giovedì 19 marzo 2020

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte centoventicinque/ventisei






Erano passati solo due giorni dal ritorno degli itineranti. Era solo metà settembre ma l’aria era già gelida e sui picchi delle montagne che circondavano il villaggio si vedeva la neve aumentare giorno dopo giorno.
Liam e Katrin stavano cenando con i bambini. Quando i piccoli furono a letto Katrin si sedette accanto a Liam e gli prese la mano. Dobbiamo parlare.
Liam attese che lei continuasse. Ho deciso di partire fra due o tre giorni, ho bisogno di sapere se sei sempre dell’idea di venire con noi. Gli chiese, e lui assentì. Puoi procurare un carro, un cavallo e cibo per l’animale? Il ragazzo assentì di nuovo. Al resto penso io, da giorni ho iniziato a preparare cibo da portare con noi e abiti e coperte pesanti, se tu ce la fai possiamo partire fra due giorni, prima che il passo sia impraticabile. Lo mise al corrente.
E dove andremo, Kate? Volle sapere.
Da amici, da chi mi è sempre stato amico. Rispose.
Liam sapeva che non sarebbe riuscito a farla desistere, e non l’avrebbe mai fatta partire da sola. Due giorni da oggi e saremo pronti.
Raggiunsero ognuno la propria camera cercando di prendere sonno.
Il giorno seguente Liam si procurò quello che Katrin gli aveva chiesto, era stato facile, aveva detto che doveva correre da suo padre e il ragazzo che ben conosceva non aveva fatto storie.
Mancava solo un giorno alla partenza. Marion si era accorta di ogni cosa, provava una grande tristezza ma sapeva di non poter fare nulla per trattenerla.
Passò da loro e giocò un po’ coi gemelli, abbracciò Katrin e tornò a casa, aveva capito che non l’avrebbe più rivista.
La sera calò gelida come poche volte era successo in settembre, avevano davanti ancora un solo giorno e all’alba successiva sarebbero partiti, era tutto pronto.
Katrin si rigirava nel letto, stava passando in rassegna tutti i preparativi e cercava di capire se poteva fare altro. Piena di pensieri, alla fine si addormentò.
Le sembrava di aver appena chiuso gli occhi quando sentì Liam che la strattonava delicatamente. Kate, Kate, svegliati. Peter sta male, devi venire subito. Le disse il ragazzo.
Lei balzò fuori dal letto e corse nell’altra cameretta. Si accorse subito del respiro affannoso di Peter, gli posò la mano sulla fronte ed era bollente. Lanciò uno sguardo a Sally che dormiva tranquilla.
Riaccendi il fuoco, Liam, io porto Peter sul tavolo. Prese coperte e cuscino e depose il suo bambino sul tavolo mentre le fiamme del camino riscaldavano l’ambiente. Si fece portare una pezzuola e una bacinella d’acqua e cominciò a passarla sulla fronte del suo bimbo mentre gli parlava dolcemente.
Il respiro si faceva sempre più affannoso e a volte sembrava fermarsi. Katrin era molto spaventata. Liam, copriti bene e corri a chiamare Fiona, fa presto ti prego!
Il ragazzo corse fuori nella notte fredda e raggiunse di corsa la casa di Fiona. La guaritrice era avvezza ad essere chiamata a tutte le ore e, in men che non si dica fu di ritorno con la sua cesta di medicine.
Fiona si accorse subito che il bambino era grave, il respiro si faceva sempre più lento, più flebile e lei capì subito che dipendeva dai polmoni.
Denudò il piccolo e cominciò a frizionargli il petto con unguenti dall’odore terribile, diede vari ordini a Katrin e Liam, bisognava agire in fretta. Il corpicino di Peter grondava sudore, era rosso dalla febbre e non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi.
La porta si aprì e Marion entrò senza nemmeno bussare. Cosa succede? Ho sentito i tuoi passi, Fiona. Si avvicinò al tavolo e vide il corpo nudo di Peter che passava dal sudore ai brividi mentre Fiona cercava di nascondere la sua preoccupazione. Marion prepara l’infuso giallo, subito! A Marion venne la pelle d’oca ma obbedì all’istante. Mise a bollire dell’acqua sul fuoco e aggiunse una polvere gialla. In pochi istanti in tutta la casa aleggiò un odore orribile. Fiona prese in braccio Peter ancora incosciente e lo portò vicino al fuoco, dove l’essenza dell’infuso era più forte. Katrin aveva gli occhi sbarrati mentre osservava Marion che con mani delicate massaggiava il corpo di suo figlio mentre Fiona lo aiutava a respirare con delicate ma decise manovre sul suo torace. Le due donne continuarono per ore, e fuori il sole era spuntato su una splendida giornata fredda e limpida.
Sally si era svegliata e Liam andò da lei.
Katrin non riusciva a muoversi tanto era spaventata. Poi accadde il miracolo, Peter cominciò a tossire e a vomitare muco e catarro giallo come era l’acqua dell’infuso. Lo girarono su un fianco e Fiona riprese a massaggiarlo mentre Marion gli teneva la testa. Fino a quel momento nessun aveva detto una parola, tanto erano impegnate a salvare la vita a Peter.
Marion si accorse che la fronte del piccolo iniziava ad essere meno bollente. Va meglio ora, Kate, decisamente meglio. Ci volle ancora parecchio prima che Peter smettesse di tossire e il suo respiro si facesse più normale. Rivesti tuo figlio, Kate e tienilo al caldo, dormirà parecchio, ma quando si risveglierà starà meglio.
Katrin prese suo figlio e lo baciò delicatamente.
Le due donne erano sfinite, non si erano dette molto ma ognuna sapeva che il bambino stava morendo e solo la capacità di Fiona e la sua competenza con l’aiuto di Marion erano riuscite in quello che potevano chiamare miracolo.
Si sedettero al tavolo e Sally sorrise alle due donne che, stancamente ricambiarono. Liam aveva pronto il tè e fette di pane con marmellata che Fiona e Marion mangiarono avidamente.
Katrin le raggiunse, era stravolta. Peter dormiva finalmente tranquillo.
Io ripasso più tardi. Disse Fiona e Katrin l’abbracciò stretta prima che se ne andasse.
Marion rimase ancora e si guardò in giro. Vai da qualche parte, Katrin? Le chiese.
Non al momento, Marion, non al momento. Le rispose.
Vedo che hai parecchie pagnotte pronte, ne prendo qualcuna prima che si irrancidiscano, anch’io passerò più tardi, bambina, riposa anche tu, sei stravolta. Le disse accarezzandola.
Grazie Marion, grazie di tutto. E scoppiò a piangere.



Sally salì in grembo a sua madre che la coccolò come faceva ogni mattina. Liam le porse una tazza di tè e si sedette accanto a lei.
Vai a riposare, Kate, sei stravolta, penso io a Sally e tengo d’occhio Peter, ti chiamo se succede qualcosa, qualsiasi cosa. Le disse.
Lei alzò su di lui il viso inondato di lacrime. Ti rendi conto, Liam, che ho rischiato di perdere mio figlio? E se fosse successo domani, mentre eravamo in viaggio? Oddio non posso pensarci. E ricominciò a singhiozzare.
Liam le prese la mano. E’ tutto finito, ed è finito bene, Peter si riprenderà e noi abbiamo solo rimandato il viaggio, lo faremo con la bella stagione. Per ora possiamo stare tranquilli, fra pochi giorni nessuno potrà oltrepassare il passo.
Katrin si alzò stancamente, non si era accorta di quanto fosse stravolta, si buttò sul letto e si addormentò senza nemmeno rendersene conto.
Fiona e Marion arrivarono insieme a controllare Peter e furono davvero felici di vedere che il piccolo stava meglio. Ci sarebbero voluti tempo e cure ma il peggio era passato.
Fiona se ne andò presto, aveva altri ammalati da visitare, Marion rimase a giocare un po’ con Sally e furono raggiunte da Katrin.
Grazie Marion, senza di voi non so cosa sarebbe successo. Avete salvato la vita del mio bambino ed io ve ne sarò per sempre grata. Le disse con gli occhi ancora gonfi di lacrime e di stanchezza.
Bambina, tu hai salvato il nostro villaggio, noi ti abbiamo reso una parte di quello che hai fatto. Abbi fiducia in noi, Kate, qui nessuno potrà farvi del male, te lo prometto. Le rispose con uno stanco sorriso.
I giorni ripresero il loro ritmo e settembre passò con un freddo e gelido vento che non permetteva alla neve o alla pioggia di cadere.
Ottobre si presentò uguale a settembre: freddo gelido e nessuna precipitazione. Parecchie persone si erano rotte gambe o braccia cadendo sul terreno duro e viscido e Fiona non aveva un attimo di respiro.
Katrin osservava i suoi figli e ringrazia Dio di aver salvato il suo bambino.
A metà ottobre, finalmente la neve cominciò ad imbiancare tutto. Il vento non si era placato ed era una bufera di fiocchi di neve gelati. Molti bambini erano fuori a giocare e lei, con i gemelli stavano alla finestra a guardarli.
Lo sguardo di Katrin fu catturato da un bambino che segnava col dito verso il sentiero che arrivava dal passo. Spinse anche lei lo sguardo in quella direzione e intravide un cavallo che arrivava zoppicando.
Alcuni abitanti erano già stati avvisati e andarono incontro a chiunque fosse quel disperato che aveva superato il passo.
Un brivido attraversò tutto il corpo di Katrin. Non riusciva a staccare gli occhi dal sentiero, aspettando di vedere altri cavalli arrivare. Liam era corso fuori e lei aveva sistemato arco e frecce a portata di mano. Nessun altro cavallo seguiva il solitario cavaliere e lei cercò di rilassarsi.
Alcuni uomini avevano guidato il cavallo al villaggio, il cavaliere era svenuto e legato all’animale, privo sensi e quasi assiderato.
Portatelo da me. Ordinò Marion. E chiamate Fiona.
L’uomo era privo di sensi, talmente assiderato che rischiava di perdere un arto. Fiona arrivò di corsa e si diede immediatamente da fare. Rimase ore a massaggiare e cercare di fargli inghiottire dei medicinali. Quando non ci fu altro da fare ma solo aspettare che si svegliasse, Fiona potè finalmente raggiungere Marion in cucina e godersi del tè caldo con un pezzo di torta.
Tu sai chi è quel forestiero? Chiese la forestiera.
Ho un vago sospetto. Le rispose Marion.
Entra, Liam. Chiamò la padrona di casa.
Il ragazzo si avvicinò al letto e osservò l’uomo che ancora dormiva. Lo guardò a lungo ma lo aveva riconosciuto subito.
Sì, Marion. E’ Robin, il marito di Kate. Devo andare ad avvisarla. Ripose il ragazzo.
Ci penso io, Liam. Da qui tanto non si muove e non si muoverà per parecchio tempo, sempre che si riprenda. Rimani qui, torno presto. Gli disse prima di uscire.
Il crepuscolo era sceso veloce come accadeva in quel villaggio nella stagione fredda. Marion raggiunse la casa di Katrin, bussò ed entrò. Vide subito l’arco e le frecce pronte all’uso, e cercò di sorriderle per tranquillizzarla.
Si sedette con lei e, dopo aver abbracciato i gemelli le disse soltanto è lui.
Katrin scattò in piedi come una molla. Devo andarmene, Marion, non possiamo restare, se arrivano anche gli altri non potrò salvare i miei figli. Tremava dall’ansia.
Non arriverà nessuno fino alla prossima primavera, non so come abbia fatto ad oltrepassare il passo. E’ vero che ha nevicato di meno ma il ghiaccio era terribile, abbiamo dovuto far abbattere il cavallo tanto era stremato e con una zampa ridotta troppo male per essere curata. Lui è incosciente e non so quando si riprenderà, ha rischiato di morire assiderato, è stato fortunato ad affidarsi all’istinto dell’animale, lui era privo di sensi da ore quando lo abbiamo slegato dalla sella. Stai tranquilla, Kate, io non permetterò niente che tu stessa non voglia, hai la mia parola e quella di tutto il villaggio. La rassicurò.



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