martedì 3 marzo 2020

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte centododici





Tutta la carovana riposò sotto un cielo stellato, mentre intorno l’aria si faceva gelida, sarebbe stato un inverno come tutti gli altri e avrebbe ricoperto di neve ogni cosa.
Il mattino fecero velocemente colazione e iniziarono la salita.
Katrin osservava quel paesaggio, non aveva mai visto niente di simile, la limpidezza dell’aria, la leggerezza del respiro, le nuvole che avvolgevano le cime e il sole che, nelle rare occasioni in cui riusciva a trovare uno spiraglio li scaldava come una carezza tiepida.
La carovana era in viaggio da ore ma la salita non era ancora terminata, non avevano fatto nemmeno la sosta per un pasto veloce, avevano una meta da raggiungere prima di poter riposare sia loro stessi che i cavalli.
Le stelle avevano fatto la loro apparizione quando si decisero alla sosta.
Il terreno era peggiorato e avevano impiegato molto più tempo del previsto.
Ben coperti da mantelli, guanti e cappelli scesero dai carri per sgranchirsi le gambe e accendere alcuni fuochi per poter scaldare qualcosa per cena.
Katrin rimaneva in disparte, non voleva intralciare i lavori di quelle persone che sembravano seguire un comando mentre preparavano i bivacchi, le sarebbe piaciuto aiutarli ma Marion le aveva chiesto di aspettare, sarebbe venuto anche per lei il momento di darsi da fare.
La notte era gelida e Katrin dormiva al fianco di Marion e Marcus che russava tranquillo. Si chiese come sarebbe stata la sua vita, era eccitata, ce l’aveva fatta a far perdere le sue tracce e, per il momento era soddisfatta così.
L’alba era spuntata e si rimisero in viaggio.
Impiegarono tre giorni per giungere in cima al passo, la discesa era più agevole ma pericolosa, se erano fortunati in un giorno lo avrebbero superato.
Erano tutti stanchi ma continuarono il viaggio, furono fortunati e raggiunsero la valle prima del previsto, poterono accendere dei fuochi e mangiare qualcosa di caldo, da lì in poi era tutto più facile e si sentiva nell’aria l’eccitazione di tutti, erano vicini alla loro meta e anelavano ad arrivarci in fretta.
Una grande spianata circondata da alte montagne e un sentiero che non c’era, ma i cavalli conoscevano la strada e in due giorni furono al limite del loro villaggio.
Erano stati avvistati e i cavalli aumentarono l’andatura, anche per loro era vicino il tempo per riposare.
Katrin stava seduta a cassetta con i suoi due amici e osservava ogni cosa con occhi brillanti, tutto era nuovo per lei.
Raggiunsero il loro villaggio e donne, uomini, ragazzi, ragazze corsero loro incontro. Alcune famiglie si ricongiungevano con i loro cari e c’erano fiumi di lacrime e di abbracci.
Il sorriso soddisfatto sulle facce di Marion e Marcus diceva quanto fossero fieri della loro gente, mancavano da quasi sei mesi e avrebbero scoperto quello che era successo in quel tempo.
Marion prese per mano Katrin. Vieni, bambina, ti presento alla nostra gente. Le disse con un gran sorriso.
Erano tutti lì, erano circa duecento persone e un agglomerato di casupole una attaccata all’altra. Una stalla per i cavalli e un ricovero per i carri e per il fieno, un altro grandissimo magazzino faceva da barriera alle ultime casupole.
Questa è Kate, rimarrà con noi fino a quando vorrà. Ha bisogno di noi per ritrovare la sua pace e noi l’aiuteremo. Disse nel silenzio che si era fatto. Marta, fatti avanti e vieni a conoscere la tua nuova compagna, non rimarrai sola e, ti prego, trattala bene! Le disse bonaria.
Una donna dall’età indefinibile si fece avanti e scrutò il viso di Katrin. Sei troppo magra, mia cara, ci penso io a te. Le disse prendendole la mano per portarla in mezzo alla folla che la osservava curiosa.
Il rito del ritorno non si fece attendere. Siete tutti qui? Urlò Marcus per farsi sentire da tutti.
Un urlo rispose alla sua domanda. Allora diamoci da fare. Rispose.
Come se fossero allenati da bravi soldati alcuni raggiunsero i carri e li portarono via, ci sarebbe stato qualcuno che scaricava, altri che sistemava la merce, chi pensava ai cavalli, ai carri, tutto pur di lasciar riposare gli uomini e le donne che avevano affrontato la fatica del viaggio e del lavoro.
Marion raggiunse Katrin e Marta. Grazie Marta, confido che le spiegherai come funziona la vita qui da noi, te l’affido ed è come se fosse mia figlia e tu sai cosa intendo. La mano rugosa della vecchia accarezzò il viso di Marion. Non c’era bisogno di altre parole.
Bambina, sei in buone mani, hai bisogno di riposo per ora, sei stata davvero coraggiosa a non lamentarti mai, qui troverai certamente quello che cerchi e, quando vorrai, in qualunque momento, potrai tornare indietro, naturalmente quando il passo sarà libero. Aggiunse con un sorriso.
Era esattamente il venti di settembre e da lì una nuova vita sarebbe iniziata la nuova vita di Katrin.


immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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