ARMANDO
parte quattro
La mia giovinezza la
trascorro sulle strade impolverate, immerso in notti stellate e fresche, con
uccelli notturni a farmi compagnia e lucciole che brillano nel buio. La
generosità della gente che incontro mi lascia sempre commosso, c’è sempre
qualcuno che mi da un pezzo di pane o mi ripara i sandali, che mi offre un
giaciglio e un augurio di buona fortuna.
Ho vent’anni e ne ho visto di
mondo! Ho ascoltato leggende, ho visto moltitudini di persone, una natura
selvaggia e incontaminata, animali liberi o al giogo; sono in viaggio da otto
anni e ancora non sono riuscito a trovare quello che cerco.
E’ da tempo che dormo per
strada e sono un po’ affaticato. Ho bisogno di riposarmi e da lontano vedo un
convento di eremiti.
Al mio timido bussare compare
un giovane. “Posso avere un rifugio presso di voi per qualche giorno? Sono un
viandante e sono stanco. Mi sdebiterò aiutandovi con qualche lavoro.”
“Entra fratello, questa casa
è aperta a chi entra con spirito di pace e di amore. Siamo poveri, ma saremo
felici di dividere con te quello che possediamo.”
Una piccola cella, un letto e
un catino di acqua. Tutto questo è un gran lusso e mi sdraio sul letto
addormentandomi di colpo.
Un timido bussare e un fratello
mi chiede di seguirlo. Nella mensa ci sono altri fratelli seduti che aspettano
me per iniziare a mangiare. Si mangia e si prega contemporaneamente e c’è un
gran silenzio che circonda ogni cosa.
Mi istruiscono sulle
abitudini del convento e mi dicono che posso restare per alcuni giorni con
loro. Potrò aiutarli con le capre, di sicuro non mi sono dimenticato di come si
mungono e di come si fanno i formaggi.
Nella quiete di questo posto
osservo il lavoro e le preghiere di queste persone. Ognuno ha un compito da
svolgere, tutti sono sereni e cordiali, vivono fuori dal mondo rinchiusi fra le
mura che li proteggono da quello che all’esterno è l’altra vita.
E’ piacevole rimanere con
loro: nessuna fretta, regole condivise, amore fraterno, aiuto ai più poveri.
Che sia questo il senso della vita? Sono arrivato fin qui per scoprire che il
senso della vita è fatto di preghiere, di vita semplice, di lavoro condiviso e
di tanto amore verso il prossimo?
E mentre penso a tutto
questo, un giovane mi accompagna dal fratello anziano.
Un lieve bussare ed entro in
una biblioteca con magnifici libri e dipinti. Mi guardo intorno meravigliato e
affascinato da tanta bellezza e il mio viso esprime tutto ciò che il mio cuore
sta provando.
Un uomo anziano si avvicina e
mi baca le guance.
“Come ti trovi con noi
fratello viandante?”
“Mi trovo bene, ho riposato,
ho pregato, ho lavorato con voi e ho anche molto meditato.”
“A che proposito hai
meditato? Cos’è che ti brucia dentro l’anima?”
“E’ la ricerca che sto
portando avanti. Non riesco a progredire. Sto cercando il senso della vita e
credevo di averlo trovato qui con voi, ma non ne sono sicuro.”
“Perché non ne sei sicuro?
Hai visto come viviamo: siamo in pace con Dio, con noi stessi e con tutti i
fratelli, preghiamo per tutti e aiutiamo chiunque possiamo. Siamo felici di
quello che possediamo, non ci manca niente e le preghiere e la meditazione ci
riempiono i vuoti che possiamo avere. Il senso della vita è questo: stare bene
con Dio e con il mondo.”
“Quello che fate e che siete
è veramente stupendo nella sua semplicità, ma non credo che sia quello che
cerco. Se io mi fermassi con voi riempirei quello che di spirituale mi manca,
ma non ci sarebbe niente delle cose terrene che servono per essere completi.
Cerco il senso della vita, e sono sicuro che coniughi spiritualità e cose
terrene, e qui, entrambe non ci sono. Domani riprenderò il mio viaggio. Vi
ringrazio per avermi ospitato con tanta gentilezza, mi serviva un periodo di
riposo e di riflessione e anche di preghiera, ma ora devo riprendere la mia
ricerca.”
Il buon fratello, con il suo
sorriso sempre impresso negli occhi e nel cuore, mi guarda con amore, mi
abbraccia e mi benedice, ricordandomi la benedizione di mia madre di tanti anni
prima.
“Buon viaggio fratello
viandante, prendi un nuovo mantello prima di ripartire, ti accompagneremo con
le nostre preghiere.”
“Grazie di tutto, anch’io mi
ricorderò di voi.”
Arricchito di nuove
esperienze e con nuovi pensieri e meditazioni, riprendo il mio viaggio, speranzoso che presto troverò ciò che cerco.
Riprendo la mia vita di
viandante, e mi fermo in molti paesi vicino alla fonte ad ascoltare quel che
succede e a quel che la gente pensa. Sono sicuro che scaturirà da una piccola
scintilla quello che mi servirà per capire che sono arrivato.
I tempi sono cambiati. Si
vedono in giro persone di dubbia reputazione. Io viaggio da solo e con me non
porto niente di valore e, a parte qualche mala parola di qualcuno, per il resto
sono lasciato in pace.
Ho 25 anni e comincio a
tirare le somme di quel che conosco, di quello che ho visto e ho ascoltato. Non
trovo niente che possa illuminarmi, solo il solito modo di vivere. C’è chi sta
meglio e chi peggio, chi è più ricco e chi è più povero, chi ha salute e chi è
ammalato, chi è triste e chi no, chi si ama e chi si odia, bambini che nascono
e gente che muore: possibile che la vita sia solo questo? Sono in viaggio da
tanti anni e ancora non ho trovato il minimo segnale di quello che cerco. Dove
devo andare per trovarlo?
Intanto percorro nuove
strade, incontro nuova gente e sento parlare di battaglie e di guerre, ma io
non le conosco.
E’ uno strano paese questo
che mi sta ospitando. Gente guardinga, diffidente, che viene alla fonte ma non
si attarda in chiacchiere o giochi, che cosa sta succedendo?
Poi capisco. In lontananza si
sentono i clangori di una battaglia, grida di soldati e galoppo di cavalli. Mi
incammino verso questo rumore e quando arrivo non mi capacito di quello che
vedo.
La battaglia è finita ma deve
esser stata tremenda. Il campo è disseminato di corpi. Uomini feriti gridano i
loro lamenti in cerca di aiuto. Uomini fatti prigionieri sono tenuti insieme da
lunghe catene. Si sente l’odore del sangue umano e della paura. Un miscuglio di
odori, suoni e sensazioni che fanno rizzare i capelli sulla testa.
Mi guardo intorno non sapendo
cosa fare. Le grida dei feriti mi straziano l’anima e vorrei aiutare qualcuno
ma non riesco a staccare i piedi da terra e fare pochi passi.
“Acqua, datemi dell’acqua”.
Qualcuno mi chiede da bere e mi avvicino con la mia borraccia.
“Chi sei? Sei un angelo?” mi
chiede un uomo ormai moribondo.
“Sono solo un amico, bevi un
sorso d’acqua.”
Con sforzo gli alzo la testa
per versare un po’ d’acqua su quel viso insanguinato, ma è tutto inutile e mi
spira fra le braccia.
fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
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