lunedì 9 marzo 2020

KATRIN, LA SUA STORIA



KATRIN, LA SUA STORIA

parte centosedici





Marion, come promesso stringeva la mano sudata di Katrin che si contorceva dal dolore e cercava di trattenere i lamenti.
Ondate di dolore si alternavano a momenti di relativa calma. Erano passate tre ore e Fiona continuava a rassicurare la partoriente che, coraggiosamente eseguiva tutte le indicazioni che le venivano date.
Ogni tanto lanciava un urlo che non era riuscita a trattenere. Ci vollero cinque ore prima che la testina del neonato si facesse vedere e, con destrezza Fiona lo estrasse mentre Katrin urlava senza ritegno.
E’ un bel maschietto, è tutto a posto. Ora concentrati, deve arrivare anche il fratello. Le disse Fiona massaggiandole l’addome.
Le contrazioni ripresero e Katrin colava sudore e grida. La mano di Marion non la lasciava mentre con l’altra le detergeva la fronte.
Ci vollero altre due ore prima che una testina si presentasse e, come con la prima, Fiona con estrema delicatezza e competenza la estrasse.
E’ una femminuccia, bambina. Una splendida femminuccia. Sei stata brava, ora lascia lavorare noi. Le disse Fiona passando la piccola alle sue aiutanti.
Fiona massaggiò di nuovo il ventre di Katrin mentre lei si rilassava dopo il grande dolore. Ce l’hai fatta, bambina. Le disse Marion con gli occhi pieni di lacrime. Fra poco stringerai i tuoi figli fra le braccia e tu sarai la donna più felice di questa terra. Le disse emozionata.
Ci vollero alcuni minuti prima che i bambini fossero lavati e vestiti, pronti per essere attaccati al seno della loro mamma.
Tocca di nuovo a te, bambina. Le sussurrò Marion.
Katrin si alzò sui cuscini e prese i suoi figli fra le braccia per la prima volta. Il suo sguardo passava dall’uno all’altro con meraviglia e amore.
Benvenuti, amori miei. Benvenuto Peter. Benvenuta Sally. E scoppiò a piangere.
Era il due marzo, il giorno più felice della sua vita.
Bussarono, altri impegni aspettavano Fiona, altri bambini dovevano nascere. Ripasserò più tardi, bambina. E uscì di corsa seguita dalle altre donne.
Marta si sedette sul bordo del letto ad osservare quelle tre meraviglie.
Prendi Peter, Marta, intanto che comincio ad allattare Sally, mi sembra la più affamata. Disse scoprendosi il seno gonfio.
Katrin rimase a letto alcuni giorni con i suoi bambini vicini. Ma era giunta l’ora di alzarsi e riprendere la sua vita, che non poteva più essere come quella di prima.
Aveva appena finito di allattare i bimbi che ora dormivano nella loro culla quando entrò Marion e si sedette con loro per la colazione.
Va tutto bene, bambina? Ma era una domanda inutile. Oggi un paio dei nostri esploratori andranno a controllare il passo, dovremo organizzare il prossimo viaggio, il nostro lavoro. Le disse.
Mi sono sempre chiesta disse Katrin, se in questo villaggio esiste una chiesa o qualcosa che gli somigli. Non mi sembra di averne viste.
Bambina, qui ognuno prega come vuole e quando vuole, non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica come vivere la nostra vita, ma se vuoi, oltre il grande magazzino c’è una croce piantata in terra, non c’è altro. Le rispose Marion.
Adesso posso vedere i miei figliocci? Chiese con gli occhi che le brillavano.
Andarono nella camera a guardare i due piccoli che dormivano tranquilli, avevano solo pochi giorni di vita ma già si intravedeva la differenza fra l’uno e l’altra. Si ameranno alla follia. Si lasciò sfuggire Marion. E li amerò anch’io. Aggiunse.
I gironi freddi di marzo passarono veloci e a fine mese altri esploratori andarono a controllare il passo.
Sarebbero partiti il dieci di aprile e sarebbero tornati per metà settembre. I carri erano pronti, i cavalli avevano riposato ed erano pronti al loro viaggio.
Mancavano un paio di giorni alla partenza quando Marion arrivò da Marta. Katrin aprì felice di vederla e salutarla prima della partenza e si stupì di vedere che con lei c’era un ragazzino.
Entrate, fa ancora freddo qui fuori. Li invitò.
Marta li raggiunse e si sedettero al tavolo con una tazza di tè.
Questo è Liam. Suo padre partirà con noi e lui non ha nessuno. E’ un ragazzino sveglio e vi chiedo se può rimanere con voi. Vi sarà senz’altro utile. Disse loro Marion accarezzando la testa del ragazzino.
Katrin si accorse di quanto fosse a disagio. Quanti anni hai, Liam? Gli chiese con dolcezza.
Dieci. Rispose senza alzare la testa.
Vorresti essere il fratello maggiore dei gemelli? Ne avrebbero proprio bisogno! Aggiunse.
Liam sollevò lo sguardo e i suoi occhi tradivano la sua felicità. Poteva essere la sua casa, la sua famiglia, quello che gli mancava da troppo tempo, da quando sua madre era morta quattro anni prima.
Ne sarei felicissimo, signora. Rispose.
Io sono Kate, semplicemente Kate.

immagine dal web - diritti e proprietà riservati di Milena Ziletti

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