mercoledì 5 agosto 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte sessantuno






Gastone iniziò la nuova settimana come al solito. Si aspettava la visita di qualcuno, che gli arrivassero nuovi ordini ma sapeva bene che i cavalieri avevano troppa paura di Numero Uno per prendere iniziative senza il suo consenso.
Era in sella ad Amleto e percorreva un sentiero nel folto di un boschetto. Osservava attentamente per cogliere qualsiasi cosa fosse fuori posto e, intanto la sua mente seguiva anche altri pensieri. Si era chiesto spesso quale autorità vera avesse Numero Uno su quegli uomini che sembravano davvero molto potenti e ricchi. Doveva esserci qualcosa che gli sfuggiva e sperava di riuscire a capirlo. Aveva assolutamente bisogno di tornare nel rifugio segreto ma non si fidava. Anche in questo preciso momento non si sentiva tranquillo, la sensazione di essere seguito ed osservato non lo abbandonava mai, anche Rufus era inquieto e questo rendeva guardingo anche lui.
Avrebbe voluto ritornare al convento e capire meglio quello che succedeva là dentro ma era bloccato da quei maledetti investigatori sguinzagliati dalla contessa.
La settimana passò senza grandi novità. Il plenilunio si avvicinava e lui era irrequieto ben sapendo che non ci sarebbe potuto andare, non poteva proprio rischiare di mandare a monte tutto il suo piano.
Era sabato e stava terminando la sua giornata lavorativa. Non si era nemmeno accorto di essere nei pressi dello stagno dove aveva in precedenza incontrato le nipoti di Morietti. Sentì le risate delle due ragazze ed i suoi sensi si misero subito all’erta. Aveva con sé quello che gli serviva ma non era sicuro di poterle prendere. Il tragitto per tornare a casa era lungo e poteva trovare qualcuno sulla strada, soprattutto uno degli investigatori e per lui sarebbe stata la fine.
Rimase in sella ad Amleto ad osservarle. Erano giovani e indossavano solo una leggera sottoveste. Giocavano nell’acqua come se fossero bambine ma, secondo lui non erano ragazzine. Avevano i capelli sciolti e si divertivano spruzzandosi l’acqua cercando di catturare qualche libellula. La sua mano corse alla borsa e la sua mente ferveva. Cosa era meglio fare? Valeva la pena di rischiare? I cavalieri avevano già tanti problemi da discutere alla prossima riunione, e se ne avesse aggiunto un altro? Rimase in ascolto e mandò Rufus in perlustrazione. Il cane tornò dopo qualche minuto e dal suo atteggiamento tranquillo, l’uomo comprese che erano soli.
Prese la sua decisione. Scese da cavallo e si avvicinò allo stagno. Le ragazze si ammutolirono quando lo videro.
“Buongiorno, signorine. Mi chiamo Gastone e sono il guardia caccia, credo che abbiate sentito parlare di me. Questo non è un posto sicuro per voi.”
Le ragazze non lo avevano mai visto ma ne avevano sentito parlare bene e si quietarono.
“Perché non vi rivestite? Così vi riaccompagno a casa. E non uscite più senza scorta!”
Le due ragazze fecero quanto aveva richiesto. Si stavano abbottonando la lunga veste quando Gastone ne afferrò una e la addormentò, passando velocemente all’altra che non aveva avuto tempo di reagire. Come faceva sempre le avvolse in una coperta e salì in groppa ad Amleto, lasciando le due cavalle legate dove stavano.
Ci volle più di un’ora per arrivare a casa. Entrò nel casotto e si chiuse dentro con il suo fardello.
Aveva già “lavorato” su due ragazze contemporaneamente e cominciò di buona lena, sapeva che ogni istante era importante.
Non perse tempo né ad osservarle né a pensare. Ne distese una sul tavolo e le conficcò lo stiletto nel cuore. Aspettò pochi istanti che spirasse e le cavò gli occhi. Incise la stella sul petto e, senza tante cerimonie la mise in terra. Rifece la stessa cosa con la seconda.
Aveva il fiatone e il cuore accelerato. Sapeva che stavolta colpiva dove faceva molto male.
Cincia aveva già intuito quello che stava succedendo e se ne stava in casa, uscì quando sentì aprirsi il portone ma rientrò subito con Rufus.
Il pomeriggio era rovente e Gastone sudava copiosamente. Ci mise di meno a tornare allo stagno, e soli altri dieci minuti per inchiodarle allo stesso albero, lasciò ai piedi di ognuna il barattolo con gli occhi e una ciocca di capelli rossi intrecciati con nastro blu. Cancellò con perizia le sue tracce e ritornò a casa. Cincia bruciò la coperta e lui andò a pulire. In quel momento arrivò Margherita che cominciò a preparare la cena canticchiando.
Cincia raggiunse Margherita e iniziarono a parlare. La vecchia, disse che Gastone non si era mosso perché lei si era sentita male. Quelle furono le parole che sentì l’uomo entrando e diede seguito alla farsa, il suo alibi sarebbe stato confermato da entrambe le donne se ce ne fosse stato bisogno.
Cenarono allegramente. Margherita sistemò piatti e cucina. Gastone l’aspettava col calesse, avrebbe passato la notte con lei e questo rendeva tutti felici.

Capitolo ventotto

Stavano arrivando in paese quando si accorsero del gran movimento. Gastone fermò il calesse e Margherita raggiunse un capannello di donne. Era strano vedere così tanta gente per strada, doveva essere successo qualcosa di grave.
Si unì ad un gruppo di donne che ben conosceva e ascoltò i loro discorsi. Si portò la mano alla bocca come a trattenere un grido e ritornò di corsa al calesse.
Era sconvolta, a malapena riuscì a raccontare a Gastone del ritrovamento delle nipoti di Morietti: avevano fatto la fine delle altre!
Entrarono in casa chiudendo bene porte e finestre e si sedettero al tavolo.
“Cosa ne pensi?” Gli chiese la donna.
“Penso che ci sia in giro un assassino o una banda di banditi! Non può essere diversamente.”
“Ti rendi conto!!! Le nipoti di Costantino Morietti! Qui succede qualcosa di grosso! Quell’uomo è potente e pericoloso e farà saltare fuori il colpevole ad ogni costo! Dio protegga questa gente!”
La donna tremava dall’indignazione e dal dolore, quelle due ragazze erano innocenti, non avevano colpe se la loro famiglia era quel che era, soltanto un mostro poteva fare quello che aveva fatto.
Gastone la prese fra le braccia e si sdraiarono sul letto. La teneva stretta e la sentiva tremare. Poco alla volta si calmò e si addormentò fra le braccia sicure dell’uomo che amava.
Passarono la notte abbracciati.
La mattina dopo, essendo domenica, la chiesa era stracolma di gente. Margherita e Gastone stavano facendo colazione mentre il suono delle campane a morto arrivava fino a loro. Era evidente lo stato di Margherita, era spaventata, dispiaciuta, e non riusciva a farsi una ragione di simili tragedie.
“Eri agitata stanotte.” Le disse l’uomo.
“Sì, sono agitata. Non è mai successo niente di simile da queste parti, non so cosa possa aver scatenato simili tragedie. I campi che non producono, gli animali che muoiono, le figlie di famiglie facoltose o povere muoiono inchiodate agli alberi. Cosa sta succedendo? Cominciano a girare strane voci, qualcuno dice che è una maledizione. Sembra che una volta, da queste parti ci fosse un clan di streghe, io non ci ho mai creduto, ma qualcosa deve aver scatenato tutto questo. Costantino Morietti troverà i colpevoli, ma la mia paura è che se non li troverà scatenerà la sua ira e la sua vendetta su qualcuno che non c’entra per niente pur di trovare un colpevole, è questo che mi turba!”
“Vestiti che andiamo a casa mia, prendi un po’ della tua roba, è meglio se rimani da noi qualche giorno, non mi fido a lasciarti qui da sola.”
Ci volle poco per prendere quello che le serviva e, poco dopo erano a far colazione con Cincia mentre la mettevano al corrente degli ultimi avvenimenti.
Mancavano cinque giorni al plenilunio di luglio, il tempo di seppellire le ragazze e poi ci sarebbe stata la riunione, e lui non poteva andare. Questa volta doveva stare molto più attento, in poco tempo aveva fatto sparire due cavalieri e le nipoti di Numero Due. Dentro di sé gongolava, ma era certo che qualcosa avrebbero fatto, così come era certo che anche lui avrebbe dato seguito al suo piano.
Erano passati 14 mesi da quando sua moglie e sua figlia erano morte. In quei mesi aveva fatto molto per dare sfogo alla sua vendetta ma non si sarebbe fermato, non fino a quando avrebbe distrutto Numero Uno. Sicuramente era giunto il momento di calmare la sua sete vendicatrice, non poteva rischiare, doveva rimanere in attesa degli eventi, capirli, precederli, e colpire solo in sicurezza.


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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