martedì 1 giugno 2021

ARMANDO

 ARMANDO

parte due



“Potrei cercarlo io il senso della vita, sono ancora giovane ed ho molto tempo ancora, più di te, cosa dici della mia idea?”

 

“Che sarebbe bello che tu portassi a termine quello che io ho iniziato. Prendi, tieni il mio bastone, quando deciderai di partire usalo e ti aiuterà nei tuoi primi  passi, e sarà come se anch’io ti fossi vicino.”

 

“Ma tu come farai senza il tuo bastone?”

 

“Non preoccuparti, io sono arrivato. Ora corri dalla mamma prima che se preoccupi e… buon viaggio.”

 

Prendo il bastone, che è un po’ consumato, il recipiente dell’acqua fresca e torno a casa mia.

 

“Armando, quanto tempo ci hai impiegato. Fra poco sarà qui tuo padre e non sono ancora pronta con la cena, aiutami che facciamo prima.”

 

Porto il bastone vicino al mio giaciglio e corro ad aiutare la mamma.

 

Il nuovo giorno sorge con il canto del gallo. Che strani sogni ho fatto stanotte! Ho sognato di viaggiare per il mondo intero, io che conosco solo il mio piccolo paese. Ho galoppato su grandi cavalli, ho visto battaglie di uomini di ogni colore. Credo che la cena mi abbia disturbato lo stomaco e mi ha fatto fare tutti questi strani sogni.

Allungo la mano e tocco il bastone. E’ come se mi trasmettesse una strana vibrazione. Lo lascio al suo posto e vado in cucina con mamma e babbo.

 

Sarà una calda giornata anche oggi e accompagno mio padre a mungere le capre.

 

“Salve Enos, caldo oggi vero?”    E’ un amico del babbo che passa ogni tanto per un sorso di vino. Entrano in casa a dissetarsi e si siedono al fresco dalla cucina.

 

“Hai sentito che hanno trovato un vecchio morto appena fuori dal paese? Non lo conosce nessuno. Era sdraiato come se dormisse ed era a piedi nudi.”

 

Capisco subito che stanno parlando del vecchio che mi ha regalato il suo bastone, e racconto al babbo di come l’ho conosciuto, della chiacchierata che abbiamo fatto e del dono che mi ha lasciato.

 

“Sarà stato un vecchio pazzo! Girare per il mondo in cerca del senso della vita. Ma che stranezza! La vita è vita, fino alla morte, cosa vuoi che ci sia da scoprire?”

 

“Eppure lui sosteneva che esiste qualcosa che da’ il senso alla vita e l’aveva quasi trovato, gli ho promesso che l’avrei cercata anch’io.”

 

“Figliolo, questa è la tua casa, la tua famiglia finchè non ne formerai una tutta tua, avrai il tuo gregge, la tua vigna, i tuoi figli, e allora capirai che la vita sta nell’avere una famiglia, qualcuno che ti vuole bene, dei figli che ti rispettano ed una comunità unita e in pace. Un Dio da pregare e temere e giornate per festeggiare. Sei ancora un bambino Armando, figlio mio, hai ancora molto tempo per imparare tutto questo. Avanti, servici un altro boccale di vino che poi torniamo ai nostri lavori.”

 

Mia madre sorride benevola, mi guarda e mi accarezza la testa, le bacio di sfuggita una mano e corro fuori a giocare.

 

Se le giornate passano come al solito, con giochi fatti con altri ragazzi, aiutando la mamma e il babbo, le notti sono un’altra cosa.

Continuo a fare sogni così strani!  Ho sognato perfino il viandante Antenore che mi diceva “pazienza, Armando, ci vuole pazienza, devi crescere ancora prima di poter partire.”

 

Ho raccontato alla mamma dei miei sogni e lei si è rattristata. E’ come se avesse un presentimento, come solo le mamme sanno avere. Mi ha abbracciato e baciato la testa “figlio mio, ho paura che ti perderò molto presto e non potrò fare niente per trattenerti”.

 

Il babbo non vuole sentir parlare di sogni di viaggi e di altro. Mi insegna a pascolare le greggi, a mungere le capre, a coltivare l’orto e il vigneto, a pestare l’uva per il vino e vuole che impari anche a scrivere e leggere e, per questo, mi manda a lezione da Dante.

 

La cosa più difficile da fare durante le lezioni è lo stare fermo, faccio una fatica tremenda a rimanere seduto per tre ore. Io sono fatto per muovermi, per correre, per giocare, ma è giusto che impari anche a leggere. Prima imparo e prima finisco, per me è una tortura.

 

Il tempo passa, io divento più bravo in tutto quello che faccio. Mia madre mi guarda spesso con quel suo sguardo malinconico. Lei ha capito il mio desiderio, lei sa che presto me ne andrò. Ormai ho compiuto dodici anni, ho imparato quello che serve ad un ragazzo e qui, non ho altre cose da imparare. Sono irrequieto, i sogni continuano a presentarsi e mi spingono a cominciare la mia avventura.

 

“Il senso della vita” penso. Qui, nel mio piccolo paese la vita si svolge semplice, proprio come mio padre mi ha detto parecchi anni fa, e da allora, niente è cambiato. Tutto qui rimane immutato, ma io voglio scoprire cosa altro il mondo ha da offrire, sono sicuro: il senso della vita non lo trovo stando qui, non può essere qui, per questo presto partirò.

Fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

Nessun commento:

Posta un commento