KATRIN, LA SUA STORIA
parte centosedici
Marion, come
promesso stringeva la mano sudata di Katrin che si contorceva dal dolore e
cercava di trattenere i lamenti.
Ondate di
dolore si alternavano a momenti di relativa calma. Erano passate tre ore e
Fiona continuava a rassicurare la partoriente che, coraggiosamente eseguiva
tutte le indicazioni che le venivano date.
Ogni tanto
lanciava un urlo che non era riuscita a trattenere. Ci vollero cinque ore prima
che la testina del neonato si facesse vedere e, con destrezza Fiona lo estrasse
mentre Katrin urlava senza ritegno.
E’ un bel maschietto, è tutto a
posto. Ora concentrati, deve arrivare anche il fratello. Le disse Fiona massaggiandole
l’addome.
Le
contrazioni ripresero e Katrin colava sudore e grida. La mano di Marion non la
lasciava mentre con l’altra le detergeva la fronte.
Ci vollero
altre due ore prima che una testina si presentasse e, come con la prima, Fiona
con estrema delicatezza e competenza la estrasse.
E’ una femminuccia, bambina. Una
splendida femminuccia. Sei stata brava, ora lascia lavorare noi. Le disse Fiona passando la piccola
alle sue aiutanti.
Fiona
massaggiò di nuovo il ventre di Katrin mentre lei si rilassava dopo il grande
dolore. Ce l’hai fatta, bambina. Le
disse Marion con gli occhi pieni di lacrime. Fra poco stringerai i tuoi figli fra le braccia e tu sarai la donna più
felice di questa terra. Le disse emozionata.
Ci vollero
alcuni minuti prima che i bambini fossero lavati e vestiti, pronti per essere
attaccati al seno della loro mamma.
Tocca di nuovo a te, bambina. Le sussurrò Marion.
Katrin si
alzò sui cuscini e prese i suoi figli fra le braccia per la prima volta. Il suo
sguardo passava dall’uno all’altro con meraviglia e amore.
Benvenuti, amori miei. Benvenuto
Peter. Benvenuta Sally. E scoppiò a piangere.
Era il due
marzo, il giorno più felice della sua vita.
Bussarono,
altri impegni aspettavano Fiona, altri bambini dovevano nascere. Ripasserò più tardi, bambina. E uscì di
corsa seguita dalle altre donne.
Marta si
sedette sul bordo del letto ad osservare quelle tre meraviglie.
Prendi Peter, Marta, intanto che
comincio ad allattare Sally, mi sembra la più affamata. Disse scoprendosi il seno gonfio.
Katrin
rimase a letto alcuni giorni con i suoi bambini vicini. Ma era giunta l’ora di
alzarsi e riprendere la sua vita, che non poteva più essere come quella di
prima.
Aveva appena
finito di allattare i bimbi che ora dormivano nella loro culla quando entrò
Marion e si sedette con loro per la colazione.
Va tutto bene, bambina? Ma era una domanda inutile. Oggi un paio dei nostri esploratori andranno
a controllare il passo, dovremo organizzare il prossimo viaggio, il nostro
lavoro. Le disse.
Mi sono sempre chiesta disse Katrin, se in questo villaggio esiste una chiesa o qualcosa che gli somigli.
Non mi sembra di averne viste.
Bambina, qui ognuno prega come vuole
e quando vuole, non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica come vivere la
nostra vita, ma se vuoi, oltre il grande magazzino c’è una croce piantata in
terra, non c’è altro. Le rispose Marion.
Adesso posso vedere i miei figliocci?
Chiese con gli occhi
che le brillavano.
Andarono
nella camera a guardare i due piccoli che dormivano tranquilli, avevano solo
pochi giorni di vita ma già si intravedeva la differenza fra l’uno e l’altra. Si ameranno alla follia. Si lasciò
sfuggire Marion. E li amerò anch’io. Aggiunse.
I gironi
freddi di marzo passarono veloci e a fine mese altri esploratori andarono a
controllare il passo.
Sarebbero
partiti il dieci di aprile e sarebbero tornati per metà settembre. I carri
erano pronti, i cavalli avevano riposato ed erano pronti al loro viaggio.
Mancavano un
paio di giorni alla partenza quando Marion arrivò da Marta. Katrin aprì felice
di vederla e salutarla prima della partenza e si stupì di vedere che con lei
c’era un ragazzino.
Entrate, fa ancora freddo qui fuori. Li invitò.
Marta li
raggiunse e si sedettero al tavolo con una tazza di tè.
Questo è Liam. Suo padre partirà con
noi e lui non ha nessuno. E’ un ragazzino sveglio e vi chiedo se può rimanere
con voi. Vi sarà senz’altro utile. Disse loro Marion accarezzando la testa del ragazzino.
Katrin si
accorse di quanto fosse a disagio. Quanti
anni hai, Liam? Gli chiese con dolcezza.
Dieci. Rispose senza alzare la testa.
Vorresti essere il fratello maggiore
dei gemelli? Ne avrebbero proprio bisogno! Aggiunse.
Liam sollevò
lo sguardo e i suoi occhi tradivano la sua felicità. Poteva essere la sua casa,
la sua famiglia, quello che gli mancava da troppo tempo, da quando sua madre
era morta quattro anni prima.
Ne sarei felicissimo, signora. Rispose.
Io sono Kate, semplicemente Kate.
Nessun commento:
Posta un commento