venerdì 7 agosto 2020

IL SEGRETO DELLA LUNA


IL SEGRETO DELLA LUNA

parte sessantatre






In casa della vecchia Cincia tutto era silenzio. Dormivano tranquillamente tutti, soltanto Rufus ogni tanto dava segni di nervosismo. Margherita teneva fra le braccia il suo uomo e sentiva il suo amore per lui che cresceva ogni giorno di più. Sarebbe stato molto doloroso per lei quando l’uomo se ne fosse andato, lei aveva la certezza che non poteva durare e non voleva perdersi nemmeno un attimo di quello che le restava della sua compagnia. Chissà quanti segreti aveva nel cuore il suo uomo, quali dolori e sofferenze. Sì, di questo si era accorta, i suoi occhi erano spesso tristi, come se fosse perso in qualcosa che solo lui conosceva e che nessuno avrebbe mai scoperto. Lei avrebbe dato tutta se stessa per farlo innamorare ma si accontentava, e coltivava una piccola speranza, anche se molto flebile, che lui sarebbe rimasto o che l’avrebbe portata con sé.
Luglio era bollente e i campi desolatamente senza grano da mietere. Tanti animali morti o morenti, le viti e gli alberi da frutto sembravano scheletri che non si reggevano.
Soltanto il fiume e i boschi non avevano subìto cambiamenti. Molti animali selvatici cercavano di nascondersi ma erano troppe le famiglie che avevano fame. Gastone non sapeva come comportarsi e decise di andare dal marchese.
Il marchese ricevette Gastone nel suo studio e gli offrì un boccale di birra fresca che questi rifiutò.
“Hai domande da farmi?” Gli chiese burbero.
Gastone non si scompose, teneva in mano il cappello, in segno di sottomissione e di rispetto, ma dentro di sé ribolliva di rabbia repressa e di soddisfazione per quello che era riuscito a fare e per quello che, soprattutto avrebbe fatto ancora.
“Sono venuto per avere istruzioni. Girano molti bracconiere nei boschi e la selvaggina e molti altri piccoli animali vengono catturati, io trovo le trappole o i bracconieri stessi, ma non so cosa fare. Deve dirmi lei come comportarmi.”
Il marchese rigirava pensieroso il boccale di birra. Stava valutando alcune idee che gli affioravano nella mente. Si decise e alzò lo sguardo, gli puntò dritto gli occhi in viso e disse una frase che davvero Gastone non si sarebbe mai aspettato.
“Vieni domenica pomeriggio alla mia baita, riceverai le istruzioni che ti servono.” Non aggiunse altro. Gastone si riprese dalla sorpresa, salutò educatamente se se ne andò.
Ancora due giorni e avrebbe avuto quattro cavalieri di fronte a sé. Sentiva il cuore battere all’impazzata. Dio come avrebbe voluto sterminarli insieme, in quel posto!
Amleto sentiva il suo nervosismo e rallentò il passo. La boscaglia dava un po’ di refrigerio e vi entrò lentamente.
Gastone continuò il suo giro e distrusse alcune trappole troppo pericolose. Gli dispiaceva che quella povera gente patisse la fame ma non riusciva a provare pena per loro, non riusciva a credere che fossero del tutto innocenti, era impossibile che non si fossero mai accorti di niente.
Era tardi quando rientrò. Le due donne avevano già cenato ma si sedettero con lui mentre consumava il suo pasto. Cincia si accorse del turbamento dell’uomo ma sapeva di non poter fare domande in presenza di Margherita.
La mattina fecero colazione insieme e Cincia mandò Margherita nell’orto e nel pollaio, doveva assolutamente conoscere i nuovi dettagli.
Erano entrambi a tavola e l’uomo gli raccontò dell’invito che aveva ricevuto.
“Leggo nei tuoi occhi l’istinto omicida che ti pervade. Che hai intenzione di fare?”
“Quella di dopo domani è una riunione segreta, nessuno sa di questo incontro ed io potrei agire indisturbato. Mi basta mettere fuori gioco le guardie, ma non è un problema e poi li avrei alla mia mercé. Niente mi darebbe più soddisfazione!”
“Tu sei pazzo! E come credi di cavartela? Sono quattro uomini importanti, attieniti al piano, solo questo conta davvero!”
Una strana luce illuminò gli occhi dell’uomo.
“Ed ora che ti passa nella mente?”
Un sorriso soddisfatto gli comparve sotto i baffi, e non era una cosa che succedeva spesso.
“Mi è venuta una splendida idea.” bisbigliò l’uomo.
“Non voglio sentirla!” Gli rispose la vecchia. “Voglio solo sapere se fa parte della tua vendetta e della mia, non mi interessa altro.”
“Oh sì, dolce Cincia!” E le scoccò un bacio sulla fronte lasciandola senza parole.
Aspettarono che arrivasse Margherita per salutarla, poi salì in sella ad Amleto e uscì per la solita perlustrazione.

Capitolo ventinove
Furono due giorni di intenso lavoro per Gastone e si riposò solo il sabato pomeriggio. Il caldo era davvero insopportabile, anche Amleto sbuffava e si affaticava, non era più giovane nemmeno lui.
Le due donne erano felici di averlo a casa, succedeva raramente e Gastone decise di portarle al fiume, immergere i piedi nell’acqua fresca avrebbe dato ristoro a tutti. Cercarono invano di convincere Cincia ma lei si rifiutò categoricamente. I due innamorati presero un cesto con alcune provviste e dell’acqua e si incamminarono nella boscaglia. C’era un pezzo di strada da fare ma era davvero un evento inaspettato, da godere fino in fondo.
Furono sorpresi quando sentirono il rumore di zoccoli e si fermarono. L’uomo che lo aveva seguito e interrogato li raggiunse.
“Buon pomeriggio a voi. Posso parlare da solo al suo uomo per alcuni minuti? Disse rivolgendosi a Margherita.
La donna guardò Gastone e al suo cenno d’assenso si allontanò col cesto delle provviste al braccio.
“Sono venuto a salutarla. Sono in partenza. Volevo solo dirle che sono ancora convinto di quello che le ho detto, lei non è quel che vuol far sembrare ma, purtroppo non ho avuto tempo sufficiente per scoprire chi è lei veramente. Le faccio i complimenti, è molto furbo ma non mi ha mai convinto, il mio istinto non sbaglia mai e non smetterò di cercare per conto mio di saperne di più sul suo conto. Saluti la signora.” Si portò la mano al cappello, girò il cavallo e se ne andò.
Margherita guardava Gastone che osservava corrucciato quella figura che si allontanava. Avrebbe voluto chiedergli cosa voleva ma rimase in silenzio. Passò il suo braccio sotto quello dell’uomo e ripresero il cammino.
Fu un pomeriggio piacevole e ritornarono che le stelle brillavano in un cielo immenso rischiarato da una luna bellissima. Avevano fatto l’amore distesi sotto alberi frondosi, avevano assaporato la brezza sui corpi nudi e sudati, incuranti di tutto e di tutti.
Entrarono in casa e trovarono Cincia che li aspettava con la cena in tavola. Era tardi ma il giorno dopo era domenica e volevano godersi quelle ore, così rare da passare insieme.
Rufus era già addormentato al suo posto quando Gastone si sdraiò sul sofà. L’uomo pensava a quello che sarebbe successo il giorno dopo, alla riunione, da quegli uomini non sapeva cosa aspettarsi ma sapeva quello che avrebbe fatto lui.
La domenica si presentò con una leggera foschia, l’umidità della notte penetrava nelle ossa come una lama. Gastone era nel suo casotto e sentì bussare. Margherita entrò e si guardò intorno, tutto era in ordine, tanti attrezzi, tutto pulito, era la prima volta che vi entrava.
“E così questo è il tuo regno, mi piace. Si vede che c’è la tua essenza qui dentro. Vieni, la colazione è pronta.”
La mattina passò lentamente e il pranzo fu più ricco del solito.
Avevano terminato con un dolce e un bicchiere di vino buono.
“Stasera ti riaccompagno a casa. I forestieri se ne sono andati e possiamo ritornare alle nostre vite.” Disse Gastone.
Margherita fece in modo di sorridere, sapeva che prima o poi sarebbe successo, da una parte lo desiderava, per la loro intimità e dall’altra le dispiaceva.
“Naturalmente verrai ogni giorno da Cincia e starai con noi, se lo vorrai, sai bene quanto le piaccia la tua compagnia, e anche a me. Oggi ho un impegno ma tornerò per cena, preparate qualcosa di speciale, poi ti accompagnerò a casa e rimarrò con te.”
Amleto era pronto e Gastone gli era già in sella. Cincia si avvicinò.
“Non commettere pazzie, non rovinare tutto.” E se ne tornò in casa.
Il passo di Amleto era lento e costante, sarebbe arrivato dal marchese all’ora stabilita. All’inizio del viale c’erano quattro guardie ma lo lasciarono passare, secondo gli ordini che avevano ricevuto. Erano già tutti là quando bussò ed entrò.
Salutò educatamente e prese posto sulla sedia che gli veniva offerta.
I quattro cavalieri dovevano essere lì già da un po’, lui aspettò in silenzio che gli dicessero cosa volevano da lui.
Il marchese prese la parola, era sempre stato lui ad avere a che fare col guardia boschi.
“Penso che tu conosca tutti noi, qui presenti, perciò la faccio corta. Hai visto anche tu che le nostre terre e i nostri animali, per non parlare dei nostri più grandi affetti non sono più quelli di prima. Parlo a nome di tutti e ti confermiamo la nostra fiducia, ti sei sempre dimostrato un ottimo lavoratore e soprattutto fedele al compito che ti abbiamo conferito. Ora vogliamo sapere se la tua lealtà è ancora valida e se sei disposto a compiere per noi una missione molto delicata. Naturalmente sarai ben ricompensato ma c’è una condizione: se verrai scoperto noi giureremo che non c’entriamo niente, se porterai a termine il compito avrai un ottimo compenso. Sei disposto a rischiare?”
Gastone non riusciva a capire dove volevano parare, erano ancora troppo vaghi e lui non sapeva in cosa si sarebbe imbarcato dando il suo assenso ma, pensando a quello che avrebbe fatto proprio oggi e lì non gli importava molto.
Guardò quegli uomini e vide che erano davvero provati, se non addirittura spaventati ma a lui non importava niente.
“Ho bisogno di altri dettagli prima di darvi la mia parola, mi conoscete e sapete che ho solo una parola, perciò potete dirmi di cosa si tratta senza timore alcuno.”
I quattro uomini si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Tu conosci la contessa Scarioli?”
Gastone ebbe un colpo. “Non la conosco, ne ho sentito parlare da alcune amiche di Cincia ma non me ne sono mai interessato.”
“La contessa fa parte di una delle più ricche e facoltose famiglie di tutta la zona. Ha immense proprietà e interessi in vari settori, noi stessi abbiamo interessi in comune con lei e le sue attività, proprio di queste vogliamo parlarti. Sei disposto ad ascoltare?”
Gastone assentì.
“Conosci la famiglia Tolesi?”
“No, non la conosco.”
“Anche i Tolesi sono molto ricchi, hanno fabbriche tessili e molto altro in varie parti del paese.”
Il mugnaio Cestelli cominciava ad agitarsi e Gastone lo notò.
“Cosa dovrei fare? Io non sono disposto a commettere atti illeciti, questo deve essere chiaro.” Ribadì con fermezza Gastone.
“Non ti chiediamo niente di illegale ma di assolutamente discreto. Posso continuare?”
Un cenno della testa e quello continuò.
“Noi vorremmo che tu trovassi una cosa per noi.”


Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati

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