ADRIANA
PARTE TERZA
Ha 46 anni Adriana, ma se ne
sente addosso un centinaio. Sa che non può abbandonarsi all’apatia, che c’è una
bimba da crescere, che dovrà rimboccarsi le maniche ancora più di prima, che da
sola dovrà fare di tutto per Mariangela e spera, davvero spera, che almeno
Agnese le dia una mano.
“Mariangela ha mangiato e
dorme. Ora mangiamo qualcosa anche noi. Poi rimarrò con te per qualche giorno,
mi farà bene stare in compagnia, a casa sono sempre così sola!”
“Grazie Agnese, ci avevo
proprio sperato.”
Quei primi giorni sono
scanditi dagli orari della pappa, dal bagnetto, e dai pianti di Mariangela,
anche se piange davvero poco: è una bimba meravigliosa. Adriana ne è innamorata
e Agnese la sente come sua, avranno un bel da fare per non viziarla troppo,
Mariangela non ha più la sua mamma, ma in compenso ha due nonne che stravedono
per lei.
Cominciano la loro semplice
vita e convivenza: i lavori di ogni giorno, il lavoro di sarta, le visite al
cimitero e Agnese che si è praticamente trasferita da loro. Vivono bene insieme
e amano Mariangela in modo totale.
I primi tre mesi passano
all’insegna della normalità per quella nuova famiglia. Mariangela cresce bene e
sana e si comincia a capire a chi somiglia. E’ il ritratto sputato di suo
padre: peluria bionda chiara sulla testa e occhioni azzurri come un lago di
montagna.
Adriana è preoccupata, ci
saranno altre chiacchiere, altri pettegolezzi. Se almeno fosse somigliata a
Sofia, così scura di capelli e di carnagione, tutto sarebbe stato più semplice.
Agnese non ha mai fatto
domande, non ha mai chiesto spiegazioni, ma è giunto il momento di metterla al
corrente, deve essere preparata alla prossima ondata di chiacchiere.
Adriana non entra nei
particolari, ma le racconta di Helmut e dell’amore fra quei due giovani. Di come
il ragazzo non sappia niente di Mariangela, e in più, lei non sa nemmeno come
si chiama e dove abita, non lo può rintracciare e metterlo al corrente, ma ha
una speranza, anzi una certezza: Helmut tornerà, lo ha promesso, e potrà
prendere Mariangela con sé.
E’ settembre e Mariangela
deve essere battezzata. Don Mario è passato spesso a trovarle e hanno deciso
che domenica ci sarà il Battesimo.
E’ una chiesa affollata
quelle che le accoglie. Agnese fa da madrina e molte donne sono curiose di
vedere quella bambina che non hanno ancora avuto occasione di conoscere.
Nessuno si è presentato da loro con un regalo, un augurio, almeno hanno avuto
il buon senso di stare alla larga, ma oggi, la curiosità verrà soddisfatta.
Fuori dalla chiesa trova
qualcuno che fa loro gli auguri, che chiede di vedere la bambina e,
naturalmente ci sono un sacco di complimenti.
“Ma a chi somiglia
Mariangela?” Ecco, qualcuno ha fatto la domanda, ma Adriana ha già pronta la
risposta: “E’ anche lei figlia di Dio, assomiglia a Lui”. E se ne ritornano a
casa.
Il tempo passa e Mariangela
cresce molto bene. Le sue due nonne la coccolano e la vezzeggiano come se si
trattasse di una principessa e lei cresce al riparo dal mondo esterno.
A un anno cammina da sola. E
sempre più bionda e chiara, e i suoi primi dentini le danno un aspetto
angelico.
Adriana continua il suo
lavoro, è come sempre instancabile e Agnese è sempre pronta ad aiutare.
A due anni parla
correttamente, gioca con il gatto, corre nel cortile. Adesso ha due treccine
con fiocchi colorati. A lei piacciono i fiocchi azzurri come i suoi occhi. Non
fanno vita sociale, al momento non c’è bisogno, ma il prossimo anno dovrà
andare all’asilo.
Adriana è molto preoccupata.
Come verrà accolta la sua nipotina? La piccola desidera molto avere dei
compagni, ma fin’ora non ne ha avuti. Forse è sbagliato, bisognerà pur
cominciare.
E’ una bambina intelligente,
sa che la sua mamma riposa sotto quel cumulo di terra che ogni domenica va a
visitare con la nonna, sa che il suo papà è lontano ma che verrà presto a
prenderla, e sa che la nonna la ama immensamente.
E’ una bambina di tre anni:
bellissima. Bionda, chiara, con due grandi occhi azzurri, non si può avere
dubbi su chi possa essere il padre, e questo lo hanno notato tutti in paese.
Nascono e fioriscono nuove
dicerie e, stavolta, sono molto, molto cattive!
C’è di mezzo il nemico, il
nazista: cosa sarà successo? Dove lo avrà incontrato? Cosa avranno avuto in
cambio? Avranno tradito il loro paese per il nemico? C’è disprezzo verso quella
famiglia, verso quella bambina che non ha colpe, tranne quella di ricordare il
passato.
In Romagna, ma non solo qui,
nessuno è disposto a perdonare. Ci sono state troppe morti, troppo dolore e
nessuno vuole dimenticare.
Quando la domenica vanno in
chiesa vengono isolate. Mariangela, nella sua ingenuità ed innocenza sorride e
saluta gli altri bambini che vengono strattonati dai loro genitori e nemmeno
capiscono il motivo. Se questo è l’inizio, come sarà il futuro? E’ un macigno
sul cuore di Adriana, questo non sa proprio come affrontarlo o come risolverlo.
Ancora una volta non le rimane che affidarsi alle preghiere e sperare davvero
che il Signore aiuti la sua nipotina.
La guerra è finita da tanto
tempo. Perché Helmut non si è più fatto vivo? Avrà raggiunto la sua famiglia?
Possibile che abbia dimenticato la sua promessa di ritornare? C’è bisogno che
ritorni, che venga a prendere Mariangela, con lui starà sicuramente meglio.
Ogni anno che passa Adriana si sente sempre più stanca e più vecchia, la salute
comincia a vacillare, il suo cuore fa i capricci e il dottore le ha detto che
deve riposare di più, ma come può farlo? E’ con il suo lavoro che manda avanti
la baracca, e Mariangela sta crescendo talmente in fretta che ha sempre bisogno
di qualcosa.
Comincia l’asilo e Mariangela
è molto emozionata. Finalmente conoscerà tanti bambini e potrà giocare con loro
per tutto il giorno!
Adriana è preoccupata, non
vorrebbe lasciarla andare, ma Mariangela la saluta con un bacio e corre
incontro alla sua nuova avventura.
E’ tutto così nuovo e così
emozionante! Finalmente ci sono altre bambine, si fanno giochi e il primo
giorno passa in fretta. Torna a casa e racconta tutto alla nonna. Si vede che è
felice e, anche Adriana, si rilassa un
po’.
Gli anni dell’asilo sono
stati i più belli. Anche se non tutti l’hanno accettata, Mariangela ha colto
solo il lato bello, lei è fatta così, ma ora quel tempo è finito, c’è la scuola
vera che comincia adesso. È diventata grande, si comincia a fare sul serio.
E’ tutto pronto. La cartella,
il grembiulino e lei così bella, le trecce sono cresciute, sono lunge, ancora
più bionde e legate dal fiocco azzurro che preferisce. Le mancano alcuni
dentini, ma è molto, molto bella, e quel suo sguardo così aperto e allegro la
rende davvero diversa.
Inizia con entusiasmo anche
questa avventura. Sembra che le preghiere di Adriana siano state ascoltate,
anche se ancora Helmut non si è fatto sentire. Tutto procede abbastanza bene,
ma lei non riesce a stare tranquilla, quasi si sente che qualcosa possa accadere.
I primi giorni passano
tranquilli, poi succede qualcosa.
Mariangela segue un gruppo di
bambini che vanno a giocare ma uno di loro si gira e le dice: “tu non puoi
venire a giocare con noi, non ti vogliamo, tu sei una bastarda tedesca e mia
mamma dice che sei maledetta, perciò torna da dove sei venuta.”
Lei non capisce, non sa cosa
vuol dire quella parola “bastarda tedesca” non l’ha mai sentita, ma deve essere
molto brutta se l’hanno scacciata.
Per tutto il giorno rimane in
disparte e non vede l’ora di tornare a casa, di parlare con sua nonna, quei
bambini l’hanno ferita e non sa il perché.
Quando Adriana la vede uscire
da scuola capisce subito che qualcosa non va. La prende per mano e tornano a
casa.
La merenda è pronta ma,
stranamente, Mariangela non vuole mangiare. Deve essere successo qualcosa di
grave e la nonna la prende in braccio.
“Cosa c’è che non va
piccolina?”
“Oggi a scuola, alcuni
bambini non mi hanno fatto giocare con loro, mi hanno detto che sono una
bastarda tedesca e che sono maledetta, cosa significa, nonna?”
Il cuore già debole di
Adriana perde alcuni battiti.” Adesso come spiego tutto questo a una bambina di
sei anni?”
“Bastardo è un bambino che
non ha un papà. Tu ce l’hai, ma loro non lo conoscono, non sei una bastarda,
sei una bella bambina e presto conoscerai il tuo papà.”
“Ma nonna, io non l’ho mai
visto, come faccio a sapere che esiste e che non sono una bastarda?”
“Io lo conosco e ti
garantisco che esiste. Credi alla tua nonna, piccolina, io lo conosco, so che
esiste.”
“E come si chiama?”
“Si chiama… Francesco, ed ha
i capelli biondi come i tuoi, è da lui che hai preso gli occhi azzurri e i
capelli biondi e, quando lo vedrai, lo riconoscerai immediatamente, perché ti
somiglia molto, sei proprio uguale a lui, sei bella come lui. Non dare retta ai
bambini cattivi, tu sei Mariangela, la mia nipotina, la figlia della mia cara
Sofia e di Francesco.”
Mariangela si è un po’
rincuorata, torna alla sua merenda e ai suoi compiti.
Adriana sapeva che sarebbe
successo, sa anche che questo è solo l’inizio, Madonna Santissima, ti prego, fa
che suo padre venga a prenderla il più presto possibile.
Si avvicinano le feste di
Natale e a scuola si fanno i preparativi per la recita ed il presepio.
Mariangela dovrà fare l’angioletto ed è tutta emozionata. Sua nonna le ha già
cucito l’abito e le ali di cartone, le scioglierà i capelli e con l’aureola
dorata farà proprio un figurone.
La maestra da’ ad ognuno una
poesia da studiare e poi, sul palco verranno recitate davanti ai genitori.
Alla vigilia di Natale è
tutto pronto. Adriana è molto emozionata, Mariangela non è riuscita a dormire
dall’agitazione, continuava a ripetere la poesia per la paura di dimenticare
qualche parola e, vederla ora sul palco, sembra proprio di vedere un bellissimo
angelo.
La pace scende dal cielo
E ricopre la terra col suo velo,
gli angeli cantano dolci canzoni
e nel cuore di ognuno mandano emozioni.
Arriva da noi Gesù Bambino,
accendiamogli insieme una candela
e tutto il mondo lo preghi ogni sera.
Silenzio tombale.
Solo bisbigli e commenti
fatti sottovoce.
Poi un papà si alza e
inveisce: “è uno scandalo! Quella bambina non deve stare lì sopra. E’ una
bastarda tedesca! Vi siete già dimenticati di cosa ci hanno fatto durante la
guerra? Possibile che nessuno veda di chi è figlia? Qui non la vogliamo!”
Mariangela si guarda intorno
senza capire. Ancora quelle parole.
“Io non sono bastarda, il mio
papà si chiama Francesco e la mia mamma Sofia, nonna diglielo anche tu.” Poi
comincia a piangere e con rabbia si strappa le ali e l’aureola. “Portami via
nonna, portami a casa, non voglio più stare qui.”
Adriana si alza e, con
estrema calma si guarda intorno, guarda negli occhi quelle mamme e quei papà
così cattivi, che se la prendono con una bambina di sei anni, con una vecchia
vedova che sta facendo sacrifici per dare una vita migliore alla bambina.
“L’avete sentita, suo padre
si chiama Francesco e, voi tutti vi dovreste vergognare, è Natale ma voi non
sapete accogliere il Bambinello se non sapete accettare un’innocente. Vi auguro
buone feste, che vi vada di traverso il cappone.”
Prende per mano la bambina e,
con Agnese se ne ritornano a casa.
Per fortuna ci sono alcuni
giorni di vacanza, con la speranza che la brutta esperienza venga dimenticata
in fretta, ma Mariangela ha capito che non sarà più come prima.
Mariangela ha acquisito una
nuova consapevolezza. E’ piccola, ma non è stupida. Ha sentito molti discorsi
che non ha riferito alla nonna, sa cosa significa la parola bastarda e comincia
a nutrire dei dubbi, ma sua nonna le ha detto la verità, su questo non ha il
minimo dubbio.
Il rientro a scuola non è
piacevole. Il sorriso di Mariangela è sparito. Se ne sta in disparte e non
cerca di giocare con gli altri bambini.
Passano alcuni mesi e lei è
sempre più sola.
E’ il mese di maggio e presto
è il suo compleanno, compirà sette anni.
La maestra, ad ogni
compleanno prepara un piccolo dono, e anche per lei ci sarà una sorpresa.
Sulla cattedra c’è un
pacchettino giallo, con scritto il suo nome e la maestra glielo consegna. “Buon
compleanno Mariangela, bambini, fate anche voi gli auguri alla vostra
compagna.”
Tutti in coro “auguri
Mariangela, buon compleanno.”
Lei ringrazia e se ne torna
al suo posto, senza nemmeno un sorriso.
E’ seduta in giardino e apre
il suo pacchetto, contiene un animale intagliato nel legno, un piccolo gatto e
le piace molto. Si avvicinano i suoi compagni per vedere il regalo e lei lo
mostra felice.
Arriva anche Mario, un
bambino di terza e … zac, le taglia una treccia!
Treccia bionda, treccia bionda,
Mariangela è una tonta.
Tonta tedesca bastarda
Mariangela è sempre più tarda.
Mariangela è sotto choc.
Tiene in mano il gattino di legno, la sua treccia tagliata con i capelli che si
stanno sfilando. Guarda quei bambini che stanno ridendo di lei e vorrebbe solo
scappare.
E’ quello che fa. Si alza di
scatto e corre via da quel posto, non ci vuole più tornare in mezzo a quei
bambini cattivi. Comincia a correre, a correre senza vedere dove sta andando.
Le lacrime impediscono di vedere bene dove mette i piedi. E si ritrova a
ruzzolare sulla tomba di sua madre.
E piange, piange, piange,
finchè, sfinita, si addormenta su quella fredda terra.
E’ per caso che Don Mario si
trova lì. Vede quel fagottino spettinato accasciato su quella tomba e prova una
pena infinita. La sveglia con dolcezza, la prende in braccio e la riporta da
Adriana.
Lei non ha mollato la sua
treccia, la tiene ancora stretta in mano, di sicuro la nonna riuscirà a
rimetterla a posto, non può stare con una treccia soltanto.
Adriana era stata avvisata
che Mariangela era scappata e stava uscendo a cercarla. Apre la porta a Don
Mario e prende fra le braccia la sua adorata nipotina. La culla, la rincuora,
la stringe al suo petto per darle un po’ di conforto. “Cosa ti hanno fatto
piccola mia? Adesso sei con me, stai tranquilla che sistemiamo tutto.”
Sul tavolo c’è la torta che
aspetta, con sette candeline da spegnere, ma dovrà aspettare, Mariangela ora ha
la febbre. Il dispiacere e lo choc l’hanno fatta ammalare.
E’ stato un brutto compleanno
questo, non solo per Mariangela, ma per le persone che la amano. Sua nonna non
si capacita della cattiveria di quei bambini. Ha sempre saputo che sarebbe
stato difficile crescere quella sua adorata nipotina, ma non avrebbe voluto che
soffrisse così.
“Signore Santissimo, Madonna
Immacolata, vi prego con tutto il cuore, date a me il suo dolore, io lo posso
sopportare, se colpa c’è stata, è stata solo mia, io ho accolto quel ragazzo,
io non ho saputo proteggere Sofia, se ho peccato punite me, ma non lei, lei è
innocente, ha diritto alla sua esistenza, aiutateci, vi prego, aiutateci!”
Per tutta la notte Adriana e
Agnese sono al capezzale della piccola. Le tengono la mano, le rinfrescano la
fronte, le raccontano storie di fate e principesse, ma lei non riapre gli occhi
e continua a lamentarsi e chiamare la sua mamma!
Le due donne hanno il cuore
sanguinante, darebbero volentieri la loro vita per la felicità di Mariangela.
Ci stanno provando con tutte le loro forze ad aiutarla ad entrare nel mondo, ma
non sanno più cosa fare. Non si può arginare la cattiveria della gente, proprio
non c’è rimedio.
Al mattino si ritrovano
insieme nella cameretta di Mariangela. Piano piano lei si sveglia e guarda le
due donne, ancora sveglie e sedute su una sedia vicino a lei.
“Come ti senti piccola mia?”
“Nonna, cosa facciamo con la
mia treccia?” E grossi lacrimoni tornano a gonfiare quegli splendidi occhi
azzurri.
“Non ti preoccupare mia cara,
ho già la soluzione. Una soluzione bellissima, che ti renderà ancora più bella
e incantevole. Tagliamo anche l’altra treccia e ne facciamo un bel pacchetto
con fiocco azzurro, così potrai tenere sciolti i tuoi capelli biondi, sarai
ancora più bella! E poi faremo dei codini, se ti va, altrimenti terrai la tua
chioma libera e profumata. Cosa ne dici?”
“Va bene, nonna. Ma voglio
tenere le mie trecce.”
“Adesso facciamo colazione,
c’è la torta che ci aspetta, Agnese ha già scaldato il latte, poi ti rimetterò
a nuovo. Buon Compleanno Mariangela, che i prossimi siano migliori di questo!”
Mariangela è bellissima con
la nuova pettinatura. Sorride alla nonna e ringrazia Agnese per il regalo, poi
sentono bussare alla porta.
E’ venuta a trovarla
Caterina, una sua compagna di scuola. Le ha portato i compiti da fare, e il suo
gattino di legno che ha perso in cortile mentre scappava.
Caterina è una bambina
dolcissima, di buon carattere. Guarda Mariangela e le dice “come stai bene con
i capelli corti! Anche a me piacerebbe avere i capelli biondi come i tuoi. La
mia mamma ha detto che posso rimanere a giocare con te, posso restare?”
Gli occhi di Mariangela si
illuminano “certo, vieni che ti do’ una fetta di torta, poi usciamo a giocare.”
Il cuore di Adriana manda un
muto ringraziamento ai suoi santi protettori, le sue preghiere sono state
ascoltate anche stavolta, la sua piccola ha trovato un’amichetta, chissà che le
cose possano migliorare.
E’ Caterina che convince
Mariangela a ritornare a scuola. Mancano poche settimane alla fine delle
lezioni, non si può stare a casa. “Guarda, io non sono bravissima come te a scuola,
ma staremo insieme, anche durante la ricreazione, sarò la tua amica e
giocheremo insieme”.
Così, con la mano nella mano
di Caterina, torna a scuola e finisce l’anno scolastico senza ulteriori
incidenti.
E’ l’estate del 1952. Fa
caldo e Adriana si sente male.
Mentre Agnese sta con le due
amiche, ormai inseparabili, Adriana va dal dottore che la visita e la guarda
molto serio.
“Adriana, il tuo cuore è
stanco, ha bisogno di riposo, di medicine nuove e magari di un ricovero in
ospedale, quello della città. Ti devi decidere, solo là possono trovarti la
cura per farti stare meglio, io non so più cosa fare per te, c’è bisogno dello
specialista. Ti faccio la carta di ricovero, vacci in fretta, prima vai, prima
torni.”
Adesso cosa fare? Deve
organizzare tutto, la città è lontana, Mariangela starà con Agnese e, per la
prima volta da’ voce alle sue paure. “E se non ce la facessi? Se non dovessi
riuscire a stare meglio, cosa ne sarà di Mariangela? Agnese è troppo vecchia
per crescere una bambina così piccola, non posso abbandonarla anch’io. Perché
suo padre non torna? Andrò da Don Mario, lo metterò al corrente di tutto.
Dovesse capitarmi qualcosa, almeno lui saprà cosa fare quando arriverà Helmut.
E’ ora che metta giù i piani per fare le cose in regola, non devo farmi trovare
impreparata.”
Con una tristezza infinita
nel cuore, prima di tornare a casa si reca dal prete.
Con calma, pazienza e tanto
dolore, ripercorre quegli ultimi anni, da quel tragico giorno del 1945 quando
un ragazzo moribondo è stato lasciato sulla sua porta di casa. Don Mario
l’ascolta, le tiene la mano, e per la prima volta, anche lui conosce la verità.
“Ho sbagliato Don Mario?
Potevo fare altro? Potevo fare diversamente? Ho seguito il mio cuore, la mia
fede, ma ora mi trovo in difficoltà.”
“Ho sempre saputo che sei una
buona cristiana, ma non avrei immaginato fino a questo punto. Hai messo in
pericolo te stessa, tua figlia per salvare uno sconosciuto e per di più un
nemico, non potevi essere una persona migliore. Ti prometto che mi interesserò
presso il notaio per fare tutto a norma di legge, mi prendo l’incarico di
seguire io Mariangela se ti dovesse succedere qualcosa, ma sono sicuro che
Nostro Signore non lo permetterà, Lui ti darà la forza per portare a termine la
tua missione. Io ti do’ la mia benedizione, Adriana, e sono fiero di quello che
hai fatto. Ora fai tutto quello che serve per guarire, Aiuterò Agnese con la
tua nipotina, aspetteremo insieme che tu ritorni da noi guarita e in perfetta
forma.”
Adriana rimase in ospedale
per tutto il mese di luglio. Fu un mese lungo e doloroso, ma la sua Fede, la
sua Speranza, anche stavolta non andarono deluse.
Fu giorno di grande festa in
casa quando Adriana tornò dall’ospedale. Mariangela piangeva e rideva,
l’abbracciava e non riusciva a staccarsi da lei. “Sono tornata, piccola mia,
sono qui, adesso sto bene e non ti lascerò più!”
Agnese fu di grande aiuto in
quel periodo. Adriana aveva ancora bisogno di riposo e l’estate passò in
tranquillità e serenità.
Don Mario è stato di parola, i documenti sono pronti,
ma ribadisce ancora una volta, che non sarebbero serviti.
Il desiderio più grande nel
cuore di Adriana è sempre lo stesso: il ritorno di Helmut, per poter affidare
Mariangela a suo padre che di sicuro è la persona che di più la può amare.
Inoltre spera ardentemente di riuscire a portare a termine il suo compito,
qualunque sia, e vuole che la sua nipotina possa vivere una vita serena, senza
altri dolori e dispiaceri. Presto inizia il nuovo anno scolastico, una nuova
avventura, con la speranza che Mariangela possa trovare migliore accoglienza.
Domani ricomincia la scuola e
Mariangela è molto seria mentre prova il suo grembiulino, le scarpe nuove. Non
vuole più il fiocco azzurro, ne vuole uno bianco, per trattenere i suoi biondi
capelli sciolti. E’ timorosa, andrà in seconda elementare, ma ci sarà anche
Caterina, con lei vicina si sente più sicura.
I mesi passano senza
scossoni, le due bambine sono inseparabili e si avvicina ancora il Santo
Natale.
Quest’anno nessuno chiede a
Mariangela di partecipare alla recita, così, anche Caterina si rifiuta di
farlo.
Le feste passano, il freddo è
intenso e Adriana si sente meglio. Le nuove cure la fanno stare bene, si sente
più in forze e lavora alacremente di ago e filo, i soldi non bastano mai con una
bambina che cresce così in fretta.
Presto dovrà iniziare il
catechismo, ci sarà la prima comunione, ed è più emozionata la nonna della
nipotina.
Adriana sembra rivivere le
stesse emozioni provate con Sofia, le incertezze della sua bambina. Allora
c’era anche Ottorino con loro, ora c’è soltanto Agnese, con la sua salute che
vacilla, e gli anni che sono tanti.
Fino ad ora, non è successo
più niente di male. Nessuno se l’è presa con Mariangela; che finalmente la
gente abbia messo una pietra sul passato?
Presto Mariangela compirà
otto anni. “Mio Dio, come passa veloce il tempo! E come si fa bella la mia
nipotina! Ed è anche molto brava. Sofia deve essere soddisfatta di come sono
riuscita a crescerla, e quando suo padre arriverà, troverà una figlia meravigliosa!”
“Chissà perché Helmut non si
è mai fatto vivo in questi lunghi anni? Sono passati nove anni da quando è
partito, e non è mai arrivata nemmeno una cartolina. Eppure aveva detto che
l’avrebbe fatto. Ci sarà un buon motivo, una spiegazione, me la dirà quando
arriverà”.
Adriana prende in braccio la
sua nipotina che ormai pesa quanto un macigno, ma non se la sente di staccarsi
dal quel suo abbraccio così tenero e sincero, succederà presto che la piccola
non voglia più le sue coccole, pertanto è meglio approfittarne finchè lei le
accetta.
“Cosa desideri per il tuo
compleanno?”
I grandi occhi azzurri
guardano quel viso vecchio e tanto amato. “Nonna, parlami di mio padre.”
Questo se lo aspettava, ma
non così presto. E ora? Cosa può dirle?
“Nonna, adesso sono grande,
ho sentito tante cose, tante volte mi hanno chiamata bastarda tedesca, non te
l’ho più detto perché ogni volta stavi male. So cosa vuol dire bastarda e so
che io non lo sono, che un papà ce l’ho anch’io, ti prego, parlami di lui.”
Il cuore di Adriana ha perso
anni di vita in un attimo solo. Deve parlarle e spera di farlo nel modo giusto.
“Facciamo una cosa, andiamo
al cimitero, a salutare tua madre ed io, strada facendo, ti racconto tutta la
storia.”
S’incamminano tenendosi per
mano, assaporando il caldo di quel mese dedicato alla Madonna. Come al solito
si rivolge a tutti i suoi Santi “aiutatemi voi, datemi le parole giuste per
questa bambina che ha diritto di sapere.”
“Quando la guerra è finita,
tutti i soldati sono tornati alle proprie case, alle loro famiglie. Ce n’era
uno che era molto ammalato e non poteva superare quel viaggio, così fu ospitato
nella nostra casa. Tua madre ed io lo abbiamo curato. Era un bellissimo ragazzo
e Sofia si è innamorata di lui. Da quel giovane e delicato amore sei nata tu. Quando
lui è ripartito, nessuno sapeva che tu stavi per nascere, lui non lo ha mai
saputo, ancora non sa di te, ma ha promesso che un giorno sarebbe tornato, e ti
assicuro che, quel giorno, quando arriverà, troverà una bellissima sorpresa:
te, la sua bambina. E tu andrai con lui.”
“Nonna, non mi hai ancora
detto il suo nome, e poi io non voglio lasciarti, non andrò via con lui.”
“Ogni bambino deve stare con
i propri genitori, io sono la tua nonna e lo sarò sempre, ma tu andrai con la
tua nuova famiglia, conoscerai un Paese nuovo, avrai un papà e una nuova mamma,
magari anche dei fratelli o delle sorelle, chissà che bella sorpresa ci
porterà. Si chiama Helmut il tuo papà, ma non conosco altro di lui, so solo che
ha fatto una promessa e che la manterrà.”
Mentre camminano ognuna
immersa nei propri pensieri, Adriana comincia a capire che deve convincere
Mariangela a seguire suo padre. Lo sa che la sua salute vacilla, il suo cuore
le ha fatto capire che quasi non ce la fa più.
“Nonna, ma tu sei contenta se
ti lascio e vado via? Io piangerei moltissimo!”
“Non c’è niente che mi possa
rendere più felice che vederti andare via con tuo padre. Noi ci scriveremo, ci
manderemo fotografie, ci parleremo col cuore, ma io sarò la nonna più felice
del mondo, e dovrai esserlo anche tu. Promettimi fin d’ora che non rimpiangerai
niente di quello che lasci, che nel tuo cuore porterai il mio amore e che farai
di tutto per crescere educata e buona come ti ho sempre insegnato. Non piangere
mai pensando al passato, sii felice guardando verso il futuro e ama con tutto
il cuore le persone che ti vogliono bene.”
“Ma nonna, io non sto
partendo, sono ancora qui con te e con la mia mamma che mi sorride dalla sua
fotografia. Ti prometto, nonna, che quando me ne andrò non piangerò, ma tornerò
tantissime volte a trovarti, oppure tu verrai con noi.”
La giornata è gradevole e,
mentre tornano a casa, Adriana recita il Santo Rosario. La Madonna deve fare un
grande miracolo: far tornare Helmut il più presto possibile.
(foto dal web)
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