KATRIN, LA SUA STORIA
parte centoventi/ventuno
Tu rimani lì. Ordinò a Liam.
Lei discese
senza nessun timore ad affrontare i due malviventi. Sapeva di avere poco
allenamento ma non aveva scelta.
Il capo
diede ordine al suo subalterno di iniziare, lui era lì pronto ad intervenire,
ma voleva essere lui quello l’avrebbe trafitta, doveva punirla per avere ucciso
i suoi uomini.
L’uomo
iniziò a duellare e capì subito che quella ragazza ci sapeva fare. Il sorriso
gli morì sulle labbra e si concentrò per cercare il suo punto debole, dopo
tutto era solo una donna e nessuna donna avrebbe mai potuto batterlo.
Erano
passati alcuni minuti e quello sudava abbondantemente, era un uomo massiccio e
non abituato a lottare troppo, erano dei vigliacchi, dopotutto, che se la
prendevano con villaggi e gente disarmata che non sapeva combattere.
Il braccio
di Katrin cominciava a risentire della stanchezza. Anche il suo avversario
faticava. Aiutami, capo, io te l’ho
cucinata bene, ora tocca a te. Urlò l’uomo. Furono fatale i pochi secondi
di distrazione mentre girava lo sguardo al suo capo in attesa del suo
intervento. Katrin ne approfittò e, con un colpo magistrale lo trafisse dritto
al cuore. Il malvivente cadde in ginocchio e lasciò cadere la spada. Il suo
sguardo parlava da solo, non si capacitava di quello che era successo e i suoi
occhi ormai appannati dall’imminente fine andarono al suo capo che, con un urlo
selvaggio si fiondò su Katrin.
Brutta puttana, farai la stessa fine.
E cominciò a
duellare con foga e rabbia.
Katrin era
stanca ma il pensiero dei suoi figli le diede nuovo vigore. Duellare con
quell’uomo non era facile, era possente e muscoloso e lei era stanca. Stava
usando tutte le tecniche che Robin e Alfred le avevano insegnato ma ora, aveva
bisogno anche di qualcos’altro per finirlo.
Il clangore
delle spade aveva zittito anche gli uccelli e Liam aveva il cuore che gli
batteva a mille. Si rendeva conto che Katrin, la sua Kate era in difficoltà ma
non riusciva a capire come poterla aiutare.
Katrin fece
un giro su se stessa e passò la spada velocemente alla mano sinistra. Una mossa
che Robin le aveva mostrato una sola volta e che non le era mai riuscita. Per
un attimo il suo avversario fu spiazzato e lei, con un colpo ben assestato
riuscì a fargli volare via la spada.
Katrin non
aveva quasi più fiato mentre l’uomo bestemmiava cercando di raggiungere la sua
arma e porre fine, una volta per tutte al duello.
Katrin non
aveva né la forza né il fiato per raggiungerlo e impedirgli di riprendere la
spada, stava cercando di recupera un po’ di forza in attesa di riprendere la lotta.
Con uno
sforzo tremendo lo raggiunse e gli fece di nuovo volare via la spada, ma non
riuscì a tenere stretta l’elsa della sua, ora era disarmata e l’uomo
sogghignava prevedendo l’esito della disputa.
Si avvicinò
e con uno spintone l’atterrò e le fu sopra. Lei lottava ma le mani dell’uomo
intorno al suo collo stringevano sempre di più e la sua vista si appannava. In
un ultimo estremo tentativo cercò il pugnale ma non riuscì a raggiungerlo. La
vita la stava abbandonando, e l’ultimo pensiero fu per i suoi figli.
Non sentì
nemmeno l’urlo animalesco di Liam che li raggiunse, saltò sulla schiena
dell’uomo che stringeva le mani attorno al collo di Katrin e col suo pugnale
gli tagliò la gola. Il sangue colava sul viso di Katrin. Liam con un calcio
spinse via il corpo ormai senza vita di quel bastardo e cominciò a chiamare la
sua amica.
Urlava il
suo nome e piangeva disperato. Kate,
Kate, svegliati. Le sue lacrime erano più copiose del sangue che la
ricopriva, ma lei non rispondeva.
Cominciò ad
arrivare gente. Fiona raggiunse Kate e cominciò a rianimarla mentre Liam, in
ginocchio piangeva a dirotto e urlava come fosse impazzito.
Fiona gli
posò la mano sul ginocchio. E’ viva,
Liam, tranquillo si riprenderà. Gli disse.
Liam si
asciugò gli occhi e si abbassò sul viso tanto amato per scoprire che Kate
ancora respirava. Le asciugò la fronte e la ripulì del sangue del suo
avversario, vide i segni scuri sul collo e fu preso da una rabbia
incontrollabile. Katrin si riebbe per un attimo e gli prese la mano,
costringendolo ad abbassarsi di nuovo. Riuscì a dire solo poche parole dobbiamo fabbricare più frecce. Poi
perse i sensi.
Alcuni
uomini la sollevarono e la portarono in casa. Fiona e altre due donne
iniziarono a spogliarla mentre Liam rimaneva lì a controllare ogni loro mossa.
Fiona lo
raggiunse. Liam, occupati dei gemelli,
qui bastiamo noi. Dobbiamo spogliarla, lavarla e curarle le ferite, lascia fare
a noi, ti prometto che andrà tutto bene. Gli disse con dolcezza prima di
chiudere la porta.
Uscì che
ancora non era riuscito a fermare le lacrime. Vide che i gemelli stavano bene e
si allontanò di corsa. Raggiunse il ruscello e si spogliò completamente
immergendosi nell’acqua gelida. Le piccole onde gli pulivano il corpo dalla
polvere e gli lavava le piccole ferite mentre lui urlava come un lupo ferito.
Non avrebbe sopportato di perdere Kate, non se lo sarebbe perdonato. Rimase lì
ad osservare il cielo mentre gli uccelli avevano ripreso a cantare.
Si decise a
uscire e nudo tornò verso casa. Raggiunse la sua cameretta e si rivestì
ascoltando tutti i rumori che venivano dalla camera di Katrin.
Una
ragazzina entrò con i gemelli e li consegnò a lui. Cercò di sorridere ai suoi
fratelli più piccoli ma si accorse che faceva molta fatica, non sarebbe stato
tranquillo fino a quando non avrebbe visto in piedi Katrin.
Finalmente
le donne uscirono e Fiona si fermò a parlare con lui. Ha bisogno di riposare, le ferite sono numerose ma superficiali.
Domattina torno a controllare, è merito tuo se è ancora viva, sii fiero di te
stesso. Gli disse prima di uscire.
Fuori tutto
il villaggio era radunato e aspettava notizie da Fiona sulla salute di Katrin.
Quando furono rassicurati tornarono ai loro lavori, quella ragazza li aveva
salvati, da sola aveva sgominato una banda di otto predoni, nessuno di loro se
lo sarebbe mai aspettato.
Era ancora
chiaro e alcuni uomini scavarono una buca dove buttare quei delinquenti, mentre
i cavalli sarebbero rimasti nella stalla e solo Marcus avrebbe deciso cosa
fare.
Era stata
una giornata piena di sorprese.
Liam aveva
preparato la cena per i gemelli e per se stesso. Ogni dieci minuti si
affacciava alla camera di Katrin e ascoltava il suo respiro.
Preparò
Peter e Sally e li mise a letto, poi prese una coperta e la distese sulla porta
della camera di Katrin, non si sarebbe allontanato, poteva avere bisogno di
lui, ma la notte passò tranquilla per tutti.
Era ancora
presto quando Fiona venne a controllare che tutto fosse a posto. Katrin si era
svegliata e lei l’aiutò a raggiungere la cucina. Sorrise vedendo i suoi figli e
Liam che stavano facendo colazione. Lo sguardo di Liam la trapassava e lei gli
prese la mano. Grazie Liam, grazie di
tutto. Gli disse con voce roca. I suoi figli le saltarono in grembo e Fiona
li salutò, raccomandando a Liam di farla riposare ancora per qualche giorno.
Ci vollero
solo pochi giorni e poi tutto riprese come prima.
I bambini
giocavano e imparavano a leggere e scrivere. Liam si rivelava un ragazzino
molto intelligente, un po’ troppo silenzioso ma non gli sfuggiva nulla.
I mesi
passavano e il ritorno degli itineranti si avvicinava. Tutti in paese avevano
preparato ogni cosa per il loro arrivo, tutto era in ordine, le dispense colme,
gli animali pronti per essere rinchiusi appena fosse arrivato il freddo,
praticamente in quel piccolo pezzo di terra la vita continuava con tanta
serenità.
Katrin aveva
compiuto ventuno anni, i suoi figli erano cresciuti ed erano bellissimi, ai
suoi occhi di madre niente era più meraviglioso delle sue creature. Amava anche
Liam e lui la ricambiava, aveva una bella famiglia e avrebbe voluto che nulla
cambiasse, ma sapeva bene che prima o poi il passato sarebbe tornato.
Il carro di
Marcus e Marion arrivò al trotto. Tutti erano radunati e le mogli e i figli
rimasti corsero incontro ai loro cari.
Marion
raggiunse Katrin e l’abbracciò. Guardò i suoi figliocci e le si inumidirono gli
occhi, quanto erano cresciuti. Marcus stava parlando con alcuni uomini e poi
raggiunse sua moglie. Ho saputo quello
che è successo. Disse, e raccontò a Marion quello che aveva appena appreso.
Mio dio, Kate, che brutta avventura.
Hai salvato il nostro villaggio, non ti ringrazieremo mai abbastanza. Le disse Marion.
Questa è anche casa mia, e farò di
tutto per difenderla. Ormai è acqua passata, siamo tutti qui e stiamo bene,
questo è ciò che conta, e ora che siete tornati siamo tutti più felici. Le rispose.
Niente era
mutato, anche quell’inverno non fu diverso dagli altri. Nuove nascite e morti
che si rincorrevano come le stagioni.
E di nuovo
era aprile, e di nuovo gli itineranti erano pronti per partire.
Liam era
molto cresciuto, presto avrebbe compiuto quattordici anni, si era fatto un gran
bel ragazzo. Marion era venuta per salutarli, ogni volta diventava più
difficile abbandonare il suo villaggio, presto l’età si sarebbe fatta sentire,
già ora era più faticoso ma non avrebbe mai fatto partire da solo suo marito.
Erano tutti
seduto a tavola. I gemelli erano in braccio a Marion che non si stancava di
coccolarli. Liam, questa è la tua
famiglia, abbine cura. Disse al ragazzo.
Hai visto mio padre, Marion? Non glielo aveva ancora chiesto. Puoi dirmi la verità, ora non sono più un
bambino. Aggiunse.
Sì Liam, l’ho visto quando siamo
tornati passando dal villaggio dove si è stabilito. Fece una pausa. Sta per avere un altro figlio con la donna che ha sposato, mi sembrava
felice. Gli disse soltanto.
E ti ha chiesto di me? Volle sapere.
Marion
lanciò uno sguardo a Katrin che le fece un cenno.
No, Liam. Non mi ha chiesto di te. Mi
dispiace. Non
avrebbe voluto ferirlo.
Grazie Marion per non avermi mentito.
Io qui sono felice, ma un giorno, quando anch’io mi unirò agli itineranti andrò
a salutarlo per dirgli che sono molto felice, che gli auguro ogni bene e che
l’ho perdonato. Guardò
Katrin che gli sorrideva con gli occhi lucidi.
Era il
giorno della partenza e tutti erano lì, come ogni anno a salutare i propri
cari. Katrin si chiedeva spesso come potessero sopportare tanto lavoro, tanta
lontananza, ma vedeva che quella era la vita che si erano scelti e che erano
felici così.
Peter e
Sally avevano compiuto due anni e piangevano vedendo Marion partire.
Liam prese
Sally per mano e le asciugò le lacrime. Ci
sono io con te, io rimango. Le disse e lei gli abbracciò le gambe. Peter
faceva il duro ma stringeva spasmodicamente la mano di sua madre. Era sempre un
brutto giorno quello della partenza, lo era per tutti, ma la vita andava avanti
e ognuno di loro aveva il proprio compito. Rimasero fino a quando anche
l’ultimo carro sparì dalla vista. Katrin aveva un brutto presentimento, sentiva
che qualcosa stava per accadere.
Con Liam
fabbricò una ventina di frecce, passò al filo la lama della spada e del
pugnale. Anche il ragazzo aveva capito che lei si aspettava qualcosa e lui non
abbassava mai la guardia. Si allenava col pugnale, con la fionda e in quei mesi
Katrin gli avrebbe dato le prime lezioni di scherma, la sua spada era quasi
pronta e non vedeva l’ora di iniziare. Anche Katrin era contenta, avrebbe avuto
un vero duellante e si sarebbe allenata con lui.
Era fine
maggio e quello che Katrin temeva, si presentò.
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