ARMANDO
parte due
“Potrei cercarlo io il senso
della vita, sono ancora giovane ed ho molto tempo ancora, più di te, cosa dici
della mia idea?”
“Che sarebbe bello che tu
portassi a termine quello che io ho iniziato. Prendi, tieni il mio bastone,
quando deciderai di partire usalo e ti aiuterà nei tuoi primi passi, e sarà come se anch’io ti fossi
vicino.”
“Ma tu come farai senza il
tuo bastone?”
“Non preoccuparti, io sono
arrivato. Ora corri dalla mamma prima che se preoccupi e… buon viaggio.”
Prendo il bastone, che è un
po’ consumato, il recipiente dell’acqua fresca e torno a casa mia.
“Armando, quanto tempo ci hai
impiegato. Fra poco sarà qui tuo padre e non sono ancora pronta con la cena,
aiutami che facciamo prima.”
Porto il bastone vicino al
mio giaciglio e corro ad aiutare la mamma.
Il nuovo giorno sorge con il
canto del gallo. Che strani sogni ho fatto stanotte! Ho sognato di viaggiare
per il mondo intero, io che conosco solo il mio piccolo paese. Ho galoppato su
grandi cavalli, ho visto battaglie di uomini di ogni colore. Credo che la cena
mi abbia disturbato lo stomaco e mi ha fatto fare tutti questi strani sogni.
Allungo la mano e tocco il
bastone. E’ come se mi trasmettesse una strana vibrazione. Lo lascio al suo
posto e vado in cucina con mamma e babbo.
Sarà una calda giornata anche
oggi e accompagno mio padre a mungere le capre.
“Salve Enos, caldo oggi
vero?” E’ un amico del babbo che passa
ogni tanto per un sorso di vino. Entrano in casa a dissetarsi e si siedono al
fresco dalla cucina.
“Hai sentito che hanno
trovato un vecchio morto appena fuori dal paese? Non lo conosce nessuno. Era
sdraiato come se dormisse ed era a piedi nudi.”
Capisco subito che stanno
parlando del vecchio che mi ha regalato il suo bastone, e racconto al babbo di
come l’ho conosciuto, della chiacchierata che abbiamo fatto e del dono che mi ha
lasciato.
“Sarà stato un vecchio pazzo!
Girare per il mondo in cerca del senso della vita. Ma che stranezza! La vita è
vita, fino alla morte, cosa vuoi che ci sia da scoprire?”
“Eppure lui sosteneva che
esiste qualcosa che da’ il senso alla vita e l’aveva quasi trovato, gli ho
promesso che l’avrei cercata anch’io.”
“Figliolo, questa è la tua
casa, la tua famiglia finchè non ne formerai una tutta tua, avrai il tuo
gregge, la tua vigna, i tuoi figli, e allora capirai che la vita sta nell’avere
una famiglia, qualcuno che ti vuole bene, dei figli che ti rispettano ed una
comunità unita e in pace. Un Dio da pregare e temere e giornate per
festeggiare. Sei ancora un bambino Armando, figlio mio, hai ancora molto tempo
per imparare tutto questo. Avanti, servici un altro boccale di vino che poi
torniamo ai nostri lavori.”
Mia madre sorride benevola,
mi guarda e mi accarezza la testa, le bacio di sfuggita una mano e corro fuori
a giocare.
Se le giornate passano come
al solito, con giochi fatti con altri ragazzi, aiutando la mamma e il babbo, le
notti sono un’altra cosa.
Continuo a fare sogni così
strani! Ho sognato perfino il viandante
Antenore che mi diceva “pazienza, Armando, ci vuole pazienza, devi crescere
ancora prima di poter partire.”
Ho raccontato alla mamma dei
miei sogni e lei si è rattristata. E’ come se avesse un presentimento, come
solo le mamme sanno avere. Mi ha abbracciato e baciato la testa “figlio mio, ho
paura che ti perderò molto presto e non potrò fare niente per trattenerti”.
Il babbo non vuole sentir
parlare di sogni di viaggi e di altro. Mi insegna a pascolare le greggi, a
mungere le capre, a coltivare l’orto e il vigneto, a pestare l’uva per il vino
e vuole che impari anche a scrivere e leggere e, per questo, mi manda a lezione
da Dante.
La cosa più difficile da fare
durante le lezioni è lo stare fermo, faccio una fatica tremenda a rimanere
seduto per tre ore. Io sono fatto per muovermi, per correre, per giocare, ma è
giusto che impari anche a leggere. Prima imparo e prima finisco, per me è una
tortura.
Il tempo passa, io divento
più bravo in tutto quello che faccio. Mia madre mi guarda spesso con quel suo
sguardo malinconico. Lei ha capito il mio desiderio, lei sa che presto me ne
andrò. Ormai ho compiuto dodici anni, ho imparato quello che serve ad un
ragazzo e qui, non ho altre cose da imparare. Sono irrequieto, i sogni
continuano a presentarsi e mi spingono a cominciare la mia avventura.
“Il senso della vita” penso.
Qui, nel mio piccolo paese la vita si svolge semplice, proprio come mio padre
mi ha detto parecchi anni fa, e da allora, niente è cambiato. Tutto qui rimane
immutato, ma io voglio scoprire cosa altro il mondo ha da offrire, sono sicuro:
il senso della vita non lo trovo stando qui, non può essere qui, per questo
presto partirò.
Fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
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