mercoledì 13 maggio 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA


parte uno

Introduzione
Era grottesco quel corpo di donna nuda inchiodato al tronco dell’albero. Le braccia alte sulla testa unite con un unico grosso chiodo. Le gambe, leggermente divaricate e inchiodate alla base dell’albero. I lunghi capelli le coprivano il volto e tutto il corpo era ricoperto di sangue ormai secco, tanto che non si capiva quante e quali ferite ci fossero.
Il cacciatore che lo aveva appena scoperto era caduto in ginocchio dall’orrore e dalla sorpresa e si puntellava al fucile per non cadere svenuto. Chi era quella ragazza? E chi poteva aver fatto una cosa così orrenda? Non aveva il coraggio di avvicinarsi.
La foschia ancora densa in quell’alba padana avvolgeva quel corpo come un pudico lenzuolo ma, niente avrebbe potuto coprire quel cadavere così devastato.
Il cacciatore cercava di ritrovare il respiro mentre pensava a cosa fare. Toglierla da quell’indecente posizione? Andare a chiamare qualcuno? Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee e prendere una decisione.
Faticosamente si rialzò e decise di avvicinarsi per scoprire se conosceva quella disgraziata.
Con mani tremanti le scostò delicatamente i capelli incrostati di sangue dal viso e un urlo gli uscì direttamente dal cuore.


La storia è di pura invenzione, ogni riferimento a persone o fatti è del tutto casuale.

CAPITOLO UNO
Gastone era giunto in quel piccolo paese proprio nel giorno della sagra paesana, era la festa del Santo Patrono e tutta la comunità partecipava ai festeggiamenti. Alla processione partecipavano tutti. La statua del Santo era portata a spalla da uomini e giovanotti che si davano il cambio a suon di preghiere. Le donne, accodate cantavano inni alla Madonna e al Santo, mentre i bambini spargevano petali di fiori secchi e profumati. Le femminucce avevano ghirlande di fiori nei capelli e i maschietti una cintura di pelle rossa in vita. Era l’usanza, un rito che ogni anno, la prima domenica di ottobre veniva rinnovato quale ringraziamento della prosperità dei campi e dei vigneti.
Gastone era un forestiero in quel posto, vi era giunto dopo lungo vagabondare, aveva scelto proprio quel giorno di festa per poter passare inosservato. Aveva preso alloggio all’unica locanda, La zanna di Lupa, ed ora era steso su uno scomodo letto a riposare. Non gli interessavano i festeggiamenti, non era cosa che lo riguardasse, c’era un altro e ben più importante motivo che l’aveva fatto arrivare in quel paesino praticamente sconosciuto.
Prima di prendere alloggio alla locanda aveva ispezionato quella zona per imprimersi nella mente la disposizione di quel pezzo di terra. Il paese era poco più di un borgo, un centro con la chiesa e alcune botteghe, una scuola maltenuta, tante piccole cascine e borgate sparse sul territorio che facevano capo a quel centro del paese dove l’unica costruzione che svettava su tutte era la chiesa affiancata dagli uffici del municipio.
Non aveva gran ché come bagaglio: una sacca con pochi indumenti di ricambio e il suo fucile, dal quale non si separava mai, così pure come da un lungo pugnale che portava infilato negli stivali, nascosto alla vista. Sembrava fosse sempre all’erta e che la sua vita fosse costantemente in pericolo, non abbandonava mai il suo innato e sviluppato spirito di sopravvivenza e non abbassava mai la guardia.
Sapeva che tutti erano alla processione e poi al banchetto e alle bevute che sarebbero seguite, così, si rilassò un pochino e chiuse gli occhi in cerca di riposo, quel riposo che da tempo non trovava né da sveglio né da addormentato. Posò il fucile vicino al letto e il pugnale sotto il cuscino e andò in cerca di quel sonno che gli mancava da troppo tempo.
I canti e i rumori dei festeggiamenti arrivavano smorzati dentro la piccola stanza e lui, senza accorgersene, vinto dalla stanchezza scivolò in un sonno ristoratore.
Dormire significava anche sognare, e sognare era spesso solo una questione di incubi, per questo dormiva pochissimo ma, era talmente stanco e in un posto sicuro, almeno per il momento, che il suo corpo non diede ascolto alla mente e si rilassò, ne aveva troppo bisogno, sia per la stanchezza passata che per quello che lo aspettava nel prossimo futuro.
Si era addormentato con la mano sotto il cuscino, ben salda sul manico del pugnale quando il suo peggior incubo si presentò: rivide il corpo di una donna inchiodata ad un albero e risentì l’urlo che era scaturito dal suo cuore. Si agitò e scalciò nel vuoto poi, fortunatamente riprese a dormire di un sonno relativamente tranquillo.
Non stava sognando, stava rivivendo la sua vita degli ultimi tre anni, tre anni nei quali …

PARTE PRIMA
Capitolo uno
Gastone era un guardia caccia e un esperto di piante e alberi. Non aveva studiato, aveva imparato da suo padre e dalla sua stessa passione per gli animali e per tutto il mondo vegetale. Viveva in un posto dove boschi, animali, colline e fiume erano un tutt’uno con la natura e con le persone. Suo padre gli aveva trasmesso tutto il suo amore e il suo sapere riguardante quel mondo,così lui era cresciuto col fucile in spalla e il pugnale negli stivali fin da quando aveva cinque anni e aveva cominciato a seguire suo padre nel suo lavoro. Era affascinato dal modo di vivere di tutte quelle specie animali e non si capacitava di come l’uomo potesse cacciare solo per il piacere di uccidere. Sapeva bene che certe famiglie vivevano di caccia e pesca e lui le rispettava, ma sapeva altrettanto bene che c’erano bracconieri e parecchi giovanotti che uccidevano animali senza il minimo rispetto per il territorio, la natura e gli animali stessi, i quali, lui lo sapeva bene, possedevano un’Anima spesso migliore di quella degli umani.
Era cresciuto nel rispetto di regole non scritte, aveva conoscenze che nessun altro aveva in quel territorio ancora molto selvaggio. Spesso partiva da solo e se ne stava lontano da casa per settimane intere solo per seguire la pista di qualche animale ferito, per rendersi conto se lo poteva curare o abbattere e mai lo faceva a cuor leggero.
Era ritornato a casa dopo due settimane passate nei boschi, fiero di quello che aveva fatto e fischiettava mentre si avvicinava alla sua casupola. Aveva un grosso cesto di funghi e di frutta selvatica, sapeva che suo padre ne era ghiotto ed era contento di averne trovato in abbondanza. Fu stupito di non vedere il fumo uscire dal camino e si allarmò. Sua madre era morta anni prima e suo padre, se pur vecchio godeva di buona salute e fra di loro c’era un’intesa che nessuno avrebbe potuto scalfire. Allungò il passo per raggiungere in fretta la porta di casa con uno strano presentimento. Entrò, si guardò intorno e sentì il gelo entrargli nelle ossa e nel cuore, aveva capito che qualcosa di grave era successo, suo padre sapeva del suo ritorno e non avrebbe mai lasciato morire la fiamma nel camino.
Uscì di corsa e bussò alla porta della prima casa che trovò. Luciana aveva gli occhi lucidi quando aprì a quel ragazzone e lo fece accomodare davanti al fuoco con una scodella di minestrone in mano.
“Tuo padre se n’è andato, lo abbiamo sepolto tre giorni fa. Nessuno sapeva come rintracciarti, ci abbiamo pensato noi.”
Gastone abbassò gli occhi per non far vedere che anche un uomo grande e grosso come lui poteva piangere. La carezza di Luciana gli scaldò il cuore, mai come in quel momento sentì forte la mancanza dell’affetto di una madre. Prese la mano della donna e se la portò alle labbra. “Grazie per quello che avete fatto, grazie di cuore.” E se ne ritornò a casa.
Aveva ventidue anni ed era completamente solo. Entrò in casa, accese il fuoco e passò nelle tre piccole stanze. Cosa avrebbe fatto ora? Il primo istinto fu quello di riprendere il fucile e andarsene ma la brutta stagione incombeva e non era ragionevole passare nei boschi l’inverno che stava arrivando.
Le stanze si stavano riscaldando e la gatta arrivò a reclamare del cibo.
“Siamo rimasti solo noi, Ciufolina.” Bisbigliò mentre le accarezzava il pelo.
Mangiò qualcosa in compagnia della gatta e distese una pesante coperta davanti al camino, non aveva voglia di andare nella sua camera, da giorni dormiva sul nudo terreno e avrebbe continuato a dormire in terra. Ciufolina si infilò sotto la coperta e gli scaldò il cuore. Dormirono insieme, abitudine che non avrebbero abbandonato presto.
Quell’inverno fu più duro di tutti gli altri per Gastone, per la prima volta nella sua vita era completamente solo, riscaldato soltanto dalla sua gatta. Non c’era molto da fare in quel periodo, la legna era già stata tagliata e sistemata, molte provviste preparate da suo padre erano nella dispensa e nell’orto resisteva ancora qualcosa di duro e insapore.
Usciva spesso per andare nel bosco, sistemava qualche nido, sotterrava piccoli animali morti per il troppo freddo e rientrava a casa prima che le fiamme del camino si fossero spente, era tutto talmente gelato che non si poteva lasciar spegnere le braci.
Assaporava la solitudine ma non l’apprezzava. Non si era mai reso conto di quanto fosse importante la compagnia di suo padre, del suo modo di affrontare la vita con allegria senza mai farsi prendere dalla tristezza. Si chiese cosa avrebbe fatto suo padre se fosse stato al suo posto. Come spesso succedeva era seduto davanti al camino con la gatta sulle ginocchia e sgranocchiava del pane secco con un pezzo di formaggio. Già, cosa avrebbe fatto suo padre? Cosa gli avrebbe detto? Rimase pensieroso con gli occhi illuminati dalle fiamme e li distolse girando lo sguardo per quella stanza ma aveva le pupille dilatate dalla luce del fuoco e non riusciva a vedere quasi niente. Fu sorpreso quando gli parve di sentire la voce di suo padre, sapeva bene che non era possibile, ma nella testa riecheggiarono alcune parole e gli sembrò perfino di sentire la sua risata.
Con un calcio stizzito allontanò un ciocco di legna. Era arrabbiato, aveva perso sua madre che ancora era un ragazzino ed ora anche suo padre se ne era andato, si sentiva abbandonato. Fece un respiro profondo e cercò di calmarsi, rimise a posto il ciocco di legna, prese il fucile e uscì in quel pomeriggio di vento gelido che anticipava l’arrivo della neve, si sentiva nell’aria che entro poche ore tutto si sarebbe imbiancato.
Vagò ai lati del bosco ascoltando il rumore dell’acqua del fiume e si sedette su un grosso masso poggiando il fucile accanto a sé. Il fiato si condensava e formava piccoli cristalli di ghiaccio sui suoi baffi, l’aria era davvero troppo fredda e sembrava gelargli perfino i polmoni, era fuori da un paio d’ore ma era meglio rientrare, i primi fiocchi di neve avevano già cominciato a bagnargli il mantello e non voleva farsi sorprendere dal buio lontano da casa. Con passo svelto fece rientro a casa.
Aprì la porta sbattendo i piedi per liberarsi dalla neve che ricopriva gli scarponi, si tolse il mantello e si diresse veloce vicino al camino, era davvero intirizzito e aveva bisogno di calore.
Si avvicinò al fuoco, abbassò gli occhi e rimase di stucco. Sgranò gli occhi alla vista di quella ragazza che era raggomitolata sulla sua coperta insieme a Ciufolina.
Era proprio una sorpresa. Chi era quella ragazza? Non sapeva che era pericoloso introdursi nelle case di sconosciuti? Certo lui non la conosceva e di sicuro lei non conosceva lui, come mai sfidava la sorte in quel modo? Si sedette ad osservarla mentre dormiva, era incerto se svegliarla o lasciarla dormire ma aveva bisogno di risposte. Poteva essere che qualcuno la stesse cercando e lui non voleva problemi con nessuno.
Con gesto gentile le posò la mano sulla spalla e, con un lieve tocco cercò di svegliarla.
La ragazza aprì gli occhi assonnati ma li sgranò appena vide quel ragazzo grande e grosso che incombeva su di lei.
Alzò istintivamente le braccia a ripararsi il viso come se temesse di essere percossa e Gastone capì che era una cosa alla quale era abituata, lo dimostrava bene la sua reazione.
La sconosciuta si mise seduta e si guardò intorno spaventata, quasi non si rendesse conto di dove si trovasse e la gatta le saltò in grembo facendo le fusa. Lei istintivamente l’accarezzò e sembrò che quel gesto calmasse entrambe.


romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà riservati

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