KATRIN, LA SUA STORIA
parte centodiciotto/diciannove
Marion
raggiunse Katrin e la salutò con un cenno. Si rivolse a Liam che aveva
cominciato ad essere molto preoccupato. Tuo
padre non è tornato, Liam. Ha trovato una donna e si sono messi insieme. Dice
che potrai raggiungerlo quando torneremo per la prossima stagione. Gli dispiace
ma sa che qui stai bene. Gli disse accarezzandogli la testa. Sei sicura che lui sta bene? Le chiese
titubante. Te lo giuro, io non mento e tu
lo sai. E Liam si tranquillizzò.
State tutti bene? Fammi vedere i miei
figliocci. Mio dio quanto sono cresciuti, e come sono belli. Disse emozionata mentre li baciava
entrambi. Katrin aveva vicino a sé Liam e gli teneva la mano sulla spalla,
gesto che non sfuggì a Marion.
Ora devo andare ma tornerò presto a
trovarvi, preparatemi una cena speciale e tanto vino per festeggiare. Disse allontanandosi.
Katrin la
seguì e la raggiunse. Cos’è successo
veramente al padre di Liam? Volle sapere. Si è messo con una vedova che ha già tre figli e non vuole avere anche
il suo, ha detto che non lo vuole fra i piedi. Le rispose con rabbia
trattenuta. Si salutarono di nuovo.
Tutto
continuava come per secoli era sempre continuato in quel villaggio. Arrivò
l’inverno, la neve e tanto ghiaccio. I comignoli mandavano fumo giorno e notte,
il freddo era talmente intenso che non si poteva spegnere il fuoco nemmeno un
minuto.
Era gennaio,
una sera fredda e con una insistente tormenta di neve. Katrin e gli altri erano
seduti a tavola, avrebbero cenato in fretta e poi si sarebbero riparati sotto
le coperte. I gemelli giocavano fra di loro sulla coperta davanti al camino e
Liam, Katrin e Marta stavano finendo di mangiare.
Marta alzò
lo sguardo, guardò i presenti, sorrise, piegò la testa e si accasciò sul
tavolo. Katrin le fu subito vicino ma capì che Marta se ne era andata.
Liam, copriti bene e corri a chiamare
Marion.
Passarono
pochi minuti e Marcus con Marion fecero il loro ingresso.
Katrin aveva
spostato Marta sul suo letto. Aveva il viso sereno e sembrava che stesse ancora
sorridendo.
Povera Marta, ora ha raggiunto sua
figlia, ma ci mancherà tanto. Disse Marion.
La voce
della morte di Marta raggiunse presto tutto il villaggio e vennero tutti per
l’ultimo saluto, mentre cinque uomini armati di piccone cercavano di scavare
una fossa nel terreno duro come la pietra.
In casa
soltanto i gemelli tenevano un po’ di allegria. Liam era più silenzioso del
solito e Katrin non sapeva come superare la corazza che si era costruito.
Liam, siamo rimasti solo noi e
abbiamo bisogno di te. I gemelli ed io non sappiamo come tirare avanti, se non
ci fossi tu non so come faremmo. Vorrei portare le culle nella tua cameretta,
che ne dici? Gli
chiese mentre stavano facendo colazione.
Si stava
avvicinando il compleanno dei gemelli e la neve stava dando un po’ di tregua.
In casa tutto procedeva bene. Ancora un paio di mesi e la carovana sarebbe
ripartita. A Katrin tremava il cuore al pensiero di quello che sarebbe successo
a Liam.
Festeggiarono
il compleanno di Peter e Sally con Marion e Marcus. C’era serenità e molto
amore e Katrin doveva affrontare l’argomento della partenza con Liam.
Liam stava
giocando coi piccoli e Katrin si sedette con loro davanti al camino.
Hai pensato a cosa vuoi fare, Liam?
Vuoi andartene? Noi vorremmo che tu rimanessi ma la decisione è tua. Noi ci
sentiremmo persi senza di te. Gli chiese con le lacrime agli occhi.
Ci ho pensato molto, Kate, talmente
tanto da passare notti senza dormire. Io ti voglio bene, amo i gemelli, ma lui
è mio padre, l’unico della mia vera famiglia. Le rispose.
Dio come
avrebbe fatto a trattenerlo senza forzarlo? Senza che soffrisse per il rifiuto
di suo padre?
Tu sei la nostra famiglia, ma
accetteremo la tua decisione. Sei grande abbastanza per farlo e, anche se
soffriremo il tuo abbandono noi ti lasceremo andare. Lacrime vere le scendevano sulle
guance, era così difficile trovare la soluzione giusta.
Anche Liam
iniziò a piangere, era evidente la lacerazione che stava soffrendo, da una
parte suo padre, un uomo che non lo aveva mai molto amato dopo la morte della
moglie, dall’altra una famiglia ritrovata che lo amava davvero.
Katrin lo
abbracciò, gli baciò la testa. Stava diventando grande, era un gran bravo
ragazzino: responsabile, serio, affidabile e a lei si sarebbe straziato il
cuore se fosse andato via. Rimasero abbracciati fino a che Peter non si
aggrappò alle gambe di Liam e Sally gorgogliò qualcosa sorridendogli. Allora
lui si staccò da Katrin e si abbassò ad abbracciare i gemelli.
Siete voi la mia vera famiglia, non
posso lasciarvi da soli. E diede libero sfogo alle lacrime che aveva sempre trattenuto. Si rifugiò
nella sua cameretta e lasciò che il dolore lasciasse il suo petto.
Katrin e i
gemelli lo aspettavano. Un grande peso le si era sciolto.
Era la fine
di marzo, la carovana era quasi pronta per la partenza. Tutto sarebbe
continuato.
Marion e
Marcus passarono a salutare. Marion capì subito e sorrise a Katrin. La
raggiunse e rimasero sole.
Non mi hai mai chiesto niente, Kate,
nemmeno una domanda su quello che succede di là dal passo. Le disse Marion.
Il mio mondo è qui, la mia vita è
qui, la mia famiglia è qui. Le rispose.
E venne
anche il giorno della partenza, la carovana si era già incamminata quando Liam
con uno scatto si mise a correre e raggiunse Marion.
Aveva il
fiatone quando la raggiunse. Saluta mio
padre da parte mia, digli che lo porto nel cuore, nonostante tutto. E tornò
di corsa a casa sua.
La carovana
era partita da pochi giorni e i lavori nel villaggio procedevano spediti. Con
la natura che si risvegliava anche tutte le attività ad essa collegate
riprendevano il proprio corso.
Peter e
Sally erano due bambini vispi e dolcissimi. Avevano compiuto un anno da poco e
amavano stare all’aria aperta.
Katrin,
aiutata da Liam aveva preparato, durante il periodo invernale quello che
sarebbe servito per la bella stagione. Avrebbe di nuovo tenuto i bambini e
alcuni ragazzini e, oltre a farli divertire avrebbe insegnato loro a leggere e
scrivere.
Le famiglie
erano contente e tutti si presentarono con quello che serviva.
Ce n’erano
di tutte le età, i più piccoli erano seguiti da due giovani ragazze, quelli più
grandicelli seguivano Katrin. Erano stati rinchiusi per lunghi mesi, avevano
bisogno di correre e divertirsi, così i primi giorni li lasciò sfogare.
Qualcuno si era presentato con un arco fabbricato in casa, spade di legno ben
fatte, lance e pugnali che i loro genitori avevano intagliato davanti al fuoco
nei giorni freddi dell’inverno.
Liam
sfoggiava un bellissimo pugnale che Katrin gli aveva regalato, fatto dal fabbro
proprio per lui, e ne andava fiero come non mai.
Aprile e
maggio volarono via, così come il ventunesimo compleanno di Katrin che passò
senza che nessuno lo sapesse.
Era il dieci
di giugno, una giornata bellissima con una leggera brezza e il canto degli
uccelli che accompagnavano le attività dei bambini.
Sentirono le
grida di una donna che arrivava correndo ma non capivano cosa stesse dicendo.
Tutti si fermarono in attesa che arrivasse per capire cosa stesse succedendo.
La donna non
riusciva a parlare da tanto era scossa dalla gran corsa. Ci volle solo qualche
attimo prima che potesse parlare.
Presto, dobbiamo portare i bambini al
sicuro. Tutti sapete cosa fare! Urlò. Katrin non capiva cosa significasse ma le due ragazze
più grandi avevano già radunato tutti bambini e li stavano guidando via.
Cosa succede? Chiese spaventata Katrin. Stanno arrivando, di nuovo! Una banda di
ladri e malfattori che ogni tanto arriva nel nostro villaggio e ci porta via o
distrugge tutto quello che abbiamo. Ci nascondiamo nella grotta del Piede Rosso
e aspettiamo che se ne vadano. I bambini là sono al sicuro. Le rispose
ancora col fiatone. Katrin si guardò intorno e vide che soltanto Liam era
rimasto.
Una donna,
sconvolta si rivolse a Katrin. E voi cosa
fate? Le chiese. Noi ci nascondiamo, non siamo capaci di
affrontarli. Corri, venite con me. Le disse cercando di strattonarla, ma
Katrin non si muoveva.
Liam, vai con lei. Ordinò al ragazzino. Io rimango con te. Le rispose senza
indugio.
La donna
scappò via di corsa e Katrin rimase sola con Liam.
Katrin corse
in casa e si armò del suo arco, che aveva solo cinque frecce, della sua spada e
si sincerò di avere il pugnale al fianco.
Liam
l’aspettava con la sua fionda e il suo pugnale, una donna e un ragazzino contro
una banda di predoni.
Trovarono un
rialzo di detriti sul quale c’erano alcuni alberi e si nascosero lì, in attesa.
Dovevi andare a nasconderti. Bisbigliò Katrin a Liam. Io sto dove stai tu. Le rispose.
Sentirono
gli zoccoli dei cavalli e una nuvola di polvere che si avvicinavano. Katrin
aguzzò la vista per capire quanti fossero ma fu Liam a scoprirlo prima di lei. Sono in otto, Kate, sono tanti. Le
disse.
Arrivarono
urlando e chiamando a gran voce i vigliacchi del villaggio. Cominciarono a
distruggere alcuni tetti e portici aspettando di vedere chi era rimasto a
contrastarli, ma nessuno si fece vedere.
Sicuri di
loro stessi si fermarono nel piccolo spiazzo. I due nascosti sentirono il capo
dare ordini su come procedere al saccheggio.
Katrin prese
la freccia e la lanciò. Non mancò il bersaglio e uno di loro cadde a terra. Gli
altri si guardavano in giro, stupiti ma non riuscivano a vedere niente mentre
una seconda freccia fece di nuovo centro. La terza arrivò che ancora non
avevano capito, così come la quarta e la quinta. I cavalli rimasti senza il
loro cavaliere si erano allontanati e tre uomini avevano la spada in pugno e
bestemmiavano cercando di capire da dove erano partite le frecce.
Katrin si
legò i capelli ben stretti, si strappò la veste lunga e si mise in posa.
Cercate me? Chiese a gran voce.
I malviventi
erano stupiti di vedere una donna, donna con una splendida spada e che li
sfidava.
Uno dei tre
si mise a ridere sguaiatamente. Capo, ci
penso io. Disse scendendo da cavallo e portandosi davanti a Katrin.
Iniziarono a
duellare, ma anche stavolta fu sottovalutata e lei non ci mise molto a finirlo.
Nessuno deve mai sottovalutarmi, nessuno!
Urlò a gran voce.
I due
rimasti erano esterrefatti. Bastò loro uno sguardo per capirsi e, insieme
scesero da cavallo per raggiungerla.
Sarà un piacere squarciarti il cuore.
Le disse il capo.
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