MISHA
parte quattordici
Era la fine
di marzo e l’aria era ancora pungente. Le due donne erano ferme sulla porta di
casa quando il carro arrivò. In silenzio vi salirono, non sapevano cosa le
aspettava in quell’occasione, ma avrebbero fatto tutto quello che potevano per
alleviare dolore e malattie.
Come ogni
volta, il capitano delle guardie era lì pronto ad aprire il portone. Il tanfo
non era diminuito, però l’ambiente era più caldo e Misha sorrise fra sé.
Il capitano
chiamò il suo vice. “Accompagna la vecchia guaritrice nelle celle delle donne,
lei viene con me!” Disse, precedendo la ragazza.
Misha si
meravigliò che non la conducesse alle celle ma fuori dalla prigione. “Ascoltami,
ragazzina, il principe Charles ti vuole vedere. Comportati bene.”
Oltrepassarono
giardini che presto sarebbero fioriti, fontanelle che sprizzavano gocce d’acqua
e raggiunsero un patio circondato da vegetazione alta che lo rendeva isolato da
tutto il resto.
Seduto sulla
panca di pietra stava il principe usurpatore. Indossava una pelliccia e le
puntava lo sguardo fin da quando i suoi occhi l’avevano vista arrivare.
“Lasciaci
soli.” E il capitano si allontanò.
“Ti ho
voluto vedere per ringraziarti. Per merito tuo, per quello che hai fatto, ora
sono più tranquillo. Io sono un principe giusto, e voglio ricambiare il tuo
lavoro, c’è qualcosa che desideri?” Le chiese.
Lui non le
staccava gli occhi, era evidente la sua giovinezza e con un gesto improvviso le
abbassò il cappuccio. Non era preparato a tanta bellezza, riconosceva la
gioventù e la freschezza negli occhi di quella ragazzina, e i suoi capelli!
Dio, non ne aveva mai visti di simili. Si rese conto di essere rimasto con la
bocca aperta e recuperò il contegno.
Con gesto
aggraziato, Misha si ricoprì il capo. Rimase qualche attimo in silenzio prima
di rispondere.
“In effetti,
vostra altezza, c’è una cosa che desidero. Al compimento del mio quindicesimo
anno vorrei trasferirmi all’interno delle mura e svolgere qui il mio lavoro. Mi
servirebbe una casupola, piccola, solo per me, potrei andare alla prigione
regolarmente e quei poveri e povere detenuti avrebbero una vita migliore.
Confido nella sua bontà, so che il suo
cuore è buono.” Gli rispose senza
staccare gli occhi da quelli del principe.
“Perché vuoi
occuparti di quei mentecatti? Una mia parola e potresti entrare a far parte dei
guaritori dei nobili.” Le chiese incapace di comprendere le sue
intenzioni.
“Vostra
altezza, io sono una semplice guaritrice del popolo, la nobiltà ha già tutto
ciò che le serve ed io non mi sentirei a mio agio. Se il vostro popolo è in
salute lavora meglio, è più felice, di conseguenza anche voi lo sarete.” Gli rispose.
Il principe
rimase perplesso per qualche istante. “Presentati al capitano che già conosci,
e lui ti condurrà alla tua nuova casa che io provvederò a trovarti. Ora puoi
andare.” Si era dimenticato di chiederle come avesse fatto a far capitolare le
guardie personali di suo fratello, motivo per il quale l’aveva fatta portare al
suo cospetto e nemmeno se n’era accorto.
Misha gli
fece un inchino mentre quello si alzava e rientrava al castello.
Il capitano
arrivò e, senza dire una parola la condusse alla prigione, c’era ancora molto
da fare prima che il carro riportasse a casa lei e la sua compagna.
Oltre il
portone il tanfo l’accolse come ogni volta, non riusciva ad abituarsi e non si
capacitava di come tutta quella gente potesse vivere in quel luogo anche solo
per pochi giorni.
Muriel era
nella zona femminile e a lei toccò di conseguenza quella maschile.
I
prigionieri avevano imparato a riconoscerla e, per rispetto verso di lei che
tanto faceva per loro, al suo passaggio smettevano di bestemmiare e urlare.
“Io ho da
fare e tu sai cosa fare.” Le disse il
capitano mentre si allontanava. Il vice la seguiva col mazzo delle chiavi verso
una cella.
Lei si voltò
verso di lui e, con un semplice gesto della mano lo addormentò, rimase appoggiato al muro con le chiavi in mano.
Misha
conosceva la strada ormai, e si diresse verso la cella del principe. Sapeva di
non avere molto tempo, non conosceva per quanto sarebbe stato via il capitano.
Il principe
riconobbe i suoi passi e quando lei arrivò era già vicino alle sbarre.
La ragazzina
aveva il fiatone quando raggiunse la cella. Si fermò ad osservarlo e si rese
conto che godeva di buona salute, doveva avere una volontà di ferro, era un
vero principe, uno destinato ad essere un grande re.
“Buongiorno,
principe, vedo che è in buona salute.” Si
rivolse a lui con un inchino.
“Chi sei?
Perché entri così spesso nei miei pensieri e nei miei sogni?” Le chiese.
“Perché
voglio conoscerla, principe, voglio essere sicura.” Gli rispose.
“Sicura? E
di cosa?” Le chiese meravigliato.
“Sicura che
lei sia il vero re.” Gli rispose
semplicemente.
Il principe
non capiva cosa intendesse, sapeva solo che averla lì vicino lo rendeva sereno,
quasi felice.
“Vorrei
conoscere il tuo viso. Tu conosci il mio, conosci i miei pensieri ma io non
conosco niente di te.” Aggiunse.
Misha si
abbassò il cappuccio. Il principe fu rapito dalla sua bellezza, da quei capelli
viola perlato, da quei grandi e magnifici occhi blu. Rimase ad osservarla
chiedendosi da dove poteva venire tanta bellezza.
Misha si
rimise il cappuccio. Il capitano stava tornando e lei doveva scappare. Sono quella che la salverà gli mandò
nella mente mentre correva dal vice capitano.
Svegliò l’uomo che le aprì la cella e lei
cominciò a fare il suo lavoro.
Era tardi
quando le due guaritrici raggiunsero la loro casa. Come facevano ogni volta si
spogliarono, si lavarono e misero gli abiti nella tinozza. Nemmeno quella sera
ebbero voglia di mangiare, si coricarono e si addormentarono stanche.
La primavera
risvegliava ogni cosa, i campi avevano bisogno di lavoro, gli animali
figliavano, molte donne avrebbero partorito dopo pochi mesi, era il trascorrere
della vita, la natura non si sarebbe mai fermata, la vita stessa sarebbe
continuata, a dispetto di qualsiasi evento, sia terribile che meraviglioso.
Le due
guaritrici lavoravano alacremente, le erbe si erano seccate durante l’inverno,
vicino al camino e loro dovevano preparare pozioni, decotti, unguenti e tutto quello
che necessitava per aiutare chiunque avesse avuto bisogno.
Il tiepido
sole di aprile aveva già aiutato le margherite a sbocciare. Misha era stanca,
aveva le mani rovinate dal troppo lavoro, quel giorno decise di prendersi una
pausa e di andare, tranquilla e solitaria a godersi una passeggiata in mezzo
alla natura. Il ruscello aveva acque limpide, gelide e sulle rive rimanevano
ancora alcune tracce del ghiaccio invernale che presto si sarebbe sciolto.
Si sedette
ad osservare l’acqua che correva, nella mente tanti pensieri, tanti dubbi,
tante domande. Si chiese se la scelta di andare di là delle mura reali fosse
quella giusta. Spesso, nemmeno lei riusciva a capire le sue decisioni, le sue
intuizioni; non aveva nessuno con cui confidarsi, Muriel era una donna speciale
ma lei sapeva che non aveva risposte alle sue domande, ai suoi dubbi.
Appoggiò la
schiena ad un albero ancora spoglio, sospirò e chiuse gli occhi. Si sentì
trasportata e si ritrovò oltre il portale. Tutto lì continuava come era sempre
stato, e come le sarebbe piaciuto tornarci e rimanerci, lì non c’era niente
fuori posto, tutto era amore, tutto era nell’ordine delle cose: come doveva
essere, ma al di qua sembrava che niente fosse come doveva essere, troppa gente
stanca, sfruttata, triste, soltanto i bambini rimanevano allegri, ma anche per
loro la spensieratezza durava poco. Era un mondo che non le piaceva e sarebbe
volentieri scappata.
Era al di là
del portale e si chiese se stesse sognando o se il suo desiderio fosse stato
esaudito. Lei era là ma nessuno la vedeva. Raggiunse il luogo delle ninfe,
cercava Oridea, troppo tempo era passato da quando si erano salutate. Non aveva
più visto nessuno di loro, tranne i folletti che l’avevano liberata e
Moliniana, quell’unica volta. Una lacrima leggera le scese sulla guancia e
sentì una mano rugosa che la raccoglieva. Aprì gli occhi e credette di stare
ancora sognando, Moliniana era lì, proprio lì vicino a lei.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato
Nessun commento:
Posta un commento