KATRIN, LA SUA STORIA
parte centotredici
Era
pomeriggio e una grande allegria risuonava nell’aria. C’era fermento, famiglie
che si riunivano e quella notte i letti avrebbero cigolato a lungo.
Marta aprì
la porta della sua casupola ed entrò seguita da Katrin. Eccoci, bambina, questa è la mia casa e da ora anche la tua. L’accompagnò
in una piccola camera da letto con lo stretto necessario, avrebbe imparato che
non c’era mai niente di superfluo in quel posto ma niente mancava mai.
Marta aprì
l’anta di un piccolo armadio e le mostrò alcuni abiti. Le spiegò con molta
tristezza che erano appartenuti a sua figlia, morta due anni prima di malattia,
potevano essere aggiustati per lei.
La casupola
aveva poi un’altra piccola camera da letto, una cucina ben rifornita e un ripostiglio.
Era uguale a tutte le altre, alcune delle quali avevano due o tre camerette, a
seconda di quanti figli ci fossero, o anziani, perché lì nessuno rimaneva mai
da solo.
Marta si
diede da fare e preparò la cena. Erano a tavola e si vedeva la stanchezza sul
volto di Katrin. Marta si chiese quale segreto custodisse, lo sguardo della
giovane era triste, velato, ma aveva un portamento fiero e determinato, su
questo non aveva dubbi. Quando sarebbe stata pronta e solo se avesse voluto si
sarebbe aperta con lei o con Marion, loro non l’avrebbero forzata.
I primi
giorni Marta le spiegò come funzionava la vita in quel villaggio. Mentre alcuni
erano a lavorare fuori dal villaggio, quelli che rimanevano si davano da fare
con altrettanto vigore. Terra da coltivare, animali da accudire, raccolti,
conserve da fare, formaggi, insaccati e l’accompagnò nel magazzino più grande
che era in fondo al villaggio, era lungo tutto il perimetro e sembrava una
barriera difensiva per le case.
Katrin era a
bocca aperta mentre ascoltava Marta e osservava quel posto tenuto con passione.
Era suddiviso in vari settori: quello dei formaggi, degli insaccati, della
carne salata o secca, delle conserve, e mentre ascoltava le istruzioni
osservando per imparare ogni cosa, si avvide che proprio in fondo, quasi
nascosta c’era una piccola mensola carica di libri. A differenza degli altri
reparti si vedeva che era trascurato e si fermò ad osservare i titoli. Erano un
misto di ogni genere.
Sai leggere, Kate? Le chiese Marta. Qui da noi sono pochi quelli che lo sanno fare, c’è sempre troppo
lavoro da fare e si è troppo stanchi per fare altro. Aggiunse.
Uscirono dal
grande magazzino ed arrivarono ad un altro, meno grande. All’interno sacchi di
farina, di granaglie, in un ordine e in una pulizia davvero ammirevoli. Qui ci riforniamo di farina per il pane. Disse
Marta.
Proseguirono
e arrivarono al ricovero dei cavalli e dei carri. Alcuni uomini stavano
lavorando, il foraggio, l’avena e quello che serviva per quegli animali così
preziosi era sistemato in vari fienili e granai.
C’erano poi
pollai, stalle per pecore e capre, e tutto funzionava a meraviglia.
Il piccolo villaggio era a forma quadrata e
sui tre lati, destro, sinistro e in fondo c’erano magazzini, stalle, e tutto
quello che serviva agli abitanti.
Recinti
aperti erano sistemati tutt’intorno per la bella stagione e prati e campi che
si stavano ricoprendo di pioggia e presto di neve delimitavano il terreno che
si perdeva ai piedi delle montagne.
Abbiamo anche un piccolo capannone
che ora è ancora chiuso dove si svolgono feste, matrimoni, riunioni, presto ci
sarà la grande festa per il ritorno dei nostri lavoratori itineranti, anche noi
contribuiremo con quello che ci verrà assegnato da fare. Lì ci conoscerai
tutti. La informò.
Fu così che
iniziò la sua nuova vita. Si alzava insieme a Marta e con lei faceva colazione,
poi uscivano e si mettevano a disposizione per quello che c’era da fare. Katrin
non sapeva fare niente ma nessuno si lamentò, stava imparando e se il loro capo
l’aveva accolta loro avrebbero fatto altrettanto.
A metà
ottobre ci sarebbe stata la festa e la neve aveva già cominciato a scendere
copiosa.
Marta e
Katrin dovevano preparare alcune torte e focacce salate. Katrin si impegnò
molto e si divertì pure con la sua maestra e fu con molta soddisfazione che
portarono le loro prelibatezze alla festa.
Alcuni
strumenti erano già pronti per i balli che si sarebbero susseguiti, alcune
coppie avrebbero annunciato il loro matrimonio, altri la nascita di bambini, ma
quello che più contava era il loro affiatamento, la loro fiducia in Marcus e
Marion.
Fu una
serata memorabile. Quanto vino, quanto cibo, quanta allegria, e tutti vennero a
fare la conoscenza di Katrin. Marta con estremo orgoglio la presentava ed era
notte fonda quando tornarono a casa sotto una nevicata pazzesca.
Il tepore
della casupola le accolse come una carezza. Si spogliarono davanti al fuoco
prima di mettersi a letto. Marta osservava la giovane donna. Quando nascerà il tuo bambino? Le chiese
mettendole affettuosamente le mani sulle spalle.
Istintivamente
Katrin portò le mani al ventre. Ancora non aveva realizzato di essere incinta e
si soprese al pensiero di diventare madre.
Si voltò
verso Marta con gli occhi lucidi dall’emozione. Sono stata sposata per poco. Rispose contando i mesi sulle dita. Forse febbraio, non lo so di preciso.
Marta le
prese le mani. Nascerà al momento giusto.
Si
ritirarono ognuna nella propria cameretta ed ognuna immersa in pensieri
diversi.
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