venerdì 18 dicembre 2020

MISHA

MISHA

parte quattordici



 

Era la fine di marzo e l’aria era ancora pungente. Le due donne erano ferme sulla porta di casa quando il carro arrivò. In silenzio vi salirono, non sapevano cosa le aspettava in quell’occasione, ma avrebbero fatto tutto quello che potevano per alleviare dolore e malattie.

Come ogni volta, il capitano delle guardie era lì pronto ad aprire il portone. Il tanfo non era diminuito, però l’ambiente era più caldo e Misha sorrise fra sé.

Il capitano chiamò il suo vice. “Accompagna la vecchia guaritrice nelle celle delle donne, lei viene con me!” Disse, precedendo la ragazza.

Misha si meravigliò che non la conducesse alle celle ma fuori dalla prigione. “Ascoltami, ragazzina, il principe Charles ti vuole vedere. Comportati bene.”

Oltrepassarono giardini che presto sarebbero fioriti, fontanelle che sprizzavano gocce d’acqua e raggiunsero un patio circondato da vegetazione alta che lo rendeva isolato da tutto il resto.

Seduto sulla panca di pietra stava il principe usurpatore. Indossava una pelliccia e le puntava lo sguardo fin da quando i suoi occhi l’avevano vista arrivare.

“Lasciaci soli.” E il capitano si allontanò.

“Ti ho voluto vedere per ringraziarti. Per merito tuo, per quello che hai fatto, ora sono più tranquillo. Io sono un principe giusto, e voglio ricambiare il tuo lavoro, c’è qualcosa che desideri?”  Le chiese.

Lui non le staccava gli occhi, era evidente la sua giovinezza e con un gesto improvviso le abbassò il cappuccio. Non era preparato a tanta bellezza, riconosceva la gioventù e la freschezza negli occhi di quella ragazzina, e i suoi capelli! Dio, non ne aveva mai visti di simili. Si rese conto di essere rimasto con la bocca aperta e recuperò il contegno.

Con gesto aggraziato, Misha si ricoprì il capo. Rimase qualche attimo in silenzio prima di rispondere.

“In effetti, vostra altezza, c’è una cosa che desidero. Al compimento del mio quindicesimo anno vorrei trasferirmi all’interno delle mura e svolgere qui il mio lavoro. Mi servirebbe una casupola, piccola, solo per me, potrei andare alla prigione regolarmente e quei poveri e povere detenuti avrebbero una vita migliore. Confido nella sua bontà, so che il  suo cuore è buono.” Gli rispose senza staccare gli occhi da quelli del principe.

“Perché vuoi occuparti di quei mentecatti? Una mia parola e potresti entrare a far parte dei guaritori dei nobili.”  Le chiese incapace di comprendere le sue intenzioni.

“Vostra altezza, io sono una semplice guaritrice del popolo, la nobiltà ha già tutto ciò che le serve ed io non mi sentirei a mio agio. Se il vostro popolo è in salute lavora meglio, è più felice, di conseguenza anche voi lo sarete.” Gli rispose.

Il principe rimase perplesso per qualche istante. “Presentati al capitano che già conosci, e lui ti condurrà alla tua nuova casa che io provvederò a trovarti. Ora puoi andare.” Si era dimenticato di chiederle come avesse fatto a far capitolare le guardie personali di suo fratello, motivo per il quale l’aveva fatta portare al suo cospetto e nemmeno se n’era accorto.

Misha gli fece un inchino mentre quello si alzava e rientrava al castello.

Il capitano arrivò e, senza dire una parola la condusse alla prigione, c’era ancora molto da fare prima che il carro riportasse a casa lei e la sua compagna.

Oltre il portone il tanfo l’accolse come ogni volta, non riusciva ad abituarsi e non si capacitava di come tutta quella gente potesse vivere in quel luogo anche solo per pochi giorni.

Muriel era nella zona femminile e a lei toccò di conseguenza quella maschile.

I prigionieri avevano imparato a riconoscerla e, per rispetto verso di lei che tanto faceva per loro, al suo passaggio smettevano di bestemmiare e urlare.

“Io ho da fare e tu sai cosa fare.” Le disse il capitano mentre si allontanava. Il vice la seguiva col mazzo delle chiavi verso una cella.

Lei si voltò verso di lui e, con un semplice gesto della mano lo addormentò, rimase appoggiato al muro con le chiavi in mano.

Misha conosceva la strada ormai, e si diresse verso la cella del principe. Sapeva di non avere molto tempo, non conosceva per quanto sarebbe stato via il capitano.

Il principe riconobbe i suoi passi e quando lei arrivò era già vicino alle sbarre.

La ragazzina aveva il fiatone quando raggiunse la cella. Si fermò ad osservarlo e si rese conto che godeva di buona salute, doveva avere una volontà di ferro, era un vero principe, uno destinato ad essere un grande re.

“Buongiorno, principe, vedo che è in buona salute.” Si rivolse a lui con un inchino.

“Chi sei? Perché entri così spesso nei miei pensieri e nei miei sogni?”  Le chiese.

“Perché voglio conoscerla, principe, voglio essere sicura.” Gli rispose.

“Sicura? E di cosa?”  Le chiese meravigliato.

“Sicura che lei sia il vero re.” Gli rispose semplicemente.

Il principe non capiva cosa intendesse, sapeva solo che averla lì vicino lo rendeva sereno, quasi felice.

“Vorrei conoscere il tuo viso. Tu conosci il mio, conosci i miei pensieri ma io non conosco niente di te.” Aggiunse.

Misha si abbassò il cappuccio. Il principe fu rapito dalla sua bellezza, da quei capelli viola perlato, da quei grandi e magnifici occhi blu. Rimase ad osservarla chiedendosi da dove poteva venire tanta bellezza.

Misha si rimise il cappuccio. Il capitano stava tornando e lei doveva scappare. Sono quella che la salverà gli mandò nella mente mentre correva dal vice capitano.

Svegliò l’uomo che le aprì la cella e lei cominciò a fare il suo lavoro.

Era tardi quando le due guaritrici raggiunsero la loro casa. Come facevano ogni volta si spogliarono, si lavarono e misero gli abiti nella tinozza. Nemmeno quella sera ebbero voglia di mangiare, si coricarono e si addormentarono stanche.

La primavera risvegliava ogni cosa, i campi avevano bisogno di lavoro, gli animali figliavano, molte donne avrebbero partorito dopo pochi mesi, era il trascorrere della vita, la natura non si sarebbe mai fermata, la vita stessa sarebbe continuata, a dispetto di qualsiasi evento, sia terribile che meraviglioso.

Le due guaritrici lavoravano alacremente, le erbe si erano seccate durante l’inverno, vicino al camino e loro dovevano preparare pozioni, decotti, unguenti e tutto quello che necessitava per aiutare chiunque avesse avuto bisogno.

Il tiepido sole di aprile aveva già aiutato le margherite a sbocciare. Misha era stanca, aveva le mani rovinate dal troppo lavoro, quel giorno decise di prendersi una pausa e di andare, tranquilla e solitaria a godersi una passeggiata in mezzo alla natura. Il ruscello aveva acque limpide, gelide e sulle rive rimanevano ancora alcune tracce del ghiaccio invernale che presto si sarebbe sciolto.

Si sedette ad osservare l’acqua che correva, nella mente tanti pensieri, tanti dubbi, tante domande. Si chiese se la scelta di andare di là delle mura reali fosse quella giusta. Spesso, nemmeno lei riusciva a capire le sue decisioni, le sue intuizioni; non aveva nessuno con cui confidarsi, Muriel era una donna speciale ma lei sapeva che non aveva risposte alle sue domande, ai suoi dubbi.

Appoggiò la schiena ad un albero ancora spoglio, sospirò e chiuse gli occhi. Si sentì trasportata e si ritrovò oltre il portale. Tutto lì continuava come era sempre stato, e come le sarebbe piaciuto tornarci e rimanerci, lì non c’era niente fuori posto, tutto era amore, tutto era nell’ordine delle cose: come doveva essere, ma al di qua sembrava che niente fosse come doveva essere, troppa gente stanca, sfruttata, triste, soltanto i bambini rimanevano allegri, ma anche per loro la spensieratezza durava poco. Era un mondo che non le piaceva e sarebbe volentieri scappata.

Era al di là del portale e si chiese se stesse sognando o se il suo desiderio fosse stato esaudito. Lei era là ma nessuno la vedeva. Raggiunse il luogo delle ninfe, cercava Oridea, troppo tempo era passato da quando si erano salutate. Non aveva più visto nessuno di loro, tranne i folletti che l’avevano liberata e Moliniana, quell’unica volta. Una lacrima leggera le scese sulla guancia e sentì una mano rugosa che la raccoglieva. Aprì gli occhi e credette di stare ancora sognando, Moliniana era lì, proprio lì vicino a lei.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato

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