venerdì 24 agosto 2018

NIVES


NIVES
Era un torrido pomeriggio di luglio. Il sole picchiava come si fosse nel deserto, era talmente bollente che nemmeno gli uccelli avevano il coraggio di lasciare le fronde degli alberi.
La ragazza, col suo trolley al seguito entrò nel parco praticamente deserto. Aveva lunghi capelli neri e un leggerissimo abito scollato e corto. Un fisico da mozzare il fiato. Con il cappello e gli occhiali scuri emanava un senso di mistero.
Vide una panchina all’ombra di un grande albero e un uomo seduto che giocava col cellulare. Scelse la panchina di fronte, in pieno sole e si sedette, proprio di fronte all’uomo.
Per un po’ lo osservò da dietro gli occhiali scuri. Era brava a capire gli uomini e le ci volle poco a inquadrarlo nella sua personalissima lista.
Si tolse il cappello e scosse i lunghi capelli, poggiò gli occhiali e allargò le braccia sulla panchina piegando indietro il collo offrendo il viso al sole.
Il corto abito le risalì ancora di più sulle cosce e lei divaricò con maestria le gambe. Aveva già catturato l’attenzione dell’uomo che aveva di fronte, lo sapeva anche se ancora non lo aveva guardato.
Il sudore cominciò a colarle fra i seni e il viso era lucido e umido. I sottili spallini le scivolarono dalle spalle e lei allargò ulteriormente le gambe.
L’uomo di fronte era ipnotizzato dalla ragazza, una splendida sconosciuta che non aveva mai visto al parco che lui amava frequentare quando era deserto.
Lentamente lei raddrizzò il collo e gli puntò gli occhi in faccia. L’uomo, colto di sorpresa abbassò lo sguardo sul cellulare, arrossendo senza motivo.
La risata della ragazza lo colse di sorpresa. Ti piace quello che vedi? Gli chiese. L’uomo fece finta di non aver sentito, era troppo imbarazzato. Dico a te, maschietto timido, ti piace la mia merce?
L’uomo alzò lo sguardo, era imbarazzato, mai nessuna donna si era interessata a lui, era un quarantenne sovrappeso che non aveva mai conosciuto il sesso, ma che lo bramava come un affamato desidera il cibo.
La ragazza si alzò e si sedette accanto a lui. Il minuscolo abito non lasciava niente all’immaginazione e il sudore lo aveva appiccicato al corpo mettendo in risalto i capezzoli scuri tipici di una ragazza dalla carnagione scura. Accavallò le gambe. Sei mai stato con una donna? Gli chiese sfacciata. L’uomo non aveva il coraggio di guardarla ma sentiva il pene rigido e pronto ad esplodere. Lei se ne accorse, gli prese la mano e se la portò sul seno, muovendola delicatamente. Scommetto che vorresti scappare per usare le tue mani e venire mentre mi pensi. Lui poggiò la mano sul pene. No mio caro, se tu ti tocchi io finisco lo spettacolo, decidi quello che vuoi fare. L’uomo cercò di trattenersi, non voleva che lei se ne andasse, non ora che gli era così vicina.
Gli si avvicinò ancora di più, il suo corpo era incollato a quello dell’uomo. Cominciò a passargli la lingua sull’orecchio mentre continuava a tenere la mano poggiata al seno. Perché non andiamo a casa tua? Gli chiese. Potremmo continuare a giocare.
La mente dell’uomo era completamente in subbuglio, non gli importava chi fosse quella sconosciuta ma, ora che aveva cominciato a godere non voleva smettere.
Andiamo. Le disse.
L’appartamento era come se lo aspettava, piccolo e in ordine. Sorrise fra sé, era proprio brava a catalogare i maschi. Poggiò il trolley e il cappello mentre l’uomo era andato a prendere dell’acqua fresca da bere.
Lei si sedette sul divano, piccolo e morbido e l’uomo prese posto sulla poltrona separata da un piccolo tavolino di cristallo dove posò i bicchieri.
La ragazza gli sorrise e bevve un sorso. Poi si bagnò le dita e fece cadere alcune gocce fra i seni. Si abbassò il corpetto e i seni, piccoli e ben fatti sembravano un’opera d’arte. I capezzoli erano turgidi e le gocce di acqua gelata le avevano procurato la pelle d’oca. Come ti chiami, uomo timido? Gli chiese, ma quello non aveva nemmeno sentito la domanda. Aveva gli occhi puntati sui seni della ragazza, per la prima volta li poteva vedere dal vivo e non solo sulle cassette che guardava ogni sera. La sua mano andò dritta al pene, come faceva quando guardava i suoi filmini. No, mio caro. Se tu ti tocchi io smetto e me ne vado. Lui si strizzò lo scroto a calmare il bollore che sentiva, non voleva che se ne andasse.
Lei si alzò e si tolse l’abito. Un ridottissimo perizoma che non lasciava niente all’immaginazione era tutto quello che indossava. Raggiunse l’uomo che ansimava e che non riusciva a trattenere la mano. Lei lo guardava e non aveva bisogno di ricordargli la regola. Lasciò che si spogliasse dei pantaloncini e della maglietta, lasciandolo vestito solo degli slip che sembravano scoppiare.
C’è molta roba lì sotto, peccato che tu non la possa toccare. Gli ricordò. Le si mise di fronte e si tolse il perizoma. Era completamente rasata e sapeva che gli uomini impazzivano per questo. Il viso dell’uomo era a pochi centimetri da quella parte così delicata. Dimmi, ti piace quello che vedi? Gli chiese mentre cominciava ad accarezzarsi. L’orgasmo travolse l’uomo che bagnò gli slip e la poltrona. Non mi sono toccato, non devi andartene! La ragazza non gli rispose, continuava in quello che stava facendo, ad ansimare mentre l’uomo ricominciava ad eccitarsi. Le dita della ragazza si muovevano velocemente sul punto più sensibile e l’uomo aveva gli occhi spalancati e guardava mentre sentiva che presto avrebbe avuto un’altra esplosione. Lei ansimava e raggiunse l’orgasmo mentre l’uomo teneva i pugni stretti lontano dagli slip.
Dimmi, uomo timido, l’hai mai vista così da vicino? Hai mai sentito l’odore dell’orgasmo? Lei era completamente nuda, immerse le dita nel bicchiere di acqua ghiacciata e se le passò per rinfrescarsi la sua parte bollente. Erano umide di acqua e di umore. Apri la bocca. Gli disse. Ora lecca le mie dita e dimmi se ti piace il mio sapore.
Niente di tutto quello che aveva visto nei filmini era paragonabile a questo. Continuava a leccare le dita della ragazza e non avrebbe mai voluto smettere.
Fra poco devo andare. Gli disse. Sei stato bravo, meriti un premio. Vieni. Prendi un sapone profumato e lavami, puoi toccare il mio corpo dove vuoi, avrai un ricordo di me. Lo prese per mano e andarono nel minuscolo bagno. Si misero sotto la doccia e lui, timidamente cominciò a strofinarle la schiena. Gli prese le mani e se le portò ai seni, poi più giù. Fai con calma. Gli disse. L’acqua tiepida lavava via il sudore e, per la prima volta, l’uomo timido toccava il corpo nudo di una donna, lei gli sorrideva e lo spronava a continuare. Lo lasciò fare per diversi minuti, erano piacevoli le mani dell’uomo, delicate e molto, molto inesperte. Sentiva il pene dell’uomo che le poggiava sul ventre piatto, lo prese fra le mani e cominciò la danza del su e giù. Non impiegò molto ad esplodere. Lo lavò con delicatezza e chiuse l’acqua. Si asciugarono e con i capelli ancora bagnati brindarono a quell’incontro.
Rimani a cena con me? le chiese quasi vergognoso.
Lei sorrise. Non posso, stasera uscirai a cena con tua madre, è il tuo compleanno.
Lui la guardò senza capire. Come fai a saperlo? Le chiese.
Perché io sono il tuo regalo di compleanno. Auguri Ramon, spero tu abbia gradito.
La ragazza trasse dal trolley un paio di minuscoli shorts e un top, li indossò e si pettinò i capelli ancora bagnati.
Buon compleanno, uomo timido, ora hai le mani libere e io me ne sto andando, continua da solo. Gli mandò un bacio con la punta delle dita e uscì che il sole era ancora bollente.



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