martedì 26 gennaio 2021

MISHA

MISHA

parte ventisei 



Mentre Tom passava, Misha e gli altri vedevano varie stanze, in ognuna tante piccole celle che ospitavano bambini. Nelle prime che videro c’erano bambini pronti per il lavoro, e nelle altre c’erano quelli di varie età, dai più grandi ai più piccoli. Quando le celle dei grandi si svuotavano per andare nel reparto lavoro quelle venivano riempite coi bambini quasi pronti a loro volta a lavorare.

Il silenzio era assoluto.

Dove sono le donne vestite di grigio?

Tom proseguiva e la portò in un buio sgabuzzino. Impilate su sostegni appesi al muro c’erano una ventina di fantocci senza vita. Donne vestite di grigio.

Tu le hai conosciute Tom?

No.

C’è altro che mi puoi mostrare? Sai che nessuno ti può vedere.

Il bambino uscì da quel grande stanzone silenzioso e chiuse adagio la porta.

Fuori non si distingueva niente, era tutto uguale: terra, pareti, soffitto. Tutto buio, rischiarato sporadicamente da lampi verdi.

Tom li condusse in una costruzione separata e diversa dalle altre.

Puoi entrare qui, Tom?

Il bambino tremava e lei dovette calmargli il battito.

Qui è dove c’è lei, la strega cattiva. Qui porta alcuni bambini che poi non si vedono più. Io non posso e non voglio entrarci.

Conosci il suo nome, Tom?

Tutti lo conosciamo, si fa chiamare Kloriana, la regina delle streghe ed è molto cattiva!

Il bambino si agitava e lei dovette interrompere le domande per poterlo calmare.

Come hai fatto a scappare con le guardie? Te lo ricordi?

Il piccolo cercò con lo sguardo un punto preciso e lo raggiunse. Usando le manine  tastò a lungo un pezzo di parete. Trovò quello che cercava e spinse con tutta la forza che aveva. Un passaggio faceva entrare uno spiraglio di luce.

Ti prego, Tom, esci da lì e vediamo cosa c’è lì fuori, tu l’hai visto?

Con fatica oltrepassò il passaggio e cadde rovinosamente in un grande lago con la crosta di ghiaccio ancora tenero.

Misha vide le mani delle due guardie che lo riportavano a galla e lo spogliavano velocemente per avvolgerlo in abiti asciutti.

Quello che si vedeva era il sole che stava tramontando. Avevano scelto apposta quell’orario, sapendo che nessuno li avrebbe cercati fino al giorno dopo.

Alla poca luce che ancora rimaneva, Misha, Kara e Helmut osservavano cosa c’era lì intorno, dovevano cercare di capire. Misha non poteva riconoscere il posto, e gli altri due osservavano con attenzione per poter ricordare e capire.

I tre fuggitivi avevano raggiunto un boschetto e davanti a loro c’era una radura circondata da basse alture. Erano il deposito dei mucchi di terra che veniva estratta dai cunicoli.

I tre aspettarono che il sole calasse e, avvolti dal buio attraversarono la radura e si rifugiarono oltre le alture. In lontananza vedevano alcune fioche luci, ma non sapevano cosa fossero, poteva essere pericoloso.

Aspettarono che la notte passasse, ma faceva troppo freddo, dovevano azzardare e raggiungere un qualsiasi rifugio. Andarono verso quelle luci e lasciarono Tom ben nascosto in una piccola caverna mentre loro andavano in avanscoperta.

Non furono fortunati, delle pattuglie di soldati, già allertati della fuga li catturarono e li portarono alla prigione.

Tom aspettò tutta la notte e la mattina prima di capire che non sarebbero tornati e, tremante di freddo e di paura raggiunse in qualche modo le mura del palazzo e riuscì ad entrare.

Era lì che Misha lo aveva trovato. Da lì in poi conoscevano la storia.

Sei stato bravo, Tom. Dimmi, sei mai entrato nell’alloggio della regina delle streghe?

Una volta, come tutti prima di cominciare per la prima volta il lavoro. E’ davvero terribile e, con altri bambini come me mi ha marchiato dietro la nuca. Volevo piangere dal dolore ma non ci sono riuscito.

Ti ricordi qualcosa di quel posto?

Misha osservava attraverso gli occhi di Tom. Vedeva un grande braciere al centro del salone, o così pareva fosse. Kloriana che immergeva lo stampo per arroventarlo prima di imprimere il suo simbolo. Il bambino aveva gli occhi pieni di lacrime ma non piangeva, sembrava che lì, tutto fosse avvolto dal silenzio.

La strega prese un libro e lo aprì davanti al piccolo. Bacialo. E lui obbedì.

Misha osservava attentamente quella scena, forse avrebbe scoperto dove teneva il libro degli incantesimi. Kloriana fece lo stesso con tutti i piccoli, poi ripose il libro sotto il braciere incandescente con la fiamma sempre accesa.

Ti hanno mai trattato in modo diverso dagli altri, Tom?

Soltanto Orson. Mi portava qualche pezzo di pane di nascosto.

C’è qualcos’altro che ricordi e che mi vuoi raccontare?

Il bambino ebbe un brivido ma si avviò verso un sentiero che nessuno di loro avrebbe mai potuto vedere. Camminò per qualche tempo e si fermò davanti ad un grande spiazzo melmoso. Lacrime gli bagnavano il viso addormentato.

Qui è dove portano i bambini che muoiono,ci portano tutti prima di iniziare il lavoro, dicendoci che se non obbediamo ci finiremo ancora vivi.

Il piccolo rimaneva immobile davanti a quel desolato pezzo di terra fangoso.

Non vuoi tornare indietro, Tom?

Qui sono sepolti alcuni bambini che ho conosciuto.

Conosci i loro nomi?

Tom sembrava sorpreso dalla domanda.

Tutti ci chiamiamo Tom, e le femmine Alice.

Vieni, Tom. Torna da me. Dormi e fai sogni felici. Concluse Misha.

Lentamente si staccò dall’energia che la legava al bambino e poi staccò anche il capitano e Kara.

Una grande stanchezza li permeava tutti. Misha si alzò e porse loro un sorso da una boccetta. Ci volle poco perché fossero completamente svegli.

Si sedettero al tavolo, ognuno immerso nei propri pensieri. Misha lasciò che elaborassero ciò a cui avevano assistito.

“Cosa significa tutto questo?” Chiese il capitano.

“Che devo trovare quel posto e riprendere il libro degli incantesimi, fare in modo che torni al suo posto e, nel frattempo ridurre Kloriana alla resa.” Rispose.

“Nessuno di voi ha capito dove si trova? Nessun indizio?” Chiese di nuovo.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, intenti a ricercare qualche traccia che li potesse aiutare.

Fu Kara a dare il solo e unico indizio. “C’è un unico posto che conosco ad avere un pezzo di terra fangoso, qui non è facile trovarne di simile, il terreno è sempre arido. Davvero non ci hai fatto caso quando ti ci ho portata?”Le chiese.

“Il giardino della morte.” Si stupì Misha.

“Cosa c’entra quel posto maledetto?” Chiese il capitano.

“Nessuno è mai andato oltre il confine di quel posto ma io ho sotterrato i miei genitori quando non mi hanno permesso di seppellirli degnamente. C’è un grande spazio dove i corpi vengono ammassati e sepolti in una fossa comune e a nessuno è concesso di avvicinarsi per paura di contagiarsi. Ci lavorano solo tre uomini che nessuno conosce e che provvedono a tutto. Quando sono rientrata mi sono accorta di avere i sandali e i piedi sporchi di fango, un fango che emanava un odore nauseabondo che nemmeno a lavarli spariva. Potrebbe essere da quelle parti.” Terminò.

Misha prese un pezzo di legno dal camino e disegnò una specie di mappa su un pezzo di stoffa. Lo sottopose ai suoi amici che assentirono. Era tutto ciò che avevano capito.

La notte era scesa. “Io devo andare.” Disse il capitano. “Cercherò di trovare informazioni senza dare troppo nell’occhio, ma tu devi promettermi che non farai gesti inconsulti.” Le disse senza nemmeno accorgersi che le stava dando amichevolmente del tu. “E lei, la tenga d’occhio.” Disse a Kara.

Prese mantello e cappello e, avvolto come un lupo che deve affrontare la foresta piena di insidie uscì.

In fretta le due donne rimisero la sbarra alla porta.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato

Nessun commento:

Posta un commento