lunedì 11 gennaio 2021

MISHA

 MISHA

parte quindici



“Sono proprio io.” Le disse sorridendo. La strega si era seduta al suo fianco e, insieme guardavano il ruscello ascoltando soltanto il rumore dell’acqua. Non c’era bisogno di parole, la telepatia era ancora il loro linguaggio preferito.

“Sono qui, ho sentito il tuo richiamo.” Le trasmise la sua maestra.

Misha non formulò nemmeno un pensiero, nemmeno una domanda, lei sapeva che Moliniana avrebbe parlato non appena avesse voluto. Tenne lo sguardo fisso all’acqua e, piano piano la sua mente si placò, così come pure l’acqua e da vispo torrente si trasformò in un placido stagno. Lei non sapeva se fosse sveglia ma era tranquilla e il suo respiro si fece lieve mentre lei chiudeva gli occhi.

Moliniana la osservava, mentre la ragazza dormiva entrò nei suoi sogni e le parlò. Le mostrò quello che ancora non le aveva svelato, anche se non tutto. Ogni mossa, ogni emozione era in grado di cambiare gli eventi, il futuro era così difficile da decifrare, da stabilire. Mai nessuno, nemmeno i più grandi maghi o veggenti erano riusciti a capirlo, troppe incognite entravano a modificarlo.

Il respiro lieve della ragazza si trasformò in un rantolo mentre nei sogni vedeva immagini che la spaventavano. Moliniana le prese la mano e la tranquillizzò. “Dovrai trovare il modo di cambiare il destino di tante persone, non dovrai mai arrenderti, il principe ereditario dovrà ritornare sul trono. Dovrai porre fine al rapimento dei bambini, trovali, nemmeno io so dirti dove sono, è un segreto ben custodito e non sarà facile scoprirlo. Non dovrai cedere alle lusinghe di nessuno, tieni a mente i tuoi compiti e sappi che non sarai mai sola. Credici, Misha, credici fino in fondo. C’è un finale tutto da scoprire, usa con cautela i tuoi poteri o finirai anche tu in una cella della prigione. Sii forte, noi ti abbiamo preparato ma sta a te, soltanto a te portare a termine il compito. Al di là del portale siamo tutti dalla tua parte, lavoriamo insieme per darti tutto l’aiuto possibile, le fate, le ninfe, gli gnomi, i folletti, le streghe, tutti quanti ti stiamo aiutando, ognuno in ciò in cui siamo capaci. Rimani con Muriel ancora per l’estate, poi potrai andare oltre le mura. Noi saremo con te.” Un leggero bacio sulla fronte e Moliniana sparì, lasciando la ragazza addormentata con la schiena contro il tronco e una miriade di piccoli animali che le tenevano compagnia. Poco dopo, il canto di un merlo solitario la svegliò. Si guardò intorno ma non vide nessuno se non alcuni scoiattoli che la osservavano.

Il sole era alto, era ora di tornare, Muriel aveva bisogno di aiuto, non era più tanto giovane, le sarebbe piaciuto che la seguisse quando sarebbe partita ma non poteva lasciare il villaggio senza guaritrice. Sarebbe stato un altro distacco, un altro dolore, ma anche l’inizio di qualcosa di grande.

Raggiunse la casupola e vide Muriel che la stava aspettando, era in ansia ma il suo sorriso la rasserenò.

Entrarono e la cena era pronta, c’era ancora tutta l’estate da passare insieme, prima di dirsi addio.

I campi stavano tornado alla vita, gli alberi, i fiori selvatici, tutto era un inno alla primavera e all’estate che sarebbe arrivata di lì a poco col suo carico di lavoro e di fatica.

Misha aiutava tutti quelli che poteva, molti animali si ferivano, alcuni avevano bisogno di aiuto per partorire, molti bambini nati deboli avevano bisogno di vari tipi di medicamenti, il problema principale era la mancanza di alimentazione corretta. Quella povera gente lavorava tanto ma restava ben poco nelle loro dispense, se non fosse stato per qualche piccolo orto e un po’ di pollame non sarebbero sopravvissuti.

Muriel osserva spesso la ragazza medicina, vedeva quanto fosse brava, e aveva dei poteri  che a lei mancavano. Lei, però sapeva vedere oltre e, anche se avvolto in una densa nebbia riusciva a percepire il futuro. Era triste, sapeva che presto se ne sarebbe andata e, sentiva dentro di sé una inquietudine che non la abbandonava, avrebbe voluto trattenerla, tenerla al sicuro ma era cosciente che non poteva farlo. Moliniana non era stata chiara nemmeno con lei che era una sorella, doveva essere qualcosa di molto importante e pericoloso quello che aspettava quella splendida creatura.

Sospirando preparò la sacca e anche quella di Misha che da due giorni non rientrava dal troppo lavoro che aveva. Il giorno dopo sarebbe arrivato il carro, lo sapevano entrambe. Preparò una cena leggera e aspettò il suo rientro.

Misha era molto stanca e ringraziò Muriel per le sue attenzioni. Si coricarono e attesero l’alba.

Era la fine di maggio e sul carro faceva molto caldo. Misha si copriva i capelli con una leggera sciarpa grigia, doveva assolutamente passare inosservata il più possibile, i suoi capelli erano unici, così come la sua bellezza e sapevano entrambe che poteva essere pericoloso.

Il capitano le aspettava e le fece entrare senza tanti complimenti.

“Oggi dovrete andare nella zona dei prigionieri più pericolosi. Sarete protette da quattro guardie. Dovete fare molta attenzione, il principe non vuole che muoiano.”

Il gruppetto oltrepassò le celle mentre i prigionieri le guardavano sperando di ricevere la loro razione di cure, tutti ne avevano bisogno. In quella prigione la tortura era giornaliera e quasi nessuno riusciva ad uscirne vivo.

Le due guaritrici raggiunsero le ultime due celle. Erano piccole, sporche e quattro prigionieri erano incatenati al muro. Avevano i corpi sanguinanti, i visi tumefatti, si vedeva che erano uomini dal corpo vigoroso, dovevano essere lì da poco, anche la barba era incolta ma non troppo lunga.

Le due donne entrarono ognuna in una cella e cominciarono il loro lavoro. Due guardie per ognuna a controllare che tutto procedesse senza intoppi.

Gli occhi fieri dei due uomini osservavano la ragazza che lavava via il loro sangue e medicava le loro ferite, non avevano detto una parola, né fatto una smorfia.

Misha si rivolse alle guardie “Andate a prendermi quattro secchi di acqua pulita.” Lo disse dolcemente penetrando nelle loro menti, così che quelli le obbedirono senza sapere come.

Rimase sola con i due prigionieri. “Chi siete? Cosa vi hanno fatto?” Chiese loro sottovoce. Gli uomini appesi al muro si scambiarono uno sguardo, come potevano fidarsi? Misha si avvicinò a loro e li penetrò con i suoi splendidi occhi blu. “Potete fidarvi” sussurrò dolcemente.

I due si scambiarono un cenno e, mentre lei cercava di togliere sporcizia e sangue rappreso, uno dei due iniziò a parlare.

“Siamo quattro guardiani della cava sommersa.” Le rispose. “Abbiamo tentato di scappare ma ci hanno ripresi e portati qui, nessuno esce da quel posto, nessuno è mai uscito. Noi ci siamo entrati da bambini ed è lì che saremmo morti, per questo abbiamo tentato l’impossibile, morire per morire tanto valeva tentare.”

“Cos’è la cava sommersa?” Chiese ancora Misha.

L’uomo chiuse gli occhi ma una lacrima sfuggì sulle guance ancora sporche. “In pochi sanno dove si trova, è un segreto ben custodito.” Stava aggiungendo altro ma i carcerieri erano tornati coni secchi d’acqua e Misha si rimise al lavoro.

I corpi di quei due uomini erano stati torturati in modo crudele, avevano ferite ed ematomi talmente enormi che, dopo aver lavato i corpi la ragazza vide che nemmeno un pezzo di pelle era rimasto sano.

Nessuno più aprì bocca, le guardie non li lasciarono più soli.

“Io qui ho finito.” Disse Misha. “Se continuerete con queste torture non vivranno a lungo, dite a chi di dovere che sono allo stremo.” Un ultimo sguardo ai due uomini incatenati al muro e si allontanò con le guardie, anche Muriel aveva finito.

Misha doveva trovare il modo di arrivare alla cella del principe, ma quattro guardie non erano semplici da sviare. In quel momento arrivò il capitano e, visto che c’era ancora tempo accompagnò le guaritrici nella zona femminile, lì c’era sempre molto da fare.

Il capitano sembrava esitare mentre le osservava, poi prese coraggio e chiamò Misha. “Vieni con me!”

La ragazza lo seguì e capì all’istante che la stava conducendo alla cella del principe.

L’uomo si fermò prima di arrivarci e le si mise di fronte. La osservò con sguardo truce. “Ora ti porto da un prigioniero molto particolare, devi giurarmi che non dirai mai a nessuno quello che farai, e nemmeno sotto tortura dovrai confessare di esserci stata, sono stato chiaro?” Le disse con un tono minaccioso.

La ragazza fece un cenno con la testa. “Lo giuro.”

Il capitano rimase titubante per alcuni istanti poi la precedette alla cella del principe.

Il principe era lì alle sbarre e l’aspettava. Il capitano li lasciò soli.

“Sono felice di rivederla.”Le disse il principe. “Abbiamo pochi minuti, non sprechiamoli.” Aggiunse.

Le mani dell’uomo erano intorno alle sbarre e Misha le coprì con le sue. Chiuse gli occhi e cercò di entrare nella mente di quell’uomo così forte. Vagò nei suoi ricordi, mentre le loro mani rimanevano unite. Scoprì molto della sua vita, di che pasta fosse fatto e dello spirito giusto e della saggezza che erano innati in lui, era il predestinato ad essere il re. Ora lo aveva capito, non c’erano più incertezze.

Il principe osservava incantato il volto sereno della ragazza, era bellissima. Slegò le sue mani da quelle di lei e le fece una carezza. Misha aprì gli occhi e immensi laghi blu si aprirono sul volto del principe. Per pochi attimi non capì chi fosse, poi si riprese, afferrò dolcemente la mano che la stava accarezzando e la portò alle labbra sfiorandola con un bacio.

“Mi chiamo Misha, principe, sono quella che la salverà.”

Il capitano si avvicinò con imbarazzo, ma stava rischiando la vita per quel breve incontro.

Un ultimo sguardo fra i due e la ragazza seguì il capitano senza dire una parola.

Romanzo di Milena Ziletti, diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato

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