giovedì 21 gennaio 2021

MISHA

 MISHA

parte ventitre



“Si ricorda i prigionieri incatenati alla parete che ho curato? Quelli provenivano proprio da là, ma non ho fatto in tempo ad interrogarli. Deve raccogliere tutte le informazioni che può su quel posto, e se verrà incarcerato qualcuno che proviene dalla cava, per favore mi chiami subito. Il problema più grande è Kloriana, una grande strega con poteri che superano quelli di tutte le altre streghe, compresi i miei, devo conoscerla meglio, devo impossessarmi del libro degli incantesimi che ha rubato, senza quello è una strega come le altre e può essere sconfitta. Dove vive? Cosa fa per il reame? C’è qualcuno che la conosce? Chi sono le donne vestite di grigio che prelevano i bambini? Come vede tutto è legato alla cava sommersa, troviamola e avremo un punto di partenza. Abbiamo quattro mesi prima che si organizzi un altro viaggio nei villaggi e che molte famiglie soffrano per la perdita dei loro figli. Come vede, capitano, non abbiamo tempo da perdere. Lei trovi un appiglio, un animale che solo sia stato là che al resto ci  penso io.” Concluse.

“Un’ultima cosa, Helmut, le guardie personali del nuovo re sono leali al vero principe ereditario, se ci riesce parli con qualcuno di loro, ci sarà pure qualcuno che proviene da quel posto o che ne ha sentito parlare, dobbiamo approfittare di ogni dettaglio.” Gli disse prima di salutarlo.

Il capitano uscì nella notte fredda e umida, un velo di nebbia copriva la vista del cielo stellato. Nessun rumore si sentiva per le vie, ma la sua mano non si staccò mai dal pugnale fino a quando raggiunse la prigione dove aveva il suo alloggio.

Si sdraiò con mille pensieri nella testa e non riusciva a dormire. Andò a controllare le celle e i prigionieri e si soffermò davanti alle sbarre che tenevano da più di due anni imprigionato il principe ereditario che ora dormiva. Come facesse ad essere così calmo e sereno, il capitano se lo chiedeva ogni giorno. Tornò sui suoi passi e, finalmente riuscì ad addormentarsi.

Dicembre era iniziato con un gran gelo. Non aveva ancora nevicato ma le strade erano coperte di bianco, la nebbia congelava e si posava su alberi e ciottoli e non si scioglieva nemmeno durante la giornata.

Era diventato difficoltoso anche per Misha e Kara andare nelle case di chi richiedeva i loro servigi. Il re non aveva mantenuto la parola e non le aveva assegnato un posto in cui ricevere gli ammalati.

Potevano uscire soltanto nelle ore di luce, per questo saltavano il pranzo pur di curare il maggior numero di persone possibile.

Misha stava visitando un neonato quando una guardia entrò a cercarla.

“Deve seguirmi alla prigione, il capitano ha richiesto con urgenza la sua presenza.” Le disse.

Misha diede istruzioni a Kara e seguì il soldato.

La prigione era un poco riscaldata, ma i prigionieri pativano il freddo con i pochi abiti e poche coperte che avevano.

Il capitano l’accolse col suo solito cipiglio severo.

“Mi segua.” Le disse soltanto.

Oltrepassarono le celle maschili e anche quelle femminili che si erano riempite quasi al limite. La ragazza capì che la stava conducendo alle ultime celle, quelle destinate ai prigionieri speciali.

Come era successo in precedenza, vide due uomini incatenati alla parete. Erano stati torturati e avevano il corpo martoriato da numerose ferite e ustioni. Erano privi di conoscenza.

“Li abbiamo appena riportati dalla camera delle torture. Non ho idea di chi siano e che cosa abbiano commesso, ma il solo fatto che siano qui, mi fa capire che sono prigionieri diversi dagli altri. Tocca a lei, ora, ragazza medicina.” Le disse.

Misha cominciò a lavare e disinfettare quei corpi così martoriati. Cucì varie lacerazioni, sistemò una spalla slogata, ci impiegò parecchio tempo prima di essere parzialmente soddisfatta del suo lavoro. I due prigionieri avevano cominciato a lamentarsi, si stavano risvegliando mentre lei li osservava. Avevano corpi possenti, e il loro battito cardiaco era forte, anche con il viso irriconoscibile dal gonfiore  si vedeva che erano uomini sani e ben nutriti.

Prese dell’acqua e li dissetò. Il capitano era fuori dalla cella e non si faceva sfuggire nessun movimento. Non era stato autorizzato a chiamare la ragazza medicina e doveva essere molto vigile.

Uno di loro cercò di aprire gli occhi, gonfi e rossi per i colpi che aveva subìto. Aveva la vista annebbiata e dolori in tutto il corpo ma la sua mente si stava risvegliando.

Osservò la ragazza che aveva di fronte e pensò di essere morto e quella fosse un angelo venuto a prenderlo. Scosse la testa per schiarirsi meglio la vista e si voltò in cerca del suo compagno che era ancora svenuto.

“E’  morto?” Chiese con molta difficoltà.

“No, è ancora svenuto ma presto anche lui riprenderà conoscenza.” Gli rispose dolcemente.

Era in quella cella già da due ore e il capitano scalpitava.

“Chi siete?” Gli chiese Misha.

L’uomo non rispondeva. Aveva paura che quello fosse un inganno e che facesse parte della tortura. Li avevano ridotti proprio male con quelle torture, con tutti quegli aggeggi che erano manovrati molto espertamente da uomini disumani. Loro due, però non avevano ceduto, e non lo avrebbero fatto nemmeno ora.

Misha si accorse di tutto quello che passava nella mente del prigioniero. Nel frattempo anche il suo compagno cominciò a lamentarsi, anche lui si stava risvegliando.

Una guardia portò un messaggio al capitano. I prigionieri dovevano essere riportati nella camera delle torture appena si fossero ripresi. Passò il messaggio anche alla ragazza.

Ora erano entrambi coscienti. “E’ arrivato l’ordine di riportarvi nella camera delle torture, di cosa siete accusati per essere sottoposti a così tanta crudeltà?” Chiese loro.

Si vedeva bene che erano disposti a morire piuttosto che cedere.

“Ti scongiuro, ragazza, metti una lama nei nostri cuori, non farci torturare ancora.” Gli disse.

“Io sono qui per aiutarvi non per farvi del male.” Rispose.

Il primo uomo che si era risvegliato aveva un occhio chiuso e l’altro appena aperto da uno spiraglio. “Avvicinati, voglio vedere il tuo volto.” E lei si avvicinò più che poté.

Il prigioniero cercò di osservarla anche fra la nebbia che l’avvolgeva.

“Mi chiamo Misha, sono una ragazza medicina, tu chi sei?”

L’uomo faticava a respirare, aveva delle costole spezzate e ogni respiro, ogni parola gli costava un gran dolore.

“Io sono Orson e lui e Laret, siamo schiavi fin dalla nascita, due dei pochi sopravvissuti ai lavori nei tunnel della cava sommersa. Solo chi è molto forte ci riesce, la maggior parte non supera i dodici quindici anni, e le ragazzine nemmeno quelli.” Disse con grande difficoltà.

“Dove si trova la cava sommersa?” Le chiese speranzosa.

“Non lo sappiamo. Ci siamo entrati troppo piccoli e non ne siamo mai usciti, non so dove si trova.” Le rispose.

“Perché vi stanno torturando?” Gli chiese ancora.

“Perché ci siamo fidati della persona sbagliata. Ci aveva promesso la libertà, invece ci ha consegnato alle guardie della strega. Quella  maledetta strega ci ha portati davanti al nuovo re, non ricordo altro, dopo di che ci siamo ritrovati qui ma non sappiamo come ci siamo arrivati, è tutto molto confuso.” Le rispose.

“Cosa volevate fare?” Lei insisteva ben sapendo che doveva fare in fretta.

“Scappare, vedere il sole, respirare l’aria. Camminare nell’erba come là non si può fare. C’era qualcuno che ci raccontava del mondo fuori dalla cava e noi volevamo conoscerlo, invece era una trappola e credo che in tanti ci siano caduti.” Sospirò trattenendo una smorfia di dolore.

“Ora chiudi gli occhi.” Gli disse.

Usando una nenia dolce e i suoi poteri entrò nella mente dell’uomo e quello che vide la sconvolse. Non c’era niente, solo un immenso nero che avvolgeva ogni singolo organo del suo corpo, compresa la mente. Una marea densa e nera che lo stava uccidendo piano. Si accorse subito che si trattava di un incantesimo terribile e uscì subito dalla sua mente.

Riprese fiato e gli accarezzò il viso. “Metterò fine alle vostre sofferenze.” Bisbigliò per non farsi sentire da nessun altro.

Romanzo di Milena Ziletti - diritti e proprietà a lei riservati - immagine dalla pagina di fb di Elfi, fate e mondo incantato

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