venerdì 20 marzo 2020

KATRIN, LA SUA STORIA


KATRIN, LA SUA STORIA

parte centoventisette/ventotto






Katrin non riusciva a rimanere tranquilla.
Erano passati alcuni giorni e, come le aveva promesso di fare, Marion passava da lei ogni giorno per rassicurarla e metterla al corrente delle condizioni di Robin.
Non ti devi allarmare, bambina, ti ripeto che qui sei al sicuro, insieme ai tuoi figli, Liam sa cosa fare in caso di necessità. Robin ogni tanto si riprende ma non credo capisca dove si trova, delira e parla di cose che non permetto a nessuno di ascoltare. Il suo corpo non ha ancora ripreso tutte le funzioni e la febbre non lo ha ancora abbandonato. Ha rischiato molto per venire qui, lo sapeva ma non ci ha rinunciato, un motivo ci sarà. Le disse quel giorno.
Peter era salito in grembo a Marion, lei lo osservò con occhio critico e sorrise di cuore quando si rese conto che stava bene. Sally per non essere da meno si era appoggiata alle sue gambe e lei le accarezzava i capelli. Dio quanto amava quella famiglia!
Grazie Marion, per tutto quello che fai e per l’amore che non ci fai mancare, tu non sai quanto sia importante per me, per noi, e anche per Liam, il fratello grande di questa famiglia. Disse sorridendo al ragazzo che era seduto con loro.
Marion rimase ancora qualche minuto prima di ritornare a casa, non voleva lasciare troppo solo Robin e, soprattutto non voleva che le donne che la stavano aiutando potessero ascoltare i suoi deliri. In quei deliri lei era riuscita a capire tante cose, si era fatta un’idea quasi esatta di quello che era successo e, prima o poi doveva conoscerlo anche Kate.
Era iniziato novembre e, finalmente a Robin era scesa la febbre. Aveva momenti prolungati di lucidità e aveva cominciato a fare qualche domanda a Marion.
Era molto debole e ogni giorno Fiona veniva per fargli fare esercizi alle gambe che ancora non rispondevano del tutto. Le due donne non ne avevano ancora parlato ma avevano il timore che non potesse più camminare.
Robin era seduto sul letto appoggiato a numerosi cuscini, Marion gli aveva portato del cibo e si era seduta per fargli compagnia mentre mangiava. Era pallido, con i capelli e la barba in disordine, soltanto gli occhi mostravano una certa vivacità. Posò il piatto e chiuse gli occhi. Marion si alzò per uscire e lasciarlo riposare.
Per favore, non se ne vada, la prego, non conosco nemmeno il suo nome ma sono sicuro che conosce il mio e sa chi sono. Le disse.
Lei si sedette vicino al letto. Mi chiamo Marion e sono la moglie del capo di questo villaggio, sono la madrina dei suoi figli e amo Kate come se fosse mia figlia. Chiarì.
Lei sa che sono qui? Chiese ben sapendo la risposta.
Certo che lo sa, e voleva scappare sotto la bufera di neve e ghiaccio; deve averle fatto molto male, sir Robin, non l’ho mai vista così spaventata. Gli rispose.
Non deve più avere paura, ho sistemato la questione e nessuno più la cerca o le vuole fare del male. E raccontò quello che aveva fatto. Può informarla di questo per me? Le chiese.
No, sir Robin, non lo farò. Lo farà direttamente a lei, se e quando lei stessa lo vorrà. Io la sto aiutando a rimettersi in piedi ma ho bisogno della sua parola d’onore. E si soffermò ad osservare gli occhi dell’uomo, voleva essere ben certa che capisse quello che le stava dicendo. Lei qui è un ospite indesiderato, basterebbe una parola mia o di mio marito e non avrebbe nessuno dalla sua parte. Qui tutti amano Kate e i gemelli, si è guadagnata la nostra lealtà e la nostra riconoscenza in questi anni, di lei, sir Robin sappiamo solo che l’ha fatta talmente soffrire da indurla a scappare mettendo a rischio la sua stessa vita pur di riuscirci. Lei mi deve giurare, e dico giurare che non la cercherà, che non tenterà di parlarle o di interagire coi gemelli o io la lascerò morire qui, in questo letto, senza rimorsi. E se lo facesse senza il suo consenso sarà Liam a intervenire e lei non può nemmeno immaginare cosa quel ragazzo può fare per Kate e i gemelli. Ha capito bene, sir Robin? Ribadì di nuovo.
A Robin scesero alcune lacrime che si asciugò subito. Doveva essere la debolezza a fargli quello scherzo. Ho capito, miss Marion. Ho capito che mi dà la possibilità di rimanere e di dimostrare la verità di quello che le ho confessato. So di non poter pretendere altro, ma le giuro che riunirò la mia famiglia e che non forzerò Katrin, ho avuto pazienza per tanti anni prima di poterla sposare e stia sicura che non mi arrendo ora. Starò alle sue regole, le capisco e le accetto. Ha la mia parola d’onore che rispetterò i patti, e le sono riconoscente per tutto quello che sta facendo per me. Le rispose.
Bene, allora cerchi di impegnarsi di più se vuole rimettersi in piedi, qui nessuno è a sua disposizione. E uscì senza voltarsi.
Robin rimase a lungo a pensare alle parole di Marion. Scostò le coperte e cercò di scendere dal letto ma, quando aiutandosi con le braccia riuscì a mettere i piedi in terra cadde come un sacco di patate.
Marion sentì il rumore ma non intervenne. Se davvero voleva essere il marito di Kate e il padre dei gemelli che cominciasse a soffrire e impegnarsi.
I rumori della sua stanza giungevano nitidi fino in cucina, così come gli improperi che lanciava l’uomo che, sudato e spossato era riuscito a rimettersi a letto. Si battè i pugni sulle cosce imprecando ma non riuscì a mettersi in piedi.
Si appoggiò ai cuscini sfinito. Rimase immobile solo pochi minuti e poi, deciso rimise con molta fatica le gambe giù dal letto e di nuovo cadde ma nessuno andò in suo aiuto. Andò avanti per ore, era in un bagno di sudore quando Marion gli portò la cena, ma non disse niente e uscì con un sorriso strano sulle labbra.
Forza, ragazzo. Pensò.



Passò anche novembre. Robin si impegnò e, finalmente potè uscire dalla sua stanza e unirsi ai suoi ospiti per i pasti.
Non parlavano molto, Marcus era molto sospettoso e, se non fosse stato per sua moglie quel forestiero lo avrebbe rimandato indietro senza indugio ancora appena arrivato.
Dicembre era come tutti gli anni in quel villaggio e per Robin era una cosa nuova. Osservava fuori, imparava anche le usanze che Marion buttava là nei discorsi che facevano. Lei imparava a conoscerlo meglio e lui avrebbe voluto fare qualcosa.
Dovette passare tutto il mese di dicembre prima che Robin riprendesse quasi completamente le forze. Ora, rimanere inattivo lo logorava, avrebbe voluto fare qualcosa e lo chiese quella sera mentre erano a tavola.
Mi piacerebbe rendermi utile, sono stanco di questa inattività. C’è qualcosa che posso fare? Chiese a Marcus.
E di grazia, sir Robin che cos’è che sa fare che ci sia utile? Gli rispose sarcastico. Marion gli rifilò un calcio da sotto il tavolo ed intervenne. In questo periodo non c’è molto da fare ma un aiuto alla cura degli animali è sempre gradito. Lei ne è capace? Gli chiese.
Non l’ho mai fatto, so solo curare i cavalli ma per il resto sono pronto ad imparare. Le rispose convinto.
Va bene, sir Robin, domani mattina l’accompagnerò al ricovero delle capre e delle pecore, aiuterà a mungere e curare questi animali che ci sostengono da sempre. Ci penso io a svegliarla presto, ora vada pure a riposare. Gli disse.
Iniziò così la sua nuova vita. Al principio fu trattato con distacco e prudenza, tutti sapevano chi era ed erano diffidenti, ma Marion li aveva istruiti e loro non mettevano in discussione i suoi ordini.
Katrin era al corrente, Marion le aveva promesso che non le avrebbe tenuto nascosto niente e, come sempre manteneva la parola data.
Bambina, non vuoi incontrarlo? Sei sicura di non volergli parlare? Potrebbe spiegarti per quale motivo è venuto fin qui da solo, dovresti dargli una possibilità. Le chiedeva spesso.
Katrin osservava i suoi figli e, ogni volta il suo cuore mancava qualche battito, ancora non si fidava e temeva il momento in cui il passo fosse stato libero.
Quest’anno non andrò con gli itineranti, nemmeno Marcus, siamo troppo vecchi per meritarci la paga, guiderà la carovana Stephen e sua moglie, saranno bravi capi, in attesa che qualcun altro di mia conoscenza diventi più grande e ne prenda il posto. Disse ammiccando verso Liam.
Il ragazzo le sorrise ma non rispose, lui non avrebbe abbandonato Kate, le aveva dato la sua parola che potevano partire in primavera.
Katrin fu felice di sapere che i suoi amici sarebbero rimasti. A Marion non sfuggì che arco, frecce e spada erano ancora lì, pronti per ogni evenienza.
Ogni giorno, Robin sperava di vedere Katrin almeno da lontano, ma lei non venne mai a prendere il latte o il formaggio. Era sempre Liam che, silenzioso si presentava, ritirava quello che gli serviva e se ne andava senza dire nemmeno una parola.
Era la fine di gennaio e Robin, mentre consegnava il formaggio a Liam, alzò su di lui lo sguardo e prese coraggio. Come stanno mia moglie e i miei figli? Gli chiese. Liam non se l’aspettava e rimase senza risposta, alla fine gli disse soltanto stavano meglio prima che lei arrivasse qui. E se ne andò.
L’inverno era nel pieno, era iniziato febbraio e la neve cadeva da una settimana senza sosta. Molti uomini erano impegnati a pulire i sentieri e fra loro c’era anche Robin. Fece il possibile per avvicinarsi alla casa di Katrin me il capo dei lavori lo raggiunse e lo riportò sul sentiero. Tutti sapevano che doveva stare alla larga da Katrin e i gemelli.
Fu il caso che li fece incontrare. Era metà febbraio e il cielo si era rasserenato. Lo spettacolo dei monti imbiancati che circondavano il villaggio era sempre un incanto e Katrin aveva portato fuori i gemelli per parlare loro di quanto fosse bella la natura anche in quel frangente.
Li teneva per mano e canticchiava con loro una canzoncina che avevano imparato, una filastrocca che raccontava i nomi dei monti, delle valli, dei fiumi e delle fate che li abitavano. I bambini erano allegri e si meravigliarono quando la loro madre si interruppe di colpo.
Robin stava portando alcuni contenitori di latte a quelle famiglie che non potevano andare a prenderlo.
Katrin si fermò ad osservarlo e lui se ne accorse. Si bloccò col secchiello del latte in mano.
Stava per fare un passo verso di loro ma si bloccò, aveva una promessa da mantenere e non voleva rischiare di essere rimandato via. Fece un cenno con la testa ed entrò nella casa.
Katrin riprese a canticchiare e cambiò strada.
I gemelli avevano quasi tre anni ed era quasi impossibile continuare a tenerli all’oscuro di tutto. Aveva anche lei una promessa da mantenere a se stessa, quella che avrebbe sempre detto la verità ai suoi figli ed era ora di cominciare a pensare a come fare.
Mentre passeggiavano intravidero Liam che parlava con una ragazzina. Era impossibile, anche a quella distanza non notare lo sguardo innamorato dei due. Un sorriso le scaldò il cuore, Liam aveva quasi quindici anni ed era un bel ragazzo, forse troppo serio e la ragazza che ne avrebbe conquistato il cuore sarebbe stata molto fortunata.
Rientrò mentre il vento si era levato e ululava la sua canzone.



immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti 

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