giovedì 21 gennaio 2021

MISHA

 MISHA

parte diciannove



Misha oltrepassò le sbarre con la paura di venirne imprigionata. Il suo corpo era attraversato da sensazioni che non aveva mai provato e con fatica teneva il battito del cuore sotto controllo.

Gli occhi della donna osservavano Misha e la trapassavano da parte a parte, niente veniva lasciato indietro e, ad un certo punto strinse le labbra come se avesse visto qualcosa che la infastidiva.

“Come ti chiami, ragazzina?” Le chiese.

“Mi chiamo Misha, e lei saprà bene chi sono e cosa faccio, ma io non so chi è lei.” Osò rispondere senza alcun timore.

Un lieve sorriso rilassò le labbra della sconosciuta. “Io sono Kloriana , e questo ti deve bastare.” Le rispose.

“So chi sei e cosa fai e sono qui per darti un avvertimento: rimani al tuo posto, porta pure le tue conoscenze dove servono, ma sta lontana da ciò che non ti riguarda o io lo verrò a sapere e per te saranno guai.” Disse mentre si le si avvicinava con sguardo che sembrava lanciare fiamme.

Per un attimo Misha pensò che quella fosse un drago e che presto l’avrebbe incenerita. Kloriana teneva i pugni stretti come se dovesse trattenere un moto di rabbia ma la ragazza non si scompose.

“Qui tutto dipende da me!” le sussurrò all’orecchio prima di andarsene.

Misha aveva trattenuto il respiro e aspettò che l’altra si fosse allontanata prima di riprendere a respirare regolarmente.

Aspettò qualche minuto, voleva essere certa che se ne fosse andata. Ritornò sui suoi passi e il capitano la stava aspettando lì dove l’aveva lasciata.

“Se ne è andata”. Disse soltanto l’uomo.

Misha avrebbe voluto fargli domande ma lui le fece segno di tacere.

Lei avrebbe tanto voluto rivedere il principe e cercò di dirlo alla mente del capitano.

“Lui non è qui.” Le rispose.

Erano fuori dal portone della prigione e non si erano scambiati nemmeno una parola.

“Capitano, perché stasera non viene a cena da me? Mi sento così sola in questo posto.” Gli chiese sperando che lui accettasse.

“Verrò domani sera, se entro le sette non sarò arrivato non mi aspetti oltre, grazie.” Le fece un cenno di saluto e rientrò.

Era pensierosa Misha mentre rientrava a casa, sapeva che Kara la stava aspettando e si avviò velocemente, domandandosi dove fosse il principe.

In quel momento il principe William era a palazzo. Suo fratello Charles e sua sorella Mary lo guardavano con disprezzo. Lui non abbassava mai lo sguardo.

“Voi sapete bene chi sono io, non sarò mai niente di diverso dal principe ereditario quale sono. Cosa volete?” Chiese loro.

“Nostro padre sta molto male e vuole vederti, vuole vedere il suo figlio bastardo.”Gli rispose sua sorella.

Gli avevano fatto indossare abiti puliti e lo accompagnarono nella stanza del re, entrarono tutti e tre.

Sul grande letto, sorretto da parecchi cuscini, il vecchio re respirava a fatica. Fece un cenno e quelli si avvicinarono.

William si accorse che suo padre era alla fine, gli si avvicinò e, si inginocchiò al bordo del letto. “Volevi vedermi, padre?” Gli chiese dolcemente.

Il re allungò la mano fredda e rugosa e fece una carezza al volto di quel figlio che aveva tanto amato, il suo primo figlio, il suo erede che lui stesso aveva disconosciuto e allontanato, quello che, a sua insaputa era stato imprigionato i e torturato.

Si sentivano soltanto i respiri dei presenti, ognuno aveva le orecchie tese, pronto ad intervenire al bisogno.

Mary si avvicinò porgendo al padre un bicchiere d’acqua che quello rifiutò, erano giorni che non mangiava e non beveva e la sua mente era più lucida del solito non avendo ingerito la dose di droga.

“Io sto morendo, figli miei. Il regno è in pericolo, c’è bisogno di un nuovo  re forte e amato dal popolo che sappia regnare con saggezza, giustizia e competenza. Siete miei figli ma soltanto uno di voi è il naturale erede di tutto questo ed io lo benedico. Avvicinatevi.” Aspettò che gli fossero tutti intorno e li osservò ognuno attentamente negli occhi. Per pochi attimi tutti rividero lo sguardo fiero e amorevole di padre e del loro re. Doveva costargli molta fatica quello che stava facendo, il respiro era ormai un rantolo. “Io vi comando di …” ma non riuscì a finire la frase. Il respirò gli mancò e il suo cuore cessò di battere.

William rimase inginocchiato stringendo la mano di suo padre mentre alle sue spalle gli altri due si scambiavano sguardi complici.

Fecero ricomporre la salma e la rivestirono degli abiti regali, poi le campane avvisarono della morte del re.

“Rimarrai fino a dopo i funerali, poi decideremo cosa fare. Sarai sempre sorvegliato e non potrai uscire dalla tua stanza senza scorta.” Gli disse suo fratello che chiamò le guardie già istruite che lo accompagnarono nella sua stanza.

Tutti ormai sapevano della morte del re. La vita doveva continuare, presto ci sarebbe stato il funerale e l’investitura del nuovo re, ma niente sarebbe cambiato nella vita del popolo, avevano solo la speranza che chiunque fosse stato nominato fosse un re giusto e buono.

Il principe William era solitario nella sua grande stanza, non gli era permesso di parlare con nessuno. Avrebbe presenziato al funerale e poi, poi si chiese cosa avevano in mente i suoi congiunti.

Misha continuava il suo lavoro, tante persone avevano cominciato ad avere fiducia in lei, a rispettarla nonostante fosse così giovane e lei ne era davvero fiera.

Stava preparando la cena, sperando che il capitano mantenesse la parola. Era tutto pronto quando sentì bussare.

Era una sera fredda e nebbiosa, e solo con l’arrivo della pioggia e della neve la nebbia si sarebbe diradata.

Il camino rischiava e riscaldava la piccola casa e il capitano allungò le mani verso le fiamme.

“Benvenuto, Kurt. Non l’ho ancora ringraziata per quello che ha fatto per me, per questa bella dimora e per gli aiutanti che mi ha assegnato.” Gli disse mentre portava il cibo in tavola.

“Vuole parlarmi un po’ di lei, capitano?” Le chiese mentre sorseggiavano un boccale di vino.

L’uomo aveva detto solo poche parole fino a quel momento. Alzò lo sguardo verso quella ragazzina che fin dal primo momento in cui l’aveva vista le era entrata nel cuore. Rivedeva in lei la sua amata figlia, perduta in un tragico incidente insieme a sua moglie. Avrebbe voluto dirle quanto dolore aveva provato, quanta solitudine lo avvolgeva, quanta sofferenza doveva sopportare, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.

La mano della ragazza si posò sulla sua. “Non c’è bisogno che parli, ho già letto i suoi sentimenti, ho sempre saputo che lei è una brava persona e che fa quello che può per non peggiorare la situazione dei prigionieri, così come so che deve mentire spesso, e fare cose che non vorrebbe.” Si interruppe. “Vuole continuare lei, Kurt?”

L’uomo aspettò che il nodo che aveva in gola si sciogliesse. “Io sono fedele al principe ereditario, lo sono sempre stato. Ho accettato il lavoro alla prigione per non essere costretto ad arruolarmi come soldato. Quando lo hanno portato nella cella quasi non riuscivo a capacitarmi. E’ stato lui stesso che mi ha raccontato la sua storia, quello che gli hanno fatto suo fratello e sua sorella. Non può immaginare il mio dolore quando ho visto la sua fidanzata in fin di vita, torturata a morte solo perché non ha rinnegato il suo amore per lui. Lei l’ha conosciuta, non meritava di morire in quel modo. Vivo costantemente in pericolo di vita, se solo si scoprissero i miei veri sentimenti e a chi ho giurato fedeltà mi taglierebbero la gola. Sono in parecchi a desiderare la mia posizione ed è possibile che il nuovo re, chiunque sia, voglia mettere qualcuno di sua totale fiducia al mio posto.”

Misha ascoltava e capiva che ogni parola era vera. “Ci sono altre persone che sono ancora devote al principe ereditario?” Gli chiese.

Il capitano si guardò intorno, come se temesse che qualcuno fosse in ascolto. Misha si alzò in piedi e, con un gesto della mano richiuse se stessa e l’uomo in una bolla impenetrabile. “Ora può parlare, nessuno potrà ascoltare.” Kurt era incredulo e allungò la mano che non riuscì a oltrepassare quella bolla che sembrava fatta di niente.

“Le sue guardie personali le ha conosciute e in qualsiasi momento sono pronte a dare la loro vita per il principe. Ci sono io che gli ho giurato fedeltà, e altri soldati e combattenti che non aspettano altro che di essere chiamati a combattere per lui. Solo io so chi sono e se mi succedesse qualcosa tutto verrebbe vanificato.” Le rispose.

“Ora lo so anch’io, e non è facile che mi accada qualcosa di male.” Gli rispose.

Con gesto inverso sciolse la bolla. Era pericoloso rimanere per troppo tempo isolati.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi fate e mondo incantato

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