venerdì 4 giugno 2021

ARMANDO

 ARMANDO

parte quattro




Fuori dalla locanda il sole si sta alzando pigramente come ogni mattina ed io, con il mio bastone, la mia sacca, i miei pensieri e la mia nuova esperienza, riprendo il cammino verso quell’ignoto che mi sta aspettando.

 

Il cammino non mi stanca, i miei pensieri mi fanno compagnia. E’ vero che anche le capre e gli altri animali fanno le stesse cose che fa il cavaliere, mangiano, bevono, figliano, e questo lo potevo fare anche stando al mio paese. No, non è questo il senso della vita! Il cavaliere vive giorno per giorno senza preoccuparsi del domani e degli altri, ma il mondo, se tutti facessero come lui, non potrebbe progredire. Ho ancora molto da cercare, ho paura che quello che cerco non sia così semplice da trovare. Mando un pensiero ad Antenore e gli chiedo di aiutarmi e di indicarmi la strada.

 

Cammino senza stancarmi. Sembra che le mie gambe vivano di vita propria. La giornata è piacevole e mi immergo nelle mie riflessioni circondato dalla polvere della strada.

 

In ogni paese, città, o piccolo borgo nei quali arrivo, il mio punto di riferimento è la fonte. Da qui passa quasi tutta la gente che ci abita, ed ho occasione di vedere e conoscere sempre qualcosa di nuovo.

 

Sono ancora un ragazzo, ed è strano essere un viandante alla mia età. Molti bambini mi fanno domande, mi chiedono chi sono e da dove vengo e mi parlano di loro e delle loro famiglie. Alcune mamme mi lasciano del cibo ed io non ho bisogno di altro.

 

E la mia vita prosegue con questo ritmo. In ogni posto nel quale mi fermo tendo l’orecchio, presto attenzione, cercando di capire se sono giunto finalmente nel luogo in cui posso avere la risposta a ciò che cerco, ma fino ad ora non ho trovato ancora niente.

 

Sono passati due anni da quando ho lasciato la mia famiglia e mi mancano molto mamma, papà ed Anna. Chissà se anche loro sentono la mia mancanza? Sono sicuro che mia madre si ricorda ogni giorno di me, mentre mio padre, ho paura, che sia molto arrabbiato per quello che ho fatto.

 

Oggi sono giunto in un piccolo paese. Ci sono poche case sparse e molte pecore e, in giro non c’è nessuno.

 

Mi fermo alla fonte per dissetarmi e prendo l’ultimo pezzo di pane.

Sto cominciando a mangiare quando sento su di me uno sguardo.

Mi guardo intorno e vedo, poco lontano un vecchio seduto che sonnecchia.

Faccio un cenno di saluto e comincio a mangiare.

 

“Hei, forestiero, perché non ti avvicini? Voglio vedere chi sei, ma i miei occhi non sono più quelli di una volta. Vieni più vicino.”

 

Con il mio pezzo di pane in mano mi avvicino e saluto.

“Mi chiamo Armando e sono un viandante, e tu chi sei?”

 

Quell’uomo alza il viso e mi scruta come fossi una bestia da vendere al mercato. Ha due occhi chiari, ma mi accorgo che è quasi cieco, eppure non è così vecchio come ho pensato. Ora che lo vedo da vicino mi rendo conto che ha un viso un po’ strano: occhi chiari, fronte spaziosa e pochi capelli rossicci, un naso dritto su una bocca piccola e sottile. Un corpo esile ma sembra forte e ancora muscoloso.

 

“Io sono io. E tu?”

 

Sono meravigliato della sua risposta e non la capisco.

“Cosa vuoi dire?”

 

“Vuol dire che io so molto bene chi sono, cosa faccio e cosa voglio, e tu?”

 

“Naturale che so chi sono, cosa faccio e cosa voglio.”

 

“Davvero? Allora perché sei proprio qui? Cosa ti porta così lontano da casa tua alla tua giovane età?”

 

“Sono partito già da due anni! Non sono un ragazzino. Ho una missione da compiere e non tornerò a casa mia finchè non l’avrò portata a termine.”

 

Quei suoi occhi che mi guardano ma sembrano non vedermi il viso, mi danno l’impressione che invece vedano fino in fondo alla mia anima. Hanno una serietà ed una severità che durante il mio pellegrinare non ho ancora incontrato.

 

“E quale sarebbe la tua missione?”

 

“Cerco il senso della vita, e lo troverò!”

 

Il suo viso si allarga in un sorriso, che poi si trasforma in una sonora risata. Io mi offendo, perché credo mi stia deliberatamente prendendo in giro.

Alza quegli strani occhi verso di me e ritorna serio.

 

“Giovane e sprovveduto viandante, ti sei scelto una ben difficile missione. Ma dimmi, come farai a riconoscere di aver trovato il senso della vita se non sai nemmeno che cosa sia la vita? Rispondi alla mia domanda: perché sei nato?”

 

“Ma che domanda è mai questa! Io sono nato dall’unione dei miei genitori, dal loro amore, senza di loro non potrei essere qui.”

 

“Allora non mi ero sbagliato: tu non hai ancora capito niente di niente. Potrai andare fino in capo al mondo ma, anche se troverai quel senso della vita che stai cercando non lo saprai nemmeno riconoscere. Dovrai prima capire perché sei nato tu, poi potrai capire anche il resto, ma non è detto che possa succedere. Riprendi pure la tua strada, il tuo cammino, ma alla fine tornerai sui tuoi passi.”

 

“Tornerò sui miei passi solo per far conoscere a tutti quello che ho scoperto,  non tornerò certo da sconfitto. Sono disposto a viaggiare fino alla fine del mondo ma non rinuncerò, finchè non avrò trovato quello che cerco. Io ci riuscirò!”

 

“Vedo che sei deciso e determinato, e questo ti fa onore. Prendi il mio talismano e portalo con te intorno al collo. Ti auguro buona fortuna e ti dispenso un altro piccolo consiglio: non aver timore a ritornare sui tuoi passi, ciò che hai lasciato contiene tutte le risposte. Buon viaggio, giovane viandante, fa che la tua sete di sapere non inaridisca la tua mente ed i tuoi sentimenti.”

 

“Grazie anche te, sconosciuto. Accetto volentieri il tuo dono e il tuo incoraggiamento. Non conosco il tuo nome ma mi ricorderò sempre di te. Addio.”

 

Riprendo il mio cammino immerso in nuovi pensieri. Non so cosa abbia voluto dire quello sconosciuto. Che strane domande mi ha fatto. Dovrò trovare risposta anche a queste.

fiaba per adulti scritta da Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dal web

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