IL SEGRETO DELLA LUNA
parte due
“Chi sei?”
Le chiese Gastone. “Che ci fai in casa mia?”
Tremava
visibilmente e alcune lacrime avevano cominciato a scendere da quegli occhi
scuri come i suoi capelli.
“Puoi stare
tranquilla, qui nessuno ti farà del male, di certo non io. Mi chiamo Gastone e
questa è casa mia, cosa ci fai qui?”
“Morivo dal
freddo, non sapevo dove mi trovassi quando ho visto uscire del fumo dal camino
e sono entrata. Non ho rubato niente, non ho toccato niente, mi sono solo
riscaldata, me ne andrò via subito ma non farmi del male!”
“Da chi stai
fuggendo? Chi sei? Non importa, puoi dirmelo più tardi, dopo che avremo
mangiato qualcosa di caldo, hai fame?”
La ragazza
non riusciva a parlare, voleva trattenere il pianto ma non ci riusciva, e si
limitò ad assentire col capo.
“Mettiti
comoda, ci penso io, parleremo dopo aver mangiato, non c’è fretta, tanto non
puoi andare da nessuna parte finché dura la bufera di neve.”
Capitolo due
Seduti a
tavola gustavano un piatto fumante di minestra mangiando in silenzio. Gastone
guardava quella ragazza e si faceva un sacco di domande, capiva bene che doveva
aver patito la fame e subìto violenze, lo sguardo non mentiva e lui aveva
imparato leggendo gli sguardi degli animali e capiva altrettanto bene quelli
delle persone. Vestiva un abito troppo leggero e ciabatte consumate, calze
piene di buchi e un fazzoletto al collo che di solito usava per coprirsi i
capelli. Ecco, i capelli erano davvero molto belli, neri e lucidi e
lunghissimi, incorniciavano un viso magro e minuto e costantemente spaventato,
era magrissima e aveva le mani rovinate da chissà quali lavori.
La cena era
terminata e la ragazza teneva le mani unite davanti a sé e la testa china, come
se fosse in attesa di ricevere una punizione.
Gastone la
osservava e lei sapeva di essere osservata ma non si decideva ad alzare lo sguardo
e rispondere alle domande che, giustamente quell’uomo gentile le aveva rivolto
e si meritava le risposte, visto che era stata lei ad introdursi in casa sua.
Il fuoco del
camino scoppiettava fin troppo rumorosamente e il calore della casa era davvero
piacevole. La sconosciuta si decise, alzò lo sguardo e cominciò a parlare.
“Mi chiamo
Ines, ho vent’anni e faccio la sguattera nella casa del marchese.” Non c’era
bisogno di precisare oltre, tutti sapevano chi era il marchese, della sua
ricchezza e anche della sua avidità e cattiveria.
“Sono
scappata, non potevo più sopportare di subire le angherie di quella casa.”
Trattenne un groppo e non diede ulteriori spiegazioni sul tipo di trattamento
che subiva.
“Ho corso,
camminato e mi sono ritrovata nel bosco, non sapevo come uscirne, avevo freddo,
fame ed ero molto spaventata e stanca quando ho visto il fumo del tuo camino.
Ho seguito quel fumo e poi tu mi hai trovata.”
Non era di
molte parole.
“Credi che
il marchese ti cercherà?” Gastone non voleva avere a che fare con quell’uomo
che in cuor suo detestava da sempre.
“Non lo so,
ma credo di no. Di sicuro penserà che mi sono buttata nel fiume come dicevo
tante volte di voler fare. Lo volevo fare davvero ma non ho trovato il
coraggio.”
“Hai fatto
bene, nessuno deve porre fine alla propria vita. Puoi rimanere quanto vuoi,
vuol dire che mi darai una mano in casa. Con me puoi stare tranquilla e qui
nessuno alzerà mai le mani su di te o ti farà del male in qualsiasi modo.
Vieni, c’è un letto più comodo nell’altra stanza, il posto davanti al camino è
dove dormo io.”
Fu così che
iniziarono la loro convivenza, che poi si trasformò in affetto e alla fine
decisero di sposarsi. Due anni dopo nacque Lisa e fu la felicità che arrivò a
completare la loro vita.
Avevano una vita
semplice, non mancava loro nulla, nemmeno lo sapevano di amarsi immensamente,
mentre erano consapevoli dell’amore infinito che provavano per la loro figlia.
Vivevano una vita tranquilla e Lisa cresceva sana e bella come la madre. Gli
anni erano passati così velocemente e Lisa aveva compiuto sedici anni proprio in
quel mese di primavera. Gastone era l’uomo più felice del circondario, aveva
una famiglia che amava, un lavoro che adorava e non desiderava niente di più,
soltanto che niente potesse porre fine a quella vita meravigliosa che aveva
trovato in un freddo pomeriggio d’inverno.
Lisa era una
bella ragazza, aveva preso la delicatezza e la dolcezza della madre e la
passione per la natura che suo padre le aveva insegnato portandola spesso con
sé nei boschi. Sapeva riconoscere le orme degli animali, distinguere i frutti
selvatici e i funghi buoni da quelli velenosi, amava gli animali e, molto
spesso portava a casa qualche cucciolo o animale ferito che curava e poi
liberava. Avevano un esercito di gatti, tre cani e una piccola stanza adibita a
infermeria per la cura degli animali feriti. Molto spesso le persone del paese
si rivolgevano a lei per far curare il proprio gatto o cane, ma anche cavalli,
vitelli, era davvero brava.
Aveva già
qualche corteggiatore e suo padre ne era molto geloso. Passava al vaglio ogni
giovanotto che si presentava a chiederle di uscire e doveva sempre intervenire
Ines per rabbonirlo o Lisa non sarebbe mai uscita.
Era una
ragazza allegra, aiutava spesso la madre che col tempo si era debilitata e ammalata
perdendo le forze, per questo non avevano avuto altri figli ma l’amore che
nutrivano gli uni per gli altri era sufficiente per la loro vita semplice e
completa.
Gastone era
fuori da tre giorni e stava rientrando a casa. Non vedeva l’ora di
riabbracciare le sue donne.
Doveva però
andare prima al fiume perché alcuni grossi rami ostruivano lo scorrere
dell’acqua in un punto dove la riva formava un’ansa, poi avrebbe raggiunto la
sua famiglia per fare colazione insieme. Decise di passare dal bosco e
controllare che tutto fosse in ordine, era la stagione della riproduzione di
molte specie animali e, spesso si trovavano corpi di animali che avevano perso
la lotta per la conquista delle femmine. Ogni volta lui sorrideva pensando a
come aveva trovato la sua donna, e si sentiva sempre felice e fortunato.
Si inoltrava
sempre più nel bosco mentre ad est, il sole si stava faticosamente alzando e
gli uccelli avevano già cominciato a cantare al nuovo giorno.
Era sereno,
tranquillo, sarebbe stata una bella giornata. Quando era partito Ines sembrava
stare meglio e, con l’arrivo della bella stagione la sua tosse sarebbe
migliorata.
Si
immobilizzò e sgranò gli occhi.
Era
grottesco quel corpo di donna nuda inchiodato al tronco dell’albero. Le braccia
alte sulla testa unite con un unico grosso chiodo. Le gambe, leggermente
divaricate e inchiodate alla base dell’albero. I lunghi capelli le coprivano il
volto e tutto il corpo era ricoperto di sangue ormai secco, tanto che non si
capiva quante e quali ferite ci fossero.
Gastone, era
caduto in ginocchio dall’orrore e dalla sorpresa e si puntellava al fucile per
non cadere svenuto. Chi era quella ragazza? E chi poteva aver fatto una cosa così
orrenda? Non aveva il coraggio di avvicinarsi.
La foschia
ancora densa in quell’alba padana avvolgeva quel corpo come un pudico lenzuolo
ma, niente avrebbe potuto coprire quel cadavere così devastato.
Cercò di
ritrovare il respiro mentre pensava a cosa fare. Toglierla da quell’indecente
posizione? Andare a chiamare qualcuno? Scosse la testa cercando di schiarirsi
le idee e prendere una decisione.
Faticosamente
si rialzò e decise di avvicinarsi per scoprire se conosceva quella disgraziata.
Con mani
tremanti le scostò delicatamente i capelli incrostati di sangue e un urlo gli
uscì direttamente dal cuore.
Cadde col
viso premuto al terreno ancora umido e urlò, imprecò, no, non poteva essere
vero, quella non poteva essere sua figlia, la sua adorata Lisa.
romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà riservati
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