martedì 15 giugno 2021

ARMANDO

 

ARMANDO

parte nove



“Straniero, ti sei seduto sotto il mio albero, fammi un po’ di posto.”

 

Gli lascio spazio e il mio sguardo ritorna a quella muraglia.

 

“Cosa guardi straniero? Non sai cos’è quello?”

 

“Non ho mai visto niente di simile, è talmente vasto che ci possono vivere all’interno almeno cinque grandi città, tu sai di cosa si tratta?”

 

“Sicuro. Io vengo proprio da là!”

 

“Mi chiamo Armando e sono un viandante, vorresti raccontarmi di cosa si tratta? E tu come ti chiami?”

 

“Mi chiamo Serafino e, se vuoi, ti racconto la storia della Città Chiusa”.

 

“Come hai notato è un territorio molto vasto e tutto circondato da alte e insormontabili mura, nessuno ci può entrare, solo uscire, e per non farci mai più ritorno. Là vivono alcune centinaia di persone e, ti assicuro, vivono una vita molto piacevole. Non hanno bisogno di nulla dall’esterno, sono autosufficienti in tutto e ognuno lavora per quello che vuole e per tutta la comunità. Ci sono due capi che tengono tutto sotto controllo e fanno rispettare le loro leggi. Nella Città Chiusa non esistono malattie, vecchiaia, tristezza o stanchezza, tutti sono felici e vivono come vogliono. Le case sono sempre aperte, gli uomini possono avere le donne che vogliono e anche   per le donne è lo stesso. Nascono molti bambini ma non vengono tenuti in famiglia, vengono allevati da un gruppo di donne e nessuno sa di chi è figlio. Vengono istruiti e avranno il loro posto già predestinato nella comunità. Se ci sono bambini malati o incapaci vengono allontanati dalla città. Ogni mese si apre il Grande Portone e fanno uscire i vecchi che non servono più, i malati che turbano l’armonia della loro esistenza, perché la vita dentro la Città Chiusa è all’insegna solo del benessere, nessuno vuole vedere niente che non sia più che perfetto.

Anch’io sono uscito da quel portone, esattamente due anni fa, quando non sono più stato in grado di fare il mio lavoro. Se ti guardi intorno vedrai solo vecchi e storpi, tutti usciti dalla Città Chiusa e aspettiamo la nostra fine.”

 

“E nessuno si è mai ribellato?”

 

“E come avremmo potuto? Questa è la legge!”

 

“E come si svolge la vita nella Città Chiusa? Come viene eletto il capo? Chi fa rispettare le leggi? Chi svolge i lavori dei campi o impasta il pane o pesta l’uva per il vino?”

 

“Nella Città Chiusa esiste solo una legge: ognuno deve fare il proprio lavoro, prendersi il divertimento che preferisce e vivere come vuole senza turbare gli altri. Il Capo non è eletto ma è una dinastia. Tutti i lavori vengono svolti allegramente perché ognuno sa che a fine giornata potrà fare quello che vuole: bere, ballare, cantare, accoppiarsi con chi vuole. Ti garantisco che sono tutti molto felici, anch’io lo sono stato.”

 

“Quando usciamo da quel portone non riusciamo ad allontanarci troppo e viviamo nel rimpianto di quello che abbiamo lasciato. Il desiderio di rientrarci è molto forte ma mai a nessuno è stato permesso. Viviamo qui, in queste capanne, aspettando i prossimi che escono per ascoltare le ultime novità e aiutarli a integrarsi nel nostro piccolo gruppo. Siamo in pochi, perché vecchi e malati e terminiamo la nostra vita con il pensiero sempre rivolto a quello che abbiamo lasciato oltre quelle mura.”

 

“A me, sembra una barbarie!”

 

“Ma cosa dici Armando? E’ la migliore vita che un uomo possa desiderare. Vivi alla grande e ti garantisco e che non cambierei una virgola della mia vita.”

 

“Eppure ora sei qui, vecchio e malandato, senza nessuno che si curi di te, vivendo di nostalgia e guardando solo al passato, eppure hai ancora molti anni da vivere, cosa pensi di fare della tua vita futura?”

 

“La mia vita, come quella di tutti quelli che sono qui, è finita nel momento stesso in cui abbiamo varcato quel portone. Qui non c’è vita, solo sopravvivenza, nell’attesa che scenda su di noi la morte e ci riporti nella Città Chiusa sottoforma di spirito. Solo allora potremo vivere in eterno ripetendo quello che abbiamo fatto nella Città.”

 

“E tu ci credi? Quando uno è morto è morto e basta, mi sembra solo una bella favoletta confezionata apposta per voi.”

 

“Tu non puoi capire, sei straniero, ma una volta che hai vissuto nella Città Chiusa, non puoi desiderare altro, e ti garantisco che ci tornerò da spirito. Non pretendo che tu mi dia ragione, ma questa è l’unico motivo che ci impedisce di impazzire.”

 

“Io sto cercando da molti anni il senso della vita e dispero di riuscire a trovarlo e…”

 

“Armando, non puoi avere dubbi: la Città Chiusa è il senso della vita, perché va anche oltre la morte. Puoi riposarti un poco con noi, sono sicuro che sei arrivato nel posto giusto. Rimani qualche giorno con noi e lo capirai.”

 

“Ti ringrazio Serafino, accetto la tua offerta e rimango un po’ con voi, sperando di capire quello che tu e tutti gli altri portate dentro al vostro cuore. Non so se ci riuscirò, ma tenterò di capire, perché se è come dici tu dovrò insegnarlo a tutto il mondo.”

 

“Bene, noi ti aiuteremo.”

 

La cena è veramente poca cosa e la consumiamo tutti insieme. Saremo una cinquantina di persone e ognuno racconta con nostalgia la vita passata oltre quelle mura. Anche qui cercano di portare avanti le usanze che di là hanno lasciato, ma ora sono vecchi e malati e vivono insieme e in armonia aspettando la loro morte.

 

Serafino mi racconta che nella Città Chiusa era usanza festeggiare la Festa del Mese. Un giorno dedicato solo ai divertimenti e alle orge più sfrenate. Lo facevano perché servivano molti bambini per continuare la loro tradizione e, mi confessa, è quello che gli manca di più!

 

“Ma dimmi Serafino, con il vostro modo di procreare e crescere i bambini è logico che ci si accoppiasse anche fra consanguinei, non è contro natura?”

 

“Niente fra quelle mura è contro natura. Però è vero quello che dici e molti bambini nascono malati o già invalidi e ne vengono allontanati molti, è per questo che servono numerose nascite.”

 

“Tutto questo non mi convince e non mi piace. Gli anziani hanno diritto ad essere accuditi, gli ammalati devono essere curati e deve esistere l’amore coniugale e l’amore dei figli per i loro padri. No Serafino, proprio non mi piace.”

 

“Che cos’è l’amore coniugale?”

 

“Ah Serafino! Io proprio non posso spiegartelo, ma è la base di tutto, è l’amore più grande, quello che genera figli e che li ama, mi dispiace dirtelo ma a voi, anche se pensate di avere tutto e vivere la vita più bella manca il sentimento più importante: la devozione.”

 

“Beh Armando, io non conosco la devozione o l’amore coniugale, ma ti assicuro che non mi mancano. Ho vissuto una vita meravigliosa e aspetto che la morte mi riporti di là, cosa può esserci di meglio?”

 

“Hai ragione, niente è meglio della propria ignoranza. Ma di una cosa sono sicuro, non è quello che cerco. Mi fermerò con voi ancora per qualche giorno, voglio vedere con i miei occhi spalancarsi il Grande Portone e conoscere le persone che escono, poi ripartirò e vi ringrazio della vostra ospitalità.”

 

Passai con loro circa dieci giorni prima che si aprisse il Portone. Vedere quella gente, vecchia, storpia e malata contenta ed in attesa di morire per ritornare nella Città Chiusa mi rendeva triste. Non facevano niente, il minimo indispensabile per una grigia sopravvivenza, il cibo era scarso e, chi poteva, continuava ad accoppiarsi illudendosi di poter essere ancora di là.

 

Poi, finalmente il Portone si aprì. Uscirono tre uomini e due donne con in braccio tre neonati malati che sarebbero morti entro breve, perché non c’era niente che li potesse aiutare.

 

Fra di loro si riconobbero e iniziarono a parlare della loro vita ed il ritornello era sempre lo stesso: il ritorno. Non posi loro nessuna domanda, oramai sapevo già le loro risposte e, quella sera, salutai tutti per riprendere il mio cammino.

 

Quella notte, nella capanna più grande ci furono festeggiamenti e orge, mentre quei poveri neonati, uno alla volta morivano nell’indifferenza di tutti. E questo doveva essere il senso della vita? Ero sconvolto e addolorato e li abbandonai senza rimpianti.

Favola per adulti scritta da Milena Ziletti - Diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

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