IL SEGRETO DELLA LUNA
parte sessantatre
In casa
della vecchia Cincia tutto era silenzio. Dormivano tranquillamente tutti,
soltanto Rufus ogni tanto dava segni di nervosismo. Margherita teneva fra le
braccia il suo uomo e sentiva il suo amore per lui che cresceva ogni giorno di
più. Sarebbe stato molto doloroso per lei quando l’uomo se ne fosse andato, lei
aveva la certezza che non poteva durare e non voleva perdersi nemmeno un attimo
di quello che le restava della sua compagnia. Chissà quanti segreti aveva nel
cuore il suo uomo, quali dolori e sofferenze. Sì, di questo si era accorta, i
suoi occhi erano spesso tristi, come se fosse perso in qualcosa che solo lui
conosceva e che nessuno avrebbe mai scoperto. Lei avrebbe dato tutta se stessa
per farlo innamorare ma si accontentava, e coltivava una piccola speranza,
anche se molto flebile, che lui sarebbe rimasto o che l’avrebbe portata con sé.
Luglio era
bollente e i campi desolatamente senza grano da mietere. Tanti animali morti o
morenti, le viti e gli alberi da frutto sembravano scheletri che non si
reggevano.
Soltanto il
fiume e i boschi non avevano subìto cambiamenti. Molti animali selvatici cercavano
di nascondersi ma erano troppe le famiglie che avevano fame. Gastone non sapeva
come comportarsi e decise di andare dal marchese.
Il marchese
ricevette Gastone nel suo studio e gli offrì un boccale di birra fresca che
questi rifiutò.
“Hai domande
da farmi?” Gli chiese burbero.
Gastone non
si scompose, teneva in mano il cappello, in segno di sottomissione e di
rispetto, ma dentro di sé ribolliva di rabbia repressa e di soddisfazione per
quello che era riuscito a fare e per quello che, soprattutto avrebbe fatto
ancora.
“Sono venuto
per avere istruzioni. Girano molti bracconiere nei boschi e la selvaggina e
molti altri piccoli animali vengono catturati, io trovo le trappole o i
bracconieri stessi, ma non so cosa fare. Deve dirmi lei come comportarmi.”
Il marchese
rigirava pensieroso il boccale di birra. Stava valutando alcune idee che gli
affioravano nella mente. Si decise e alzò lo sguardo, gli puntò dritto gli
occhi in viso e disse una frase che davvero Gastone non si sarebbe mai
aspettato.
“Vieni domenica
pomeriggio alla mia baita, riceverai le istruzioni che ti servono.” Non
aggiunse altro. Gastone si riprese dalla sorpresa, salutò educatamente se se ne
andò.
Ancora due
giorni e avrebbe avuto quattro cavalieri di fronte a sé. Sentiva il cuore battere
all’impazzata. Dio come avrebbe voluto sterminarli insieme, in quel posto!
Amleto
sentiva il suo nervosismo e rallentò il passo. La boscaglia dava un po’ di
refrigerio e vi entrò lentamente.
Gastone
continuò il suo giro e distrusse alcune trappole troppo pericolose. Gli
dispiaceva che quella povera gente patisse la fame ma non riusciva a provare
pena per loro, non riusciva a credere che fossero del tutto innocenti, era
impossibile che non si fossero mai accorti di niente.
Era tardi
quando rientrò. Le due donne avevano già cenato ma si sedettero con lui mentre
consumava il suo pasto. Cincia si accorse del turbamento dell’uomo ma sapeva di
non poter fare domande in presenza di Margherita.
La mattina
fecero colazione insieme e Cincia mandò Margherita nell’orto e nel pollaio,
doveva assolutamente conoscere i nuovi dettagli.
Erano entrambi
a tavola e l’uomo gli raccontò dell’invito che aveva ricevuto.
“Leggo nei
tuoi occhi l’istinto omicida che ti pervade. Che hai intenzione di fare?”
“Quella di
dopo domani è una riunione segreta, nessuno sa di questo incontro ed io potrei
agire indisturbato. Mi basta mettere fuori gioco le guardie, ma non è un
problema e poi li avrei alla mia mercé. Niente mi darebbe più soddisfazione!”
“Tu sei
pazzo! E come credi di cavartela? Sono quattro uomini importanti, attieniti al
piano, solo questo conta davvero!”
Una strana
luce illuminò gli occhi dell’uomo.
“Ed ora che
ti passa nella mente?”
Un sorriso
soddisfatto gli comparve sotto i baffi, e non era una cosa che succedeva
spesso.
“Mi è venuta
una splendida idea.” bisbigliò l’uomo.
“Non voglio
sentirla!” Gli rispose la vecchia. “Voglio solo sapere se fa parte della tua
vendetta e della mia, non mi interessa altro.”
“Oh sì,
dolce Cincia!” E le scoccò un bacio sulla fronte lasciandola senza parole.
Aspettarono
che arrivasse Margherita per salutarla, poi salì in sella ad Amleto e uscì per
la solita perlustrazione.
Capitolo ventinove
Furono due
giorni di intenso lavoro per Gastone e si riposò solo il sabato pomeriggio. Il
caldo era davvero insopportabile, anche Amleto sbuffava e si affaticava, non
era più giovane nemmeno lui.
Le due donne
erano felici di averlo a casa, succedeva raramente e Gastone decise di portarle
al fiume, immergere i piedi nell’acqua fresca avrebbe dato ristoro a tutti.
Cercarono invano di convincere Cincia ma lei si rifiutò categoricamente. I due
innamorati presero un cesto con alcune provviste e dell’acqua e si
incamminarono nella boscaglia. C’era un pezzo di strada da fare ma era davvero
un evento inaspettato, da godere fino in fondo.
Furono
sorpresi quando sentirono il rumore di zoccoli e si fermarono. L’uomo che lo
aveva seguito e interrogato li raggiunse.
“Buon
pomeriggio a voi. Posso parlare da solo al suo uomo per alcuni minuti? Disse
rivolgendosi a Margherita.
La donna
guardò Gastone e al suo cenno d’assenso si allontanò col cesto delle provviste
al braccio.
“Sono venuto
a salutarla. Sono in partenza. Volevo solo dirle che sono ancora convinto di
quello che le ho detto, lei non è quel che vuol far sembrare ma, purtroppo non
ho avuto tempo sufficiente per scoprire chi è lei veramente. Le faccio i
complimenti, è molto furbo ma non mi ha mai convinto, il mio istinto non
sbaglia mai e non smetterò di cercare per conto mio di saperne di più sul suo
conto. Saluti la signora.” Si portò la mano al cappello, girò il cavallo e se
ne andò.
Margherita
guardava Gastone che osservava corrucciato quella figura che si allontanava.
Avrebbe voluto chiedergli cosa voleva ma rimase in silenzio. Passò il suo
braccio sotto quello dell’uomo e ripresero il cammino.
Fu un
pomeriggio piacevole e ritornarono che le stelle brillavano in un cielo immenso
rischiarato da una luna bellissima. Avevano fatto l’amore distesi sotto alberi
frondosi, avevano assaporato la brezza sui corpi nudi e sudati, incuranti di
tutto e di tutti.
Entrarono in
casa e trovarono Cincia che li aspettava con la cena in tavola. Era tardi ma il
giorno dopo era domenica e volevano godersi quelle ore, così rare da passare
insieme.
Rufus era
già addormentato al suo posto quando Gastone si sdraiò sul sofà. L’uomo pensava
a quello che sarebbe successo il giorno dopo, alla riunione, da quegli uomini
non sapeva cosa aspettarsi ma sapeva quello che avrebbe fatto lui.
La domenica
si presentò con una leggera foschia, l’umidità della notte penetrava nelle ossa
come una lama. Gastone era nel suo casotto e sentì bussare. Margherita entrò e
si guardò intorno, tutto era in ordine, tanti attrezzi, tutto pulito, era la
prima volta che vi entrava.
“E così
questo è il tuo regno, mi piace. Si vede che c’è la tua essenza qui dentro.
Vieni, la colazione è pronta.”
La mattina
passò lentamente e il pranzo fu più ricco del solito.
Avevano
terminato con un dolce e un bicchiere di vino buono.
“Stasera ti
riaccompagno a casa. I forestieri se ne sono andati e possiamo ritornare alle
nostre vite.” Disse Gastone.
Margherita
fece in modo di sorridere, sapeva che prima o poi sarebbe successo, da una
parte lo desiderava, per la loro intimità e dall’altra le dispiaceva.
“Naturalmente
verrai ogni giorno da Cincia e starai con noi, se lo vorrai, sai bene quanto le
piaccia la tua compagnia, e anche a me. Oggi ho un impegno ma tornerò per cena,
preparate qualcosa di speciale, poi ti accompagnerò a casa e rimarrò con te.”
Amleto era
pronto e Gastone gli era già in sella. Cincia si avvicinò.
“Non
commettere pazzie, non rovinare tutto.” E se ne tornò in casa.
Il passo di
Amleto era lento e costante, sarebbe arrivato dal marchese all’ora stabilita.
All’inizio del viale c’erano quattro guardie ma lo lasciarono passare, secondo
gli ordini che avevano ricevuto. Erano già tutti là quando bussò ed entrò.
Salutò
educatamente e prese posto sulla sedia che gli veniva offerta.
I quattro
cavalieri dovevano essere lì già da un po’, lui aspettò in silenzio che gli
dicessero cosa volevano da lui.
Il marchese
prese la parola, era sempre stato lui ad avere a che fare col guardia boschi.
“Penso che
tu conosca tutti noi, qui presenti, perciò la faccio corta. Hai visto anche tu
che le nostre terre e i nostri animali, per non parlare dei nostri più grandi
affetti non sono più quelli di prima. Parlo a nome di tutti e ti confermiamo la
nostra fiducia, ti sei sempre dimostrato un ottimo lavoratore e soprattutto
fedele al compito che ti abbiamo conferito. Ora vogliamo sapere se la tua lealtà
è ancora valida e se sei disposto a compiere per noi una missione molto
delicata. Naturalmente sarai ben ricompensato ma c’è una condizione: se verrai
scoperto noi giureremo che non c’entriamo niente, se porterai a termine il
compito avrai un ottimo compenso. Sei disposto a rischiare?”
Gastone non
riusciva a capire dove volevano parare, erano ancora troppo vaghi e lui non
sapeva in cosa si sarebbe imbarcato dando il suo assenso ma, pensando a quello
che avrebbe fatto proprio oggi e lì non gli importava molto.
Guardò
quegli uomini e vide che erano davvero provati, se non addirittura spaventati
ma a lui non importava niente.
“Ho bisogno
di altri dettagli prima di darvi la mia parola, mi conoscete e sapete che ho
solo una parola, perciò potete dirmi di cosa si tratta senza timore alcuno.”
I quattro
uomini si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Tu conosci
la contessa Scarioli?”
Gastone ebbe
un colpo. “Non la conosco, ne ho sentito parlare da alcune amiche di Cincia ma
non me ne sono mai interessato.”
“La contessa
fa parte di una delle più ricche e facoltose famiglie di tutta la zona. Ha
immense proprietà e interessi in vari settori, noi stessi abbiamo interessi in
comune con lei e le sue attività, proprio di queste vogliamo parlarti. Sei
disposto ad ascoltare?”
Gastone
assentì.
“Conosci la
famiglia Tolesi?”
“No, non la
conosco.”
“Anche i
Tolesi sono molto ricchi, hanno fabbriche tessili e molto altro in varie parti
del paese.”
Il mugnaio
Cestelli cominciava ad agitarsi e Gastone lo notò.
“Cosa dovrei
fare? Io non sono disposto a commettere atti illeciti, questo deve essere
chiaro.” Ribadì con fermezza Gastone.
“Non ti
chiediamo niente di illegale ma di assolutamente discreto. Posso continuare?”
Un cenno
della testa e quello continuò.
“Noi
vorremmo che tu trovassi una cosa per noi.”
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati
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