ADRIANA
PARTE QUARTA
Con la fine della scuola
Mariangela porta a casa una pagella con bellissimi voti. C’è ancora chi la
prende in giro e la tratta male, ma lei non lo ha più riferito alla nonna, ha
imparato a sopportare e a non dare peso.
Ora c’è tutta l’estate di vacanza,
e , Caterina e lei giocheranno insieme tutti i giorni.
E’ il 1954 e alla radio
suonano tante belle canzoni, Le due bambine ballano spesso in cortile mentre la
nonna riposa.
E’ da un po’ di tempo che la
nonna sta spesso a letto, e Agnese viene di meno a trovarle, perché ha le gambe
gonfie e fa fatica a camminare.
Oggi non è venuta nemmeno
Caterina e lei fa dei bellissimi disegni al fresco in cucina.
Fuori c’è un caldo torrido,
anche la gatta Camomilla, ormai molto vecchia, sta sulla poltrona a godersi il
fresco della casa.
Mentre colora il suo disegno
canticchia spensierata una di quelle canzoni che si sentono alla radio. Si sta
molto bene oggi in casa.
Fuori si sente una macchina
che si ferma, ma lei non ci fa caso, è molto impegnata nel suo lavoretto e
quando si sentono dei passi fuori dalla porta la gatta Camomilla fa un balzo e
corre verso l’entrata.
“Che ti prende Camomilla? Non
ti ho mai visto comportarti così!”
Bussano alla porta.
Ha le mani sporche di colore
e i capelli biondi sciolti sulle spalle con il suo immancabile nastro bianco.
Bussano ancora e lei va ad
aprire.
Due grandi occhi azzurri si
specchiano in altri occhi azzurri.
Si guardano, si scoprono e
capiscono.
“Sei arrivato, finalmente
papà, ti abbiamo aspettato tanto.”
Quel ragazzone, ormai
diventato uomo non riesce a toglierle gli occhi di dosso, non riesce a parlare
e rimane come impalato sulla porta.
“E tu, come ti chiami?”
“Sono Mariangela, la figlia
di Sofia, ora chiamo la nonna.”
E sgambetta veloce da lei.
“Nonna, nonna, avevi ragione,
il mio papà è arrivato!”
Adriana si sveglia di
soprassalto e non riesce a capire. “Cosa stai dicendo piccola?”
“E’ arrivato il mio papà, è
di là, vieni nonna, fai presto.”
Ha uno strano presentimento
nel cuore, una grande speranza, che la Madonna abbia fatto davvero il miracolo?
Cerca di fare più in fretta
che può, ma la debolezza è tanta, il suo cuore sta davvero arrivando al
capolinea.
Entra in cucina e lo vede!
“Ragazzo, sei tornato
finalmente! Ti abbiamo tanto aspettato. Entra, siediti qui, voglio guardarti,
voglio essere sicura che sei proprio tu, sei tanto cambiato!”
Si siedono vicini e si
prendono la mano. In questo momento non c’è bisogno di parole, ognuno sa, nel
proprio cuore quello che vuole dire all’altro. Si guardano intensamente, e
l’abbraccio di Helmut l’accoglie come fosse una bambina.
“Signora Adriana, oggi volevo
farle una sorpresa e farle conoscere mia moglie e mia figlia, ma la più grossa
sorpresa me l’ha fatta lei. Ma dov’è Sofia?”
In poche parole gli racconta
la storia e poi si sovviene. “Dove sono tua moglie e tua figlia? Non le avrai
lasciate in macchina sotto il sole? Chiamale, ti prego, falle entrare che
prendo qualcosa di fresco da bere.”
Adriana e Mariangela
rimangono sedute a guardarsi. Negli ultimi tempi hanno tanto fantasticato su
questo momento che ora sembrano non crederci.
Una bella signora bionda e
una bambina di 5 anni che è il ritratto identico di Mariangela entrano in casa.
“Adriana, questa è mia moglie
Marta, e lei è mia figlia Rosa. Conoscono la nostra storia, anche se nessuno si
aspettava di trovarne il seguito. L’abbiamo pensata spesso ma non abbiamo mai
trovato l’occasione per tornare, ci siamo decisi, perché è in arrivo un altro
bambino e non saremmo potuti partire per un altro anno.”
Le due bambine si avvicinano,
non si capiscono ma il linguaggio dei giochi è universale e fanno subito
amicizia.
“Ce l’hai fatta a tornare a
casa, ce l’hai fatta a rivedere la tua famiglia! Sono proprio felice per te.”
“Se sono tornato a casa è
solo merito vostro. Mia madre le manda a dire che non ha mai smesso di
ringraziarla, ogni giorno, per tutti questi anni, e vorrebbe tanto conoscerla.”
“Helmut, lo sai vero che
Mariangela è tua figlia? Ho pregato tanto che tu tornassi, io sono molto malata
e non riesco più ad occuparmi di lei come merita, ho fatto preparare le carte
e, se tu vorrai, potrai portarla con te in Germania. Pensi che tua moglie la
possa accettare?”
Helmut guarda sua moglie, le
traduce tutto e il suo sorriso dice molto più delle parole. Certo che prenderà
quella bambina e rassicura Adriana che farà di tutto per crescerla come se
fosse sua figlia. Non ci sono nemmeno problemi economici perché Helmut ha un
buon lavoro, sono tutti in salute e la terranno al corrente.
Gli occhi di Adriana di riempiono
di felicità e di immenso dolore. Adesso che si avvicina il momento, si rende
conto che non la rivedrà più!
Ci vorranno alcuni giorni per
firmare i documenti che sono già pronti da anni e, tutti insieme, su quella
grossa auto, vanno prima al cimitero a salutare Sofia e poi da Don Mario per le
ultime formalità.
Nel lettone con la nonna, per
lasciare l’altro letto agli ospiti, Mariangela non sa cosa dire. Tocca ancora
una volta ad Adriana. “Sei contenta Mariangela di aver conosciuto il tuo papà?
Come ti sembra? E la tua nuova sorellina? Pensa a come sarà bello quando sarete
tutti nella tua nuova casa! Quante cose nuove imparerai, mi raccomando fai la
brava bambina e cerca di essere ubbidiente!”
“Nonna, io ho paura! Non
capisco la loro lingua, non li conosco nemmeno, io non voglio lasciarti da
sola, non voglio più partire!” e comincia a piangere abbracciata a lei.
Adriana si fa forza, non può
avere cedimenti proprio ora, proprio quando si avvicina il tanto agognato
traguardo.
“Mi hai fatto una promessa piccola
mia, che non avresti pianto e che saresti andata via col tuo papà, che ci
saremmo scritte tante lettere, ed ora, devi mantenere la tua promessa. Io sarò
qui ancora per tanto tempo, ti penserò e pregherò tanto per te, ma tu devi
essere contenta, io lo sono tantissimo, non lo sono mai stata così in tutta la
mia vita!”
“Va bene nonna, ma non so se
riuscirò a non piangere. Tu mi mancherai!”
I giorni sono volati e ora è
il momento dei saluti.
Una piccola valigia con le
poche cose di Mariangela, alcune fotografie di sua mamma e di sua nonna, i suoi
quaderni di scuola ed ora, l’ultimo saluto.
Le lasciano sole e
l’aspettano in macchina.
“Vai tranquilla mia piccola
Mariangela, che Dio ti protegga sempre:”
Un intenso abbraccio, tante
lacrime trattenute e tanti, tantissimi baci.
“Ciao nonna, ti voglio molto
bene.”
L’accompagna all’auto, un
ultimo bacio, un saluto a tutti e Adriana resta da sola.
Rientra in casa. E ora? Si
guarda intorno, sistema una sedia, non c’è neanche la gatta Camomilla, c’è un
tale silenzio!
Zoppicando arriva Agnese, non
ha voluto essere presente all’addio, proprio non poteva. Le due donne si
guardano, si capiscono e Adriana comincia finalmente a piangere. Piange come
non ha mai fatto in tutta la sua vita e Agnese apre le braccia e l’accoglie
come fossa una bambina.
Entrambe singhiozzano senza
vergogna e senza ritegno. E mentre Adriana continua a piangere le passano nella
mente i momenti più importanti di tutta la sua vita: il suo matrimonio con
Ottorino, la nascita di Sofia, la guerra. Quel soldato ferito, la nascita di
Mariangela, i sacrifici per farla crescere, ed ora? Cosa le resta ora? Solo il
silenzio di una casa vuota? Che cosa può fare adesso? Una muta preghiera al
Cielo “Ora sono pronta, quando vuoi prendermi con te, sono pronta.”
Si ricompone a si scioglie da
quell’inaspettato abbraccio. “Vieni Agnese che ci beviamo un caffè, rimani un
poco a farmi compagnia.”
Agnese rimane anche a cena,
ma ora si devono salutare. “Mi raccomando Adriana, cerca di dormire, io torno
domani mattina col pane biscotto, tu scalda il caffelatte che facciamo
colazione insieme.”
La notte è lunga e non riesce
a dormire, il suo cuore sembra più affaticato del solito, ora che manca la sua
ragione di vita non le importa più di niente. “Vai con Dio piccola mia, portami
sempre nel cuore come io porterò sempre il tuo sorriso” e, finalmente si
addormenta.
La mancanza di Mariangela si
percepisce in ogni angolo di casa. A volte le viene l’istinto di chiamarla per
controllare cosa stia facendo, ma solo la gatta Camomilla è lì a farle
compagnia.
Agnese ogni mattina le fa
compagnia e passano molto tempo insieme, è una fortuna avere qualcuno vicino.
I giorni passano, l’estate ha
lasciato spazio ai colori dell’autunno e Adriana scrive una lettera alla sua
nipotina, non è la prima, ma questa sarà la più importante. Lascia la busta sul
tavolo e va a coricarsi. Si sente molto, molto stanca e ha voglia solo di
dormire.
Si mette a letto e si
addormenta sognando la sua amata Mariangela e non si risveglierà mai più.
E’ Agnese che al mattino la
trova morta e serena nel suo letto, e chiama Don Mario.
Adriana, si ricongiunge ai
suoi cari, felice di essere riuscita a portare a termine il suo compito terreno
e da lassù seguirà Mariangela insieme a tutti gli altri angeli.
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