giovedì 14 maggio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA 
parte due





“Chi sei?” Le chiese Gastone. “Che ci fai in casa mia?”
Tremava visibilmente e alcune lacrime avevano cominciato a scendere da quegli occhi scuri come i suoi capelli.
“Puoi stare tranquilla, qui nessuno ti farà del male, di certo non io. Mi chiamo Gastone e questa è casa mia, cosa ci fai qui?”
“Morivo dal freddo, non sapevo dove mi trovassi quando ho visto uscire del fumo dal camino e sono entrata. Non ho rubato niente, non ho toccato niente, mi sono solo riscaldata, me ne andrò via subito ma non farmi del male!”
“Da chi stai fuggendo? Chi sei? Non importa, puoi dirmelo più tardi, dopo che avremo mangiato qualcosa di caldo, hai fame?”
La ragazza non riusciva a parlare, voleva trattenere il pianto ma non ci riusciva, e si limitò ad assentire col capo.
“Mettiti comoda, ci penso io, parleremo dopo aver mangiato, non c’è fretta, tanto non puoi andare da nessuna parte finché dura la bufera di neve.”

Capitolo due
Seduti a tavola gustavano un piatto fumante di minestra mangiando in silenzio. Gastone guardava quella ragazza e si faceva un sacco di domande, capiva bene che doveva aver patito la fame e subìto violenze, lo sguardo non mentiva e lui aveva imparato leggendo gli sguardi degli animali e capiva altrettanto bene quelli delle persone. Vestiva un abito troppo leggero e ciabatte consumate, calze piene di buchi e un fazzoletto al collo che di solito usava per coprirsi i capelli. Ecco, i capelli erano davvero molto belli, neri e lucidi e lunghissimi, incorniciavano un viso magro e minuto e costantemente spaventato, era magrissima e aveva le mani rovinate da chissà quali lavori.
La cena era terminata e la ragazza teneva le mani unite davanti a sé e la testa china, come se fosse in attesa di ricevere una punizione.
Gastone la osservava e lei sapeva di essere osservata ma non si decideva ad alzare lo sguardo e rispondere alle domande che, giustamente quell’uomo gentile le aveva rivolto e si meritava le risposte, visto che era stata lei ad introdursi in casa sua.
Il fuoco del camino scoppiettava fin troppo rumorosamente e il calore della casa era davvero piacevole. La sconosciuta si decise, alzò lo sguardo e cominciò a parlare.
“Mi chiamo Ines, ho vent’anni e faccio la sguattera nella casa del marchese.” Non c’era bisogno di precisare oltre, tutti sapevano chi era il marchese, della sua ricchezza e anche della sua avidità e cattiveria.
“Sono scappata, non potevo più sopportare di subire le angherie di quella casa.” Trattenne un groppo e non diede ulteriori spiegazioni sul tipo di trattamento che subiva.
“Ho corso, camminato e mi sono ritrovata nel bosco, non sapevo come uscirne, avevo freddo, fame ed ero molto spaventata e stanca quando ho visto il fumo del tuo camino. Ho seguito quel fumo e poi tu mi hai trovata.”
Non era di molte parole.
“Credi che il marchese ti cercherà?” Gastone non voleva avere a che fare con quell’uomo che in cuor suo detestava da sempre.
“Non lo so, ma credo di no. Di sicuro penserà che mi sono buttata nel fiume come dicevo tante volte di voler fare. Lo volevo fare davvero ma non ho trovato il coraggio.”
“Hai fatto bene, nessuno deve porre fine alla propria vita. Puoi rimanere quanto vuoi, vuol dire che mi darai una mano in casa. Con me puoi stare tranquilla e qui nessuno alzerà mai le mani su di te o ti farà del male in qualsiasi modo. Vieni, c’è un letto più comodo nell’altra stanza, il posto davanti al camino è dove dormo io.”
Fu così che iniziarono la loro convivenza, che poi si trasformò in affetto e alla fine decisero di sposarsi. Due anni dopo nacque Lisa e fu la felicità che arrivò a completare la loro vita.
Avevano una vita semplice, non mancava loro nulla, nemmeno lo sapevano di amarsi immensamente, mentre erano consapevoli dell’amore infinito che provavano per la loro figlia. Vivevano una vita tranquilla e Lisa cresceva sana e bella come la madre. Gli anni erano passati così velocemente e Lisa aveva compiuto sedici anni proprio in quel mese di primavera. Gastone era l’uomo più felice del circondario, aveva una famiglia che amava, un lavoro che adorava e non desiderava niente di più, soltanto che niente potesse porre fine a quella vita meravigliosa che aveva trovato in un freddo pomeriggio d’inverno.
Lisa era una bella ragazza, aveva preso la delicatezza e la dolcezza della madre e la passione per la natura che suo padre le aveva insegnato portandola spesso con sé nei boschi. Sapeva riconoscere le orme degli animali, distinguere i frutti selvatici e i funghi buoni da quelli velenosi, amava gli animali e, molto spesso portava a casa qualche cucciolo o animale ferito che curava e poi liberava. Avevano un esercito di gatti, tre cani e una piccola stanza adibita a infermeria per la cura degli animali feriti. Molto spesso le persone del paese si rivolgevano a lei per far curare il proprio gatto o cane, ma anche cavalli, vitelli, era davvero brava.
Aveva già qualche corteggiatore e suo padre ne era molto geloso. Passava al vaglio ogni giovanotto che si presentava a chiederle di uscire e doveva sempre intervenire Ines per rabbonirlo o Lisa non sarebbe mai uscita.
Era una ragazza allegra, aiutava spesso la madre che col tempo si era debilitata e ammalata perdendo le forze, per questo non avevano avuto altri figli ma l’amore che nutrivano gli uni per gli altri era sufficiente per la loro vita semplice e completa.
Gastone era fuori da tre giorni e stava rientrando a casa. Non vedeva l’ora di riabbracciare le sue donne.
Doveva però andare prima al fiume perché alcuni grossi rami ostruivano lo scorrere dell’acqua in un punto dove la riva formava un’ansa, poi avrebbe raggiunto la sua famiglia per fare colazione insieme. Decise di passare dal bosco e controllare che tutto fosse in ordine, era la stagione della riproduzione di molte specie animali e, spesso si trovavano corpi di animali che avevano perso la lotta per la conquista delle femmine. Ogni volta lui sorrideva pensando a come aveva trovato la sua donna, e si sentiva sempre felice e fortunato.
Si inoltrava sempre più nel bosco mentre ad est, il sole si stava faticosamente alzando e gli uccelli avevano già cominciato a cantare al nuovo giorno.
Era sereno, tranquillo, sarebbe stata una bella giornata. Quando era partito Ines sembrava stare meglio e, con l’arrivo della bella stagione la sua tosse sarebbe migliorata.
Si immobilizzò e sgranò gli occhi.
Era grottesco quel corpo di donna nuda inchiodato al tronco dell’albero. Le braccia alte sulla testa unite con un unico grosso chiodo. Le gambe, leggermente divaricate e inchiodate alla base dell’albero. I lunghi capelli le coprivano il volto e tutto il corpo era ricoperto di sangue ormai secco, tanto che non si capiva quante e quali ferite ci fossero.
Gastone, era caduto in ginocchio dall’orrore e dalla sorpresa e si puntellava al fucile per non cadere svenuto. Chi era quella ragazza? E chi poteva aver fatto una cosa così orrenda? Non aveva il coraggio di avvicinarsi.
La foschia ancora densa in quell’alba padana avvolgeva quel corpo come un pudico lenzuolo ma, niente avrebbe potuto coprire quel cadavere così devastato.
Cercò di ritrovare il respiro mentre pensava a cosa fare. Toglierla da quell’indecente posizione? Andare a chiamare qualcuno? Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee e prendere una decisione.
Faticosamente si rialzò e decise di avvicinarsi per scoprire se conosceva quella disgraziata.
Con mani tremanti le scostò delicatamente i capelli incrostati di sangue e un urlo gli uscì direttamente dal cuore.
Cadde col viso premuto al terreno ancora umido e urlò, imprecò, no, non poteva essere vero, quella non poteva essere sua figlia, la sua adorata Lisa.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà riservati

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