MISHA
parte ventisei
Mentre Tom
passava, Misha e gli altri vedevano varie stanze, in ognuna tante piccole celle
che ospitavano bambini. Nelle prime che videro c’erano bambini pronti per il
lavoro, e nelle altre c’erano quelli di varie età, dai più grandi ai più
piccoli. Quando le celle dei grandi si svuotavano per andare nel reparto lavoro
quelle venivano riempite coi bambini quasi pronti a loro volta a lavorare.
Il silenzio
era assoluto.
Dove sono le donne vestite di grigio?
Tom
proseguiva e la portò in un buio sgabuzzino. Impilate su sostegni appesi al
muro c’erano una ventina di fantocci
senza vita. Donne vestite di grigio.
Tu le hai conosciute Tom?
No.
C’è altro che mi puoi mostrare? Sai
che nessuno ti può vedere.
Il bambino
uscì da quel grande stanzone silenzioso e chiuse adagio la porta.
Fuori non si
distingueva niente, era tutto uguale: terra, pareti, soffitto. Tutto buio,
rischiarato sporadicamente da lampi verdi.
Tom li
condusse in una costruzione separata e diversa dalle altre.
Puoi entrare qui, Tom?
Il bambino
tremava e lei dovette calmargli il battito.
Qui è dove c’è lei, la strega
cattiva. Qui porta alcuni bambini che poi non si vedono più. Io non posso e non
voglio entrarci.
Conosci il suo nome, Tom?
Tutti lo conosciamo, si fa chiamare
Kloriana, la regina delle streghe ed è molto cattiva!
Il bambino
si agitava e lei dovette interrompere le domande per poterlo calmare.
Come hai fatto a scappare con le
guardie? Te lo ricordi?
Il piccolo
cercò con lo sguardo un punto preciso e lo raggiunse. Usando le manine tastò a lungo un pezzo di parete. Trovò
quello che cercava e spinse con tutta la forza che aveva. Un passaggio faceva
entrare uno spiraglio di luce.
Ti prego, Tom, esci da lì e vediamo
cosa c’è lì fuori, tu l’hai visto?
Con fatica
oltrepassò il passaggio e cadde rovinosamente in un grande lago con la crosta
di ghiaccio ancora tenero.
Misha vide
le mani delle due guardie che lo riportavano a galla e lo spogliavano
velocemente per avvolgerlo in abiti asciutti.
Quello che
si vedeva era il sole che stava tramontando. Avevano scelto apposta
quell’orario, sapendo che nessuno li avrebbe cercati fino al giorno dopo.
Alla poca
luce che ancora rimaneva, Misha, Kara e Helmut osservavano cosa c’era lì
intorno, dovevano cercare di capire. Misha non poteva riconoscere il posto, e
gli altri due osservavano con attenzione per poter ricordare e capire.
I tre
fuggitivi avevano raggiunto un boschetto e davanti a loro c’era una radura
circondata da basse alture. Erano il deposito dei mucchi di terra che veniva
estratta dai cunicoli.
I tre
aspettarono che il sole calasse e, avvolti dal buio attraversarono la radura e
si rifugiarono oltre le alture. In lontananza vedevano alcune fioche luci, ma
non sapevano cosa fossero, poteva essere pericoloso.
Aspettarono
che la notte passasse, ma faceva troppo freddo, dovevano azzardare e
raggiungere un qualsiasi rifugio. Andarono verso quelle luci e lasciarono Tom
ben nascosto in una piccola caverna mentre loro andavano in avanscoperta.
Non furono
fortunati, delle pattuglie di soldati, già allertati della fuga li catturarono
e li portarono alla prigione.
Tom aspettò
tutta la notte e la mattina prima di capire che non sarebbero tornati e,
tremante di freddo e di paura raggiunse in qualche modo le mura del palazzo e
riuscì ad entrare.
Era lì che
Misha lo aveva trovato. Da lì in poi conoscevano la storia.
Sei stato bravo, Tom. Dimmi, sei mai
entrato nell’alloggio della regina delle streghe?
Una volta, come tutti prima di
cominciare per la prima volta il lavoro. E’ davvero terribile e, con altri
bambini come me mi ha marchiato dietro la nuca. Volevo piangere dal dolore ma
non ci sono riuscito.
Ti ricordi qualcosa di quel posto?
Misha
osservava attraverso gli occhi di Tom. Vedeva un grande braciere al centro del
salone, o così pareva fosse. Kloriana che immergeva lo stampo per arroventarlo
prima di imprimere il suo simbolo. Il bambino aveva gli occhi pieni di lacrime
ma non piangeva, sembrava che lì, tutto fosse avvolto dal silenzio.
La strega
prese un libro e lo aprì davanti al piccolo. Bacialo. E lui obbedì.
Misha
osservava attentamente quella scena, forse avrebbe scoperto dove teneva il
libro degli incantesimi. Kloriana fece lo stesso con tutti i piccoli, poi
ripose il libro sotto il braciere incandescente con la fiamma sempre accesa.
Ti hanno mai trattato in modo diverso
dagli altri, Tom?
Soltanto Orson. Mi portava qualche
pezzo di pane di nascosto.
C’è qualcos’altro che ricordi e che
mi vuoi raccontare?
Il bambino
ebbe un brivido ma si avviò verso un sentiero che nessuno di loro avrebbe mai
potuto vedere. Camminò per qualche tempo e si fermò davanti ad un grande
spiazzo melmoso. Lacrime gli bagnavano il viso addormentato.
Qui è dove portano i bambini che
muoiono,ci portano tutti prima di iniziare il lavoro, dicendoci che se non
obbediamo ci finiremo ancora vivi.
Il piccolo
rimaneva immobile davanti a quel desolato pezzo di terra fangoso.
Non vuoi tornare indietro, Tom?
Qui sono sepolti alcuni bambini che
ho conosciuto.
Conosci i loro nomi?
Tom sembrava
sorpreso dalla domanda.
Tutti ci chiamiamo Tom, e le femmine
Alice.
Vieni, Tom. Torna da me. Dormi e fai
sogni felici. Concluse
Misha.
Lentamente
si staccò dall’energia che la legava al bambino e poi staccò anche il capitano
e Kara.
Una grande
stanchezza li permeava tutti. Misha si alzò e porse loro un sorso da una
boccetta. Ci volle poco perché fossero completamente svegli.
Si sedettero
al tavolo, ognuno immerso nei propri pensieri. Misha lasciò che elaborassero
ciò a cui avevano assistito.
“Cosa
significa tutto questo?” Chiese il capitano.
“Che devo
trovare quel posto e riprendere il libro degli incantesimi, fare in modo che
torni al suo posto e, nel frattempo ridurre Kloriana alla resa.” Rispose.
“Nessuno di
voi ha capito dove si trova? Nessun indizio?” Chiese di nuovo.
Rimasero in
silenzio per qualche minuto, intenti a ricercare qualche traccia che li potesse
aiutare.
Fu Kara a
dare il solo e unico indizio. “C’è un unico posto che conosco ad avere un pezzo
di terra fangoso, qui non è facile trovarne di simile, il terreno è sempre
arido. Davvero non ci hai fatto caso quando ti ci ho portata?”Le chiese.
“Il giardino
della morte.” Si stupì Misha.
“Cosa
c’entra quel posto maledetto?” Chiese il capitano.
“Nessuno è
mai andato oltre il confine di quel posto ma io ho sotterrato i miei genitori
quando non mi hanno permesso di seppellirli degnamente. C’è un grande spazio
dove i corpi vengono ammassati e sepolti in una fossa comune e a nessuno è
concesso di avvicinarsi per paura di contagiarsi. Ci lavorano solo tre uomini
che nessuno conosce e che provvedono a tutto. Quando sono rientrata mi sono
accorta di avere i sandali e i piedi sporchi di fango, un fango che emanava un
odore nauseabondo che nemmeno a lavarli spariva. Potrebbe essere da quelle
parti.” Terminò.
Misha prese
un pezzo di legno dal camino e disegnò una specie di mappa su un pezzo di
stoffa. Lo sottopose ai suoi amici che assentirono. Era tutto ciò che avevano
capito.
La notte era
scesa. “Io devo andare.” Disse il capitano. “Cercherò di trovare informazioni
senza dare troppo nell’occhio, ma tu devi promettermi che non farai gesti
inconsulti.” Le disse senza nemmeno accorgersi che le stava dando
amichevolmente del tu. “E lei, la tenga d’occhio.” Disse a Kara.
Prese
mantello e cappello e, avvolto come un lupo che deve affrontare la foresta
piena di insidie uscì.
In fretta le
due donne rimisero la sbarra alla porta.
Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato
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