IL SEGRETO DELLA LUNA
parte sessantasei
Luglio era
passato. La seconda borsa di monete era stata consegnata e iniziava agosto
all’insegna del caldo afoso e di talmente tante zanzare che era impossibile
resistere. Per fortuna Cincia aveva il suo rimedio naturale, puzzava di carogna
ma le zanzare se ne stavano lontane. Gastone ne aveva sempre un barattolo pieno
con sé e se ne serviva in gran quantità, passandolo spesso anche sul pelo di
Rufus e di Amleto.
Aveva
riportato a Cincia tutto quello che aveva scoperto sulla contessa e sul
convento ma non sapevano come approfondire le notizie, abitava troppo fuori
mano la contessa e sarebbe stato pericoloso chiedere in giro.
“Devo
riuscire ad entrare nella proprietà della contessa.” Disse Gastone.
“Non so
proprio come aiutarti.” Gli rispose la vecchia.
“Forse
un’idea io ce l’avrei. Domani riparto, prima tappa il convento, poi vedremo.”
Concluse l’uomo.
“Non ti
manca nemmeno un po’ Margherita?” Gli chiese Cincia.
Gastone
rimase alcuni secondi in silenzio. Certo che gli mancava ma non poteva fare
diversamente. Alzò lo sguardo verso quel viso rugoso, scosse la testa e si
sdraiò sul sofà con Rufus ai piedi.
Era ancora
buio pesto quando Gastone si alzò, prese la sua sacca e si diresse al convento
a piedi e senza cane.
Oltrepassò
le mura con estrema facilità, gli si spezzò il cuore al pensiero degli occhi di
sua figlia così vicini ma continuò nella missione che si era prefisso.
Andò dritto
alle stalle dove c’era l’unico vecchio cavallo e la piccola carrozza. Fece una
carezza sul ruvido manto del vecchio ronzino e accese una piccola torcia. Era
troppo facile seguire le impronte lasciate da Domenico in mezzo alla polvere e
sporcizia. Raggiunse un piccolo box chiuso da un portoncino di legno con un
arrugginito catenaccio. Cercando di non far rumore lo aprì lentamente, tenendo
sempre le orecchie ben tese, sapeva che il giardiniere dormiva poco lontano.
Spalancò il portoncino e vide un ripiano dove c’era il registro che avevano
messo ad “anticare” immerso in una specie di terriccio. Ispezionò ogni angolo e
trovò quello che cercava, una botola ben nascosta ma non per lui che sapeva
seguire le tracce di ogni animale. La sollevò, vide la scala a pioli e discese.
Ci vollero alcuni minuti perché i suoi occhi si adattassero alla fioca luce
della torcia. Il luogo era piuttosto ampio e lo ispezionò con lo sguardo prima
di muoversi, temeva trappole o tranelli, non poteva stare tranquillo. Osservò
attentamente il pavimento mise i piedi sulle orme lasciate da Domenico.
Raggiunse una porta bassa e stretta e dovette chinarsi per passare, camminò
curvo per alcuni metri poi poté rimettersi dritto. Appoggiati alle pareti
c’erano tre bauli di medie dimensioni. Si avvicinò a quello più vicino ma non
lo toccò, non si fidava. Li passò in rassegna uno ad uno e capì di aver trovato
il tesoro dei cavalieri. Lasciò tutto intatto e, rimettendo gli stivali sulle
sue stesse orme uscì come era entrato.
Nel box ci
fu rumore e lui prese il pugnale. Risalì la scala a pioli e, con molta prudenza
sbucò con la testa, pronto ad affrontare chiunque ci fosse.
Era solo un
gatto, ancora più spaventato di lui che si era immobilizzato proprio vicino al
libro. Gli venne un’idea. Afferrò il gatto gli premette le zampe sulla polvere
lasciando tante impronte, poi lo lasciò andare. Prese il libro e lo lacerò
sapientemente col suo pugnale, lo fece cadere in un secchio pieno di cenere o
di qualcosa che le somigliava auspicando che risultasse illeggibile.
Sperava che
nessuno si accorgesse dell’imbroglio, ma non è che gli importasse molto, era
ora di passare al piano successivo e uscì dal convento.
Tornò a casa
e fece colazione con Cincia. Era impossibile non accorgersi quanto fosse
affaticata e stanca.
“Devi fare
in fretta, Gastone. Non so fino a quando durerò. Lo so che non dovrei dirti
questo, che potresti essere imprudente ma io sono molto vicina alla mia fine,
comunque vada, che io sia viva o morta tu porta a termine il piano, io chiederò
al diavolo di lasciarmi vedere come va a finire, poi potrà fare della mia anima
ciò che vuole.” Faticava perfino a parlare la vecchia donna.
Gastone la
raggiunse e l’abbracciò. Lei lo lasciò fare, era il primo gesto affettuoso di
quell’uomo. L’aveva aiutata, curata, e molto altro ma un gesto simile non lo
aveva mai avuto. Era un segnale, se ce ne fosse stato bisogno che era giunta
davvero alla fine.
“Non
preoccuparti, vecchia amica, io mantengo sempre le promesse. Tu cerca di
resistere, sarei perso senza di te.” Le sussurrò all’orecchio prima di uscire.
In sella ad
Amleto e con Rufus al fianco lasciò la casa e si diresse ancora al convento.
Si rimise
nella stessa posizione delle volte precedenti ad osservare le mura. Doveva
essere visto, ci sarebbe tornato ogni mattina fino a quando quel Domenico non
lo avesse raggiunto, e sapeva che non ci sarebbe voluto molto.
Il terzo
giorno di appostamento vide uscire la carrozza e un sorriso gli increspò le
labbra sotto i baffi. Ritornò al suo lavoro nel bosco, ancora poco tempo poi
avrebbe avuto le risposte che voleva, stavolta le avrebbe avute, non avrebbe
avuto pietà per ottenerle.
Capitolo trentuno
Finì anche
quella prima settimana di agosto. I lavori nei campi e nei vigneti iniziavano
all’alba e terminava solo al crepuscolo cercando di ottenere il massimo da quel
poco che c’era. Come ogni domenica gli venne consegnato altro denaro, era
diventato molto ricco ma non gli interessava. Era una giornata bollente e,
mentre Cincia riposava uscì di casa. Prese le varie sacche di monete che aveva
nascosto nel casotto e le sotterrò nell’orto, ne aveva parecchie e se gli
fossero servite sapeva dove trovarle in fretta.
Passò il
pomeriggio in silenzio lasciando Cincia a letto e preparò da solo la cena e le
provviste per la settimana. Se ci fosse stata Margherita … ma scacciò subito il
pensiero.
“Tieni duro,
vecchia amica, credo che siamo vicini allo scoprire qualcosa di importante.” Le
disse Gastone.
Cincia alzò
il bicchiere di vino in segno di brindisi. “Sto lottando per resistere, ma
promettimi che qualunque cosa mi succeda tu porterai a termine la tua vendetta,
giuramelo o non morirò in pace!” Se ne uscì Cincia.
“Te lo
prometto, e appena saprò qualcosa di interessante verrò subito a riferirtelo.
Ora stai tranquilla, ci penso io a sistemare. Domani mattina verrà la donna ad
aiutarti, tu non devi fare altro che riposare e aspettarmi.” Le rispose l’uomo.
Con molta fatica
la donna raggiunse la sua camera, sapeva che al risveglio lui se ne sarebbe già
andato, ma sentiva che qualcosa di importante stava per succedere e il suo
vecchio cuore malandato cominciò a galoppare. Si costrinse a pensare ad altro,
non voleva morire proprio adesso e, con le mani poggiate sul petto si
addormentò.
I rumori del
bosco erano musica per le orecchie di Gastone, orecchie che teneva ben tese,
era cosciente che quel Domenico avrebbe eseguito l’ordine della contessa e lui
proprio questo aspettava, avrebbe avuto una bella sorpresa quell’uomo.
Non successe
niente il primo giorno di perlustrazione. Gastone aveva passato la notte con
Rufus ben sveglio, sentiva nelle ossa che stava per succedere, il suo istinto
non sbagliava mai.
Era in sella
ad Amleto, non si era allontanato molto dalla diga che separava le proprietà di
Morietti, voleva restare in zona e portare nel tunnel l’uomo non appena si
fosse presentata l’opportunità.
Rufus
ringhiò sommessamente e l’uomo capì.
Scese da
cavallo e appoggiò la schiena al tronco di un albero con l’intento di
accendersi un sigaro, aveva il pugnale a portata di mano e aveva
deliberatamente lasciato il fucile vicino al cavallo, doveva dare l’impressione
di essere rilassato e al sicuro.
Acuì l’udito
ma ancora non sentiva niente, nemmeno gli uccelli avevano cambiato volo, o era
davvero molto bravo o lui stava perdendo colpi.
Amleto nitrì
muovendo la coda innervosito, si stava avvicinando e Gastone rimase immobile
guardando le spirali di fumo salire verso l’alto, le avrebbe viste anche
l’altro.
Ora lo
sentiva distintamente avvicinarsi, anche se era davvero molto leggero e bravo
ed era quasi silenzioso, se non lo avesse aspettato avrebbe potuto davvero
essere preso di sorpresa.
Gastone si
accucciò sulle gambe, lasciando all’altro meno spazio di manovra, continuando a
fumare il sigaro. All’improvviso Rufus arrivò di corsa abbaiando, fu quello che
gli serviva per spostarsi e prendere di sorpresa il suo nemico che non si
aspettava di essere stato scoperto.
Ci fu una
breve lotta, entrambi erano uomini massicci e capaci di lottare, sapevano
entrambi che era in gioco la loro stessa vita. Gastone piantò il suo pugnale
nel braccio di Domenico che lasciò cadere la sua pistola. Soltanto un gemito
gli uscì dalle labbra, aveva molta forza in quelle robuste braccia ma Gastone
teneva in mano ancora il pugnale e, con un guizzo da vero serpente gli ferì
anche l’altro braccio. Non rimase ad aspettare la reazione ma lo immobilizzò
usando mani e gambe e gli passò una robusta corda intorno al corpo legandolo
con le braccia attaccate ai fianchi. Domenico scalciava e si difendeva, era un
lottatore ma Gastone gli sferrò un pugno che lo mandò a gambe all’aria, non
avendo la possibilità di tenersi in equilibrio rimase a terra quel tanto che
servì a Gastone per mollargli un potente calcio nelle costole che gli fece
mancare il fiato.
Gli calò un
sacco sulla testa e gli sferrò un altro pugno che lo tramortì. Lo issò in
spalla ed entrò nel passaggio segreto del pollaio, oltrepassando velocemente la
porta e scaricando senza tanti complimenti l’uomo ancora svenuto nella stanza
con gli altri cadaveri.
Aveva
provveduto a preparare dei ganci e legò l’uomo con delle robuste catene ai
polsi mentre il sangue colava dalle ferite delle braccia.
Era seduto, le braccia alzate appese al muro e
già si stava riprendendo, era davvero un uomo forte.
Quando gli
tolse il sacco dalla testa si avvide che aveva un occhio semichiuso e gonfio,
probabilmente non riusciva a vederci.
Gastone era
proprio davanti all’altro aspettando che si riprendesse del tutto.
Ci vollero
ancora alcuni minuti poi fu completamente sveglio. Agitò le braccia sentendole
imprigionate e doloranti, cercò di alzarsi ma un calcio ben assestato nelle
costole lo fece desistere.
Non si erano
ancora detti una parola, Gastone stava aspettando che quell’altro si calmasse e
si rendesse conto di non avere scampo. Domenico si guardò intorno e vide i
cadaveri, ebbe una reazione di sorpresa che non riuscì a celare. Passarono
ancora alcuni minuti, Gastone si era messo comodo seduto su uno sgabello
davanti all’altro uomo, pronto ad iniziare l’interrogatorio, per ottenere tutte
le informazione che voleva e che avrebbe avuto.
“Dove
siamo?” Chiese Domenico.
“Nella tua
tomba, se non collabori.” Gli rispose Gastone.
L’altro aveva
l’occhio completamente chiuso. “Lo so che non uscirò vivo da qui, cosa ti fa
pensare che possa parlare? Cosa posso ottenere?”
“Parlerai,
stanne sicuro, testerò la tua soglia del dolore ma non ti ucciderò, conosco il
corpo umano e so dove colpire senza uccidere e dove posso provocare molto
dolore. Qui puoi urlare quanto ti pare e possiamo rimanere fin che vuoi, ho con
me tutto quello che mi serve, non ho fretta, dipende da te quanto vuoi soffrire
prima di morire.” La voce di Gastone era bassa ma metteva i brividi.
“Ti
troveranno, stanne sicuro, e farai una brutta fine!” Gli sputò in faccia l’uomo
legato.
“Anche loro
me l’hanno detto, ma non è successo.” Disse facendo un cenno verso i tre
cadaveri maschili.
“Ora stammi
bene a sentire, voglio sapere tutto sulla contessa, sulla superiora, sul
convento e sulla setta. Tutto qui.” Gastone si era avvicinato al viso
dell’altro col pugnale in mano.
“Da me non
saprai niente di niente!” Gli rispose.
Gastone
teneva gli occhi fissi in quelli dell’altro uomo, rimase immobile mentre con il
pugnale tagliava un tendine del braccio teso.
Un urlo
riempì la piccola stanza, se ci fossero stati dei ragni sarebbero scappati
dallo spavento.
“Questo è
solo uno dei tanti che hai, poi inizierò dalle dita dei piedi, uno alla volta.”
Così dicendo gli tolse stivali, calze e pantaloni e non contento gli tolse
anche le mutande e lo lasciò mezzo nudo a meditare su quello che gli sarebbe
successo.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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