KATRIN, LA SUA STORIA
parte centododici
Tutta la
carovana riposò sotto un cielo stellato, mentre intorno l’aria si faceva
gelida, sarebbe stato un inverno come tutti gli altri e avrebbe ricoperto di
neve ogni cosa.
Il mattino
fecero velocemente colazione e iniziarono la salita.
Katrin
osservava quel paesaggio, non aveva mai visto niente di simile, la limpidezza
dell’aria, la leggerezza del respiro, le nuvole che avvolgevano le cime e il
sole che, nelle rare occasioni in cui riusciva a trovare uno spiraglio li
scaldava come una carezza tiepida.
La carovana
era in viaggio da ore ma la salita non era ancora terminata, non avevano fatto
nemmeno la sosta per un pasto veloce, avevano una meta da raggiungere prima di
poter riposare sia loro stessi che i cavalli.
Le stelle
avevano fatto la loro apparizione quando si decisero alla sosta.
Il terreno
era peggiorato e avevano impiegato molto più tempo del previsto.
Ben coperti
da mantelli, guanti e cappelli scesero dai carri per sgranchirsi le gambe e
accendere alcuni fuochi per poter scaldare qualcosa per cena.
Katrin
rimaneva in disparte, non voleva intralciare i lavori di quelle persone che
sembravano seguire un comando mentre preparavano i bivacchi, le sarebbe
piaciuto aiutarli ma Marion le aveva chiesto di aspettare, sarebbe venuto anche
per lei il momento di darsi da fare.
La notte era
gelida e Katrin dormiva al fianco di Marion e Marcus che russava tranquillo. Si
chiese come sarebbe stata la sua vita, era eccitata, ce l’aveva fatta a far
perdere le sue tracce e, per il momento era soddisfatta così.
L’alba era
spuntata e si rimisero in viaggio.
Impiegarono
tre giorni per giungere in cima al passo, la discesa era più agevole ma
pericolosa, se erano fortunati in un giorno lo avrebbero superato.
Erano tutti
stanchi ma continuarono il viaggio, furono fortunati e raggiunsero la valle
prima del previsto, poterono accendere dei fuochi e mangiare qualcosa di caldo,
da lì in poi era tutto più facile e si sentiva nell’aria l’eccitazione di
tutti, erano vicini alla loro meta e anelavano ad arrivarci in fretta.
Una grande
spianata circondata da alte montagne e un sentiero che non c’era, ma i cavalli
conoscevano la strada e in due giorni furono al limite del loro villaggio.
Erano stati
avvistati e i cavalli aumentarono l’andatura, anche per loro era vicino il
tempo per riposare.
Katrin stava
seduta a cassetta con i suoi due amici e osservava ogni cosa con occhi
brillanti, tutto era nuovo per lei.
Raggiunsero
il loro villaggio e donne, uomini, ragazzi, ragazze corsero loro incontro.
Alcune famiglie si ricongiungevano con i loro cari e c’erano fiumi di lacrime e
di abbracci.
Il sorriso
soddisfatto sulle facce di Marion e Marcus diceva quanto fossero fieri della
loro gente, mancavano da quasi sei mesi e avrebbero scoperto quello che era
successo in quel tempo.
Marion prese
per mano Katrin. Vieni, bambina, ti
presento alla nostra gente. Le disse con un gran sorriso.
Erano tutti
lì, erano circa duecento persone e un agglomerato di casupole una attaccata
all’altra. Una stalla per i cavalli e un ricovero per i carri e per il fieno,
un altro grandissimo magazzino faceva da barriera alle ultime casupole.
Questa è Kate, rimarrà con noi fino a
quando vorrà. Ha bisogno di noi per ritrovare la sua pace e noi l’aiuteremo. Disse nel silenzio che si era fatto. Marta, fatti avanti e vieni a conoscere la
tua nuova compagna, non rimarrai sola e, ti prego, trattala bene! Le disse
bonaria.
Una donna
dall’età indefinibile si fece avanti e scrutò il viso di Katrin. Sei troppo magra, mia cara, ci penso io a
te. Le disse prendendole la mano per portarla in mezzo alla folla che la
osservava curiosa.
Il rito del
ritorno non si fece attendere. Siete
tutti qui? Urlò Marcus per farsi sentire da tutti.
Un urlo
rispose alla sua domanda. Allora diamoci
da fare. Rispose.
Come se
fossero allenati da bravi soldati alcuni raggiunsero i carri e li portarono
via, ci sarebbe stato qualcuno che scaricava, altri che sistemava la merce, chi
pensava ai cavalli, ai carri, tutto pur di lasciar riposare gli uomini e le
donne che avevano affrontato la fatica del viaggio e del lavoro.
Marion
raggiunse Katrin e Marta. Grazie Marta,
confido che le spiegherai come funziona la vita qui da noi, te l’affido ed è
come se fosse mia figlia e tu sai cosa intendo. La mano rugosa della
vecchia accarezzò il viso di Marion. Non c’era bisogno di altre parole.
Bambina, sei in buone mani, hai
bisogno di riposo per ora, sei stata davvero coraggiosa a non lamentarti mai,
qui troverai certamente quello che cerchi e, quando vorrai, in qualunque
momento, potrai tornare indietro, naturalmente quando il passo sarà libero. Aggiunse con un sorriso.
Era
esattamente il venti di settembre e da lì una nuova vita sarebbe iniziata la
nuova vita di Katrin.
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