giovedì 12 marzo 2020

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte centoventi/ventuno





Tu rimani lì. Ordinò a Liam.
Lei discese senza nessun timore ad affrontare i due malviventi. Sapeva di avere poco allenamento ma non aveva scelta.
Il capo diede ordine al suo subalterno di iniziare, lui era lì pronto ad intervenire, ma voleva essere lui quello l’avrebbe trafitta, doveva punirla per avere ucciso i suoi uomini.
L’uomo iniziò a duellare e capì subito che quella ragazza ci sapeva fare. Il sorriso gli morì sulle labbra e si concentrò per cercare il suo punto debole, dopo tutto era solo una donna e nessuna donna avrebbe mai potuto batterlo.
Erano passati alcuni minuti e quello sudava abbondantemente, era un uomo massiccio e non abituato a lottare troppo, erano dei vigliacchi, dopotutto, che se la prendevano con villaggi e gente disarmata che non sapeva combattere.
Il braccio di Katrin cominciava a risentire della stanchezza. Anche il suo avversario faticava. Aiutami, capo, io te l’ho cucinata bene, ora tocca a te. Urlò l’uomo. Furono fatale i pochi secondi di distrazione mentre girava lo sguardo al suo capo in attesa del suo intervento. Katrin ne approfittò e, con un colpo magistrale lo trafisse dritto al cuore. Il malvivente cadde in ginocchio e lasciò cadere la spada. Il suo sguardo parlava da solo, non si capacitava di quello che era successo e i suoi occhi ormai appannati dall’imminente fine andarono al suo capo che, con un urlo selvaggio si fiondò su Katrin.
Brutta puttana, farai la stessa fine. E cominciò a duellare con foga e rabbia.
Katrin era stanca ma il pensiero dei suoi figli le diede nuovo vigore. Duellare con quell’uomo non era facile, era possente e muscoloso e lei era stanca. Stava usando tutte le tecniche che Robin e Alfred le avevano insegnato ma ora, aveva bisogno anche di qualcos’altro per finirlo.
Il clangore delle spade aveva zittito anche gli uccelli e Liam aveva il cuore che gli batteva a mille. Si rendeva conto che Katrin, la sua Kate era in difficoltà ma non riusciva a capire come poterla aiutare.
Katrin fece un giro su se stessa e passò la spada velocemente alla mano sinistra. Una mossa che Robin le aveva mostrato una sola volta e che non le era mai riuscita. Per un attimo il suo avversario fu spiazzato e lei, con un colpo ben assestato riuscì a fargli volare via la spada.
Katrin non aveva quasi più fiato mentre l’uomo bestemmiava cercando di raggiungere la sua arma e porre fine, una volta per tutte al duello.
Katrin non aveva né la forza né il fiato per raggiungerlo e impedirgli di riprendere la spada, stava cercando di recupera un po’ di forza in attesa di riprendere la lotta.
Con uno sforzo tremendo lo raggiunse e gli fece di nuovo volare via la spada, ma non riuscì a tenere stretta l’elsa della sua, ora era disarmata e l’uomo sogghignava prevedendo l’esito della disputa.
Si avvicinò e con uno spintone l’atterrò e le fu sopra. Lei lottava ma le mani dell’uomo intorno al suo collo stringevano sempre di più e la sua vista si appannava. In un ultimo estremo tentativo cercò il pugnale ma non riuscì a raggiungerlo. La vita la stava abbandonando, e l’ultimo pensiero fu per i suoi figli.
Non sentì nemmeno l’urlo animalesco di Liam che li raggiunse, saltò sulla schiena dell’uomo che stringeva le mani attorno al collo di Katrin e col suo pugnale gli tagliò la gola. Il sangue colava sul viso di Katrin. Liam con un calcio spinse via il corpo ormai senza vita di quel bastardo e cominciò a chiamare la sua amica.
Urlava il suo nome e piangeva disperato. Kate, Kate, svegliati. Le sue lacrime erano più copiose del sangue che la ricopriva, ma lei non rispondeva.
Cominciò ad arrivare gente. Fiona raggiunse Kate e cominciò a rianimarla mentre Liam, in ginocchio piangeva a dirotto e urlava come fosse impazzito.
Fiona gli posò la mano sul ginocchio. E’ viva, Liam, tranquillo si riprenderà. Gli disse.
Liam si asciugò gli occhi e si abbassò sul viso tanto amato per scoprire che Kate ancora respirava. Le asciugò la fronte e la ripulì del sangue del suo avversario, vide i segni scuri sul collo e fu preso da una rabbia incontrollabile. Katrin si riebbe per un attimo e gli prese la mano, costringendolo ad abbassarsi di nuovo. Riuscì a dire solo poche parole dobbiamo fabbricare più frecce. Poi perse i sensi.
Alcuni uomini la sollevarono e la portarono in casa. Fiona e altre due donne iniziarono a spogliarla mentre Liam rimaneva lì a controllare ogni loro mossa.
Fiona lo raggiunse. Liam, occupati dei gemelli, qui bastiamo noi. Dobbiamo spogliarla, lavarla e curarle le ferite, lascia fare a noi, ti prometto che andrà tutto bene. Gli disse con dolcezza prima di chiudere la porta.
Uscì che ancora non era riuscito a fermare le lacrime. Vide che i gemelli stavano bene e si allontanò di corsa. Raggiunse il ruscello e si spogliò completamente immergendosi nell’acqua gelida. Le piccole onde gli pulivano il corpo dalla polvere e gli lavava le piccole ferite mentre lui urlava come un lupo ferito. Non avrebbe sopportato di perdere Kate, non se lo sarebbe perdonato. Rimase lì ad osservare il cielo mentre gli uccelli avevano ripreso a cantare.
Si decise a uscire e nudo tornò verso casa. Raggiunse la sua cameretta e si rivestì ascoltando tutti i rumori che venivano dalla camera di Katrin.
Una ragazzina entrò con i gemelli e li consegnò a lui. Cercò di sorridere ai suoi fratelli più piccoli ma si accorse che faceva molta fatica, non sarebbe stato tranquillo fino a quando non avrebbe visto in piedi Katrin.
Finalmente le donne uscirono e Fiona si fermò a parlare con lui. Ha bisogno di riposare, le ferite sono numerose ma superficiali. Domattina torno a controllare, è merito tuo se è ancora viva, sii fiero di te stesso. Gli disse prima di uscire.
Fuori tutto il villaggio era radunato e aspettava notizie da Fiona sulla salute di Katrin. Quando furono rassicurati tornarono ai loro lavori, quella ragazza li aveva salvati, da sola aveva sgominato una banda di otto predoni, nessuno di loro se lo sarebbe mai aspettato.
Era ancora chiaro e alcuni uomini scavarono una buca dove buttare quei delinquenti, mentre i cavalli sarebbero rimasti nella stalla e solo Marcus avrebbe deciso cosa fare.
Era stata una giornata piena di sorprese.




Liam aveva preparato la cena per i gemelli e per se stesso. Ogni dieci minuti si affacciava alla camera di Katrin e ascoltava il suo respiro.
Preparò Peter e Sally e li mise a letto, poi prese una coperta e la distese sulla porta della camera di Katrin, non si sarebbe allontanato, poteva avere bisogno di lui, ma la notte passò tranquilla per tutti.
Era ancora presto quando Fiona venne a controllare che tutto fosse a posto. Katrin si era svegliata e lei l’aiutò a raggiungere la cucina. Sorrise vedendo i suoi figli e Liam che stavano facendo colazione. Lo sguardo di Liam la trapassava e lei gli prese la mano. Grazie Liam, grazie di tutto. Gli disse con voce roca. I suoi figli le saltarono in grembo e Fiona li salutò, raccomandando a Liam di farla riposare ancora per qualche giorno.
Ci vollero solo pochi giorni e poi tutto riprese come prima.
I bambini giocavano e imparavano a leggere e scrivere. Liam si rivelava un ragazzino molto intelligente, un po’ troppo silenzioso ma non gli sfuggiva nulla.
I mesi passavano e il ritorno degli itineranti si avvicinava. Tutti in paese avevano preparato ogni cosa per il loro arrivo, tutto era in ordine, le dispense colme, gli animali pronti per essere rinchiusi appena fosse arrivato il freddo, praticamente in quel piccolo pezzo di terra la vita continuava con tanta serenità.
Katrin aveva compiuto ventuno anni, i suoi figli erano cresciuti ed erano bellissimi, ai suoi occhi di madre niente era più meraviglioso delle sue creature. Amava anche Liam e lui la ricambiava, aveva una bella famiglia e avrebbe voluto che nulla cambiasse, ma sapeva bene che prima o poi il passato sarebbe tornato.
Il carro di Marcus e Marion arrivò al trotto. Tutti erano radunati e le mogli e i figli rimasti corsero incontro ai loro cari.
Marion raggiunse Katrin e l’abbracciò. Guardò i suoi figliocci e le si inumidirono gli occhi, quanto erano cresciuti. Marcus stava parlando con alcuni uomini e poi raggiunse sua moglie. Ho saputo quello che è successo. Disse, e raccontò a Marion quello che aveva appena appreso.
Mio dio, Kate, che brutta avventura. Hai salvato il nostro villaggio, non ti ringrazieremo mai abbastanza. Le disse Marion.
Questa è anche casa mia, e farò di tutto per difenderla. Ormai è acqua passata, siamo tutti qui e stiamo bene, questo è ciò che conta, e ora che siete tornati siamo tutti più felici. Le rispose.
Niente era mutato, anche quell’inverno non fu diverso dagli altri. Nuove nascite e morti che si rincorrevano come le stagioni.
E di nuovo era aprile, e di nuovo gli itineranti erano pronti per partire.
Liam era molto cresciuto, presto avrebbe compiuto quattordici anni, si era fatto un gran bel ragazzo. Marion era venuta per salutarli, ogni volta diventava più difficile abbandonare il suo villaggio, presto l’età si sarebbe fatta sentire, già ora era più faticoso ma non avrebbe mai fatto partire da solo suo marito.
Erano tutti seduto a tavola. I gemelli erano in braccio a Marion che non si stancava di coccolarli. Liam, questa è la tua famiglia, abbine cura. Disse al ragazzo.
Hai visto mio padre, Marion? Non glielo aveva ancora chiesto. Puoi dirmi la verità, ora non sono più un bambino. Aggiunse.
Sì Liam, l’ho visto quando siamo tornati passando dal villaggio dove si è stabilito. Fece una pausa. Sta per avere un altro figlio con la donna che ha sposato, mi sembrava felice. Gli disse soltanto.
E ti ha chiesto di me? Volle sapere.
Marion lanciò uno sguardo a Katrin che le fece un cenno.
No, Liam. Non mi ha chiesto di te. Mi dispiace. Non avrebbe voluto ferirlo.
Grazie Marion per non avermi mentito. Io qui sono felice, ma un giorno, quando anch’io mi unirò agli itineranti andrò a salutarlo per dirgli che sono molto felice, che gli auguro ogni bene e che l’ho perdonato. Guardò Katrin che gli sorrideva con gli occhi lucidi.
Era il giorno della partenza e tutti erano lì, come ogni anno a salutare i propri cari. Katrin si chiedeva spesso come potessero sopportare tanto lavoro, tanta lontananza, ma vedeva che quella era la vita che si erano scelti e che erano felici così.
Peter e Sally avevano compiuto due anni e piangevano vedendo Marion partire.
Liam prese Sally per mano e le asciugò le lacrime. Ci sono io con te, io rimango. Le disse e lei gli abbracciò le gambe. Peter faceva il duro ma stringeva spasmodicamente la mano di sua madre. Era sempre un brutto giorno quello della partenza, lo era per tutti, ma la vita andava avanti e ognuno di loro aveva il proprio compito. Rimasero fino a quando anche l’ultimo carro sparì dalla vista. Katrin aveva un brutto presentimento, sentiva che qualcosa stava per accadere.
Con Liam fabbricò una ventina di frecce, passò al filo la lama della spada e del pugnale. Anche il ragazzo aveva capito che lei si aspettava qualcosa e lui non abbassava mai la guardia. Si allenava col pugnale, con la fionda e in quei mesi Katrin gli avrebbe dato le prime lezioni di scherma, la sua spada era quasi pronta e non vedeva l’ora di iniziare. Anche Katrin era contenta, avrebbe avuto un vero duellante e si sarebbe allenata con lui.
Era fine maggio e quello che Katrin temeva, si presentò.



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