IL SEGRETO DELLA LUNA
parte settantuno - ultima
Rimase ad
osservare i corpi martoriati delle donne e ancora una volta si chiese cosa
provava nel profondo. La risposta non tardò ad arrivargli dritta dal cuore: leggero
e libero come solo chi sa di aver compiuto un atto dovuto.
Raggiunse il
fiume e si immerse per togliersi dal corpo il sangue che si era già seccato
sulla pelle. Era sdraiato col viso rivolto al cielo e cercò la stella di sua
figlia. Gli sembrò che tremolasse, che lo salutasse. Presto manterrò anche la promessa che ti ho fatto, ti porterò i tuoi
occhi e potrai riposare in pace.
Uscì
dall’acqua e si rivestì con gli abiti che aveva nella sacca. Raggiunse Amleto
e, leggero come non era mai stato prese la strada del ritorno, non prima di
aver fatto saltare con l’ultima dinamite la struttura che conteneva i bauli di
denaro e oro.
Capitolo 2
In groppa ad
Amleto riprese la via di casa. Il cielo si stava pian piano tingendo di giallo,
un altro giorno stava nascendo e il mondo, almeno quella piccola parte di mondo
avrebbe vissuto giorni migliori ora che la setta era stata sgominata. Ce
l’aveva fatta, ci erano voluti tre anni per riuscirci ed ora, era finalmente
libero, o quasi.
Non riposò
più dello stretto necessario ed era il tredici di ottobre quando Margherita lo
accolse con un abbraccio.
Entrarono in
casa ancora abbracciati. Gastone osservava la sua donna, la sua casa e non
desiderava altro che vivere il resto della sua vita finalmente in pace.
“Ti vedo un
po’ stanca, Margherita.” Le disse Gastone. “Ora sono qui e non andrò più da
nessuna parte senza di te.” Aggiunse.
Lei era
seduta sulle sue ginocchia, come facevano spesso. Gli prese la mano e la poggiò
sul suo ventre solo lievemente arrotondato. Aveva i suoi teneri occhi negli
occhi di lui cercando di cogliere anche la più leggera sfumatura, voleva essere
certa che anche lui fosse felice di diventare padre.
Lo sguardo
di Gastone dapprima si fece serio, poi capì, e un gran sorriso, il più bel
sorriso che lei gli avesse mai visto, gli illuminò gli occhi.
“Quando
nascerà?” Le chiese con gli occhi ancora lucidi.
“A fine
marzo, o giù di lì” Le rispose con il viso appoggiato al suo petto.
Rimasero
accoccolati a lungo, assaporando il calore dei loro corpi.
L’inverno
arrivò impietoso, ma nella loro casa si respirava solo amore e aspettativa.
Tutto il borgo era a conoscenza del lieto evento.
Gastone
passava il tempo a costruire la culla, giochi, a sistemare la piccola cameretta
che avrebbe ospitato il loro figlio, o figlia. Spesso si prendevano in giro
perché lei avrebbe preferito una femmina e lui un maschio, ben sapendo che non
interessava proprio a nessuno dei due.
Il parto si
avvicinava, così come la primavera era iniziata. Margherita era affaticata e
felice, era anche preoccupata, non era più molto giovane ed era spaventata ma
le donne del villaggio le erano molto vicine e fu il ventinove marzo che nacque
uno splendido bambino. Tutto si era svolto nel modo migliore e stavano entrambi
bene.
Gastone
osservava con occhi lucidi la sua donna e suo figlio, sentiva dentro di sé una
felicità immensa, ma ancora non era pronto al grande passo. Margherita
aspettava di sapere, con la sua immensa fiducia nel suo uomo.
La stava
osservando allattare il bambino. “Mi piacerebbe chiamarlo Simone.” Le disse.
Lei gli sorrise. “Anche a me piace Simone.”
Rimasero un
po’ in silenzio.
“Ricordi,
Margherita che ti promisi che avremmo fatto un viaggio? Quando potremo partire senza
che il piccolo ne risenta?” le disse mentre accarezzava la testolina di suo
figlio.
“Se il
piccolo non avrà problemi potremo partire anche a fine maggio. E’ un viaggio
lungo?” Volle sapere.
“Un po’, ma
faremo delle tappe, devo fare ancora due ultime cose, due semplici cose e
vorrei che tu e Simone foste con me.” Le rispose.
Gastone
sistemò il carro, lo coprì con un telone impermeabile, lo imbottì con materassi
e coperte, fece scorta di cibo e, l’ultima settimana di maggio partirono.
“Torneremo
presto.” Informarono i paesani venuti a salutarli.
Ora erano
due i cavalli a tirare il carro e per non affaticare troppo la sua donna
facevano tragitti non troppo lunghi. Si fermarono ogni volta che trovavano una
locanda, tutto era tranquillo e Margherita aspettava che lui le confidasse il
suo segreto.
Gastone
stava guidando il carro su un sentiero piuttosto mal ridotto quando si
sentirono le campane. “Siamo arrivati. Qui potremo riposare qualche giorno
prima di riprendere per l’ultima tappa.”
Il convento
era ancora più malandato di come lo ricordava. Il portone era chiuso ma si
sarebbe aperto anche con un solo soffio.
I frati
avevano sentito arrivare il carro e, solerte, frate Carlo aprì il portone.
Il buon
frate lo riconobbe subito. Con un gran sorriso spalancò le braccia e lo accolse
con un grande abbraccio.
“Gastone,
sei tornato! Come sono felice, entra!” Gli disse prendendo le redini dei
cavalli.
Fermò il
carro e Gastone aiutò Margherita a scendere, teneva in braccio il piccolo
Simone.
Il frate
spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca aperta dalla sorpresa. Passò
lo sguardo fra i tre e cominciò a saltellare dalla gioia.
Altri frati
arrivarono per vedere cosa succedeva e lo riconobbero.
Margherita
era esterrefatta. Non si capacitava di quello che vedeva.
Gastone la
prese per mano e la presentò. “E’ qui, mia cara che mi sono rifugiato per
curare alcune ferite, è qui che ho riacquistato un minimo di razionalità ed ho
conosciuto un grande uomo. Dov’è il priore Romano?” Chiese.
“Il priore
ormai non si alza dal letto da tempo, ma è ancora molto lucido, ti aspettava.
Venite che vi accompagno da lui.”
“Accompagnate
la signora e mio figlio in camera, devo parlare da solo col priore.”
Il vecchio
frate riconobbe i passi di Gastone e quando entrò aveva sul viso un grande
sorriso. “Sei tornato, hai mantenuto la promessa.” Gli disse quasi sussurrando.
Gastone posò
accanto a lui il libretto che gli aveva dato. “Ho mantenuto la promessa,
priore, li ho trovati tutti e li ho cancellati, una setta assetata di sangue di
vergini, vuole sapere tutto?” Gli chiese. Il vecchio frate scosse la testa.
“Avvicinati e passami la ciotola dell’acqua benedetta.” Intinse le dita
nell’acqua, gli fece il segno della croce sulla fronte “Io ti assolvo da tutti
i tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”
“Amen.”
Rispose Gastone con gli occhi pieni di lacrime, questo non se l’aspettava,
credeva di dover morire con le colpe commesse sulla coscienza anche se non
provava nessun rimorso.
“C’è un
peccato dal quale non mi ha ancora assolto. Torno subito.” Gli disse correndo
fuori.
Tornò dopo
pochi minuti con Margherita e il piccolo Simone.
“Priore,
questa è Margherita e questo è nostro figlio Simone, se davvero vuole
assolvermi da tutti i miei peccati ci sposi e battezzi nostro figlio.” Gli
chiese mentre il viso di Margherita si illuminava di felicità.
Il frate
sorrideva mentre osservava quella famigliola. “Brigante, hai trovato una donna
meravigliosa e hai un figlio e non me lo avevi detto?” Gli disse facendo finta
di essere arrabbiato.
“Presentatevi
domani mattina alla funzione delle dieci e sarò io stesso a provvedere, anche
se sarò su una carrozzina. Ora lasciatemi riposare, mi avete reso molto felice,
la lunga attesa non è stata vana.” Li guardò mentre uscivano e si sentiva
sereno, ora poteva morire in pace, non prima di aver mantenuto la promessa che
aveva appena fatto.
Fu una
cerimonia semplice. Il priore volle celebrare il matrimonio e Margherita fu
sorpresa quando vide i due anelli che Gastone aveva portato. Era felice,
davvero felice. Il priore diede l’incarico ad un altro frate di battezzare il
piccolo Simone mentre lui assisteva seduto su una scomoda carrozzina. Tutti i
frati erano presenti, ed erano solo cinque e quel giorno festeggiarono con un
pranzo succulento.
Margherita e
Gastone rimasero alcuni giorni immersi in quella beatitudine e silenzio che
quel posto metteva nelle loro anime.
“Ora sei mia
moglie.” Le disse mentre l’abbracciava nell’orto del convento.
Ancora non
le aveva detto che l’amava, ma lei era felice così.
Salutarono
tutti i frati e il priore li benedisse, non si sarebbero più rivisti.
Il carro
aveva ripreso il suo viaggio.
“Dove siamo
diretti, ora?”Chiese Margherita.
“A dire
addio al mio passato.” Le rispose.
Viaggiarono
per tre giorni. Il paesaggio era come lo ricordava, lo riconosceva anche
dall’odore. Era estate e il bosco era pieno di vita. Diresse il carro fino a
quella che era la stata la sua casa, aveva una grande tristezza nel cuore e
Margherita se ne avvide. Gli strinse la mano.
Gastone
arrestò il carro e aiutò a scendere sua moglie e il piccolo Simone.
“Questa che
vedi era la mia casa.” La prese per mano e insieme andarono alle tombe di sua
moglie e di sua figlia. Ormai non si distinguevano più, le erbacce erano
cresciute e nascondevano ogni cosa, ma lui sapeva bene dove fossero.
Lasciò la
mano di Margherita facendole cenno di aspettare.
Gastone si
inginocchiò fra le due tombe come aveva fatto prima di partire. Estrasse un
piccolo barattolo che conteneva gli occhi di sua figlia e con il coltello scavò
un buco vicino a dove si trovava il viso e ve li depose. Mio piccolo tesoro, ho mantenuto la promessa, riposa in pace e tieni
stretta la mano di tua madre. Recitò nella mente mentre le sue mani erano
posate sulle due tombe.
Si alzò e
fece avvicinare Margherita con in braccio il bambino. La prese per mano. “Ines,
Lisa, questa è mia moglie Margherita e mio figlio Simone. Vegliate su di noi,
io li amo con tutto il cuore.” E mandò un bacio d’addio alle donne che erano
state le più importanti del suo passato.
Era ora di
pensare al futuro, di godere di una famiglia, di stare con suo figlio e di
insegnargli tutto quello che lui sapeva. Sperava che anche il suo piccolo,
crescendo amasse la natura e gli animali, ma se avesse amato altro non sarebbe
stato lui a proibirglielo.
Erano ancora
assorti davanti a quelle che una volta erano tombe e che ora erano solo
erbacce.
“Hai
concluso la tua missione?” Gli chiese Margherita.
“No, c’è
ancora una cosa che voglio dirti, e proprio qui, in questo luogo e vicino a
loro: io ti amo Margherita.”Si abbracciarono proprio lì, dove tutto era
cominciato e ora tutto era finito per dare inizio ad un futuro fatto di amore.
“Torniamo a
casa.” Disse prendendo per mano sua moglie e accarezzando suo figlio.
FineRomanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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