LO STAMBECCO INNAMORATO
Lo stambecco
stava ritto sullo spontone di roccia. Il vento freddo ed il nevischio turbinava
intorno a lui facendolo sembrare una scultura della roccia. A scatti muoveva il
muso in ogni direzione cercando di annusare ogni odore che gli riusciva. Il suo
cuore pulsante e indomito batteva ad una velocità supersonica. “Dove sei?
Perché non torni?” Erano questi i suoi pensieri. Il freddo aumentava ma lui,
rimaneva immobile ed in attesa, incurante delle fitte che gli aghi di ghiaccio
turbinante gli infliggevano perfino negli occhi.
La poca luce
rimasta sembrava sparire e a tratti ritornare. Erano passate parecchie ore da
quando si era messo in attesa su quello spuntone di roccia. Non aveva mangiato,
non aveva bevuto e aveva perfino ignorato ogni stimolo corporeo. Solo una cosa
gli interessava: che tornasse!
Nemmeno gli
uccelli più temerari volavano in quella tempesta di neve e di ghiaccio, ma lui,
da molte ore, impavido, rimaneva immobile e deciso a non spostarsi fino a
quando…
Fino a
quando la stambecca dagli occhi dorati non fosse ritornata. “Perché l’ho
lasciata andare da sola? Perché non l’ho seguita? Ora non starei qui a soffrire
per lei; se non fossi stato così cocciuto solo perché sono un maschio!”
Lo stambecco
era un capo branco, abituato ad essere rispettato, temuto e nessuno nel suo
branco osava mettersi contro di lui. Non aveva mai perso uno scontro, una
battaglia, era il primo a intervenire in ogni disputa. Ogni femmina bramava per
lui, e lui non aveva nessuna remora a soddisfarle tutte.
Ma quegli
occhioni dorati! Non aveva mai immaginato di avere un cuore sognante per una
semplice femmina, non lui, e invece…
Piccoli
sbuffi di fiato condensato dal freddo apparirono e lui non resistette oltre.
Abbandonando ogni dignità prettamente da capo maschio corse verso di lei,
stanca e affamata. Insieme si riunirono agli altri in quella grotta scavata
dalla natura, e questi capirono di aver perso il loro capo, che non era più
interessato a comandare ma soltanto ad amare una semplice, piccola
insignificante stambecca che gli aveva rubato il cuore.
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