangela deve essere battezzata. Don Mario è passato spesso a trovarle e hanno deciso che domenica ci sarà il Battesimo.

E’ una chiesa affollata quelle che le accoglie. Agnese fa da madrina e molte donne sono curiose di vedere quella bambina che non hanno ancora avuto occasione di conoscere. Nessuno si è presentato da loro con un regalo, un augurio, almeno hanno avuto il buon senso di stare alla larga, ma oggi, la curiosità verrà soddisfatta.

Fuori dalla chiesa trova qualcuno che fa loro gli auguri, che chiede di vedere la bambina e, naturalmente ci sono un sacco di complimenti.
“Ma a chi somiglia Mariangela?” Ecco, qualcuno ha fatto la domanda, ma Adriana ha già pronta la risposta: “E’ anche lei figlia di Dio, assomiglia a Lui”. E se ne ritornano a casa.

Il tempo passa e Mariangela cresce molto bene. Le sue due nonne la coccolano e la vezzeggiano come se si trattasse di una principessa e lei cresce al riparo dal mondo esterno.
A un anno cammina da sola. E sempre più bionda e chiara, e i suoi primi dentini le danno un aspetto angelico.
Adriana continua il suo lavoro, è come sempre instancabile e Agnese è sempre pronta ad aiutare.


A due anni parla correttamente, gioca con il gatto, corre nel cortile. Adesso ha due treccine con fiocchi colorati. A lei piacciono i fiocchi azzurri come i suoi occhi. Non fanno vita sociale, al momento non c’è bisogno, ma il prossimo anno dovrà andare all’asilo.

Adriana è molto preoccupata. Come verrà accolta la sua nipotina? La piccola desidera molto avere dei compagni, ma fin’ora non ne ha avuti. Forse è sbagliato, bisognerà pur cominciare.

E’ una bambina intelligente, sa che la sua mamma riposa sotto quel cumulo di terra che ogni domenica va a visitare con la nonna, sa che il suo papà è lontano ma che verrà presto a prenderla, e sa che la nonna la ama immensamente.

E’ una bambina di tre anni: bellissima. Bionda, chiara, con due grandi occhi azzurri, non si può avere dubbi su chi possa essere il padre, e questo lo hanno notato tutti in paese.

Nascono e fioriscono nuove dicerie e, stavolta, sono molto, molto cattive!
C’è di mezzo il nemico, il nazista: cosa sarà successo? Dove lo avrà incontrato? Cosa avranno avuto in cambio? Avranno tradito il loro paese per il nemico? C’è disprezzo verso quella famiglia, verso quella bambina che non ha colpe, tranne quella di ricordare il passato.

In Romagna, ma non solo qui, nessuno è disposto a perdonare. Ci sono state troppe morti, troppo dolore e nessuno vuole dimenticare.

Quando la domenica vanno in chiesa vengono isolate. Mariangela, nella sua ingenuità ed innocenza sorride e saluta gli altri bambini che vengono strattonati dai loro genitori e nemmeno capiscono il motivo. Se questo è l’inizio, come sarà il futuro? E’ un macigno sul cuore di Adriana, questo non sa proprio come affrontarlo o come risolverlo. Ancora una volta non le rimane che affidarsi alle preghiere e sperare davvero che il Signore aiuti la sua nipotina.

La guerra è finita da tanto tempo. Perché Helmut non si è più fatto vivo? Avrà raggiunto la sua famiglia? Possibile che abbia dimenticato la sua promessa di ritornare? C’è bisogno che ritorni, che venga a prendere Mariangela, con lui starà sicuramente meglio. Ogni anno che passa Adriana si sente sempre più stanca e più vecchia, la salute comincia a vacillare, il suo cuore fa i capricci e il dottore le ha detto che deve riposare di più, ma come può farlo? E’ con il suo lavoro che manda avanti la baracca, e Mariangela sta crescendo talmente in fretta che ha sempre bisogno di qualcosa.

Comincia l’asilo e Mariangela è molto emozionata. Finalmente conoscerà tanti bambini e potrà giocare con loro per tutto il giorno!
Adriana è preoccupata, non vorrebbe lasciarla andare, ma Mariangela la saluta con un bacio e corre incontro alla sua nuova avventura.

E’ tutto così nuovo e così emozionante! Finalmente ci sono altre bambine, si fanno giochi e il primo giorno passa in fretta. Torna a casa e racconta tutto alla nonna. Si vede che è felice e, anche Adriana, si rilassa un  po’.

Gli anni dell’asilo sono stati i più belli. Anche se non tutti l’hanno accettata, Mariangela ha colto solo il lato bello, lei è fatta così, ma ora quel tempo è finito, c’è la scuola vera che comincia adesso. È diventata grande, si comincia a fare sul serio.

E’ tutto pronto. La cartella, il grembiulino e lei così bella, le trecce sono cresciute, sono lunge, ancora più bionde e legate dal fiocco azzurro che preferisce. Le mancano alcuni dentini, ma è molto, molto bella, e quel suo sguardo così aperto e allegro la rende davvero diversa.

Inizia con entusiasmo anche questa avventura. Sembra che le preghiere di Adriana siano state ascoltate, anche se ancora Helmut non si è fatto sentire. Tutto procede abbastanza bene, ma lei non riesce a stare tranquilla, quasi si sente che qualcosa possa accadere.

I primi giorni passano tranquilli, poi succede qualcosa.

Mariangela segue un gruppo di bambini che vanno a giocare ma uno di loro si gira e le dice: “tu non puoi venire a giocare con noi, non ti vogliamo, tu sei una bastarda tedesca e mia mamma dice che sei maledetta, perciò torna da dove sei venuta.”

Lei non capisce, non sa cosa vuol dire quella parola “bastarda tedesca” non l’ha mai sentita, ma deve essere molto brutta se l’hanno scacciata.
Per tutto il giorno rimane in disparte e non vede l’ora di tornare a casa, di parlare con sua nonna, quei bambini l’hanno ferita e non sa il perché.

Quando Adriana la vede uscire da scuola capisce subito che qualcosa non va. La prende per mano e tornano a casa.
La merenda è pronta ma, stranamente, Mariangela non vuole mangiare. Deve essere successo qualcosa di grave e la nonna la prende in braccio.
“Cosa c’è che non va piccolina?”

“Oggi a scuola, alcuni bambini non mi hanno fatto giocare con loro, mi hanno detto che sono una bastarda tedesca e che sono maledetta, cosa significa, nonna?”

Il cuore già debole di Adriana perde alcuni battiti.” Adesso come spiego tutto questo a una bambina di sei anni?”

“Bastardo è un bambino che non ha un papà. Tu ce l’hai, ma loro non lo conoscono, non sei una bastarda, sei una bella bambina e presto conoscerai il tuo papà.”

“Ma nonna, io non l’ho mai visto, come faccio a sapere che esiste e che non sono una bastarda?”

“Io lo conosco e ti garantisco che esiste. Credi alla tua nonna, piccolina, io lo conosco, so che esiste.”

“E come si chiama?”

“Si chiama… Francesco, ed ha i capelli biondi come i tuoi, è da lui che hai preso gli occhi azzurri e i capelli biondi e, quando lo vedrai, lo riconoscerai immediatamente, perché ti somiglia molto, sei proprio uguale a lui, sei bella come lui. Non dare retta ai bambini cattivi, tu sei Mariangela, la mia nipotina, la figlia della mia cara Sofia e di Francesco.”

Mariangela si è un po’ rincuorata, torna alla sua merenda e ai suoi compiti.

Adriana sapeva che sarebbe successo, sa anche che questo è solo l’inizio, Madonna Santissima, ti prego, fa che suo padre venga a prenderla il più presto possibile.

Si avvicinano le feste di Natale e a scuola si fanno i preparativi per la recita ed il presepio. Mariangela dovrà fare l’angioletto ed è tutta emozionata. Sua nonna le ha già cucito l’abito e le ali di cartone, le scioglierà i capelli e con l’aureola dorata farà proprio un figurone.

La maestra da’ ad ognuno una poesia da studiare e poi, sul palco verranno recitate davanti ai genitori.

Alla vigilia di Natale è tutto pronto. Adriana è molto emozionata, Mariangela non è riuscita a dormire dall’agitazione, continuava a ripetere la poesia per la paura di dimenticare qualche parola e, vederla ora sul palco, sembra proprio di vedere un bellissimo angelo.

La pace scende dal cielo
E ricopre la terra col suo velo,
gli angeli cantano dolci canzoni
e nel cuore di ognuno mandano emozioni.
Arriva da noi Gesù Bambino,
accendiamogli insieme una candela
e tutto il mondo lo preghi ogni sera.

Silenzio tombale.
Solo bisbigli e commenti fatti sottovoce.

Poi un papà si alza e inveisce: “è uno scandalo! Quella bambina non deve stare lì sopra. E’ una bastarda tedesca! Vi siete già dimenticati di cosa ci hanno fatto durante la guerra? Possibile che nessuno veda di chi è figlia? Qui non la vogliamo!”

Mariangela si guarda intorno senza capire. Ancora quelle parole.
“Io non sono bastarda, il mio papà si chiama Francesco e la mia mamma Sofia, nonna diglielo anche tu.” Poi comincia a piangere e con rabbia si strappa le ali e l’aureola. “Portami via nonna, portami a casa, non voglio più stare qui.”

Adriana si alza e, con estrema calma si guarda intorno, guarda negli occhi quelle mamme e quei papà così cattivi, che se la prendono con una bambina di sei anni, con una vecchia vedova che sta facendo sacrifici per dare una vita migliore alla bambina.
“L’avete sentita, suo padre si chiama Francesco e, voi tutti vi dovreste vergognare, è Natale ma voi non sapete accogliere il Bambinello se non sapete accettare un’innocente. Vi auguro buone feste, che vi vada di traverso il cappone.”

Prende per mano la bambina e, con Agnese se ne ritornano a casa.

Per fortuna ci sono alcuni giorni di vacanza, con la speranza che la brutta esperienza venga dimenticata in fretta, ma Mariangela ha capito che non sarà più come prima.

Mariangela ha acquisito una nuova consapevolezza. E’ piccola, ma non è stupida. Ha sentito molti discorsi che non ha riferito alla nonna, sa cosa significa la parola bastarda e comincia a nutrire dei dubbi, ma sua nonna le ha detto la verità, su questo non ha il minimo dubbio.

Il rientro a scuola non è piacevole. Il sorriso di Mariangela è sparito. Se ne sta in disparte e non cerca di giocare con gli altri bambini.
Passano alcuni mesi e lei è sempre più sola.

E’ il mese di maggio e presto è il suo compleanno, compirà sette anni.
La maestra, ad ogni compleanno prepara un piccolo dono, e anche per lei ci sarà una sorpresa.

Sulla cattedra c’è un pacchettino giallo, con scritto il suo nome e la maestra glielo consegna. “Buon compleanno Mariangela, bambini, fate anche voi gli auguri alla vostra compagna.”
Tutti in coro “auguri Mariangela, buon compleanno.”
Lei ringrazia e se ne torna al suo posto, senza nemmeno un sorriso.

E’ seduta in giardino e apre il suo pacchetto, contiene un animale intagliato nel legno, un piccolo gatto e le piace molto. Si avvicinano i suoi compagni per vedere il regalo e lei lo mostra felice.
Arriva anche Mario, un bambino di terza e … zac, le taglia una treccia!

Treccia bionda, treccia bionda,
Mariangela è una tonta.
Tonta tedesca bastarda
Mariangela è sempre più tarda.

Mariangela è sotto choc. Tiene in mano il gattino di legno, la sua treccia tagliata con i capelli che si stanno sfilando. Guarda quei bambini che stanno ridendo di lei e vorrebbe solo scappare.

E’ quello che fa. Si alza di scatto e corre via da quel posto, non ci vuole più tornare in mezzo a quei bambini cattivi. Comincia a correre, a correre senza vedere dove sta andando. Le lacrime impediscono di vedere bene dove mette i piedi. E si ritrova a ruzzolare sulla tomba di sua madre.
E piange, piange, piange, finchè, sfinita, si addormenta su quella fredda terra.

E’ per caso che Don Mario si trova lì. Vede quel fagottino spettinato accasciato su quella tomba e prova una pena infinita. La sveglia con dolcezza, la prende in braccio e la riporta da Adriana.

Lei non ha mollato la sua treccia, la tiene ancora stretta in mano, di sicuro la nonna riuscirà a rimetterla a posto, non può stare con una treccia soltanto.

Adriana era stata avvisata che Mariangela era scappata e stava uscendo a cercarla. Apre la porta a Don Mario e prende fra le braccia la sua adorata nipotina. La culla, la rincuora, la stringe al suo petto per darle un po’ di conforto. “Cosa ti hanno fatto piccola mia? Adesso sei con me, stai tranquilla che sistemiamo tutto.”

Sul tavolo c’è la torta che aspetta, con sette candeline da spegnere, ma dovrà aspettare, Mariangela ora ha la febbre. Il dispiacere e lo choc l’hanno fatta ammalare.

E’ stato un brutto compleanno questo, non solo per Mariangela, ma per le persone che la amano. Sua nonna non si capacita della cattiveria di quei bambini. Ha sempre saputo che sarebbe stato difficile crescere quella sua adorata nipotina, ma non avrebbe voluto che soffrisse così.
“Signore Santissimo, Madonna Immacolata, vi prego con tutto il cuore, date a me il suo dolore, io lo posso sopportare, se colpa c’è stata, è stata solo mia, io ho accolto quel ragazzo, io non ho saputo proteggere Sofia, se ho peccato punite me, ma non lei, lei è innocente, ha diritto alla sua esistenza, aiutateci, vi prego, aiutateci!”

Per tutta la notte Adriana e Agnese sono al capezzale della piccola. Le tengono la mano, le rinfrescano la fronte, le raccontano storie di fate e principesse, ma lei non riapre gli occhi e continua a lamentarsi e chiamare la sua mamma!

Le due donne hanno il cuore sanguinante, darebbero volentieri la loro vita per la felicità di Mariangela. Ci stanno provando con tutte le loro forze ad aiutarla ad entrare nel mondo, ma non sanno più cosa fare. Non si può arginare la cattiveria della gente, proprio non c’è rimedio.

Al mattino si ritrovano insieme nella cameretta di Mariangela. Piano piano lei si sveglia e guarda le due donne, ancora sveglie e sedute su una sedia vicino a lei.

“Come ti senti piccola mia?”

“Nonna, cosa facciamo con la mia treccia?” E grossi lacrimoni tornano a gonfiare quegli splendidi occhi azzurri.

“Non ti preoccupare mia cara, ho già la soluzione. Una soluzione bellissima, che ti renderà ancora più bella e incantevole. Tagliamo anche l’altra treccia e ne facciamo un bel pacchetto con fiocco azzurro, così potrai tenere sciolti i tuoi capelli biondi, sarai ancora più bella! E poi faremo dei codini, se ti va, altrimenti terrai la tua chioma libera e profumata. Cosa ne dici?”
                                                                                                                   
“Va bene, nonna. Ma voglio tenere le mie trecce.”

“Adesso facciamo colazione, c’è la torta che ci aspetta, Agnese ha già scaldato il latte, poi ti rimetterò a nuovo. Buon Compleanno Mariangela, che i prossimi siano migliori di questo!”

Mariangela è bellissima con la nuova pettinatura. Sorride alla nonna e ringrazia Agnese per il regalo, poi sentono bussare alla porta.

E’ venuta a trovarla Caterina, una sua compagna di scuola. Le ha portato i compiti da fare, e il suo gattino di legno che ha perso in cortile mentre scappava.

Caterina è una bambina dolcissima, di buon carattere. Guarda Mariangela e le dice “come stai bene con i capelli corti! Anche a me piacerebbe avere i capelli biondi come i tuoi. La mia mamma ha detto che posso rimanere a giocare con te, posso restare?”

Gli occhi di Mariangela si illuminano “certo, vieni che ti do’ una fetta di torta, poi usciamo a giocare.”

Il cuore di Adriana manda un muto ringraziamento ai suoi santi protettori, le sue preghiere sono state ascoltate anche stavolta, la sua piccola ha trovato un’amichetta, chissà che le cose possano migliorare.

E’ Caterina che convince Mariangela a ritornare a scuola. Mancano poche settimane alla fine delle lezioni, non si può stare a casa. “Guarda, io non sono bravissima come te a scuola, ma staremo insieme, anche durante la ricreazione, sarò la tua amica e giocheremo insieme”.

Così, con la mano nella mano di Caterina, torna a scuola e finisce l’anno scolastico senza ulteriori incidenti.

E’ l’estate del 1952. Fa caldo e Adriana si sente male.

Mentre Agnese sta con le due amiche, ormai inseparabili, Adriana va dal dottore che la visita e la guarda molto serio.

“Adriana, il tuo cuore è stanco, ha bisogno di riposo, di medicine nuove e magari di un ricovero in ospedale, quello della città. Ti devi decidere, solo là possono trovarti la cura per farti stare meglio, io non so più cosa fare per te, c’è bisogno dello specialista. Ti faccio la carta di ricovero, vacci in fretta, prima vai, prima torni.”

Adesso cosa fare? Deve organizzare tutto, la città è lontana, Mariangela starà con Agnese e, per la prima volta da’ voce alle sue paure. “E se non ce la facessi? Se non dovessi riuscire a stare meglio, cosa ne sarà di Mariangela? Agnese è troppo vecchia per crescere una bambina così piccola, non posso abbandonarla anch’io. Perché suo padre non torna? Andrò da Don Mario, lo metterò al corrente di tutto. Dovesse capitarmi qualcosa, almeno lui saprà cosa fare quando arriverà Helmut. E’ ora che metta giù i piani per fare le cose in regola, non devo farmi trovare impreparata.”

Con una tristezza infinita nel cuore, prima di tornare a casa si reca dal prete.

Con calma, pazienza e tanto dolore, ripercorre quegli ultimi anni, da quel tragico giorno del 1945 quando un ragazzo moribondo è stato lasciato sulla sua porta di casa. Don Mario l’ascolta, le tiene la mano, e per la prima volta, anche lui conosce la verità.
“Ho sbagliato Don Mario? Potevo fare altro? Potevo fare diversamente? Ho seguito il mio cuore, la mia fede, ma ora mi trovo in difficoltà.”

“Ho sempre saputo che sei una buona cristiana, ma non avrei immaginato fino a questo punto. Hai messo in pericolo te stessa, tua figlia per salvare uno sconosciuto e per di più un nemico, non potevi essere una persona migliore. Ti prometto che mi interesserò presso il notaio per fare tutto a norma di legge, mi prendo l’incarico di seguire io Mariangela se ti dovesse succedere qualcosa, ma sono sicuro che Nostro Signore non lo permetterà, Lui ti darà la forza per portare a termine la tua missione. Io ti do’ la mia benedizione, Adriana, e sono fiero di quello che hai fatto. Ora fai tutto quello che serve per guarire, Aiuterò Agnese con la tua nipotina, aspetteremo insieme che tu ritorni da noi guarita e in perfetta forma.”

Adriana rimase in ospedale per tutto il mese di luglio. Fu un mese lungo e doloroso, ma la sua Fede, la sua Speranza, anche stavolta non andarono deluse.

Fu giorno di grande festa in casa quando Adriana tornò dall’ospedale. Mariangela piangeva e rideva, l’abbracciava e non riusciva a staccarsi da lei. “Sono tornata, piccola mia, sono qui, adesso sto bene e non ti lascerò più!”

Agnese fu di grande aiuto in quel periodo. Adriana aveva ancora bisogno di riposo e l’estate passò in tranquillità e serenità.
 Don Mario è stato di parola, i documenti sono pronti, ma ribadisce ancora una volta, che non sarebbero serviti.

Il desiderio più grande nel cuore di Adriana è sempre lo stesso: il ritorno di Helmut, per poter affidare Mariangela a suo padre che di sicuro è la persona che di più la può amare. Inoltre spera ardentemente di riuscire a portare a termine il suo compito, qualunque sia, e vuole che la sua nipotina possa vivere una vita serena, senza altri dolori e dispiaceri. Presto inizia il nuovo anno scolastico, una nuova avventura, con la speranza che Mariangela possa trovare migliore accoglienza.

Domani ricomincia la scuola e Mariangela è molto seria mentre prova il suo grembiulino, le scarpe nuove. Non vuole più il fiocco azzurro, ne vuole uno bianco, per trattenere i suoi biondi capelli sciolti. E’ timorosa, andrà in seconda elementare, ma ci sarà anche Caterina, con lei vicina si sente più sicura.

I mesi passano senza scossoni, le due bambine sono inseparabili e si avvicina ancora il Santo Natale.

Quest’anno nessuno chiede a Mariangela di partecipare alla recita, così, anche Caterina si rifiuta di farlo.

Le feste passano, il freddo è intenso e Adriana si sente meglio. Le nuove cure la fanno stare bene, si sente più in forze e lavora alacremente di ago e filo, i soldi non bastano mai con una bambina che cresce così in fretta.
Presto dovrà iniziare il catechismo, ci sarà la prima comunione, ed è più emozionata la nonna della nipotina.
Adriana sembra rivivere le stesse emozioni provate con Sofia, le incertezze della sua bambina. Allora c’era anche Ottorino con loro, ora c’è soltanto Agnese, con la sua salute che vacilla, e gli anni che sono tanti.

Fino ad ora, non è successo più niente di male. Nessuno se l’è presa con Mariangela; che finalmente la gente abbia messo una pietra sul passato?

Presto Mariangela compirà otto anni. “Mio Dio, come passa veloce il tempo! E come si fa bella la mia nipotina! Ed è anche molto brava. Sofia deve essere soddisfatta di come sono riuscita a crescerla, e quando suo padre arriverà, troverà una figlia meravigliosa!”

“Chissà perché Helmut non si è mai fatto vivo in questi lunghi anni? Sono passati nove anni da quando è partito, e non è mai arrivata nemmeno una cartolina. Eppure aveva detto che l’avrebbe fatto. Ci sarà un buon motivo, una spiegazione, me la dirà quando arriverà”.


Adriana prende in braccio la sua nipotina che ormai pesa quanto un macigno, ma non se la sente di staccarsi dal quel suo abbraccio così tenero e sincero, succederà presto che la piccola non voglia più le sue coccole, pertanto è meglio approfittarne finchè lei le accetta.

“Cosa desideri per il tuo compleanno?”

I grandi occhi azzurri guardano quel viso vecchio e tanto amato. “Nonna, parlami di mio padre.”

Questo se lo aspettava, ma non così presto. E ora? Cosa può dirle?

“Nonna, adesso sono grande, ho sentito tante cose, tante volte mi hanno chiamata bastarda tedesca, non te l’ho più detto perché ogni volta stavi male. So cosa vuol dire bastarda e so che io non lo sono, che un papà ce l’ho anch’io, ti prego, parlami di lui.”

Il cuore di Adriana ha perso anni di vita in un attimo solo. Deve parlarle e spera di farlo nel modo giusto.

“Facciamo una cosa, andiamo al cimitero, a salutare tua madre ed io, strada facendo, ti racconto tutta la storia.”

S’incamminano tenendosi per mano, assaporando il caldo di quel mese dedicato alla Madonna. Come al solito si rivolge a tutti i suoi Santi “aiutatemi voi, datemi le parole giuste per questa bambina che ha diritto di sapere.”

“Quando la guerra è finita, tutti i soldati sono tornati alle proprie case, alle loro famiglie. Ce n’era uno che era molto ammalato e non poteva superare quel viaggio, così fu ospitato nella nostra casa. Tua madre ed io lo abbiamo curato. Era un bellissimo ragazzo e Sofia si è innamorata di lui. Da quel giovane e delicato amore sei nata tu. Quando lui è ripartito, nessuno sapeva che tu stavi per nascere, lui non lo ha mai saputo, ancora non sa di te, ma ha promesso che un giorno sarebbe tornato, e ti assicuro che, quel giorno, quando arriverà, troverà una bellissima sorpresa: te, la sua bambina. E tu andrai con lui.”

“Nonna, non mi hai ancora detto il suo nome, e poi io non voglio lasciarti, non andrò via con lui.”

“Ogni bambino deve stare con i propri genitori, io sono la tua nonna e lo sarò sempre, ma tu andrai con la tua nuova famiglia, conoscerai un Paese nuovo, avrai un papà e una nuova mamma, magari anche dei fratelli o delle sorelle, chissà che bella sorpresa ci porterà. Si chiama Helmut il tuo papà, ma non conosco altro di lui, so solo che ha fatto una promessa e che la manterrà.”

Mentre camminano ognuna immersa nei propri pensieri, Adriana comincia a capire che deve convincere Mariangela a seguire suo padre. Lo sa che la sua salute vacilla, il suo cuore le ha fatto capire che quasi non ce la fa più.

“Nonna, ma tu sei contenta se ti lascio e vado via? Io piangerei moltissimo!”

“Non c’è niente che mi possa rendere più felice che vederti andare via con tuo padre. Noi ci scriveremo, ci manderemo fotografie, ci parleremo col cuore, ma io sarò la nonna più felice del mondo, e dovrai esserlo anche tu. Promettimi fin d’ora che non rimpiangerai niente di quello che lasci, che nel tuo cuore porterai il mio amore e che farai di tutto per crescere educata e buona come ti ho sempre insegnato. Non piangere mai pensando al passato, sii felice guardando verso il futuro e ama con tutto il cuore le persone che ti vogliono bene.”

“Ma nonna, io non sto partendo, sono ancora qui con te e con la mia mamma che mi sorride dalla sua fotografia. Ti prometto, nonna, che quando me ne andrò non piangerò, ma tornerò tantissime volte a trovarti, oppure tu verrai con noi.”

La giornata è gradevole e, mentre tornano a casa, Adriana recita il Santo Rosario. La Madonna deve fare un grande miracolo: far tornare Helmut il più presto possibile.
(foto dal web)


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