giovedì 20 agosto 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA

IL SEGRETO DELLA LUNA

parte settantuno - ultima






Rimase ad osservare i corpi martoriati delle donne e ancora una volta si chiese cosa provava nel profondo. La risposta non tardò ad arrivargli dritta dal cuore: leggero e libero come solo chi sa di aver compiuto un atto dovuto.
Raggiunse il fiume e si immerse per togliersi dal corpo il sangue che si era già seccato sulla pelle. Era sdraiato col viso rivolto al cielo e cercò la stella di sua figlia. Gli sembrò che tremolasse, che lo salutasse. Presto manterrò anche la promessa che ti ho fatto, ti porterò i tuoi occhi e potrai riposare in pace.
Uscì dall’acqua e si rivestì con gli abiti che aveva nella sacca. Raggiunse Amleto e, leggero come non era mai stato prese la strada del ritorno, non prima di aver fatto saltare con l’ultima dinamite la struttura che conteneva i bauli di denaro e oro.

Capitolo 2

In groppa ad Amleto riprese la via di casa. Il cielo si stava pian piano tingendo di giallo, un altro giorno stava nascendo e il mondo, almeno quella piccola parte di mondo avrebbe vissuto giorni migliori ora che la setta era stata sgominata. Ce l’aveva fatta, ci erano voluti tre anni per riuscirci ed ora, era finalmente libero, o quasi.
Non riposò più dello stretto necessario ed era il tredici di ottobre quando Margherita lo accolse con un abbraccio.
Entrarono in casa ancora abbracciati. Gastone osservava la sua donna, la sua casa e non desiderava altro che vivere il resto della sua vita finalmente in pace.
“Ti vedo un po’ stanca, Margherita.” Le disse Gastone. “Ora sono qui e non andrò più da nessuna parte senza di te.” Aggiunse.
Lei era seduta sulle sue ginocchia, come facevano spesso. Gli prese la mano e la poggiò sul suo ventre solo lievemente arrotondato. Aveva i suoi teneri occhi negli occhi di lui cercando di cogliere anche la più leggera sfumatura, voleva essere certa che anche lui fosse felice di diventare padre.
Lo sguardo di Gastone dapprima si fece serio, poi capì, e un gran sorriso, il più bel sorriso che lei gli avesse mai visto, gli illuminò gli occhi.
“Quando nascerà?” Le chiese con gli occhi ancora lucidi.
“A fine marzo, o giù di lì” Le rispose con il viso appoggiato al suo petto.
Rimasero accoccolati a lungo, assaporando il calore dei loro corpi.
L’inverno arrivò impietoso, ma nella loro casa si respirava solo amore e aspettativa. Tutto il borgo era a conoscenza del lieto evento.
Gastone passava il tempo a costruire la culla, giochi, a sistemare la piccola cameretta che avrebbe ospitato il loro figlio, o figlia. Spesso si prendevano in giro perché lei avrebbe preferito una femmina e lui un maschio, ben sapendo che non interessava proprio a nessuno dei due.
Il parto si avvicinava, così come la primavera era iniziata. Margherita era affaticata e felice, era anche preoccupata, non era più molto giovane ed era spaventata ma le donne del villaggio le erano molto vicine e fu il ventinove marzo che nacque uno splendido bambino. Tutto si era svolto nel modo migliore e stavano entrambi bene.
Gastone osservava con occhi lucidi la sua donna e suo figlio, sentiva dentro di sé una felicità immensa, ma ancora non era pronto al grande passo. Margherita aspettava di sapere, con la sua immensa fiducia nel suo uomo.
La stava osservando allattare il bambino. “Mi piacerebbe chiamarlo Simone.” Le disse. Lei gli sorrise. “Anche a me piace Simone.”
Rimasero un po’ in silenzio.
“Ricordi, Margherita che ti promisi che avremmo fatto un viaggio? Quando potremo partire senza che il piccolo ne risenta?” le disse mentre accarezzava la testolina di suo figlio.
“Se il piccolo non avrà problemi potremo partire anche a fine maggio. E’ un viaggio lungo?” Volle sapere.
“Un po’, ma faremo delle tappe, devo fare ancora due ultime cose, due semplici cose e vorrei che tu e Simone foste con me.” Le rispose.
Gastone sistemò il carro, lo coprì con un telone impermeabile, lo imbottì con materassi e coperte, fece scorta di cibo e, l’ultima settimana di maggio partirono.
“Torneremo presto.” Informarono i paesani venuti a salutarli.
Ora erano due i cavalli a tirare il carro e per non affaticare troppo la sua donna facevano tragitti non troppo lunghi. Si fermarono ogni volta che trovavano una locanda, tutto era tranquillo e Margherita aspettava che lui le confidasse il suo segreto.
Gastone stava guidando il carro su un sentiero piuttosto mal ridotto quando si sentirono le campane. “Siamo arrivati. Qui potremo riposare qualche giorno prima di riprendere per l’ultima tappa.”
Il convento era ancora più malandato di come lo ricordava. Il portone era chiuso ma si sarebbe aperto anche con un solo soffio.
I frati avevano sentito arrivare il carro e, solerte, frate Carlo aprì il portone.
Il buon frate lo riconobbe subito. Con un gran sorriso spalancò le braccia e lo accolse con un grande abbraccio.
“Gastone, sei tornato! Come sono felice, entra!” Gli disse prendendo le redini dei cavalli.
Fermò il carro e Gastone aiutò Margherita a scendere, teneva in braccio il piccolo Simone.
Il frate spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca aperta dalla sorpresa. Passò lo sguardo fra i tre e cominciò a saltellare dalla gioia.
Altri frati arrivarono per vedere cosa succedeva e lo riconobbero.
Margherita era esterrefatta. Non si capacitava di quello che vedeva.
Gastone la prese per mano e la presentò. “E’ qui, mia cara che mi sono rifugiato per curare alcune ferite, è qui che ho riacquistato un minimo di razionalità ed ho conosciuto un grande uomo. Dov’è il priore Romano?” Chiese.
“Il priore ormai non si alza dal letto da tempo, ma è ancora molto lucido, ti aspettava. Venite che vi accompagno da lui.”
“Accompagnate la signora e mio figlio in camera, devo parlare da solo col priore.”
Il vecchio frate riconobbe i passi di Gastone e quando entrò aveva sul viso un grande sorriso. “Sei tornato, hai mantenuto la promessa.” Gli disse quasi sussurrando.
Gastone posò accanto a lui il libretto che gli aveva dato. “Ho mantenuto la promessa, priore, li ho trovati tutti e li ho cancellati, una setta assetata di sangue di vergini, vuole sapere tutto?” Gli chiese. Il vecchio frate scosse la testa. “Avvicinati e passami la ciotola dell’acqua benedetta.” Intinse le dita nell’acqua, gli fece il segno della croce sulla fronte “Io ti assolvo da tutti i tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”
“Amen.” Rispose Gastone con gli occhi pieni di lacrime, questo non se l’aspettava, credeva di dover morire con le colpe commesse sulla coscienza anche se non provava nessun rimorso.
“C’è un peccato dal quale non mi ha ancora assolto. Torno subito.” Gli disse correndo fuori.
Tornò dopo pochi minuti con Margherita e il piccolo Simone.
“Priore, questa è Margherita e questo è nostro figlio Simone, se davvero vuole assolvermi da tutti i miei peccati ci sposi e battezzi nostro figlio.” Gli chiese mentre il viso di Margherita si illuminava di felicità.
Il frate sorrideva mentre osservava quella famigliola. “Brigante, hai trovato una donna meravigliosa e hai un figlio e non me lo avevi detto?” Gli disse facendo finta di essere arrabbiato.
“Presentatevi domani mattina alla funzione delle dieci e sarò io stesso a provvedere, anche se sarò su una carrozzina. Ora lasciatemi riposare, mi avete reso molto felice, la lunga attesa non è stata vana.” Li guardò mentre uscivano e si sentiva sereno, ora poteva morire in pace, non prima di aver mantenuto la promessa che aveva appena fatto.
Fu una cerimonia semplice. Il priore volle celebrare il matrimonio e Margherita fu sorpresa quando vide i due anelli che Gastone aveva portato. Era felice, davvero felice. Il priore diede l’incarico ad un altro frate di battezzare il piccolo Simone mentre lui assisteva seduto su una scomoda carrozzina. Tutti i frati erano presenti, ed erano solo cinque e quel giorno festeggiarono con un pranzo succulento.
Margherita e Gastone rimasero alcuni giorni immersi in quella beatitudine e silenzio che quel posto metteva nelle loro anime.
“Ora sei mia moglie.” Le disse mentre l’abbracciava nell’orto del convento.
Ancora non le aveva detto che l’amava, ma lei era felice così.
Salutarono tutti i frati e il priore li benedisse, non si sarebbero più rivisti.
Il carro aveva ripreso il suo viaggio.
“Dove siamo diretti, ora?”Chiese Margherita.
“A dire addio al mio passato.” Le rispose.
Viaggiarono per tre giorni. Il paesaggio era come lo ricordava, lo riconosceva anche dall’odore. Era estate e il bosco era pieno di vita. Diresse il carro fino a quella che era la stata la sua casa, aveva una grande tristezza nel cuore e Margherita se ne avvide. Gli strinse la mano.
Gastone arrestò il carro e aiutò a scendere sua moglie e il piccolo Simone.
“Questa che vedi era la mia casa.” La prese per mano e insieme andarono alle tombe di sua moglie e di sua figlia. Ormai non si distinguevano più, le erbacce erano cresciute e nascondevano ogni cosa, ma lui sapeva bene dove fossero.
Lasciò la mano di Margherita facendole cenno di aspettare.
Gastone si inginocchiò fra le due tombe come aveva fatto prima di partire. Estrasse un piccolo barattolo che conteneva gli occhi di sua figlia e con il coltello scavò un buco vicino a dove si trovava il viso e ve li depose. Mio piccolo tesoro, ho mantenuto la promessa, riposa in pace e tieni stretta la mano di tua madre. Recitò nella mente mentre le sue mani erano posate sulle due tombe.
Si alzò e fece avvicinare Margherita con in braccio il bambino. La prese per mano. “Ines, Lisa, questa è mia moglie Margherita e mio figlio Simone. Vegliate su di noi, io li amo con tutto il cuore.” E mandò un bacio d’addio alle donne che erano state le più importanti del suo passato.
Era ora di pensare al futuro, di godere di una famiglia, di stare con suo figlio e di insegnargli tutto quello che lui sapeva. Sperava che anche il suo piccolo, crescendo amasse la natura e gli animali, ma se avesse amato altro non sarebbe stato lui a proibirglielo.
Erano ancora assorti davanti a quelle che una volta erano tombe e che ora erano solo erbacce.
“Hai concluso la tua missione?” Gli chiese Margherita.
“No, c’è ancora una cosa che voglio dirti, e proprio qui, in questo luogo e vicino a loro: io ti amo Margherita.”Si abbracciarono proprio lì, dove tutto era cominciato e ora tutto era finito per dare inizio ad un futuro fatto di amore.
“Torniamo a casa.” Disse prendendo per mano sua moglie e accarezzando suo figlio.
Fine

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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