ADRIANA
SECONDA PARTE
La vita riprende per le due
donne. Anche se il loro pensiero è per Helmut. “Ce l’avrà fatta?” Non sanno
niente, non hanno notizie, ma è giusto così. Quello che hanno fatto non lo deve
sapere nessuno, è stata solo un’esperienza che non divideranno con altri, la
devono cancellare, ma sanno che sarà difficile dimenticarsi di quel giovane.
Mentre l’autunno avanza
Adriana e Sofia tirano un grosso sospiro di sollievo.
La gatta Camomilla cerca
invano il suo compagno di lunghe giornate e non si da pace. Piange spesso e non
vuole mangiare, poi, anche lei torna alla normalità, ma sembra sempre in attesa
di quei passi che non ritornano più.
Dio com’è bello vivere senza
turbamenti! La guerra è finita, Helmut è di sicuro a casa sua e noi possiamo
finalmente vivere come persone normali.
Presto ci sarà la
commemorazione dei defunti e ci sarà una messa speciale per i caduti della
guerra. I resti mortali di Ottorino non ritorneranno a casa, ma il suo ricordo
sarà sempre vivo nelle preghiere di sua moglie e di sua figlia. “Dio ti
ringraziamo che tutto sia finito!”
E’la mattina del 2 novembre e
le due donne si preparano per la messa.
Sofia si sente male e corre a
vomitare nel vaso da notte.
“Cosa ho mangiato, mamma, che
mi fa stare così male?”
Adriana ha già capito tutto,
mentre Sofia ancora non sa cosa le sia successo.
“Vuota lo stomaco che poi starai
meglio. Dopo la Messa
vediamo come ti senti.”
La funzione è stata molto
commovente. Per una volta la chiesa era completamente piena di gente, capita
raramente da queste parti. Don Mario l’ha tirata piuttosto lunga e Adriana e
Sofia tornano a casa che mezzogiorno è già passato.
“Come ti senti ora Sofia? Ti
è passata la nausea?”
“Sì mamma, ora mi sento bene,
anzi ho fame, l’ora di pranzo è passata già da un po’.”
Adriana è silenziosa, più del
solito, e a fine pasto rimane seduta.
Guarda con affetto e infinito
amore quella sua figliola tanto bella e non sa come iniziare il discorso.
“Sofia, guardami e rispondimi
con sincerità, hai fatto l’amore con Helmut?”
Non c’è bisogno che le
risponda, il suo viso rosso ha già detto la verità e lei comincia a piangere in
silenzio.
“Figlia mia non piangere, io
sono sempre qui con te. Hai capito, vero, che stai aspettando un bambino?”
“L’ho sospettato, ma è
capitato solo una volta, non credevo potesse succedermi, adesso cosa facciamo?”
“Niente. Figlia mia, ogni bambino
è una creatura di Dio e noi lo accoglieremo con tutto il nostro amore. Non sarà
facile, ma noi lo ameremo.”
“Perdonami mamma, ti sto
dando un grande dolore e mi dispiace tanto, se solo potessi tornare indietro…”
“Non dire niente, un bambino
che nasce va solo amato, e se Dio ce lo ha mandato è perché aveva bisogno di
noi. Stai tranquilla figlia mia, una nuova vita dopo tante morti e una guerra
così crudele non può che portare la benedizione sulla nostra casa.” Ma sapeva
bene che non sarebbe stato semplice. Sofia adesso doveva stare tranquilla, ai
problemi ci avrebbe pensato quando sarebbero arrivati.
La gravidanza di Sofia rimane
nascosta finchè si può. Ma poi, arriva il momento che non si riesce più a
nascondere il pancione che cresce.
A febbraio, Sofia è di 5 mesi
e si vede benissimo. La gente, soprattutto le donne, cominciano a mormorare ed
i pettegolezzi si fanno sempre più ghiotti.
“Cosa sarà successo alla
Sofia? Di chi sarà quel figlio? Io non ho mai visto nessuno corteggiarla.
Adriana cosa dice?”
Adriana, naturalmente non
dice niente, e cominciano a nascere molte supposizioni.
Qualcuno dice di aver visto
un forestiero, uno dei paesi vicini che andava di nascosto a trovarla. Altri
dicono che lo abbia fatto per soldi, altrimenti come avrebbero fatto due donne
sole a sopravvivere tanti anni? E pensare che non mancavano mai alla messa
della domenica. Don Mario dovrebbe scacciarle quando varcano la soglia della
chiesa. E’ proprio vero che non si deve credere a nessuno, che l’apparenza
inganna, che sembrava tanto una santarellina e pensare che anche alcuni bravi
ragazzi del paese avevano cercato di farle la corte, ma lei non ha mai voluto
saperne, aveva già un amante, magari un uomo sposato e padre di famiglia, certo
poteva diventare una ruba mariti, ma è stata castigata e si ritrova da sola e
incinta. Spero che le brave ragazze del paese le stiano lontano, non è degna di
essere ammessa nella nostra comunità.
Questo era quello che
circondava le due donne; e Adriana cominciò anche ad avere meno lavoro. Poche
donne volevano avere a che fare con loro.
Sofia piangeva e non riusciva
più a mangiare. Era diventata magra come uno spaventapasseri. E più la sua
pancia cresceva, più lei si consumava. Non si dava pace per il dispiacere che
stava procurando a sua madre. Non riusciva quasi ad alzarsi dal letto e Adriana
era preoccupata e disperata. Chiamò il dottore che la visitò e le mandò
l’ostetrica del paese.
Sofia non era malata, doveva
solo mangiare di più se voleva che anche il suo bambino crescesse, ma Sofia si
stava spegnendo dal dolore.
Era ancora Adriana che
sopportava tutta la situazione. Imboccava la sua figliola come quando era
bambina, la cullava e la coccolava cercando di infonderle un po’ di voglia di
vivere. Mancavano ancora due mesi prima della nascita e doveva impegnarsi di
più.
Adriana era una roccia. Lei
sapeva di non avere niente da rimproverarsi e continuava la sua vita anche
davanti alla cattiveria della gente. Continuava ad andare a messa e anche don
Mario la guardava in modo diverso, ma lei si rivolgeva a Dio, solo Lui le dava
la forza di affrontare tutto.
La nascita era prevista per
metà maggio e l’ostetrica che visitava Sofia diceva che poteva anticipare, che
doveva mangiare di più e che non garantiva per la vita di entrambi.
Era un immenso dolore per
Adriana vedere la vita spegnersi negli occhi della sua adorata figlia. Faceva
di tutto per farla reagire, le parlava anche di Helmut, delle cose che gli
aveva raccontato della sua vita e che sarebbe ritornato.
Sofia si stava consumando dal
dispiacere: dispiacere per il dolore che aveva procurato a sua madre, per la
cattiveria della gente, e per la mancanza del suo amore.
Ormai erano rare le volte che
si alzava dal letto. Quel suo pancione era pesante da sopportare e faticava
anche a stare seduta.
Ma oggi, domenica, si sono
ritrovate entrambe a pranzo.
“Mamma, mi hai perdonata?
Amerai il mio bambino?”
“Figlia mia, io non ho
proprio niente da perdonarti. Sono preoccupata per la tua salute e per quella
del bambino, ti prego, fatti forza, mangia un po’ di più, devi essere forte per
prepararti al parto, ormai manca poco ed io non vedo l’ora di stringere fra le
braccia il mio nipotino. Quando sarà nato farai in fretta a riprenderti e
l’amore che proverai per il tuo piccolo ti farà guarire velocemente. Abbi fede,
figlia mia, non perdere mai la speranza nel Signore.”
E due settimane dopo, nel
pieno della notte sono cominciate le doglie.
Adriana corre a chiamare
l’ostetrica. Ha già preparato tutto l’occorrente, ma sa che possono passare
molte ore prima della nascita del suo nipotino.
Infatti sono trascorse ore
interminabili e lamenti dolorosi di Sofia, poi, nel primo pomeriggio tutto si
compie.
Adriana e l’ostetrica aiutano
Sofia nell’ultimo atto. “Spingi Sofia, ti prego spingi forte.” Ma la ragazza
già debole prima, ora sembra avere esaurito le forze.
“Ti prego figlia mia, non
cedere, il tuo bambino sta per nascere, ancora uno sforzo e lo potrai tenere
fra le braccia e vedere quanto è bello.”
Un urlo lacerante ed il
bambino esce completamente e comincia a piangere subito.
“E’ una femmina! Sofia,
quanto è bella! Adesso la laviamo e te la diamo subito.”
Sofia è stanca ma sorride ed
è felice.
L’ostetrica sta lavando la
bambina e gliela porta. Adriana la prende in braccio e guarda quel viso così
piccolo e così perfetto, ora anche la sua mamma potrà finalmente vederla e
baciarla.
“Oddio Adriana, le cose si
mettono male, c’è una forte emorragia, non riesco a fermarla, aiutami o Sofia
non ce la farà!”
Adriana è spaventata, ha in
braccio la sua nipotina che piange, sul letto sua figlia sta morendo e per un
attimo è come se il tempo si fermasse: lei in piedi con la piccina in braccio e
il suo cuore da sua figlia, l’ostetrica che cerca di risolvere una situazione
disperata e, infine, l’ultimo respiro di Sofia.
L’unico pensiero di quel
momento è il dispiacere che sua figlia non abbia nemmeno visto la sua bambina.
E ora?
Le due donne si guardano.
L’ostetrica si riprende per prima. “Vado a chiamare il prete, non c’è altro da
fare.”
In quei minuti interminabili
che si trova da sola con sua figlia e sua nipote, Adriana ha un attimo di
cedimento. Vorrebbe urlare, piangere, sbattere la testa contro il muro, ma è
solo un attimo, un attimo intimo che nessuno conoscerà mai. Si avvicina al
letto per guardare il viso esanime di Sofia. “Guarda piccolina, guarda la tua
mamma, sarà il primo ed ultimo sguardo che posi su di lei, poi sarò io a
prendermi cura di te, te lo giuro sul letto di morte di tua madre, sarai la mia
bambina e ti amerò con tutto il cuore.”
Don Mario arriva di corsa e
trafelato. Guarda Adriana con la piccola in braccio. “Non corra Don Mario,
riprenda fiato, ormai non c’è più fretta.”
Il prete impartisce a Sofia
gli ultimi Sacramenti. La benedice e comincia a pregare per la sua Anima.
Adriana guarda e rimane muta, è strano non vederla pregare, ma è come se il suo
cuore si fosse inaridito.
Don Mario la guarda dubbioso
ma non osa chiederle niente. Sa bene che anche lui non si è comportato bene con
le due donne, che hanno dovuto affrontare tutto da sole, spera solo che la
grande Fede di Adriana le possa aiutare a proseguire il loro cammino.
La notizia si sparge in paese
in un batter d’occhio. Le comari che tanto hanno criticato e sparlato di Sofia,
anche ora non trovano un briciolo di pentimento. “Il Signore se l’è ripresa, ha
pagato i suoi peccati!”
Non capiscono che è stata la
loro cattiveria a portare ad un epilogo così tragico, sarebbe bastato un po’ di
carità verso quella piccola innocente bambina e sua madre, e, forse, le cose
sarebbero andate diversamente.
Qualcuno bussa alla porta di
Adriana. E’ Agnese, sua cugina. Cara dolce Agnese! E’ stata l’unica a non
criticare mai, a dare una mano nel momento del bisogno.
Le due donne si guardano.
Agnese guarda quel fagottino che dorme in braccio alla nonna. “Da’ a me la
bambina, e vai ad occuparti di Sofia.”
Adriana fa uscire tutti, Don
Mario ci rimane male, ma se ne va con l’ostetrica, adesso avranno tutto il
tempo di spettegolare anche loro, ma una sorta di pudore li convince a non
aprire bocca. Ora suoneranno le campane e tutti sapranno.
Adriana, con infinito amore,
spoglia la sua figliola. La lava, la pettina, e la riveste con il suo abito
migliore. Cambia le lenzuola e, aiutata da Agnese, la sistema con un Rosario in
mano e i capelli sciolti.
E’ un momento talmente
intenso e commovente quando le due donne si ritrovano sole davanti a quella
giovane salma! La piccola dorme tranquilla e Adriana scoppia in un pianto
dirotto.
Agnese non sa cosa fare, non
sa come aiutarla. Apre semplicemente le braccia e accoglie Adriana che
singhiozza disperata.
“Adriana, mia cara, io sono
qui se hai bisogno, e avrai sicuramente bisogno. Lo sai che sono da sola e ti
prometto tutto il mio aiuto per crescere la piccola, da sola non ce la puoi
fare, non siamo più tanto giovani, ma insieme, sono sicura, faremo un bel
lavoro con la piccina. A proposito, le hai già scelto il nome?”
Adriana si asciuga gli occhi,
saranno le uniche lacrime che verserà, non piangerà mai più per la sua
figliola, avrà per lei solo preghiere e rimpianto e tanto, tanto amore per la
piccola.
“Il suo nome è Mariangela.”
I giorni interminabili della
veglia. Tutti quei curiosi che vengono in casa senza un briciolo di vergogna
per come si sono comportati. Qualcuno c’è che chiede scusa, ma sono in pochi.
Poi il funerale, e tanta gente ancora. La sepoltura e poi, finalmente Adriana
torna a casa da sua nipote che è rimasta con Agnese.
In quel tempo era usanza che
chi aveva subito un così grave lutto fosse accompagnato a casa da qualcuno, e
che rimanesse per fare un po’ di compagnia. Ma Adriana non ha voluto nessuno:
da sola aveva affrontato tutto, da sola avrebbe continuato ad affrontare il
futuro.
In silenzio, sotto sguardi
curiosi e indagatori, a testa alta ritorna nella sua casupola, lasciando fuori
tutto il resto del mondo.
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