KATRIN, LA SUA STORIA
parte centoventicinque/ventisei
Erano
passati solo due giorni dal ritorno degli itineranti. Era solo metà settembre
ma l’aria era già gelida e sui picchi delle montagne che circondavano il
villaggio si vedeva la neve aumentare giorno dopo giorno.
Liam e
Katrin stavano cenando con i bambini. Quando i piccoli furono a letto Katrin si
sedette accanto a Liam e gli prese la mano. Dobbiamo
parlare.
Liam attese
che lei continuasse. Ho deciso di partire
fra due o tre giorni, ho bisogno di sapere se sei sempre dell’idea di venire
con noi. Gli chiese, e lui assentì. Puoi
procurare un carro, un cavallo e cibo per l’animale? Il ragazzo assentì di
nuovo. Al resto penso io, da giorni ho
iniziato a preparare cibo da portare con noi e abiti e coperte pesanti, se tu
ce la fai possiamo partire fra due giorni, prima che il passo sia
impraticabile. Lo mise al corrente.
E dove andremo, Kate? Volle sapere.
Da amici, da chi mi è sempre stato
amico. Rispose.
Liam sapeva
che non sarebbe riuscito a farla desistere, e non l’avrebbe mai fatta partire
da sola. Due giorni da oggi e saremo
pronti.
Raggiunsero
ognuno la propria camera cercando di prendere sonno.
Il giorno
seguente Liam si procurò quello che Katrin gli aveva chiesto, era stato facile,
aveva detto che doveva correre da suo padre e il ragazzo che ben conosceva non
aveva fatto storie.
Mancava solo
un giorno alla partenza. Marion si era accorta di ogni cosa, provava una grande
tristezza ma sapeva di non poter fare nulla per trattenerla.
Passò da
loro e giocò un po’ coi gemelli, abbracciò Katrin e tornò a casa, aveva capito
che non l’avrebbe più rivista.
La sera calò
gelida come poche volte era successo in settembre, avevano davanti ancora un
solo giorno e all’alba successiva sarebbero partiti, era tutto pronto.
Katrin si rigirava
nel letto, stava passando in rassegna tutti i preparativi e cercava di capire
se poteva fare altro. Piena di pensieri, alla fine si addormentò.
Le sembrava
di aver appena chiuso gli occhi quando sentì Liam che la strattonava
delicatamente. Kate, Kate, svegliati.
Peter sta male, devi venire subito. Le disse il ragazzo.
Lei balzò
fuori dal letto e corse nell’altra cameretta. Si accorse subito del respiro affannoso
di Peter, gli posò la mano sulla fronte ed era bollente. Lanciò uno sguardo a
Sally che dormiva tranquilla.
Riaccendi il fuoco, Liam, io porto
Peter sul tavolo. Prese
coperte e cuscino e depose il suo bambino sul tavolo mentre le fiamme del
camino riscaldavano l’ambiente. Si fece portare una pezzuola e una bacinella
d’acqua e cominciò a passarla sulla fronte del suo bimbo mentre gli parlava
dolcemente.
Il respiro
si faceva sempre più affannoso e a volte sembrava fermarsi. Katrin era molto
spaventata. Liam, copriti bene e corri a
chiamare Fiona, fa presto ti prego!
Il ragazzo
corse fuori nella notte fredda e raggiunse di corsa la casa di Fiona. La
guaritrice era avvezza ad essere chiamata a tutte le ore e, in men che non si
dica fu di ritorno con la sua cesta di medicine.
Fiona si
accorse subito che il bambino era grave, il respiro si faceva sempre più lento,
più flebile e lei capì subito che dipendeva dai polmoni.
Denudò il
piccolo e cominciò a frizionargli il petto con unguenti dall’odore terribile,
diede vari ordini a Katrin e Liam, bisognava agire in fretta. Il corpicino di
Peter grondava sudore, era rosso dalla febbre e non riusciva nemmeno ad aprire
gli occhi.
La porta si
aprì e Marion entrò senza nemmeno bussare. Cosa
succede? Ho sentito i tuoi passi, Fiona. Si avvicinò al tavolo e vide il
corpo nudo di Peter che passava dal sudore ai brividi mentre Fiona cercava di
nascondere la sua preoccupazione. Marion
prepara l’infuso giallo, subito! A Marion venne la pelle d’oca ma obbedì
all’istante. Mise a bollire dell’acqua sul fuoco e aggiunse una polvere gialla.
In pochi istanti in tutta la casa aleggiò un odore orribile. Fiona prese in
braccio Peter ancora incosciente e lo portò vicino al fuoco, dove l’essenza
dell’infuso era più forte. Katrin aveva gli occhi sbarrati mentre osservava
Marion che con mani delicate massaggiava il corpo di suo figlio mentre Fiona lo
aiutava a respirare con delicate ma decise manovre sul suo torace. Le due donne
continuarono per ore, e fuori il sole era spuntato su una splendida giornata
fredda e limpida.
Sally si era
svegliata e Liam andò da lei.
Katrin non
riusciva a muoversi tanto era spaventata. Poi accadde il miracolo, Peter
cominciò a tossire e a vomitare muco e catarro giallo come era l’acqua
dell’infuso. Lo girarono su un fianco e Fiona riprese a massaggiarlo mentre
Marion gli teneva la testa. Fino a quel momento nessun aveva detto una parola,
tanto erano impegnate a salvare la vita a Peter.
Marion si
accorse che la fronte del piccolo iniziava ad essere meno bollente. Va meglio ora, Kate, decisamente meglio. Ci
volle ancora parecchio prima che Peter smettesse di tossire e il suo respiro si
facesse più normale. Rivesti tuo figlio,
Kate e tienilo al caldo, dormirà parecchio, ma quando si risveglierà starà
meglio.
Katrin prese
suo figlio e lo baciò delicatamente.
Le due donne
erano sfinite, non si erano dette molto ma ognuna sapeva che il bambino stava
morendo e solo la capacità di Fiona e la sua competenza con l’aiuto di Marion
erano riuscite in quello che potevano chiamare miracolo.
Si sedettero
al tavolo e Sally sorrise alle due donne che, stancamente ricambiarono. Liam
aveva pronto il tè e fette di pane con marmellata che Fiona e Marion mangiarono
avidamente.
Katrin le
raggiunse, era stravolta. Peter dormiva finalmente tranquillo.
Io ripasso più tardi. Disse Fiona e Katrin l’abbracciò
stretta prima che se ne andasse.
Marion
rimase ancora e si guardò in giro. Vai da
qualche parte, Katrin? Le chiese.
Non al momento, Marion, non al
momento. Le rispose.
Vedo che hai parecchie pagnotte
pronte, ne prendo qualcuna prima che si irrancidiscano, anch’io passerò più
tardi, bambina, riposa anche tu, sei stravolta. Le disse accarezzandola.
Grazie Marion, grazie di tutto. E scoppiò a piangere.
Sally salì
in grembo a sua madre che la coccolò come faceva ogni mattina. Liam le porse
una tazza di tè e si sedette accanto a lei.
Vai a riposare, Kate, sei stravolta,
penso io a Sally e tengo d’occhio Peter, ti chiamo se succede qualcosa,
qualsiasi cosa. Le
disse.
Lei alzò su
di lui il viso inondato di lacrime. Ti
rendi conto, Liam, che ho rischiato di perdere mio figlio? E se fosse successo
domani, mentre eravamo in viaggio? Oddio non posso pensarci. E ricominciò a
singhiozzare.
Liam le
prese la mano. E’ tutto finito, ed è
finito bene, Peter si riprenderà e noi abbiamo solo rimandato il viaggio, lo
faremo con la bella stagione. Per ora possiamo stare tranquilli, fra pochi
giorni nessuno potrà oltrepassare il passo.
Katrin si
alzò stancamente, non si era accorta di quanto fosse stravolta, si buttò sul
letto e si addormentò senza nemmeno rendersene conto.
Fiona e
Marion arrivarono insieme a controllare Peter e furono davvero felici di vedere
che il piccolo stava meglio. Ci sarebbero voluti tempo e cure ma il peggio era
passato.
Fiona se ne
andò presto, aveva altri ammalati da visitare, Marion rimase a giocare un po’
con Sally e furono raggiunte da Katrin.
Grazie Marion, senza di voi non so
cosa sarebbe successo. Avete salvato la vita del mio bambino ed io ve ne sarò
per sempre grata. Le
disse con gli occhi ancora gonfi di lacrime e di stanchezza.
Bambina, tu hai salvato il nostro
villaggio, noi ti abbiamo reso una parte di quello che hai fatto. Abbi fiducia
in noi, Kate, qui nessuno potrà farvi del male, te lo prometto. Le rispose con uno stanco sorriso.
I giorni
ripresero il loro ritmo e settembre passò con un freddo e gelido vento che non
permetteva alla neve o alla pioggia di cadere.
Ottobre si
presentò uguale a settembre: freddo gelido e nessuna precipitazione. Parecchie
persone si erano rotte gambe o braccia cadendo sul terreno duro e viscido e
Fiona non aveva un attimo di respiro.
Katrin
osservava i suoi figli e ringrazia Dio di aver salvato il suo bambino.
A metà
ottobre, finalmente la neve cominciò ad imbiancare tutto. Il vento non si era
placato ed era una bufera di fiocchi di neve gelati. Molti bambini erano fuori
a giocare e lei, con i gemelli stavano alla finestra a guardarli.
Lo sguardo
di Katrin fu catturato da un bambino che segnava col dito verso il sentiero che
arrivava dal passo. Spinse anche lei lo sguardo in quella direzione e intravide
un cavallo che arrivava zoppicando.
Alcuni
abitanti erano già stati avvisati e andarono incontro a chiunque fosse quel
disperato che aveva superato il passo.
Un brivido
attraversò tutto il corpo di Katrin. Non riusciva a staccare gli occhi dal
sentiero, aspettando di vedere altri cavalli arrivare. Liam era corso fuori e
lei aveva sistemato arco e frecce a portata di mano. Nessun altro cavallo
seguiva il solitario cavaliere e lei cercò di rilassarsi.
Alcuni
uomini avevano guidato il cavallo al villaggio, il cavaliere era svenuto e
legato all’animale, privo sensi e quasi assiderato.
Portatelo da me. Ordinò Marion. E chiamate Fiona.
L’uomo era
privo di sensi, talmente assiderato che rischiava di perdere un arto. Fiona
arrivò di corsa e si diede immediatamente da fare. Rimase ore a massaggiare e
cercare di fargli inghiottire dei medicinali. Quando non ci fu altro da fare ma
solo aspettare che si svegliasse, Fiona potè finalmente raggiungere Marion in
cucina e godersi del tè caldo con un pezzo di torta.
Tu sai chi è quel forestiero? Chiese la forestiera.
Ho un vago sospetto. Le rispose Marion.
Entra, Liam. Chiamò la padrona di casa.
Il ragazzo
si avvicinò al letto e osservò l’uomo che ancora dormiva. Lo guardò a lungo ma
lo aveva riconosciuto subito.
Sì, Marion. E’ Robin, il marito di
Kate. Devo andare ad avvisarla. Ripose il ragazzo.
Ci penso io, Liam. Da qui tanto non
si muove e non si muoverà per parecchio tempo, sempre che si riprenda. Rimani
qui, torno presto. Gli
disse prima di uscire.
Il
crepuscolo era sceso veloce come accadeva in quel villaggio nella stagione
fredda. Marion raggiunse la casa di Katrin, bussò ed entrò. Vide subito l’arco
e le frecce pronte all’uso, e cercò di sorriderle per tranquillizzarla.
Si sedette
con lei e, dopo aver abbracciato i gemelli le disse soltanto è lui.
Katrin
scattò in piedi come una molla. Devo
andarmene, Marion, non possiamo restare, se arrivano anche gli altri non potrò
salvare i miei figli. Tremava dall’ansia.
Non arriverà nessuno fino alla
prossima primavera, non so come abbia fatto ad oltrepassare il passo. E’ vero
che ha nevicato di meno ma il ghiaccio era terribile, abbiamo dovuto far
abbattere il cavallo tanto era stremato e con una zampa ridotta troppo male per
essere curata. Lui è incosciente e non so quando si riprenderà, ha rischiato di
morire assiderato, è stato fortunato ad affidarsi all’istinto dell’animale, lui
era privo di sensi da ore quando lo abbiamo slegato dalla sella. Stai
tranquilla, Kate, io non permetterò niente che tu stessa non voglia, hai la mia
parola e quella di tutto il villaggio. La rassicurò.
immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti
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