LIBERTA’
E’ molto
difficile apprezzare la libertà. Per apprezzare una cosa bisogna almeno
conoscerla, ma nella società in cui nasciamo, in qualunque parte del mondo,
essa ci viene tolta fin dal primo vagito.
Nello stesso
giorno sono nati Gioia e Alex, da famiglie di estrazione sociale diversa, la
prima molto ricca e potente, il secondo in una famiglia di lavoratori semplici.
Avranno
sicuramente vite diverse, orizzonti differenti che li attendono, ma ognuno di
loro porta impressi i sigilli che la società,
cioè altri, hanno scelto per
loro.
Gioia è
stata battezzata, come pure Alex, la prima ha frequentato scuole prestigiose,
pure il secondo non se l’è cavata male alla scuola pubblica.
Entrambi
hanno ricevuto i sacramenti, certo i festeggiamenti sono stati molto diversi.
Sono
cresciuti portando impressi i simboli della religione, del ceto sociale,
dell’educazione scolastica che altri hanno
deciso per loro.
Gioia ha
frequentato l’università, si è laureata, ha girato il mondo e sta per entrare a
far parte del mondo del lavoro, lei ha scelto di continuare la tradizione di
famiglia.
Alex si è
fermato alle superiori, si è trovato un posto di lavoro noioso e ripetitivo e
si è pure fidanzato.
E’ stato il
destino (o il fato) a farli incontrare. Una festa dove entrambi non avevano
nessun desiderio di andare.
Gioia, col
suo bicchiere in mano si guarda intorno. Tanti ragazzi e ragazze della sua età
(è una festa di classe), c’è allegria, musica. Alex la osserva, la conosce da
quando giocavano insieme ai giardinetti, anche se è durata poco. Osserva il suo
abito firmato e l’espressione annoiata. Posa il suo bicchiere e la raggiunge.
Ti ricordi di me? le chiede. Lei lo guarda fisso in
cerca di ricordare qualcosa. Impossibile,
non frugare nei ricordi, tu sei quella che vive nella villa, ti conoscono
tutti, io sono solo un dipendente della tua fabbrica. Mi chiamo Alex. Vieni,
usciamo sul terrazzo, c’è un bellissimo tramonto a quest’ora.
Lei lo
segue. In effetti il tramonto è davvero uno spettacolo, lei non ci aveva mai
pensato. Prende il cellulare e scatta alcune foto.
Stanno
silenziosi appoggiati alla ringhiera, mentre il rumore del traffico arriva
attutito dalla distanza e dalla musica che esce dalla grande porta finestra.
Cosa fai di bello nella vita? Le chiede Alex.
Lei lo
guarda alzando il suo sopracciglio perfetto. Mi sto mettendo in prigione con le mie mani. Gli risponde. Domani inizio a lavorare per mio padre. Aggiunge.
E non sei felice? Sapessi in quanti
vorrebbero essere al tuo posto. Le dice lui.
Lei poggia
la schiena alla ringhiera e lo guarda come se avesse detto una bestemmia. Non è questo che avrei voluto. Io avrei
scelto altro se ne avessi avuto la possibilità. Tu no? Gli dice.
Io sono nato povero, non ho avuto
molte possibilità di scelta, ma tu sì, cosa te lo impedisce? Le risponde.
Gioia e Alex
si confidano, quante cose hanno in comune. Nessuno dei due ama essere costretto
a rispettare una religione imposta, per fortuna ora che sono cresciuti si
possono comportare più autonomamente. Lei avrebbe voluto fare altri studi,
nessuno glielo avrebbe proibito ma gli interessi di famiglia hanno preso il
sopravvento. Lui avrebbe voluto studiare tutte le lingue del mondo e partire
senza sapere quando tornare, ma la sua famiglia aveva bisogno di lui, del suo
lavoro, e perfino la sua fidanzata non è quello che lui vorrebbe.
Entrambi a
volte si sono sballati, hanno provato cose proibite, fatto sesso con
sconosciuti/e, ma alla fine, sono lì, in balia di quello che gli altri, a volte
chiaramente a volte più velatamente li hanno costretti a fare.
Cosa faresti se fossi libera di
scegliere? Lei lo
guarda. E tu? Gli risponde.
Seguirei il mio grande sogno.
Viaggerei per conoscere il mondo, senza legami, senza costrizioni, senza
limiti. Purtroppo vivo in catene e morirò incatenato. Le risponde.
Io me ne andrei in Africa. Amo quel
continente, l’ho studiato e ci sono stata alcune volte. Lì nessuno dà peso al
vestito firmato e lavorerei per qualcosa che ha senso. Purtroppo anch’io sono
incatenata, proprio come te. Gli dice.
Rimangono in
silenzio ad osservare il traffico che scorre veloce sotto di loro mentre le
luci della città si accendono e il tramonto è sparito.
Una coppia
esce ridendo e si baciano sotto uno spicchio di luna ancora tremolante. Alex li
guarda e sorride, almeno loro sono felici.
Si lascia sfuggire. Ne sei proprio
sicuro? Lo pensavi anche di me, ma non si conoscono mai gli altri. Gli fa
presente.
Un giorno saremo liberi di seguire i
nostri sogni. La
consola lui. Abbiamo troppe catene che ci
trattengono, e poi cos’è la libertà? Gli risponde.
Buttarsi di sotto, sarebbe libertà. Mormora Alex. Ma non lo faresti mai, nemmeno se lo desiderassi con tutto te stesso. Gli
dice ancora.
Alex
sospira. Gioia ha capito più di lui e si è adattata più di lui. Una parvenza di
ribellione è ancora dentro di lui, ma ormai è troppo tardi.
Lei lo
prende per mano. Vieni, usciamo di qui.
Ti faccio provare la mia auto nuova, il regalo di mio padre per aver deciso di
lavorare per lui.
Lui la porta
su in collina dove le luci della città sembrano un presepe felice.
Se tu non fossi la figlia del ricco
padrone ti bacerei. Le
sussurra senza nemmeno guardarla.
Non spezzeremo mai le nostre catene. Gli risponde prendendo l’iniziativa e
baciandolo sulla bocca.
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