RACCONTO DI UNA
VACANZA IN PARADISO
Non c’è
niente di meglio che una serata d’inverno accanto al camino. Un divano e alcune
poltrone e del buon bourbon nei bicchieri. E’ sempre così quando viene a
trovarci Alessandro, l’amico vagabondo, come
lo abbiamo soprannominato. Ascoltare i suoi racconti è come viverli, infatti…
Mi ritrovo a
vivere in una splendida isola, Isola Réunion, che nemmeno ho mai sentito
nominare. Sento il calore del sole mentre le parole di Alessandro mi scorrono
sulla pelle come granelli di sabbia.
L’aeroporto
di Saint Denise è uguale a molti altri che ho calpestato, si parla il francese
e la moneta è la stessa di casa mia. Prendo un taxi per raggiungere il mio
albergo e già lungo la strada mi accorgo che tutto cambia: è come se si aprisse
un portale su una dimensione diversa, spalanco gli occhi e i sensi e mi immergo
in questo posto come teletrasportato, lontano da tutto ciò che conosco e
frequento a Milano.
C’è sempre
il sole, il mare, e spiagge infinite con sabbia da calpestare che sprigiona musica
ad ogni passo, mentre ho lasciato i pensieri e le preoccupazioni lontano da
qui.
La gente che
ci abita guarda e sorride; non corre, non ha fretta, sembra che la natura di
questo posto da sogno abbia incorporato le persone, o viceversa. Anche la
lingua è cambiata, la gente parla il creolo ed è come musica per le mie
orecchie. Mi rinchiudo in questa immensa bolla dorata e respiro usando il cuore
e l’Anima per trattenere ogni sensazione che questa Terra ed i suoi abitanti mi
trasmettono.
Incontro
donne bellissime dalla pelle colorata, visi graziosi e mani ruvide. Cappelli variopinti
e abiti leggeri che danzano al ritmo dell’aria profumata di salsedine. Venire
qui è come trovarsi in Paradiso: scogli scivolosi e dirupi ammantati di verde, cascate
che sembrano spuntare dal nulla mentre il canto dell’acqua che si riversa
sembra una melodia di tempi lontani.
La
maestosità di questo posto ricorda una perla racchiusa in una conchiglia, una
di quelle conchiglie grandi e lisce che i bambini portano all’orecchio per
sentire il rumore del mare. Il mare, elemento che dà da vivere con le sue acque
pescose, dove la natura è benigna perché la gente è altrettanto benigna con
lei. Ceste di crostacei, di argentei pesci di ogni genere, di molluschi che hanno
dimensioni straordinarie: un bouquet variegato pronto per essere cucinato nel
modo più semplice e speziato.
Arrivare su
quest’isola è come immergersi in un mondo diverso. La tecnologia lascia il posto
allo scorrere del tempo, ai lavori manuali, al ritmo del sole e della luna,
delle maree che danzano sulla spiaggia.
Ci sono
pochi turisti, ed è per questo che è così curata e selvaggia. Ci sono state
eruzioni vulcaniche devastanti, le spiagge di sabbia nera sono lì a ricordarle,
insieme a distese di terra ricoperta di roccia nera. Montagne ammantate di
vegetazione e uccelli variopinti ricoprono e fanno compagnia ai vulcani spenti
che hanno dato forma a questa terra, ne hanno segnato l’Anima, ne hanno
scolpito le rughe, come la pelle di un vecchio pescatore che trascina la sua
barca sulla spiaggia.
Non si può
non restare incantati dalla dolcezza dei profumi dei fiori, dai frutti maturi e
carnosi che sembrano dipinti in un quadro dell’ottocento. Sfiorare questi fiori
e questi frutti è come sentire la vita di questo posto sulla punta delle dita. Si
rimane incantati dalla morbidezza dei petali che, come ali di farfalla lasciano
polvere colorata sulla pelle.
Le giornate
passano seguendo la luce del sole. L’alba accoglie le barche che escono in
mare, i pescatori con i loro grandi cappelli di paglia con le reti già pronte e
la riva che si allontana silenziosa.
Quando il
sole fa capolino questi uomini, che cantano il loro inno al Dio della Vita
stanno già sudando e ritirando le reti. Non c’è gara, ma solidarietà, nessuno
deve dimostrare di essere il migliore, quello che conta è riportare a terra il
pesce per nutrirsi e nutrire.
C’è sempre
festa quando attraccano al molo. Donne scalze con ceste pronte ad accogliere
mariti o figli nell’abbraccio del giorno. Nei sorrisi che si scambiano, nelle
battute spiritose c’è sempre la festa della vita, una vita di abitudini e
lavoro condiviso.
E’ difficile
allontanarsi dal mare, immenso oceano e immense spiagge. La natura è talmente
diversa da quella che conosco che mi trascina fra alberi che creano foreste di
fiori e di palme. Un sentiero che a malapena si scorge e la solitudine, lontano
dal mondo artificiale che sono costretto a sopportare.
Voglio immergermi
in questo posto, assaporarlo, assorbire l’energia che ancora trasuda da ogni
singola foglia o microscopico moscerino. Le palme, le farfalle e numerosi
uccelli che non riesco a vedere mi fanno compagnia, insieme ai miei pensieri.
E se venissi a vivere qui? E’ come una bomba che mi esplode
nella testa. Provo a pensare davvero a come sarebbe abbandonare lo stress che
mi accompagna ogni giorno, a lasciare la nebbia e la pioggia per questo posto
che mi sembra fiabesco. Ho visitato tanti posti ed in ognuno ho lasciato un po’
di me, prima o poi deciderò dove andare, ma non metterò radici, è troppo stimolante
viaggiare e scoprire gente nuova e sempre diverse abitudini.
La salita
comincia a farsi impegnativa e mi siedo. Un po’ d’acqua mi ristora la gola
secca. Gli anni passano e diventa sempre più faticoso portare a termine le mie
avventure, devo decidermi a cambiare vita prima che la vita cambi me. Aspetto
che il fiato rallenti e che le gambe riposino. La tesa del cappello lascia
filtrare i pochi raggi di sole che riescono a passare dalle fronde alte di
questi alberi così diversi da quelli di casa mia. Non so se lasciarmi andare e
chiudere gli occhi o riprendere subito la salita. Non c’è fretta e respiro
questo ossigeno così puro che mi fa girare la testa. Vorrei essere uno di
quegli uccelli dalle piume colorare per poter vedere dall’alto questo Paradiso.
Da piccolo mi insegnavano che il Paradiso è là, in cielo; ma qui, in questo
posto mi rendo conto che il Paradiso è dove gli uomini e la natura vivono
insieme e si rispettano. Provo a pensare a quando i vulcani erano attivi, a
come hanno vissuto in quei tempi duri e difficili, a come hanno sopportato una
devastazione di tale portata, a come sono riusciti a ridare Vita e Anima a
questo posto.
Mi sembra di
sentire i loro canti, i loro balli, le loro preghiere, i loro riti
propiziatori. Alla rassegnazione davanti alla devastazione ma alla volontà di
non cedere e di prendere per mano il destino e colorarlo per un futuro
migliore.
Il fuoco, il
fumo, la lava che ogni cosa distrugge non è riuscita a distruggere la volontà
di questa gente, e alla fine ha vinto l’Uomo solo perché ha amato e ama
quest’isola. Forse hanno fatto un accordo con gli dei dei vulcani, hanno pagato
in vite umane, hanno fatto sacrifici per questi dei malvagi, per placarli e per
poter riprendersi ciò che a loro apparteneva.
Riprendo il
cammino immerso in meditazioni che questo luogo apparentemente silenzioso mi
concilia. Mi fermerei ad ogni passo per osservare questa vegetazione così
lussureggiante che sembra accarezzare le mie dita, la mia vista, il mio cuore e
tutti gli altri sensi. E ancora una volta mi chiedo come sia possibile la mia
vita frenetica, come non mi abbia ancora saturato o ucciso se mi paragono a
come si vive in questo posto magnifico. Voglio arrivare un po’ più in alto e
godermi la vista di un panorama che è lì per farsi ammirare, per insegnarmi che
non tutto è stress, non tutto è lavoro, non tutto è politica, non tutto è Dio.
Qui è Natura, Vita, Allegria e la nostalgia di casa non so più nemmeno cosa
sia.
Ed ecco che
la piazza panoramica è lì, ancora pochi passi e potrò spiccare il volo. Sarà
come volare insieme agli uccelli colorati e sentire nei capelli il soffio del
vento che mi incanta come le sirene di Ulisse: rimani, rimani, vola con noi. Eh sì, se solo potessi! Rimango a
lungo ad assaporare questa aria fresca che mi libera i polmoni dallo smog di
Milano. Chiudo gli occhi per percepire meglio, uso gli altri sensi e allungo le
braccia per accogliere questo Universo così unico. Sulle labbra sento la
morbidezza dei petali carnosi, odoro il profumo dell’acqua fresca, ascolto la
melodia del silenzio, assaporo il gusto dei frutti maturati sugli alberi, e
vedo tutta l’armonia senza aprire nemmeno gli occhi. Chissà! Forse il Paradiso
è proprio così. Chiudo le mani a pugno e stringo fra le mani ognuna di queste
sensazioni, così una volta ritornato a casa potrò riaprirle e riscoprire ogni
singola emozione di questo momento.
E’ una magia
che non vorrei finisse, ma devo rimettermi in cammino. Ho un bel pezzo di
strada prima di arrivare all’albergo, ma ne è valsa la pena, non avrei
immaginato di apprezzare così tanto questa solitudine dell’Anima.
Mi serve una
doccia, una buona cena e una dormita, domani mi aspetta un’altra giornata
impegnativa.
Seduto a
tavola con altri commensali ascolto le loro conversazioni e sono felice di
sentire nei loro discorsi le mie stesse sensazioni. Ma qui, a tavola l’allegria
è fatta anche di piatti colorati, di gusti inesplorati da spezie fresche e
profumate, di contorni e frutta dal sapore genuino. Non c’è niente di simile a
casa mia, nemmeno nel migliore dei ristoranti.
Seduto sulla
sdraio davanti al mare fumo il mio sigaro e penso. No, meglio ascoltare lo
sciacquio delle onde dolci e delicate, aspettando che la luna si alzi e si
specchi in questa distesa sempre in movimento. Le prime stelle fanno capolino e
mi ricordano le lucciole di quando ero bambino. Questo posto sembra fatato,
sembra che riesca a far affiorare i ricordi di un tempo passato. O forse non è
solo il posto, ma la mia predisposizione alla meditazione, all’assaporare e
gustare tutto quello che il lavoro e la grande metropoli mi impediscono di
fare.
Il fumo del
sigaro sparisce nel buio della notte. Alcune piccole fiaccole disposte sulla
spiaggia rischiarano un lembo di buio, tutto è natura e guardo alcune coppie di
innamorati che, in silenzio e abbracciati aspettano di vedere la luna. Sorrido
pensando a quando anch’io ero giovane e innamorato dell’Amore, a quando guardavo
la luna dai tetti di Milano senza pensare ad essere romantico. Un po’ li
invidio nel loro candore e circondati dall’alone del loro amore, sono sicuro
che è alla luna che esprimeranno i loro desideri: la luna che, immobile nel
cielo danza sensuale sulle onde dell’oceano, circondata da miliardi di stelle
che sembrano cantare per gli innamorati: sì, è l’Amore che trascina il mondo,
anche se nella mia professione vedo tutt’altro, sì, alla fine sarà l’Amore a
conquistare tutti i cuori.
Oddio! Mi
riscopro il ragazzino romantico di tanti anni fa. Sorrido nel buio, tanto
nessuno saprà di questi miei pensieri, sono un segreto fra me la luna, il mare
e le stelle. E’ ora di andare a dormire, domani è un altro giorno e la vacanza
si accorcia.
La sveglia
suona presto, il viaggio verso il Cratere del Piton de la Fournaise è
programmato subito dopo la colazione. Ho visto altri posti vulcanici, conosco i
terreni intorno a questi giganti spaventosi, anche se spenti, ma ogni volta mi
trasmettono sensazioni diverse.
La strada è
brulla e scura, ci sono pochi alberi, quelli che con estrema fatica, nel corso
di centinaia di anni sono riusciti a rinascere in questo terreno fatto di lava.
Salire ai
crateri è piuttosto faticoso e il sole sta cominciando ad arroventarmi. Guardo
bene dove metto i piedi e mi calco in testa il cappello, non è salutare
rimanere senza protezione in questo ambiente. Cammino e guardo la roccia che
calpesto, mi piacerebbe lasciare la mia impronta ma non è possibile, questa
roccia si è formata nel corso di centinaia di anni e ancora non ha terminato,
il vulcano si risveglia ancora e lo spettacolo è davvero uno dei più potenti e
sorprendenti della natura.
Mi soffermo
e osservo. Ogni battito di ciglia è come lo scatto di una fotografia che
resterà impresso nella mia mente più di ogni vera fotografia che possa fare. E’
quello che archivio nella mia testa che adesso posso raccontare: non c’è album
di foto migliore di quello che vedi dal vivo, insieme alla passione e alla
capacità di raccontare i miei viaggi.
Il cratere è
profondo e caldo, sembra che il sole non voglia raffreddare del tutto queste
rocce, che le tenga in caldo per la prossima colata di lava. Vorrei esserci
quando i lapilli incandescenti scaturiranno da questo vulcano, vederli luminosi
nella notte a fare a gara con la luminosità delle stelle. Sentire l’odore del
fumo e aspettare che la lava rossa e incandescente si posi sulla roccia per
diventare scura e dura. Senza rendermene conto appoggio la mano sul terreno ed
è come sentire la vibrazione del vulcano, come se parlasse e dicesse di stare
sempre all’erta perché lui non ha intenzione di fermarsi. Ha ricoperto parte
dell’isola secoli prima e gli piacerebbe rifarlo di nuovo, riprendere possesso
dell’isola e allontanare tutti come avvenuto in passato. E non si può mai
sapere cosa riserva il futuro quando di mezzo ci sono i vulcani.
Il sole
picchia più del solito e, con alcuni miei compagni mi siedo su una piccola
roccia per dissetarmi. Nessuno ha voglia di parlare, di raccontare cosa sta
provando, sembriamo sacerdoti di una divinità che impone il silenzio, le
emozioni ed i pensieri sono tutti dentro di noi ed ognuno di noi li custodisce
nella grandezza della natura.
Anche il
rientro è silenzioso, è davanti a tale maestosità della natura che si rimane
senza parole, al pensiero di quello che è successo e di quello che può ancora
fare, tutta questa bellezza, quello che io vedo come un Paradiso può scomparire
di nuovo se si risvegliano i giganti dagli occhi rossi.
Mi ritempro
in spiaggia, un giorno da dedicare alle bellezze marine, alla barriera
corallina che nutre e protegge una gran quantità di pesci e piante marine.
Bisogna stare attenti alle correnti, essere prudenti, ci sono anche gli squali
ma la bellezza mozzafiato che vedo sott’acqua mi fa dimenticare i pericoli.
Passo una giornata all’insegna del relax, del buon cibo e della compagnia ma
domani mi aspetta un'altra escursione: le cascate Takamaka, un gioiello della
natura.
E’ ancora
buio quando si parte, bisogna arrivare presto se si vuole godere dello
spettacolo mozzafiato, prima che le nuvole oscurino il cielo e la magia
dell’incanto dell’acqua cascante perda l’oro del sole.
Ho visto il
posto sul depliant ma, vederlo dal vivo è tutta un’altra cosa. L’immensità
delle pareti ricoperte di verde sembra riempire i polmoni di qualcosa che non
ho mai respirato. Sono circondato da scintille di acqua, goccioline dorate dai
raggi del sole che sembrano diamanti cangianti, mi sento immerso in un mondo
fatto di lucciole dai colori sgargianti mentre il rumore dell’acqua si fa
assordante.
Se davanti
al vulcano sono rimasto senza parole, ora, qui davanti alle cascate Takamaka
sono senza fiato. Ho gli occhi spalancati, non voglio perdermi nemmeno una
briciola di questo spettacolo di verde e di acqua, ne ho visitati tanti di
posti bellissimi ma ogni volta che vedo uno spettacolo della natura come questo
è come se il mio cuore venisse rapito dal dio della bellezza. Osservo la loro
sommità e tutta la forza che l’acqua sprigiona mentre prende forza attratta
dalla gravità e va a finire in un piccolo mare blu come il cielo. Là in fondo
si quieta e cambia la sua forza che da violenta si è fatta dolce e, come in un
film di Indiana Johns mi sembra di sentire le grida dei protagonisti del film
mentre precipitano di sotto, magari, quando scenderò fino a là, troverò il suo
cappello impigliato in qualche ramo.
Troppa
bellezza in questo posto e non ho ancora finito di visitare l’Isola Réunion.
Mi sento
strattonare e mi spavento. Non mi sono resoconto che sono rimasto immobile a
guardare questo incanto per lungo tempo e il cielo si sta annuvolando. E’ ora
di ritornare e porto con me tanti scatti che archivio nella mia memoria.
Anche
stavolta il tragitto di ritorno è silenzioso. Oggi, dopo pranzo voglio godermi
la serenità del giardino botanico, non ne ho mai abbastanza.
La vacanza è
passata come passa un sogno. Riprendo il taxi che mi riporta all’aeroporto e
guardo dal finestrino questo piccolo spicchio di Terra che è davvero fuori dal
mondo. Di nuovo vengo teletrasportato nella mia dimensione, tutto riprende il
suo corso, quello che conduce la vita quotidiana, quello che mi riporterà nello
stress di Milano. Mi volto indietro e vedo il limite che ho oltrepassato
avvolto da una bolla trasparente con riflessi dorati, mi chiedo se ho vissuto o
se ho sognato ma gli scatti archiviati nella mia mente sono lì a ricordarmi che
questo posto esiste davvero e che mi aspetta di nuovo. Sorrido tenendo gli
occhi chiusi mentre il tassista mi apre la portiera. Ricambia il mio sorriso,
forse ha capito quello che provo e sa che ho solo voglia di ritornare.
C’è uno
strano silenzio. Apro gli occhi e mi ritrovo col bicchiere vuoto di bourbon. I
miei amici hanno gli occhi puntati su di me, in attesa. Guardo l’orologio ed ho
un sussulto: ho passato due ore a raccontare. Ho rivissuto quella bellissima
vacanza come se fossi ritornato là.
Respiro
profondamento cercando di ritrovare l’aria pura di Réunion ma c’è solo il
camino che schioccola i ciocchi di legna. Anche stavolta c’è silenzio, ognuno
elabora le proprie emozioni e la mia ospite si alza e mi abbraccia.
“Grazie
Alessandro per avermi portata con te.”
Ci salutiamo
e la prossima volta che ci ritroveremo parleremo di Cuba.
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