MISHA
parte ventisette
“Abbiamo
bisogno di dormire.” Disse Misha per non sottoporsi ad altre domande.
Fu una notte
piuttosto agitata per le due donne, mentre Tom dormiva tranquillo immerso in
sogni bellissimi come non ne aveva mai fatti.
Erano a
tavola per la colazione, c’era ben poco da mangiare e Misha doveva lasciare
qualcosa per Tom.
“Stamattina
devo uscire. Tu rimarrai con Tom. Non starò assente a lungo.” Disse a entrambi.
Prese una
sacca e vi mise dei medicamenti e nascose la mappa che aveva disegnato. Si
coprì bene, fuori la nebbia e il gelo condensavano il respiro che faticava a
liberarsi verso il cielo.
Era una
situazione ideale, la nebbia fitta l’avrebbe nascosta alla vista dei pochi
passanti, doveva solo sperare di non imbattersi in qualche ronda di soldati.
Stando attenta e affidandosi ai suoi sensi
raggiunse il grande portone e uscì senza che nessuno se ne accorgesse.
Si nascose
dietro il tronco di un albero infreddolito e chiamò chiunque fosse lì vicino.
Non tardò a
presentarsi un elfo leggero e armato della sua appuntita lancia.
Cosa ti serve? Ragazza medicina?
Ho bisogno di incontrare Boris,
portagli il mio messaggio.
Non ce n’è bisogno, sono qui. Ti
aspettavo. Si
materializzò davanti a lei il capo degli gnomi.
Misha
sorrise, quella era certamente opera di Moliniana.
La ragazza
estrasse la mappa che aveva realizzato e gli fornì le poche notizie che aveva.
Ho bisogno di trovare questo posto.
Riferisci a Moliniana che ho scoperto dove è nascosto il libro degli
incantesimi. Quando tornerai con le informazioni dovrai portarmi la risposta
della nostra regina delle streghe su cosa devo fare quando lo avrò. C’è poco
tempo se vogliamo impedire che i bambini vengano presi la prossima primavera.
Il folletto
faceva buona guardia e ascoltava ogni parola, si sarebbero dati da fare anche i
folletti, di questo era sicuro.
Boris prese
la sacca che portava sulla schiena.
Prendi, qui c’è cibo e molto altro.
Torna a casa, è in arrivo una tormenta di neve e gelo. Ti porterò io stesso le
risposte, tu non uscire da quel portone. E se ne andò, mentre il folletto rimase nascosto fino
a quando la ragazza non entrò nel portone che, con uno schianto si richiuse
all’istante.
Il vento
gelido si era alzato e la bufera di neve era iniziata che lei non aveva ancora
raggiunto la sua casa. Faticava a camminare contro il vento così forte e solo
poche persone erano ancora all’aperto. La nebbia si era diradata e lei non
voleva essere notata da nessuno. Allungò il passo e, finalmente raggiunse la
sua abitazione. Entrò e si fiondò vicino alle fiamme del camino. Kara scaldò
dell’acqua e le fece immergere i piedi mentre la spogliava degli abiti fradici.
Quel giorno
poterono mangiare a sufficienza grazie a Boris. C’era poco da fare in casa e ne
approfittarono per fare un elenco delle erbe e dei medicinali che erano
rimasti. Ringraziò silenziosamente Moliniana che le aveva mandato varie
boccette e sacchetti di erbe. Sorrise al pensiero di sapere che non era mai
stata sola in quei mesi.
Mentre i tre
se ne stavano sicuri e al caldo della loro casa, a palazzo qualcosa non andava.
Nello studio
privato del re, Kloriana e re Charles stavano discutendo.
“Come è
possibile che un bambino sia fuggito? Le guardie sono state interrogate?” Era
piuttosto adirato mentre si rivolgeva alla strega.
Kloriana non
si fece intimidire, sapeva bene quanto potere aveva su quell’uomo.
“Non
dimenticare mai chi ti ha messo su quel trono. E soprattutto non dimenticare
chi sono e come posso distruggerti in un attimo. Sai bene che c’è chi ti
sostituirebbe volentieri.” Gracchiò come una cornacchia.
Il re cercò
di calmarsi, sapeva bene che quella aveva ragione.
“Ho
aspettato tre generazioni di sovrani prima di scegliere te, ma posso sempre
passare alla generazione futura, io ho pazienza, ma tu?” Gli disse.
“L’oro di
Verzel si è quasi esaurito, è stato tutto estratto dai cunicoli, sei pronto a
fare il tuo dovere?” Gli chiese di nuovo.
“Certo che
lo sono.” Le rispose stizzito.
“Bene.
Organizza il trasporto con carri coperti e guidati da persone fidate, gente che
alla fine della missione dovrà essere uccisa. Sceglili tu.” L’avvisò con
noncuranza.
“Sei sicura
di poter trasformare il Verzel in oro?” Le chiese per l’ennesima volta.
Lei si
avvicinò arcigna, puntandogli in faccia una delle sue lunghe unghie che
nascondevano vari veleni. “Io trasformerò il Verzel in oro, questo è certo e tu
dovrai dare seguito alla promessa. Il tuo regno sarà il più ricco di tutta la
terra e a me spetterà il ruolo di tua consigliera e anche un carro di oro.
Potrai pagare soldati e generali e conquistare tutte le terre che vorrai, io ti
renderò invincibile. Ti basta questo?” Le soffiò in viso.
“E mio
fratello?” Le chiese ancora.
“A lui ci
penso io. Tu non ti devi preoccupare.” Gli rispose.
“Ora devo
tornare, ho un problema da risolvere.” Gli disse.
Il re
spalancò gli occhi. “Quale problema? Non me ne hai mai parlato!” Sbottò.
“Perché non
ti riguarda.” Gli rispose prima di uscire dallo studio.
Avvolta nel
suo abituale vestito nero e coperta da capo a piedi, il volto rosso dalla
rabbia lasciò il palazzo. Doveva scoprire la falla, doveva eliminare tutti i
bambini rimasti. Lo avrebbe fatto fare alle donne di pezza, loro non avevano
sentimenti e obbedivano ciecamente ai suoi comandi.
Non avrebbe
interrotto l’usanza di prendere i bambini alle loro famiglie, per loro aveva in
mente un altro piano, ma prima doveva togliere di mezzo quello che la
disturbava. Lo avrebbe capito ancora quel giorno, per questo camminava spedita
ad un palmo dal terreno per non sporcarsi i piedi nella melma e raggiungere in
fretta la sua residenza.
Il salone
era illuminato dal braciere con le sue fiamme che si levavano fin quasi al
soffitto.
Si avvicinò
e, con un gesto ridusse quelle alte fiamme a deboli fiammelle. Versò sopra
della polvere mentre recitava una formula delle sue. Un leggero e profumato
fumo la circondò, la avvolse mentre lievitava dal pavimento tenendo le braccia
protese verso le fiammelle.
“Dove sei?
Non senti che ti sto chiamando?” Bisbigliò Kloriana. Ancora nessuno si palesava
e lei cominciava ad inquietarsi, sapeva che l’altra l’aveva sentita, ma pareva
che non volesse rispondere al suo richiamo. Dovette aspettare vari minuti prima
che il fumo si squarciasse e fosse visibile Moliniana.
“Mi hai
chiamata, strega traditrice? Ne è passato di tempo!” Le disse l’ultima
arrivata.
“Ti voglio
parlare, solo per il tuo bene. Voglio avvisarti.” Le rispose Kloriana.
“E da quando
in qua senti questa necessità? C’è forse qualcosa che ti preoccupa?” Le disse
irriverente.
La strega si
alterò e soffiò verso l’altra figura come se quella fosse presente. Una risata
di scherno la fece arrabbiare ancora di più.
“Credi che
non sappia chi è quella ragazzina che hai mandato? Pensavi che non me ne sarei
accorta? E’ ancora viva perché non è una di noi, è una semplice e stolta
ragazza che fa un lavoro che fa comodo al re, non ha nessun potere.” Le disse
rabbiosa.
“E allora di
che ti duoli? Cosa ti preoccupa? Se la ragazza medicina non è un pericolo per
te, cosa vuoi da me? Sono anni che non ci sentiamo ed ora mi chiami. Vai al
sodo!” Le rispose mantenendo una calma che fece imbestialire ancora di più
l’altra.
“Voglio
farti una proposta, farò in modo di non venire a prendere altri bambini in
cambio della morte della ragazza medicina. Ma devi essere tu a farlo!” Le
disse.
“Cosa ti
turba davvero, Kloriana? Non mi sembri la stessa strega maledetta che ha
bruciato tanti abitanti al di là del portale. Io ti conosco e capisco che c’è
dell’altro.” Aggiunse Moliniana.
Ci furono
attimi di silenzio, sapevano bene che dovevano stare attente anche coi
pensieri, visto che si parlavano telepaticamente.
“Chi è
veramente quella ragazza?” Si decise finalmente a chiedere Kloriana.
“E’ una
semplice ragazza medicina, che sa come curare le persone, gli animali, le
piante, e ama farlo.” Le rispose.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina fb di elfi, fate e mondo incantato
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