MISHA
parte 11
Furono
condotte in una stanza illuminata da alcune fiaccole e quello che videro le
impressionò: una sala delle torture molto sofisticata e con macchinari che, né lei
né Muriel avevano mai visto.
Un piccolo e
rozzo tavolo con una candela e, furono stupite di vedere un uomo seduto. Era
elegantemente vestito, aveva il viso avvolto da una sciarpa leggera e fece
cenno alle due donne di sedersi di fronte a lui.
Imbarazzate
e anche spaventate quelle obbedirono.
L’uomo prese
la parola. “So chi siete e cosa fate, ora voglio che mi portiate, e molto
presto, un siero che tolga la forza di volontà e metta nelle mie mani la mente
di questi prigionieri. Se non lo farete, verrete a far parte degli ospiti delle
mie prigioni. Se non lo avete ancora capito io sono il principe reggente.” Si alzò e se ne andò.
Il capitano
aspettò che il suo principe si allontanasse e prese il posto che aveva lasciato
libero, si sedette e guardò le due guaritrici.
“Non avete
molto tempo per fare quello che il principe vi ha ordinato.” Ribadì quasi fosse
lui quello che aveva il comando di tutto.
Misha prese
coraggio. “Per fare quello che ci avete chiesto devo prima conoscere i
prigionieri, capirli e trovare per ognuno il metodo corretto, o ci sarà il
pericolo che possano morire o avere un effetto nullo.”
Il capitano
non avrebbe voluto trattenersi oltre, quello era un posto che odiava ma sapeva
che doveva assolutamente ottenere quello che il principe aveva ordinato, o ne
avrebbe pagato anche lui le conseguenze.
Con non poca
riluttanza si alzò e aprì le sei celle. Dieci uomini con le catene ai polsi
furono condotti nella stanza delle torture. Erano davvero mal conci, soltanto
il loro sguardo comunicava qualcosa che Misha capì immediatamente: fierezza, e
molto altro. Sembravano giovani e dovevano essere stati fisicamente in forma,
ne portavano ancora le tracce, nonostante la sporcizia e la barba lunga.
Erano in
piedi davanti alle due guaritrici, senza sapere cosa aspettarsi.
Misha li
osservò uno ad uno mentre Muriel faceva altrettanto. Il capitano borbottava e
le incitava a fare in fretta ma quelle sembravano procedere molto lentamente.
Con estrema
cautela e rispetto, Misha si soffermava davanti ad ognuno di loro, cercando di
entrare nelle loro menti per capire chi fossero, prendeva le loro mani fra le
sue, sapeva che il capitano non lo avrebbe mai rivelato loro l’identità di questi uomini.
Misha aveva
già osservato e stretto le mani di cinque uomini, quando toccò al sesto sentì qualcosa di molto strano, di molto diverso. Si
concentrò e capì che nelle vene di quell’uomo scorreva il suo stesso sangue,
quello era di sicuro suo fratello. L’uomo teneva gli occhi fissi in quelli
della ragazza e per un attimo Misha ebbe un sussulto. Lei gli trasmise alcuni
pensieri, alcune domande e capì chi erano quei dieci uomini: erano le guardie
personali del principe imprigionato, quelle che non si erano sottomesse al
principe usurpatore. Fu una grossa sorpresa. Muriel si accorse
dell’incatenamento fra i due e scosse lievemente la ragazza. Avevano finito il
loro lavoro e dovevano andarsene, il capitano si alzò e riportò i prigionieri
nelle celle, si accertò che fossero ben chiuse e precedette le due donne
risalendo le rampe di scale.
Non
parlarono fino a che furono vicini all’uscita e poterono respirare l’aria
gelida della sera.
“Fra quanto
sarà pronto quello che vi ha chiesto il principe?” Chiese.
“Tre
settimane.” Rispose Misha. “Mandate
il carro a fine febbraio e noi saremo pronte.” Non aspettarono la risposta e salirono velocemente sul carro che
impiegò varie ore per riportarle a casa. L’alba era quasi spuntata quando
entrarono nella loro casupola. Come facevano ogni volta, si spogliarono e
misero nella tinozza tutti gli abiti, si lavarono e, senza nemmeno mangiare
caddero esauste sui loro giacigli.
Il nuovo
giorno portò una schiarita e un pallido sole rischiarò quel villaggio dai
camini fumanti.
“Cosa pensi
di fare?” Chiese Muriel.
“Preparerò
un leggero sedativo, poi mentre dormono entrerò nei loro sogni e farò quello
che devo.” Rispose.
“Ma sono
dieci uomini! Sarà difficile riuscire a fare quello che stai pensando!” Ribadì Muriel.
“Lo so, dopo
avrò bisogno del tuo aiuto per riprendermi. Ma va fatto, ho tre settimane per
prepararmi e una promessa da mantenere.” Rispose
convinta.
Il tempo
sembrava trascorrere lento anche se le giornate erano molto corte. Febbraio era
sempre stato un mese gelido e anche quell’anno non era diverso dal solito. Le
due guaritrici venivano chiamate spesso per bambini e soprattutto anziani che
avevano problemi a respirare, con tosse spesso che lacerava la gola, e non era
facile riuscire a curare e salvare tutti, era il mese in cui morivano il
maggior numero di anziani e anche di bambini nati deboli.
Era l’ultimo
giorno di febbraio ed erano già pronte quando sentirono il carro arrivare. La
notte prima, Misha era tornata nella
cella del principe ereditario e lo aveva informato
di quello che si accingeva a fare. Era stata sollevata quando lo aveva
visto sereno, era un uomo che non si perdeva d’animo, aveva una forza
mascherata da un’indole pacifica ma che non si sarebbe mai arreso.
Il carro si
fermò come al solito davanti alla prigione. Il freddo era intenso e il capitano
delle guardie le aspettava all’interno. Non disse una parola fino a che
raggiunsero i sotterranei. Ad attenderle c’erano due guardie grandi e grosse
con lo sguardo truce e con la fretta di poter tornare di sopra, nessuno amava i
sotterranei e toccava a quelli che venivano puniti per qualche mancanza stare
lì di guardia.
Misha
manteneva un atteggiamento calmo, mentre Muriel era molto preoccupata anche se
non lo dava a vedere. Posero le loro sacche sul tavolo ed estrassero due
boccette.
“Deve
trovarmi un posto abbastanza grande dove possa riunire tutti i prigionieri.” Disse
la giovane.
Il capitano
diede ordine e i dieci prigionieri vennero condotti nella sala delle torture
dove alcuni macchinari furono spostati.
“Togliete
loro le catene.” Chiese con
gentilezza.
“Questo
mai!” Le rispose il capitano.
“Allora non
posso fare niente, dica al suo principe che si è rifiutato di obbedire ai suoi
ordini.” Rimase in attesa della sua
reazione.
I
prigionieri non abbassavano lo sguardo, non davano segno di nessuna paura, era
evidente che erano pronti a morire per il loro principe.
Misha prese
posto al centro della stanza. “Sedetevi a cerchio intorno a me.” Disse mentre
anche lei si sedeva sul pavimento sudicio.
Ci pensarono
i due energumeni a far sedere i più riottosi.
“Ora
lasciatemi sola con loro.” Disse
sempre molto gentilmente.
“Non ci
penso proprio!” Rispose il capitano.
“Prendete
posto davanti alle celle, potete osservare,ma se interverrete o intralcerete in
qualsiasi modo quello che sto facendo, il principe non potrà avere quello che
ha chiesto.” Disse tenendo gli occhi
socchiusi.
“Procedi,
Muriel.” Chiese mentre lei cominciava a cantare dolcemente una nenia popolare.
Muriel versò
poche gocce sulla lingua di ognuno di loro e si ritirò anche lei fuori dalla
stanza.
La voce
dolce di Misha aiutò i prigionieri a lascarsi andare. Uno alla volta si sdraiarono
e si addormentarono. La giovane guaritrice non smise di cantare, chiuse gli
occhi e con uno sforzo enorme anche per lei entrò nei loro sogni, doveva unirli
tutti prima di fare quello che intendeva, era uno sforzo immenso, una cosa che
non aveva mai fatto, per questo si era preparata.
I due
carcerieri e il capitano si rilassarono vedendo che gli uomini erano
addormentati e non avrebbero potuto fare niente di imprevedibile.
La nenia
continuò per parecchi minuti e gocce di sudore imperlavano la fronte di Misha.
Aveva già collegato i sogni di otto di loro ma quando arrivò alla mente di suo
fratello si sforzò di continuare e perse, anche se per poco la concentrazione,
così che Muriel dovette intervenire e, come aveva fatto la volta precedente
dovette staccarla per farla
continuare.
Ora era
nelle menti e nei sogni di tutti loro e cominciò il suo lavoro, senza mai
smettere di cantare la nenia.
Trasmise
loro l’immagine del loro principe nella cella, così che potessero vedere che
stava bene. “Il vostro principe ha un messaggio per voi: vi ordina di ubbidire
all’usurpatore e fare in modo di avere la sua fiducia. Quando sarete
interrogati dovrete porre ancora della resistenza, ma dovrete cedere e fare
quello che vi chiederà. All’inizio, quando gli giurerete fedeltà, sarete visti
come traditori, o come uomini che per la propria libertà hanno abiurato il loro
principe, ma noi sappiamo che non è così. Io tornerò e devo sapere che voi
sarete là, sarete gli unici ai quali affiderò la mia vita, perché so che mi
siete e sarete sempre fedeli. Dobbiamo agire con astuzia, con furbizia, attendere
il momento propizio, fidatevi di questa ragazza, come mi fido io.”
Misha non
resse oltre e cadde svenuta, subito aiutata da Muriel.
I dieci
prigioniero erano ancora immersi nei loro sogni e i carcerieri aspettavano
ordini.
Muriel si
assicurò che Misha si stesse riprendendo, prese una boccetta e versò una goccia
sulla fronte di ognuno di loro che, lentamente si risvegliarono.
Nessuno
parlò e furono riportati nelle celle.
“Dovrete
aspettare tre giorni, poi procedete.” Disse Misha al capitano.
Un ultimo
sguardo e, finalmente poterono uscire da quel luogo maledetto.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato
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