IL SEGRETO DELLA LUNA
parte sessanta
La chiesa
non aveva ancora sostituito il sacrestano e il più vecchio dei figli del fabbro
era tornato a mandare avanti l’officina del padre, ma c’era ben poco da fare.
Inutile girarci intorno, erano in molti a pensare che ci fosse una maledizione
ma non sapevano come affrontarla.
Era venerdì
e Gastone era sicuro che ci sarebbe stata una riunione alla baita del marchese
la domenica successiva, non vedeva l’ora di sentire cosa si sarebbero detti. Ne
era sicuro perché non esisteva altro posto dove i cavalieri fossero certi di
poter parlare in libertà.
Nel
frattempo cercava di avere informazioni su Tolesi ma non sapeva a chi
rivolgersi. Questi abitava piuttosto distante e aveva fabbriche sparse sul
territorio. Sapeva che erano cinque fratelli e dirigevano le loro attività in
armonia, da quanto aveva potuto supporre era il più vecchio a far parte dei
cavalieri, di sicuro era quello che aveva più autorità sugli altri e sembrava
fossero molto ricchi e sfruttavano i loro operai all’inverosimile. Doveva
trovare qualcuno di questi per potergli parlare ma non aveva la minima idea di
come fare.
Ne aveva
parlato anche a Cincia e, con molta discrezione anche a Margherita, sperava in
un colpo di fortuna. Nel frattempo doveva concentrarsi per la domenica
successiva, doveva trovare una scusa con Margherita ed essere libero di
muoversi come voleva.
Ci pensò
Cincia a tenere occupata Margherita fingendosi malata. Gastone salutò le due
donne e uscì dicendo che doveva fare un lavoro urgente.
Era già
appostato da tempo quando arrivò il primo cavaliere, il marchese Lorreni aprì
la porta e subito dopo di lui arrivò Costantino Morietti, il mugnaio Cesare
Cestelli e Gorrini. C’erano tutti.
Il marchese
non perse tempo in preamboli.
“Qui va
sempre peggio! Bisogna fare qualcosa e bisogna farlo in fretta. Due cavalieri
sono spariti, i campi sembrano sterili, gli animali sono malati o morti e poi
l’incendio da Morietti, ci vuole una soluzione!” Urlò l’uomo.
“Ormai è
palese che una maledizione ci ha colpiti tutti, ma non dovevamo essere protetti
coni nostri riti?” Disse Morietti.
“Questa non
è una maledizione ma un castigo per tutte le nefandezze che abbiamo fatto! Per
questo la setta deve essere sciolta! Come ve lo devo dire?” Il mugnaio era molto
accigliato.
“I miei
splendidi stalloni e le cavalle si sono ammalati, i puledri sono morti e credo
non mi rimarrà un animale vivo, sembra che vogliano raggiungere la mia adorata Gemma,
e lo vorrei anch’io. Anche nelle mie cantine è successo qualcosa che ancora non
ho capito ma i miei vini pregiati sono andati a male. A me non interessa niente
di quello che farete, ho solo un desiderio: raggiungere mia figlia, visto che
mia moglie se n’è tornata dai suoi genitori, non ho più voglia di continuare a
vivere! Qualunque cosa decidiate fate quello che vi pare, alla prossima luna
piena io mi dimetterò da Cavaliere della Terra Feconda e me ne andrò in
Francia, raggiungerò mia moglie dai suoi parenti e aiuterò la sua famiglia
nelle loro grandi tenute. Io me ne vado e non mi interessa di nient’altro.”
Quella era
davvero la fine della setta e ne erano consapevoli, ma non sapevano come
affrontarla. Certamente Numero Uno
avrebbe avuto la soluzione, se fine doveva essere che fine fosse ma loro
avevano diritto a riavere indietro quello che da anni le loro famiglie
versavano e che soltanto Numero Uno
gestiva e sapeva dove fossero i forzieri.
“Dobbiamo
metterci d’accordo, la riunione si avvicina.” Ribadì il marchese.
“Che mi dite
di Tolesi?” Chiese Morietti.
“L’ho visto
pochi giorni fa.” Rispose il mugnaio. “Ci siamo incontrati per un affare che mi
ha proposto e verrà in paese martedì, vuole visitare un appezzamento di terreno
per costruire una fabbrica e mi ha chiesto di accompagnarlo.”
“Perché lo
ha chiesto a te?” Volle sapere Morietti.
“Perché il
terreno che gli interessa è il mio.” Gli rispose.
“A me dà
l’impressione di essere un vampiro che si scaglia sulle vittime. Ora che sa che
qui le nostre terre non vengono coltivate vorrà averle per poco, ma con me non
funziona, tu non puoi vedere le tue terre senza che Numero Uno ti dia il consenso!” Ribadì Morietti.
“Le terre
sono mie e ne faccio ciò che voglio, inoltre mi ha proposto di entrare in
società con lui e se tutto andrà bene costruiremo altre fabbriche, io mi sono
rotto le palle di sottostare a tante regole, voglio fare quello che mi pare.”
Si inalberò Cestelli.
“Anche
Tolesi è un cavaliere e se fa queste mosse vuol dire che Numero Uno le ha permesse.” Aggiunse Gorrini.
“Questo non
fa che aumentare i miei sospetti.” Urlò il marchese. “Sembra un complotto per
ridurci sul lastrico e prenderci tutto per poco. Io sono padrone in casa mia e
lo voglio essere fin che mi pare!” Battè con forza il pugno sul tavolo.
Ci fu
qualche attimo di silenzio.
“Lo sai che
esiste un registro dove ci sono accordi firmati dai nostri predecessori e che
noi abbiamo giurato di rispettarli.” Disse Morietti.
“Io non ho
firmato un bel niente, voglio vederlo quel registro sul quale non c’è il mio
nome, visto che non l’ho mai potuto nemmeno vedere.” Rimarcò il mugnaio.
Il clima si
stava parecchio surriscaldando. Era vero che nessuno di loro aveva mai visto il
famoso registro con le regole e i giuramenti fatti dai fondatori della setta ma
ognuno di loro aveva giurato col sangue di rispettare le regole che Numero Uno aveva loro sottoposto.
Gastone aveva capito che nessuno, nemmeno Numero
Uno sapeva che fine avesse fatto, ma lui lo aveva trovato e doveva
assolutamente trovare il modo di prenderlo e leggerlo, era giunto il momento di
rischiare ma, si avvicinava il plenilunio e i tre investigatori erano ancora in
giro e lui si sentiva controllato.
“Dobbiamo
chiedere a Numero Uno di togliere di
mezzo gli investigatori. In paese c’è fermento e la gente comincia ad essere
nervosa, ho paura che basti poco per una sollevazione popolare, soprattutto se
si venisse a sapere delle candele nere trovate nella mia proprietà durante
l’incendio.” Disse Costantino.
“Che vuoi
dire?” Chiese il marchese.
“Il nostro
guardia caccia ha trovato tracce di tre cavalli, il portoncino col catenaccio
divelto e fuori dal fienile in fiamme tre candele nere mezze consumate. Non
possono aver attecchito l’incendio ma significa che qualcuno sta tramando di
brutto contro di me se si è spinto fin dentro la mia proprietà con un rito di
morte. Per fortuna quel Gastone è un uomo serio e non ne ha parlato a nessuno,
mi ha dato tutto, compreso una seconda ciocca di capelli rossi intrecciati con
nastro blu!” Morietti era davvero infuriato.
“Perché non
dite chiaramente quello che pensate?” Urlò il marchese.
“E cosa
stiamo pensando?” Rispose Morietti.
“Va bene, lo
dirò io per tutti: Numero Uno e Numero
Otto stanno tramando insieme per portarci via tutto, io questo penso!”
Finalmente lo aveva detto e aspettò le loro reazioni.
Era
inquietante ma sembrava talmente assurdo da poter essere vero.
Gastone non
si perdeva una parola, avrebbe dato dieci anni di vita per poter assistere
all’imminente riunione di plenilunio ma ancora non sapeva se ci sarebbe andato,
troppo pericoloso, si sentiva osservato e anche oggi, per venire qui aveva
fatto lunghi giri e controllato tutto varie volte.
Il mugnaio
fece una risata. “Davvero pensate che Numero
Uno debba ricorrere a queste cose per fare quello che vuole? Quando
capirete che ha sempre gestito tutto come voleva senza avere bisogno dell’aiuto
di nessuno? Siamo sempre stati troppo arrendevoli con lei, anch’io sono
colpevole di questo. Le nostre attività erano redditizie e avevamo privilegi e
puttane ogni volta che ne avevamo voglia, ci ha tenuto per le palle sempre, e
adesso pensate che lei c’entri qualcosa con quello che è successo? Io credo di
no, credo di più ad una vendetta, una punizione, i Cavalieri della Terra
Feconda devono pagare il prezzo per quello che hanno avuto fino ad oggi, ed è
giunto il momento!”
“Quello che
ci è successo non può essere stato fatto dagli spiriti.” Il marchese, nemmeno
terminò la frase e gli venne un colpo. Tutti avevano avuto lo stesso pensiero,
e fu Morietti a dare voce a quello che stavano pensando.
“I capelli
rossi intrecciati, le disgrazie, le calamità! E se la vergine dai capelli rossi
fosse stata una strega che si sta vendicando? Si spiegherebbero anche le
candele nere e tutto il resto. Possibile che abbiamo toccato qualcuno o
qualcosa che non doveva essere toccato?”
Stavano
tutti in silenzio. Era un pensiero sconvolgente ma poteva essere la
spiegazione.
“Non credo
che uno spirito, anche se di strega, possa aver ammazzato le ragazze!” Disse
Gorrini.
“Anche le
streghe hanno il loro seguito, tutto è possibile con questi esseri infernali!”
“Dobbiamo
scoprirne di più! Dobbiamo indagare e trovare se da queste parti e nei dintorni
ci siano clan di streghe. Dobbiamo affidare il compito a qualcuno di massima
fiducia, trovare una scusa e un motivo valido per questa operazione. Che ne
dite di Gastone? Su di lui possiamo fare affidamento, è un uomo che esegue gli
ordini e non fa tante domande. Gira per un vasto territorio e lo conoscono
quasi tutti ormai, potrebbe fare domande con discrezione e riferire a noi.”
Azzardò il marchese.
“Senza
mettere al corrente Numero Uno?”
Rispose Morietti.
“Ne
parleremo alla prossima riunione. Questo è troppo importante per agire senza il
consenso di Numero Uno. Vediamo cosa
propone lei e noi faremo la nostra proposta.
Gastone
aveva sentito abbastanza e doveva muoversi prima di loro per essere sicuro di
tornare a casa senza troppi pericoli.
Impiegò
parecchio tempo ad arrivare a casa. Rufus lo stava aspettando sulla porta e
dall’interno proveniva un buon profumo di cibo. La cena era pronta e lui era
affamato. Entrò e salutò le donne con un sorriso e un bacio a Margherita, si
sedettero e mangiarono, mentre il cielo si imbruniva e i due amanti già
pregustavano le ore successive che avrebbero trascorso a letto.
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