ARMANDO
parte quattro
Fuori dalla locanda il sole
si sta alzando pigramente come ogni mattina ed io, con il mio bastone, la mia
sacca, i miei pensieri e la mia nuova esperienza, riprendo il cammino verso
quell’ignoto che mi sta aspettando.
Il cammino non mi stanca, i
miei pensieri mi fanno compagnia. E’ vero che anche le capre e gli altri
animali fanno le stesse cose che fa il cavaliere, mangiano, bevono, figliano, e
questo lo potevo fare anche stando al mio paese. No, non è questo il senso
della vita! Il cavaliere vive giorno per giorno senza preoccuparsi del domani e
degli altri, ma il mondo, se tutti facessero come lui, non potrebbe progredire.
Ho ancora molto da cercare, ho paura che quello che cerco non sia così semplice
da trovare. Mando un pensiero ad Antenore e gli chiedo di aiutarmi e di
indicarmi la strada.
Cammino senza stancarmi.
Sembra che le mie gambe vivano di vita propria. La giornata è piacevole e mi
immergo nelle mie riflessioni circondato dalla polvere della strada.
In ogni paese, città, o
piccolo borgo nei quali arrivo, il mio punto di riferimento è la fonte. Da qui
passa quasi tutta la gente che ci abita, ed ho occasione di vedere e conoscere
sempre qualcosa di nuovo.
Sono ancora un ragazzo, ed è
strano essere un viandante alla mia età. Molti bambini mi fanno domande, mi
chiedono chi sono e da dove vengo e mi parlano di loro e delle loro famiglie.
Alcune mamme mi lasciano del cibo ed io non ho bisogno di altro.
E la mia vita prosegue con
questo ritmo. In ogni posto nel quale mi fermo tendo l’orecchio, presto
attenzione, cercando di capire se sono giunto finalmente nel luogo in cui posso
avere la risposta a ciò che cerco, ma fino ad ora non ho trovato ancora niente.
Sono passati due anni da
quando ho lasciato la mia famiglia e mi mancano molto mamma, papà ed Anna.
Chissà se anche loro sentono la mia mancanza? Sono sicuro che mia madre si
ricorda ogni giorno di me, mentre mio padre, ho paura, che sia molto arrabbiato
per quello che ho fatto.
Oggi sono giunto in un
piccolo paese. Ci sono poche case sparse e molte pecore e, in giro non c’è
nessuno.
Mi fermo alla fonte per
dissetarmi e prendo l’ultimo pezzo di pane.
Sto cominciando a mangiare
quando sento su di me uno sguardo.
Mi guardo intorno e vedo,
poco lontano un vecchio seduto che sonnecchia.
Faccio un cenno di saluto e
comincio a mangiare.
“Hei, forestiero, perché non
ti avvicini? Voglio vedere chi sei, ma i miei occhi non sono più quelli di una
volta. Vieni più vicino.”
Con il mio pezzo di pane in
mano mi avvicino e saluto.
“Mi chiamo Armando e sono un
viandante, e tu chi sei?”
Quell’uomo alza il viso e mi
scruta come fossi una bestia da vendere al mercato. Ha due occhi chiari, ma mi
accorgo che è quasi cieco, eppure non è così vecchio come ho pensato. Ora che
lo vedo da vicino mi rendo conto che ha un viso un po’ strano: occhi chiari,
fronte spaziosa e pochi capelli rossicci, un naso dritto su una bocca piccola e
sottile. Un corpo esile ma sembra forte e ancora muscoloso.
“Io sono io. E tu?”
Sono meravigliato della sua
risposta e non la capisco.
“Cosa vuoi dire?”
“Vuol dire che io so molto
bene chi sono, cosa faccio e cosa voglio, e tu?”
“Naturale che so chi sono,
cosa faccio e cosa voglio.”
“Davvero? Allora perché sei
proprio qui? Cosa ti porta così lontano da casa tua alla tua giovane età?”
“Sono partito già da due
anni! Non sono un ragazzino. Ho una missione da compiere e non tornerò a casa
mia finchè non l’avrò portata a termine.”
Quei suoi occhi che mi
guardano ma sembrano non vedermi il viso, mi danno l’impressione che invece
vedano fino in fondo alla mia anima. Hanno una serietà ed una severità che
durante il mio pellegrinare non ho ancora incontrato.
“E quale sarebbe la tua
missione?”
“Cerco il senso della vita, e
lo troverò!”
Il suo viso si allarga in un
sorriso, che poi si trasforma in una sonora risata. Io mi offendo, perché credo
mi stia deliberatamente prendendo in giro.
Alza quegli strani occhi
verso di me e ritorna serio.
“Giovane e sprovveduto
viandante, ti sei scelto una ben difficile missione. Ma dimmi, come farai a
riconoscere di aver trovato il senso della vita se non sai nemmeno che cosa sia
la vita? Rispondi alla mia domanda: perché sei nato?”
“Ma che domanda è mai questa!
Io sono nato dall’unione dei miei genitori, dal loro amore, senza di loro non
potrei essere qui.”
“Allora non mi ero sbagliato:
tu non hai ancora capito niente di niente. Potrai andare fino in capo al mondo
ma, anche se troverai quel senso della vita che stai cercando non lo saprai
nemmeno riconoscere. Dovrai prima capire perché sei nato tu, poi potrai capire
anche il resto, ma non è detto che possa succedere. Riprendi pure la tua
strada, il tuo cammino, ma alla fine tornerai sui tuoi passi.”
“Tornerò sui miei passi solo
per far conoscere a tutti quello che ho scoperto, non tornerò certo da sconfitto. Sono disposto
a viaggiare fino alla fine del mondo ma non rinuncerò, finchè non avrò trovato
quello che cerco. Io ci riuscirò!”
“Vedo che sei deciso e
determinato, e questo ti fa onore. Prendi il mio talismano e portalo con te
intorno al collo. Ti auguro buona fortuna e ti dispenso un altro piccolo
consiglio: non aver timore a ritornare sui tuoi passi, ciò che hai lasciato
contiene tutte le risposte. Buon viaggio, giovane viandante, fa che la tua sete
di sapere non inaridisca la tua mente ed i tuoi sentimenti.”
“Grazie anche te,
sconosciuto. Accetto volentieri il tuo dono e il tuo incoraggiamento. Non
conosco il tuo nome ma mi ricorderò sempre di te. Addio.”
Riprendo il mio cammino
immerso in nuovi pensieri. Non so cosa abbia voluto dire quello sconosciuto.
Che strane domande mi ha fatto. Dovrò trovare risposta anche a queste.
fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web
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