mercoledì 27 gennaio 2021

MISHA

 MISHA

parte ventisette



“Abbiamo bisogno di dormire.” Disse Misha per non sottoporsi ad altre domande.

Fu una notte piuttosto agitata per le due donne, mentre Tom dormiva tranquillo immerso in sogni bellissimi come non ne aveva mai fatti.

Erano a tavola per la colazione, c’era ben poco da mangiare e Misha doveva lasciare qualcosa per Tom.

“Stamattina devo uscire. Tu rimarrai con Tom. Non starò assente a lungo.” Disse a entrambi.

Prese una sacca e vi mise dei medicamenti e nascose la mappa che aveva disegnato. Si coprì bene, fuori la nebbia e il gelo condensavano il respiro che faticava a liberarsi verso il cielo.

Era una situazione ideale, la nebbia fitta l’avrebbe nascosta alla vista dei pochi passanti, doveva solo sperare di non imbattersi in qualche ronda di soldati.

 Stando attenta e affidandosi ai suoi sensi raggiunse il grande portone e uscì senza che nessuno se ne accorgesse.

Si nascose dietro il tronco di un albero infreddolito e chiamò chiunque fosse lì vicino.

Non tardò a presentarsi un elfo leggero e armato della sua appuntita lancia.

Cosa ti serve? Ragazza medicina?

Ho bisogno di incontrare Boris, portagli il mio messaggio.

Non ce n’è bisogno, sono qui. Ti aspettavo. Si materializzò davanti a lei il capo degli gnomi.

Misha sorrise, quella era certamente opera di Moliniana.

La ragazza estrasse la mappa che aveva realizzato e gli fornì le poche notizie che aveva.

Ho bisogno di trovare questo posto. Riferisci a Moliniana che ho scoperto dove è nascosto il libro degli incantesimi. Quando tornerai con le informazioni dovrai portarmi la risposta della nostra regina delle streghe su cosa devo fare quando lo avrò. C’è poco tempo se vogliamo impedire che i bambini vengano presi la prossima primavera.

Il folletto faceva buona guardia e ascoltava ogni parola, si sarebbero dati da fare anche i folletti, di questo era sicuro.

Boris prese la sacca che portava sulla schiena.

Prendi, qui c’è cibo e molto altro. Torna a casa, è in arrivo una tormenta di neve e gelo. Ti porterò io stesso le risposte, tu non uscire da quel portone. E se ne andò, mentre il folletto rimase nascosto fino a quando la ragazza non entrò nel portone che, con uno schianto si richiuse all’istante.

Il vento gelido si era alzato e la bufera di neve era iniziata che lei non aveva ancora raggiunto la sua casa. Faticava a camminare contro il vento così forte e solo poche persone erano ancora all’aperto. La nebbia si era diradata e lei non voleva essere notata da nessuno. Allungò il passo e, finalmente raggiunse la sua abitazione. Entrò e si fiondò vicino alle fiamme del camino. Kara scaldò dell’acqua e le fece immergere i piedi mentre la spogliava degli abiti fradici.

Quel giorno poterono mangiare a sufficienza grazie a Boris. C’era poco da fare in casa e ne approfittarono per fare un elenco delle erbe e dei medicinali che erano rimasti. Ringraziò silenziosamente Moliniana che le aveva mandato varie boccette e sacchetti di erbe. Sorrise al pensiero di sapere che non era mai stata sola in quei mesi.

Mentre i tre se ne stavano sicuri e al caldo della loro casa, a palazzo qualcosa non andava.

Nello studio privato del re, Kloriana e re Charles stavano discutendo.

“Come è possibile che un bambino sia fuggito? Le guardie sono state interrogate?” Era piuttosto adirato mentre si rivolgeva alla strega.

Kloriana non si fece intimidire, sapeva bene quanto potere aveva su quell’uomo.

“Non dimenticare mai chi ti ha messo su quel trono. E soprattutto non dimenticare chi sono e come posso distruggerti in un attimo. Sai bene che c’è chi ti sostituirebbe volentieri.” Gracchiò come una cornacchia.

Il re cercò di calmarsi, sapeva bene che quella aveva ragione.

“Ho aspettato tre generazioni di sovrani prima di scegliere te, ma posso sempre passare alla generazione futura, io ho pazienza, ma tu?” Gli disse.

“L’oro di Verzel si è quasi esaurito, è stato tutto estratto dai cunicoli, sei pronto a fare il tuo dovere?” Gli chiese di nuovo.

“Certo che lo sono.” Le rispose stizzito.

“Bene. Organizza il trasporto con carri coperti e guidati da persone fidate, gente che alla fine della missione dovrà essere uccisa. Sceglili tu.” L’avvisò con noncuranza.

“Sei sicura di poter trasformare il Verzel in oro?” Le chiese per l’ennesima volta.

Lei si avvicinò arcigna, puntandogli in faccia una delle sue lunghe unghie che nascondevano vari veleni. “Io trasformerò il Verzel in oro, questo è certo e tu dovrai dare seguito alla promessa. Il tuo regno sarà il più ricco di tutta la terra e a me spetterà il ruolo di tua consigliera e anche un carro di oro. Potrai pagare soldati e generali e conquistare tutte le terre che vorrai, io ti renderò invincibile. Ti basta questo?” Le soffiò in viso.

“E mio fratello?” Le chiese ancora.

“A lui ci penso io. Tu non ti devi preoccupare.” Gli rispose.

“Ora devo tornare, ho un problema da risolvere.” Gli disse.

Il re spalancò gli occhi. “Quale problema? Non me ne hai mai parlato!” Sbottò.

“Perché non ti riguarda.” Gli rispose prima di uscire dallo studio.

Avvolta nel suo abituale vestito nero e coperta da capo a piedi, il volto rosso dalla rabbia lasciò il palazzo. Doveva scoprire la falla, doveva eliminare tutti i bambini rimasti. Lo avrebbe fatto fare alle donne di pezza, loro non avevano sentimenti e obbedivano ciecamente ai suoi comandi.

Non avrebbe interrotto l’usanza di prendere i bambini alle loro famiglie, per loro aveva in mente un altro piano, ma prima doveva togliere di mezzo quello che la disturbava. Lo avrebbe capito ancora quel giorno, per questo camminava spedita ad un palmo dal terreno per non sporcarsi i piedi nella melma e raggiungere in fretta la sua residenza.

Il salone era illuminato dal braciere con le sue fiamme che si levavano fin quasi al soffitto.

Si avvicinò e, con un gesto ridusse quelle alte fiamme a deboli fiammelle. Versò sopra della polvere mentre recitava una formula delle sue. Un leggero e profumato fumo la circondò, la avvolse mentre lievitava dal pavimento tenendo le braccia protese verso le fiammelle.

“Dove sei? Non senti che ti sto chiamando?” Bisbigliò Kloriana. Ancora nessuno si palesava e lei cominciava ad inquietarsi, sapeva che l’altra l’aveva sentita, ma pareva che non volesse rispondere al suo richiamo. Dovette aspettare vari minuti prima che il fumo si squarciasse e fosse visibile Moliniana.

“Mi hai chiamata, strega traditrice? Ne è passato di tempo!” Le disse l’ultima arrivata.

“Ti voglio parlare, solo per il tuo bene. Voglio avvisarti.” Le rispose Kloriana.

“E da quando in qua senti questa necessità? C’è forse qualcosa che ti preoccupa?” Le disse irriverente.

La strega si alterò e soffiò verso l’altra figura come se quella fosse presente. Una risata di scherno la fece arrabbiare ancora di più.

“Credi che non sappia chi è quella ragazzina che hai mandato? Pensavi che non me ne sarei accorta? E’ ancora viva perché non è una di noi, è una semplice e stolta ragazza che fa un lavoro che fa comodo al re, non ha nessun potere.” Le disse rabbiosa.

“E allora di che ti duoli? Cosa ti preoccupa? Se la ragazza medicina non è un pericolo per te, cosa vuoi da me? Sono anni che non ci sentiamo ed ora mi chiami. Vai al sodo!” Le rispose mantenendo una calma che fece imbestialire ancora di più l’altra.

“Voglio farti una proposta, farò in modo di non venire a prendere altri bambini in cambio della morte della ragazza medicina. Ma devi essere tu a farlo!” Le disse.

“Cosa ti turba davvero, Kloriana? Non mi sembri la stessa strega maledetta che ha bruciato tanti abitanti al di là del portale. Io ti conosco e capisco che c’è dell’altro.” Aggiunse Moliniana.

Ci furono attimi di silenzio, sapevano bene che dovevano stare attente anche coi pensieri, visto che si parlavano telepaticamente.

“Chi è veramente quella ragazza?” Si decise finalmente a chiedere Kloriana.

“E’ una semplice ragazza medicina, che sa come curare le persone, gli animali, le piante, e ama farlo.” Le rispose.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato

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