lunedì 7 giugno 2021

ARMANDO

 ARMANDO

parte quattro



La mia giovinezza la trascorro sulle strade impolverate, immerso in notti stellate e fresche, con uccelli notturni a farmi compagnia e lucciole che brillano nel buio. La generosità della gente che incontro mi lascia sempre commosso, c’è sempre qualcuno che mi da un pezzo di pane o mi ripara i sandali, che mi offre un giaciglio e un augurio di buona fortuna.

 

Ho vent’anni e ne ho visto di mondo! Ho ascoltato leggende, ho visto moltitudini di persone, una natura selvaggia e incontaminata, animali liberi o al giogo; sono in viaggio da otto anni e ancora non sono riuscito a trovare quello che cerco.

E’ da tempo che dormo per strada e sono un po’ affaticato. Ho bisogno di riposarmi e da lontano vedo un convento di eremiti.

 

Al mio timido bussare compare un giovane. “Posso avere un rifugio presso di voi per qualche giorno? Sono un viandante e sono stanco. Mi sdebiterò aiutandovi con qualche lavoro.”

 

“Entra fratello, questa casa è aperta a chi entra con spirito di pace e di amore. Siamo poveri, ma saremo felici di dividere con te quello che possediamo.”

 

Una piccola cella, un letto e un catino di acqua. Tutto questo è un gran lusso e mi sdraio sul letto addormentandomi di colpo.

 

Un timido bussare e un fratello mi chiede di seguirlo. Nella mensa ci sono altri fratelli seduti che aspettano me per iniziare a mangiare. Si mangia e si prega contemporaneamente e c’è un gran silenzio che circonda ogni cosa.

 

Mi istruiscono sulle abitudini del convento e mi dicono che posso restare per alcuni giorni con loro. Potrò aiutarli con le capre, di sicuro non mi sono dimenticato di come si mungono e di come si fanno i formaggi.

 

Nella quiete di questo posto osservo il lavoro e le preghiere di queste persone. Ognuno ha un compito da svolgere, tutti sono sereni e cordiali, vivono fuori dal mondo rinchiusi fra le mura che li proteggono da quello che all’esterno è l’altra vita.

 

E’ piacevole rimanere con loro: nessuna fretta, regole condivise, amore fraterno, aiuto ai più poveri. Che sia questo il senso della vita? Sono arrivato fin qui per scoprire che il senso della vita è fatto di preghiere, di vita semplice, di lavoro condiviso e di tanto amore verso il prossimo?

E mentre penso a tutto questo, un giovane mi accompagna dal fratello anziano.

 

Un lieve bussare ed entro in una biblioteca con magnifici libri e dipinti. Mi guardo intorno meravigliato e affascinato da tanta bellezza e il mio viso esprime tutto ciò che il mio cuore sta provando.

Un uomo anziano si avvicina e mi baca le guance.

“Come ti trovi con noi fratello viandante?”

 

“Mi trovo bene, ho riposato, ho pregato, ho lavorato con voi e ho anche molto meditato.”

 

“A che proposito hai meditato? Cos’è che ti brucia dentro l’anima?”

 

“E’ la ricerca che sto portando avanti. Non riesco a progredire. Sto cercando il senso della vita e credevo di averlo trovato qui con voi, ma non ne sono sicuro.”

 

“Perché non ne sei sicuro? Hai visto come viviamo: siamo in pace con Dio, con noi stessi e con tutti i fratelli, preghiamo per tutti e aiutiamo chiunque possiamo. Siamo felici di quello che possediamo, non ci manca niente e le preghiere e la meditazione ci riempiono i vuoti che possiamo avere. Il senso della vita è questo: stare bene con Dio e con il mondo.”

 

“Quello che fate e che siete è veramente stupendo nella sua semplicità, ma non credo che sia quello che cerco. Se io mi fermassi con voi riempirei quello che di spirituale mi manca, ma non ci sarebbe niente delle cose terrene che servono per essere completi. Cerco il senso della vita, e sono sicuro che coniughi spiritualità e cose terrene, e qui, entrambe non ci sono. Domani riprenderò il mio viaggio. Vi ringrazio per avermi ospitato con tanta gentilezza, mi serviva un periodo di riposo e di riflessione e anche di preghiera, ma ora devo riprendere la mia ricerca.”

 

Il buon fratello, con il suo sorriso sempre impresso negli occhi e nel cuore, mi guarda con amore, mi abbraccia e mi benedice, ricordandomi la benedizione di mia madre di tanti anni prima.

 

“Buon viaggio fratello viandante, prendi un nuovo mantello prima di ripartire, ti accompagneremo con le nostre preghiere.”

 

“Grazie di tutto, anch’io mi ricorderò di voi.”

 

Arricchito di nuove esperienze e con nuovi pensieri e meditazioni, riprendo il mio viaggio,  speranzoso che presto troverò ciò che cerco.

 

Riprendo la mia vita di viandante, e mi fermo in molti paesi vicino alla fonte ad ascoltare quel che succede e a quel che la gente pensa. Sono sicuro che scaturirà da una piccola scintilla quello che mi servirà per capire che sono arrivato.

 

I tempi sono cambiati. Si vedono in giro persone di dubbia reputazione. Io viaggio da solo e con me non porto niente di valore e, a parte qualche mala parola di qualcuno, per il resto sono lasciato in pace.

 

Ho 25 anni e comincio a tirare le somme di quel che conosco, di quello che ho visto e ho ascoltato. Non trovo niente che possa illuminarmi, solo il solito modo di vivere. C’è chi sta meglio e chi peggio, chi è più ricco e chi è più povero, chi ha salute e chi è ammalato, chi è triste e chi no, chi si ama e chi si odia, bambini che nascono e gente che muore: possibile che la vita sia solo questo? Sono in viaggio da tanti anni e ancora non ho trovato il minimo segnale di quello che cerco. Dove devo andare per trovarlo?

 

Intanto percorro nuove strade, incontro nuova gente e sento parlare di battaglie e di guerre, ma io non le conosco.

 

E’ uno strano paese questo che mi sta ospitando. Gente guardinga, diffidente, che viene alla fonte ma non si attarda in chiacchiere o giochi, che cosa sta succedendo?

 

Poi capisco. In lontananza si sentono i clangori di una battaglia, grida di soldati e galoppo di cavalli. Mi incammino verso questo rumore e quando arrivo non mi capacito di quello che vedo.

 

La battaglia è finita ma deve esser stata tremenda. Il campo è disseminato di corpi. Uomini feriti gridano i loro lamenti in cerca di aiuto. Uomini fatti prigionieri sono tenuti insieme da lunghe catene. Si sente l’odore del sangue umano e della paura. Un miscuglio di odori, suoni e sensazioni che fanno rizzare i capelli sulla testa.

Mi guardo intorno non sapendo cosa fare. Le grida dei feriti mi straziano l’anima e vorrei aiutare qualcuno ma non riesco a staccare i piedi da terra e fare pochi passi.

 

“Acqua, datemi dell’acqua”. Qualcuno mi chiede da bere e mi avvicino con la mia borraccia.

 

“Chi sei? Sei un angelo?” mi chiede un uomo ormai moribondo.

 

“Sono solo un amico, bevi un sorso d’acqua.”

 

Con sforzo gli alzo la testa per versare un po’ d’acqua su quel viso insanguinato, ma è tutto inutile e mi spira fra le braccia.


fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

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